il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

L'ORA DI HITCHCOCK
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363145 commenti | 69008 titoli | 27154 Location | 14351 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: L'estate più calda (2023)
  • Luogo del film: La villa dove si svolgono le attività estive organizzate dalla parrocchia alla quale era stato desti
  • Luogo reale: Villa Cella, Contrada Cella, Modica, Ragusa
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  • Film: Race for glory - Audi vs. Lancia (2024)
  • Luogo del film: Il campo di prova Audi in Alta Baviera
  • Luogo reale: Diga di Morasco, Formazza, Verbano-Cusio-Ossola
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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Mario Ferretti

    Mario Ferretti

  • Nicolò Rapisarda

    Nicolò Rapisarda

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Giufox
Lina ha perso la sua verve meridionalista e si affida alla sicura fisicità di Villaggio per trasportare le pagine sguaiate - e forse tarocche - del libro omonimo. Mette in piazza la miseria e la sdrammatizza con simpatiche faccine di otto anni, mentre riveste il tutto di sano paternalismo - a lei estraneo - e qualche musichetta ad hoc. Si, all'epoca è stato giustamente bollato come furba messa in scena, ma rivedendolo un paio di sorrisi gli strappa - se non fosse per la nostalgia di quel periodo e di quel cinema, limitato ma ancora umano nei propositi.
Commento di: Diamond
Innovativo zombie movie proveniente dal Canada girato di fatto in una location e con una manciata di attori. Assedio all'interno di un set radiofonico, poco sangue, nessuna fuga, nessun trucco per uccidere i non morti, azione ridotta all'osso ma narrazione perfettamente calibrata, almeno prima dell'ultimo atto. Nella parte centrale si toccano infatti vette di notevole tensione, che va però scemando in un'ultima parte che poteva essere gestita diversamente. Funziona il finale aperto a più possibili interpretazioni. Ottimo cast e non mancano trovate interessanti.
Commento di: Rufus68
Intrecci e intrighi in un formicolante grattacielo di New York. L'idea base, quella di un gigantesco alveare in cui si consumano le vite dei protagonisti, è valida. Il tutto gira intorno alle vicissitudini della coppia di futuri sposi Brian-Hall (vogliono comprarsi una casetta) coinvolti nei loschi affari di un magnate: a funzionare bene, però, sono solo alcune figure minori che dovrebbero fungere da supporto e riempitivo brillante (la segretaria amante delle pillole, l'ubriaco che cerca la ragazza) mentre la metafora skyscraper/capitalismo è lasciata sullo sfondo. Graziosa la Brian.
Commento di: Katullo
Bisio è un padre separato con qualche peccatuccio da scontare, gli fa da sfondo una Milano sempre pronta ai conflitti morali. È infatti suo figlio (Bacchini), avanzato adolescente, a impersonare un contrappasso che la Archibugi rende esasperato e insopportabile. Di commedia, dunque, non vi è traccia, al contrario del deleterio terrorismo che suole farsi sulla temuta fase generazionale, senza però farsi mancare il forzato lieto fine e le puntuali psicoterapie di default. Cast un po' sprecato e un po' in panne. Un film che non insegna nulla di nuovo e, se ci prova, gli riesce male.
Commento di: Dave hill
Buon postpandemico con afflato fantasy che, fortunatamente, non lesina in suspense, orrore e gore. Boyle gira bene ma alcuni effetti digitali e fermo-immagine tolgono realismo al narrato. È un mondo stratificato, quello immaginato dallo sceneggiatore, con gli infetti "cavernicoli" oscenamente ignudi, gli isolani beoni, i soldati superficiali, gang di rapper acrobatici. Tra le rovine, un po' di "profondità" la offrono il ragazzo maturo (pure troppo) con madre malata e il dottore becchino e petulante maestro di vita. Confusi e superflui i messaggi su (dis) integrazione ed eutanasia.
Commento di: Enzus79
Con un titolo originale così azzeccato ("In the Land of Saints & Sinners) perché storpiarlo brutalmente? Un film introspettivo (killer su commissione cerca la redenzione) di buona qualità e che ha una tendenza a salire nel giudizio. Scritto egregiamente. Personaggi ben delineati e riusciti, con Liam Neeson in una delle sue migliori interpretazioni. Brava la Condon, splendide le location.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Horror comedy per ragazzi a tema zombi prodotta da R. L. Stine (il creatore della collana di libri chiamata “Piccoli brividi”) e tratta da un suo romanzo. Ha la particolarità di annoverare nel cast due grandi comici del fu “Saturday Night Live” come Chevy Chase e Dan Aykroyd e, se per il primo la presenza si limita a una breve quanto anonima apparizione in apertura e chiusura, il secondo è una figura chiave, nel film, seconda per importanza solo ai due protagonisti.

