La lupa - Film (1953)

Tratto da un celebre racconto di Verga di cui il regista cambia alcuni aspetti di non poco conto (riguardanti tempi ed ambientazione), il film si mantiene invece fedele alla pagina scritta per ciò che riguarda il personaggio principale che è molto interessante grazie alla capacità di Lattuada, sempre bravo nel costruire personaggi femminili, di restituirne tutta la ferinità e carnalità.

Lattuada si ispira a una novella di Verga ricontestualizzandola nella povera Italia del sud, dove una sorta di "bocca di rosa" seduce per tornaconto uomini potenti e per piacere giovani aitanti (tra cui il marito della figlia). Il dramma che si consuma sarà ovviamente in crescendo. Il regista è molto attento a restituire l'aspetto erotico e aggressivo della Lupa (l'attrice algerina Kerima), in contrapposizione all'angelicata figlia Maricchia (la nordica Britt). Pessimo e piatto il personaggio maschile Nanni (Manni). Si salva il finale.

Innamorata di un militare, una donna matura per tenerlo accanto a sé fa in modo che sposi sua figlia... Nella trasposizione della novella di Verga, Lattuada opera alcune modifiche: quasi ininfluente quella temporale, dato il perdurare di una mentalità che marchia come meretrice ogni donna indipendente e sicura di sé, più rilevante lo spostamento dell'azione dalla Silicia alla Basilicata data la suggestiva ambientazione tra i sassi di Matera. Ad incidere è però soprattutto l'epilogo, sempre tragico ma meno pessimista nel suo carattere "riparatore" rispetto a quello verghiano.

Lattuada si affida al Verga per raccontare di un Sud attonito di fronte agli appetiti fuori misura di una donna procace e con pochi scrupoli. Catania si rifugia dentro ai sassi di Matera e la vitalità sessuale della protagonista è per i tempi più che mai evidente e censurabile. Al regista interessa lo scandalo erotico più delle critiche alle condizioni socio-economiche di un meridione arretrato. Il film risulta vecchio, ma con una sua carica narrativa ancora intatta.