Un anno dopo ALIEN già si tenta di cavalcare l'onda del successo rilanciando il cinema di fantascienza mescolato al thriller. SATURN 3 è uno di questi primi esperimenti e nel film di Stanley Donen la lezione di Ridley Scott è presente soprattutto nella seconda parte, quando il robot sfuggito al controllo del gelido Harvey Keitel insegue (creando una specie di ponte tra il mostro di Frankenstein e l’imminente TERMINATOR) la coppia “buona” composta dal sempreverde Kirk Douglas e dalla Charlie's angel...Leggi tutto Farrah Fawcett (offre anche la sfuggente vista del suo seno) per i corridoi bui della Stazione Spaziale Saturn 3 (chiamarlo Nostromo era forse troppo). In realtà Donen non riesce mai a creare le atmosfere opprimenti, terrorizzanti di ALIEN e si concentra di più sui rapporti psicologici ambigui tra i suoi tre unici personaggi, quasi come fossimo in un dramma teatrale futuristico. Ma la sceneggiatura è povera e priva di spunti interessanti e nemmeno il volenteroso (e qui leccatissimo) Keitel può nulla. Le ambizioni del film (compreso un finale rallentato che omaggia quello di ZABRISKIE POINT) si scontrano con una mediocrità complessiva frustrante, a dispetto di effetti speciali ben curati (l’omicidio iniziale, con l'astronauta che si spappola, è splatter puro!) e di scenografie che, loro sì, possono quasi reggere il confronto col capolavoro di Ridley Scott. La fotografia le fa risaltare, donando a SATURN 3 se non altro una vaga aura di professionalità. Ma per il resto non ci siamo. Il montaggio è legnoso e il film sembra incapace, fin dall'inizio, di proporre alcuna novità. Peccato, perché i mezzi c'erano e questo ritorno alla fantascienza più intimista degli anni d'oro prometteva meglio. Comunque Farrah Fawcett astronauta non funziona proprio: quasi assente.
Un Kirk Douglas ormai raggrinzito, isolato nello spazio con Farrah Fawcett (l'angelo di Charlie per eccellenza), deve difendere il territorio da un Harvey Keitel per nulla coinvolto e da un robot schizofrenico che, guarda caso, si sono presi una sbandata per la bionda mozzafiato. Gli effetti speciali e le ambientazioni claustrofobiche, entrambi perfetti e ben curati, non servono a trascinare un film mediocre, dove il voyeurismo è il solo amico dello spettatore. Da perdere senza rimpianti.
Se si cerca di fare un film con solo tre personaggi girato tutto in un ambiente circoscritto ci vuole un'idea veramente notevole, e questo è proprio ciò che manca alla pellicola di Stanley Donen. Ad aggravare il tutto ci pensano i tre attori: Kirk Douglas ormai sulla via del tramonto e non molto convinto, Harvey Keitel svogliato come raramente si è visto e una splendida Farrah Fawcett che non è certo il massimo dell'espressività (ma all'epoca era all'apice della fama). Mal riuscito tentativo di cavalcare il successo di Alien.
Va visto soprattutto per il robottone dalle idee parecchio confuse e dalla libido sviluppata (colpa di Keitel), per la Faecett (che è sempre un bel vedere) e, se si vuole farsi del male, anche per assistere al declino fisico di un grande attore (Douglas), ormai incartapecorito, che suscita quasi compassione. Il film in sè è piuttosto lento, macchinoso, tranne quando il robot incomincia a prendere iniziative personali (nella seconda parte), gli effetti sono appena decenti e si è al cospetto di un Keitel più deviato del solito. Nel complesso comunque non è male.
Tentativo mediocre di cavalcare il genere fantascientifico ad opera del grande (ma inesorabilmente invecchiato) Kirk Douglas diretto da un grande regista palesemente a disagio con questo tipo di film. Il film (nonostante alcune buone idee) non riesce mai a decollare a causa di una sceneggiatura piuttosto insulsa, effetti speciali spesso risibili e un cast pochissimo (specie Keitel) coinvolto. Trascurabile.
