Prendendo spunto dal contingente dibattito sul divorzio che porterà anche in Italia la legge relativa, Sordi regista confeziona in velocità un film sul tema e si piazza come protagonista ricordandoci il Chaplin dello splendido MONSIEUR VERDOUX. Purtroppo il nostro Albertone non ha le stesse capacità (perlomeno registiche) del grande Charlot e il risultato è un continuo dibattersi tra un’amante e l'altra che alla lunga (e il film dura oltre due ore) stanca, soprattutto per una ripetitività dovuta a una sceneggiatura non certo memorabile. Sordi attore invece dimostra la consueta impeccabile padronanza di uno stile ormai consolidato che...Leggi tutto nel personaggio del playboy gentiluomo trova modo di esprimersi al meglio. Mancano però il mordente, lo spunto satirico, la sagacia e l'intelligenza che altri registi avrebbero potuto aggiungere a un film che, tutto sommato, scorre via senza comunicare granché. Troppo superficiale l’analisi dei personaggi femminili (se si eccettua forse la Anna di Giulietta Masina, il cui merito è però solo e esclusivamente dell'attrice), troppo negativa e quasi offensiva quella dei personaggi maschili al di fuori del padre-padrone Sordi (il maggiordomo è omosessuale, il contabile cornuto e contento nonché succube di soldi, il Barone funge evidentemente da ripiego per una Giulietta Masina delusa). Tutti ai piedi del protagonista, insomma, schizzato dall'autore con tratti di eccessivo ed evidente autocompiacimento. Dedicato soprattutto ai tanti Casanova che in Italia ameranno ritrovarsi nel personaggio di Sordi.
No, non ci siamo. Dopo il divertente Fumo di Londra quest'opera seconda di Sordi non riesce a farci divertire. Un guazzabuglio di attrici (la Masina, la Pitagora, la Eckberg, perfino Bibi Anderson di bergmaniana memoria) per una vicenda banale con un titolo terrificante e un intro-inchiesta con la Sampò evidentemente aggiunti all'ultimo momento.
Uno dei peggiori film d'Albertone in un film che rimane nella storia solo per l'incredibile cameo di Dario Argento nei panni di un pretino!
MEMORABILE: Sordi riceve un alto prelato accompagnato da due pretini.... uno dei quali è Dario Argento!
Seconda regia di Alberto Sordi, Scusi, lei è favorevole o contrario? è un film fortemente centrato sull'attualità (la discussione sulla legge del divorzio, approvata nel 1970). Come spesso accade per i film dell'attore romano, anche questo mostra evidenti lacune sul piano registico e il film risulta alla lunga godibile grazie sopratutto alle doti del Sordi attore, istrionico come nei suoi film migliori e simpaticamente cialtrone nei panni del marito fedifrago che ipocritamente si oppone al divorzio.
Film godibile ma troppo lungo, quanto di buono è oltremodo diluito... Il film pare non prende posizione, evidenzia i problemi di coppia ma sottolinea anche la sostanziale solitudine del mandrillo impenitente con l'imbarazzo della scelta ma che, a tarda notte, si ritrova solo senza amanti disponibili. Restano il fascino di Silvana Mangano, lo score di Piero Piccioni e, ovviamente, la verve inesauribile di Albertone, che dedica a ogni donna un giorno della sua interminabile settimana.
Incentrata sul tema del divorzio, è una gretta commedia di grana grossa nella quale le risate sono affidate alle trite e ritrite battute contenute nella sgangherata sceneggiatura scritta da Sergio Amidei e dallo stesso Sordi. Il chilometrico cast comprende anche grandi nomi, anche se l'unica ventata di simpatia è portata da Maria Cumani, alla quale tuttavia ben poco spazio è concesso all'interno della pellicola. Incredibile come tutti i personaggi maschili (eccetto Conforti, prego!) finiscano per fare la figura dei cretini felici di esserlo.
MEMORABILE: Tina Aumont (riferendosi alla Mangano) dice a Sordi: "Ma che fai? Vai con la vegliarda?"
Un po' troppo lungo, visto l'esilità dell'intreccio, ma comunque vedibile. Sordi attore è in gran forma e in alcuni momenti è davvero simpaticissimo, ma anche il nutrito cast femminile non è da meno (soprattutto le grandi Mangano e Masina). Il problema è la regia inesperta di Sordi, che fatica a trovare un ritmo scorrevole e accettabile, ritmo che in alcuni momenti tende a incepparsi troppo. Alti e bassi.
Pur con qualche incongruenza l'ho trovato più maturo rispetto ad altri film interpretati da Sordi. La verve dell'attore è sempre presente, mentre la sua comicità risulta evidente solo in alcune scene (quelle in cui è richiesta). Si avverte un tentativo di elevarsi, artisticamente parlando. La Ekberg buca lo schermo, mentre la prova della Mangano risulta acerba. Cast molto variegato e interessante e una sceneggiatura a metà strada tra il sociale e il politico. Da rivedere ma non da buttare.
