Note: Aka "Predator: Prey", "Predator 5", "Skulls", "Skull". Prequel di "Predator" (1987). La versione originale è disponibile sia in inglese che doppiata in lingua comanche.
Visto in lingua comanche, si fa apprezzare maggiormente la ricostruzione d'epoca, pur con qualche licenza storica, e le prove del cast di nativi; si nota anche la volontà di tornare alle atmosfere del prototipo, anche se l'ampio utilizzo di CGI risulta a tratti pacchiano, specialmente nella prima parte con gli animali selvatici. Di certo da un prequel era lecito aspettarsi qualche tipo di background dei "predatori", mentre bisogna accontentarsi di una sorta di semplice reboot settecentesco, totalmente privo di novità sostanziali; ben fatte le scene di lotta, ma è tutto quel che c'è.
Ragazza comanche che preferisce la caccia ai lavori domestici potrà mostrare il suo valore quando diventerà lei stessa preda di una feroce creatura aliena... Prequel settecentesco di una saga che, dopo il folgorante esordio nel 1987, ha sfornato titoli quasi sempre mediocri, il film ha il merito di riportare Predator a quello spirito originale che, se non aggiunge nulla di nuovo al personaggio, almeno non lo snatura. La bella ambientazione fa perdonare almeno in parte difetti come il ritmo discontinuo ed effetti speciali modesti per quanto riguarda la resa degli animali selvaggi.
Siamo passati da un nerboruto (e convincente) Schwarzy a una "improbabile" giovane comanche quale principale avversario del Predatore. E' ovvio, visto anche il resto del cast, che si è passati da uno sci-fi action, tra l'altro vero e proprio cult degli anni 80, a una sorta di teen-movie che si guarda e si digerisce nel giro della durata stessa del film. Nulla di che insomma. E se non fosse per qualche buona scena action/splatter sarebbe davvero una delusione a 360°. Ma anche in questo caso la CG lascia un po' a desiderare, in alcune circostanze. Tanto rumore per nulla.
Come ti aggiorno il Predator non tanto per il periodo storico quanto per infilarci un'eroina indiana molto agguerrita e senza esagerare con le situazioni implausibili che avevano caratterizzato alcuni sequel passati. Il risultato non è male, la prima parte è decisamente godibile e la chimica della tribù comanche crea empatia con chi guarda. Poi alcune esagerazioni affiorano e lo stesso mostro alieno non appare tra i migliori della serie, anche se come istinto omicida non fa sconti a nessuno. Attori e ambientazioni in tono, effetti e sonoro meno.
Va benissimo mettere in rilievo la donna - come accade sempre più spesso nel mondo del cinema, giustamente attento all'evoluzione sociale - sebbene retrodatandone le gesta eroiche (tra l'altro prettamente maschili) di tre secoli, ma che senso ha inserire l'elemento fantascientifico in un contesto così fuori luogo (l'epoca dei comanche)? Dal punto di vista formale, invece, vanno segnalati l'ingegnosa regia dinamica, i buoni effetti speciali, l'ambientazione suggestiva, la bella fotografia e il valido cast (protagonista in testa) in grado di rendere comunque appassionante il film.
MEMORABILE: La soggettiva sul "pasto a catena"; Il lupo contro la presenza invisibile (il già noto Predator).
Si va decisamente indietro nel tempo per innovare il ciclo dedicato ai predatori alieni, fino al tempo dei nativi americani. L'idea rivitalizza la serie che mostrava più di un elemento di stanchezza e consente di utilizzare location di fascino indubbio che esaltano le scene di caccia, con momenti di grande suggestione. Azzeccata inoltre la scelta della giovane protagonista. I limiti del film sono costituiti da una resa non impeccabile delle creature "digitalizzate", il leone in primis, e una tensione che tende a scemare nella parte centrale della pellicola. Nel complesso, non male.
L'idea di un Predator ambientato nel passato è stuzzicante, così come quella di farlo scontrare con i Comanche. Peccato che l'esecuzione sia noiosissima e aggravata da una serie di effetti in CGI poveristici. C'è qualche bel paesaggio e l'indubbia capacità del regista nel filmare le sequenze più concitate, ma la storia non decolla mai e la protagonista, pur brava, non ha a disposizione materiale adeguato per brillare. Un'occasione mancata per un franchise spompo.
Un film che si preoccupa maggiormente di sbandierare i suoi elementi gender (la ragazza che nessuno crede possa essere cacciatrice e che si rivela più intelligente di tutti) che di lavorare sulla suspense. Tutto è tremendamente prevedibile e consolatorio e la stessa figura del Predator viene abbastanza svilita. Oltre che, alla fine dei conti, risultare pretestuosa: avrebbe potuto esserci un qualsiasi alieno e non sarebbe cambiato nulla. Un film educativo, per ragazzini, se non fosse per alcune puntate nello splatter.
Epoca storica a parte, il resto sa tutto, troppo di già visto. Arnold è stato sostituito da una comanche astuta e caparbia, che si troverà alle prese col cacciatore alieno ma anche con lo scetticismo della sua gente e con l'invadente e deleteria presenza dei colonizzatori. Si può vedere perché, nonostante una certa prevedibilità, scorre abbastanza fluidamente aiutato dall'ambientazione boscosa, ma sembra una di quelle aggiunte a una saga che doveva concludersi alcuni episodi fa.
MEMORABILE: "Tu vedi cose che io non vedo"; "Sono più intelligente di un castoro".
Tanti protagonisti: la natura con le grandi pianure e gli altopiani, l’orgoglio comanche e la ribelle Naru, una sorta di principessa Disney che guerreggia con tanto di cane mascotte e percorso emancipativo di rivalsa. Manca quello più atteso, perché anche se il Predator fisicamente c’è ed è un piacere vederlo affettare e smembrare i conquistatori, non sposta la sua mitologia di una virgola e, per dirla tutta, nel finale contro la novella Pocahontas fa anche una figura un po' barbina. Benino nel complesso, ma le aspettative contemplavano altro. Concettualmente per famiglie.
La scrittura è definita, per quanto non si riscontrino novità che gli permettano di eccellere rispetto ai capitoli precedenti. Non viene approfondito alcun aspetto inerente ai predatori, perdendo ancora un’occasione per dare maggiore spessore alla sceneggiatura. Per questa ragione, il tutto si riduce a una caccia alla preda, senza che si possa conoscere nulla circa le creature. I paesaggi forniscono un buon respiro e le interpretazioni sono misurate. Passabile, malgrado i limiti intrinseci.
Apertamente femminista (del resto c'è lo zampino Disney) ma senza inopportune esagerazioni, questo film ha il pregio di introdurre uno Yautja in un nuovo e interessante contesto (foreste e praterie nordamericane poco invidiano alla giungla) senza che la trama evolva in modo troppo bislacco; l'alieno (purtroppo realizzato così così) fa ciò che deve (le cose più interessanti, come spesso capita, passano dal suo armamentario) e i suoi oppositori anche. Non avrà mai il carisma del capostipite (complice anche brutta CGI in abbondanza), ma offre alto body count e fa il suo onesto dovere.