Due astronauti su Saturno minacciati da un uomo e da un robot. Incredibile film che mescola buoni spunti di fantascienza con una imbarazzante sensibilità kitsch anni 70. Bella la compressione psicofisica dei soli 3 personaggi nella scenografia labirintica di tetri budelli di lamiera. Ma la storia, che evolve nel classico triangolo amoroso ancorché impossibile, è narrata tra ralenti e zoomate in maniera astrusa e sciatta che vede al centro non a caso la biondona fatalona. I fan della s/f inorridiscono, quelli del kitsch godono. Si può vedere.
Un robot ultratecnologico e dalle cattivissime intenzioni (colpa del suo perfido inventore) irrompe con subdola (e umana) astuzia nell'improbabile menage di una coppia spaziale (in tutti i sensi) che vive in una base sospesa nel cosmo: Douglas padre e la Fawcett (R.I.P.). Film che, a fronte di sequenze noiose (i dialoghi e la vita quotidiana della coppietta), offre anche una certa tensione data dal pericolo incombente. E poi è sempre bello vedere design e arredi tardo-Seventies (con punte di kitsch gustose) immaginariamente calati nel futuro.
MEMORABILE: Il robot antropomorfo che esegue un'operazione "chirurgica" all'occhio della Fawcett.
Povero di idee e senza stile, Saturn 3 è probabilmente il film di fantascienza meno adatto al grande schermo. Paragonabile al nostrano Scontri stellari oltre la terza dimensione, è lento e le intepretazioni di Farrah Fawcett e Kirk Douglas non lo aiutano a decollare. L'unico punto di forza è il robot gigante, che procura qualche momento di tensione e che però svanisce subito.
Film fantascientifico a corto respiro con qualche buono spunto e niente più. La confezione non sarebbe neanche male, purtroppo la sostanza e la sceneggiatura sono poca cosa. Il robot Hector, precursore di Terminator, si lascia trasportare dalla libido verso la bella Farrah Fawcett mentre un imbolsito Douglas prende coscienza dell'età che avanza. Harvey Keitel invece si dimostra poco empatico e noioso nei suoi discorsi. Apprezzabili gli interni della location.
Storia fantascientifica di discreto coinvolgimento. Non è monotona, dato che spunti di interesse e buone dinamiche non mancano, ma i ritmi sono tutt'altro che alti e forse il fatto che Stanley Donen venga da altro genere ha influito negativamente. Comunque Kirk Douglas risulta simpatico, seppur la differenza di età con la Fawcett sia ben visibile e sfiori l'imbarazzo.
Fantascientifico dalla produzione travagliata che può comunque essere d'interesse per i fan dei film d'epoca; le scenografie - opera di colui che ha curato quelle di Guerre stellari e Superman - sono un gustoso esempio di modernariato sci-fi, con gli interni moquettati molto 70s dell'astronave che creano un curioso contrasto con i corridoi futuristici, risultando comunque ben fatte e fotografate con la cura tipica dei tempi. Il plot anticipa cose come Terminator e Hardware, ha atmosfera, non rinuncia a qualche slancio splatter e il trio protagonista, pur curioso, si fa apprezzare.
Due scienziati ricevono la visita sulla loro navicella spaziale di un terzo pilota. Trama risibile sul tema del trio amoroso rinvigorita nella seconda parte dal ruolo del robot. I trent’anni di differenza tra Douglas e la Fawcett si notano tutti e gli sforzi di lui di fare il “giovanotto” sono abbastanza patetici (a livello di sceneggiatura). L’attrice cavalca il suo momento d’oro e si limita a fare la pin-up spaziale; a Keitel gli tocca il ruolo del villain di turno. La confezione cosmica è discreta anche se il genere non è nelle corde di Donen.
MEMORABILE: La mano staccata.
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Selezionato da Quentin Tarantino per il quinto QT Film Festival(2001) ad Austin in Texas.Il film è stato presentato nella sezione Sci-Fi Horror Marathon.La particolarità dell'evento sta nel fatto che tutte le pellicole proposte dal regista vengono direttamente dalla sua collezione privata.
Mi è sempre stato simpatico questo "fantathriller" di un regista votato al musical. Molto curioso. Naturalmente ho la vhs della Cbs Fox video, ex noleggio.