Molte regie di Sordi hanno d’impaccio la prolissità; anche in questo caso si superano le due ore, ma il gran numero di variopinti personaggi e di situazioni permette alla commedia di scorrere veloce, leggera e distensiva, rimproverando bonariamente il predicar bene e razzolar male di chi si dichiara antidivorzista. Alla sua vasta collezione di tipologie umane Sordi aggiunge il ritratto di “Tulliaccio”, abile affarista e donnaiolo incallito, affiancato da eccelsi comprimari (dall’ autoritaria Masina al mite Pisu) e dalla brillante spalla Walter, fedele maggiordomo anglosassone.
MEMORABILE: Le interviste della Sampò sul divorzio; le stoffe per il prelato; Sordi che si sbarazza della partita di pantaloni rifilandoli ad un’Opera Pia.
Un insolito incipit da film-reportage sul tema del divorzio promette tocchi di originalità che questa semi-disastrosa commedia non riesce lontanamente a mantenere. La confezione è buona e salva il film dallo sfacelo totale, ma il soggetto (le avventure di Sordi seduttore, per quanto formalmente sposato) è di una pochezza disarmante e non lo riabilitano né la verbosa e lentissima sceneggiatura né il sorprendente gineceo, in cui spicca, per bravura, la Masina. Albertone, a ruota libera, stavolta non incide. Mediocrissimo.
Il reportage del prologo in stile Comizi d'amore sembra promettere un film che purtroppo non c'è: nel tentativo di cavalcare l'onda del dibattito d'attualità sul divorzio Sordi non riesce ad andare oltre la solita goliardica tirata d'orecchi all'ipocrisia del borghese cattolico che in realtà mantiene più famiglie in parallelo. Riciclo degli anni '50 e, quel che è peggio, non fa nemmeno ridere. Solo per completisti o per curiosi delle epifanie stracult (Dario Argento, Eugene Walter, Marina Morgan, Enza Sampò...).
Film piuttosto piacevole grazie a un Sordi attore in forma (il Sordi regista lo è un po' meno) e a un nugolo di donne che ruotano attorno alla sua figura. Tra di loro spiccano un’ottima Masina e una ammaliante Mangano, le altre risultano più deboli. L’eccessiva lunghezza della pellicola non giova molto, ma Sordi sa il fatto suo e porta a termine il suo compito di Dongiovanni. Curiose apparizioni per Enza Sampò e per i giovani Laura Antonelli e Dario Argento (che fa il prete). Piacevoli musiche di Piero Piccioni e buona fotografia.
In ambiente politico si discute sulla possibilità di istituire il divorzio. Tema familiare in cui Sordi approfitta per fare la sua critica da cattolico (anche se razzola male). La commedia evita le battute gratuite e si concentra sul personaggio del protagonista e della sua specie di “harem” di frequentazioni. A livello registico non dispiace, anche se manca una sceneggiatura strutturata e qualche licenza libertina appare forzata nella realtà. Anche la conclusione chiude stancamente le varie sottotrame. Sordi è in gran forma e sembra che si diverta molto (specie con la Mangano).
MEMORABILE: Sordi che sul posto di lavoro dispensa ordini; Sordi che fa il farfallone in terrazza; Il maggiordomo inglese.
Ci sono pregi e difetti in questa seconda regia di Alberto Sordi. I pregi sono sicuramente alcune situazioni scatenate, come quelle della baronessa inyterpretata dalla Ekberg e dalla madre spiritista, i difetti sono la proilissità e il fare capolino di un certo moralismo che via via affiorerà sempre di più nei film di Albertone. Comunque il film è piacevole e rappresenta bene un'epoca.
Prendendo spunto dal referendum sul divorzio, Sordi realizza questa seconda pellicola alla regia mostrando le sue innate qualità istrioniche nella figura attoriale, mancando invece in quella registica che presenta lungaggini talvolta tediose. Ricco cast femminile che si avvale della soave Masina e dell'altera quanto magnifica Mangano. Una pellicola che genera riflessione ma non colpisce totalmente il bersaglio.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Infatti mi sono meravigliato anch'io, però è accreditato anche su imdb. Poi riguardando il film c'è una battuta che mi ha fatto pensare che l'avrebbe potuta scrivere lui: quella che dice Franca Marzi riguardo al "macabro"...
Buon pomeriggio a tutti vedendo questo film ho notato un personaggio: nella scena del party dalla Contessa, nella danza della madre della Contessa quello che suona il violino è lo stesso attore che interpreta il capo del villaggio gemellato con Brescello in “Il Compagno Don Camillo”? Buona domenica a tutti
Bakuryu82 ebbe a dire: Buon pomeriggio a tutti vedendo questo film ho notato un personaggio: nella scena del party dalla Contessa, nella danza della madre della Contessa quello che suona il violino è lo stesso attore che interpreta il capo del villaggio gemellato con Brescello in “Il Compagno Don Camillo”? Buona domenica a tutti