Partendo da qualsiasi parte lo si guardi, il piccolo gioiello della Denis, turba, sconvolge, lascia straniti , picchia dove fà più male, e soprattutto (grazie a Dio) non spiega nulla, NON vuole spiegare nulla, ma fa la funzione di un allucinato incubo carnale, sanguinoso, tra il primo Cronenberg, bagliori rolliniani (anche se la Dalle, eterea e lascivamente sensuale "vampire nue", a caccia di camionisti sulla strada, che vaga allucinata e "assetata" mi ha portato alla mente qualcosina di
I morti viventi sono tra noi, con quei boschetti e quelle strade invernali, putride, terre di nessuno brulicanti orrori da cronaca nera).
La Denise si conferma una regista tostissima, che mischia sperma (che schizza copioso da Vincent Gallo, onanista per necessità, per amore assoluto verso la moglie), al sangue che macchia e sporca pareti, volti, corpi, a pasti umani di carne strappata a morsi, a grida di dolore quasi insostenibili, di un realismo disturbante (altro che
Hostel e
Sawnate varie), cunniligus che più sanguinolenti non potrebbero essere, su giovani camerierine che assomigliano a Isabelle Adjiani.
Ma al di là dei banchetti carnali (gli stessi che alimentavano la fame antropofaga di Susan Sarandon in
The Hunger), delle Grandi abbuffate miste di sesso e sangue di una Dalle mai così ferina e animalesca, intrappolata nella sua malattia, segregata, e che non desidera altro che morire, che fagocita ragazzi impervi (bellissima la scena della sua "liberazione", con conseguente pasteggio umano, mentre l'amico-al piano di sotto-accenna a masturbarsi, se non fosse per quelle disumane grida di dolore).
Sembra quasi che i cannibali di
Apocalypse domani si siano traghettati in una dimensione allucinata, ipnotica, realistica, sporca e decisamente livida, in una Parigi che non ha nulla di affascinante, tra zozze banlieu e un grigiore perenne, come le placide- e marce- acque della Senna.
La Denise farebbe schiattare d'invidia lo Zulawski della
Sciamana e non si scorda della Adjani di
Possession, la voracità femminea all'enesima potenza, un mostro inzuppato di sangue che scende le scale, animalesca, con ben poco di umano, mette davvero i brividi.
Adesso so da dove viene il
Jennifer's Body di Megan Fox.
Plauso per la fotografia tagliente di Agnes Godard, e le ipnotiche musiche dei Tindersticks, e la Denise non si scorda, nemmeno qui, della sua amata Africa (i video sul PC), che la vista crescere nella sua adolescenza e regala pezzi di cinema unico (il foulard verde che prende il volo tra i cieli grigi di Parigi).
Opera che spiazza e divide, che stimola l'encefalo e lascia svuotati, non per tutti i gusti, ma che lascia un segno idellebile nell'anima e nella carne.