Questi ultimi sono una coppia di giovani amici che si conoscono da tempo: Mike Broadstreet...Leggi tutto (Kazadi), poco contento della sua vita, è considerato dai compagni il classico sfigato, Amy Maxwell (Monroe), già meglio piazzata nella classifica di gradimento scolastico, è, come tutti in zona, appassionata di film horror. D'altra parte c'è da capirla: la città è stata ribattezzata Carverville in onore di Len Carver (Aykroyd), il miglior regista horror di sempre, specializzato in tema zombi. Non fa più film da trent'anni ma, almeno lì a Carverville, viene ancora considerato una leggenda, con orde di fans pronte a gioire per l'annuncio di quello che dovrà essere il nuovo film del loro beniamino dopo tanto tempo.

La proiezione è in programma per il giorno di Halloween nel cinema locale gestito da Richard Landro (Czerny), ma quando Carver si presenta lì con la pizza sottobraccio (su cui svetta l'occhio di Horus, antico simbolo di protezione), si sente male e crolla a terra. Salta tutto, ovviamente, ma Mike, che lavora al cinema come proiezionista, decide comunque – su insistenza di Amy (lui non li sopporta, gli horror) – di montare la pizza e di sedersi nella sala (vuota) con lei a vedere l'ultima fatica di Carver. Quando però la macchina si avvia, il proiettore libera nell'aria una strana sostanza che si diffonde in tutta la città trasformandone gli abitanti in... (ma guarda un po') zombi! I due adolescenti, si capirà poi perché, sono a quanto pare gli unici (insieme a Carver, ricoverato in ospedale) a non subire il contagio e dovranno attivarsi per riportare le cose a posto insieme al regista.

Una trama facile facile che cerca di costruire intorno a Carver un'aura di mistero (si fa per dire) e una storia legata a oscure maledizioni egizie rivelate nel finale da tale Mezmerian (Chase) attraverso uno specchio. Questi è poi lo stesso personaggio che si era visto nell'incipit, nel quale ci erano state mostrate parti di uno dei vecchi horror di Carver.

Girato con maggiori mezzi della norma ma con un make-up zombesco decisamente scarso, il film rinuncia fin da subito a tentare la carta dell'orrore per lanciarsi piuttosto nell'avventura, alla quale si cerca vanamente di associare qualche vaga spiritosaggine. Con un Chase totalmente sprecato (poteva sostituirlo chiunque, in quelle poche pose) e una coppia di ragazzi che non sono il massimo della simpatia, non resterebbe che Aykroyd, a poter dare un minimo di senso al tutto, ma il suo personaggio è debole quanto il resto e non presenta alcuna sfumatura divertente. Un film chiaramente indirizzato a un pubblico giovanissimo che abbia voglia di celebrare Halloween osservando un po' di zombi inoffensivi (sangue? Neanche a parlarne!) che caracollano spaesati o che si siedono in sala al cinema per fissare lo schermo bianco.

La scena migliore è forse quella dopo i primi titoli di coda, con Chase, Aykroyd e gli altri seduti in un ufficio a guardare il film mentre si alza a gran voce una proposta unanime: “Più zombi, ci vogliono più zombi”. Interverrà pure H.R.Stine in video, a benedire (inutilmente) l'operazione. La gag più simpatica è invece inserita ancora prima dei titoli di testa: una voce off su quadro nero tiene a precisare che quella che vedremo non è una storia basata su fatti realmente accaduti e che gli attori che interpretano gli zombi non sono stati in alcun modo mutati o chirurgicamente operati per essere trasformati in reali zombi. Il fatto che il meglio si veda prima e dopo i titoli fa capire l'andazzo...

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La novità è di quelle che non sembrano proprio promettere bene: la splendida Val di Sole, teatro di tutte le avventure di Don Donato & friends nonché uno dei pochi punti di forza della serie grazie alla freschezza dei suoi suggestivi paesaggi montani, viene abbandonata in favore di Cinecittà World, espediente piuttosto desolante utile a fare un po' di promozione al parco tematico del titolo. Il nuovo capitolo porta insomma i consueti protagonisti a Roma, come “scorta” ai freschi sposi Luna (Murgia) e Luigi (Dianetti) in viaggio di nozze.

Ci...Leggi tutto sono tutti, con l'aggiunta dei recenti acquisti "coatti" Angelo (gemello del monsignore sempre interpretato da Mattioli) e Zara (Massera), la sua giovane compagna "ultraromana". L'arrivo in pullman ce li mostra sbarcare felici nella Capitale direttamente a Cinecittà, dove Angelo procura per loro dei braccialetti "vip" donatigli dalla signora francese (Cléry) che si occupa della gestione del parco, la quale ha assunto come lavorante suo fratello, un tipo che non sembra avere proprio tutte le rotelle a posto (d'altra parte lo interpreta Ceccherini...). I nostri alloggerano in un albergo interno allestito con fogge draculesche e cominceranno presto a divertirsi con le attrazioni del posto nel chiaro obiettivo di pubblicizzarlo.

Edoardino (Milano) è ossessionato dal ruolo di padre da quando sa che sua moglie Gina (Stafida) è incinta, mentre lei è preoccupatissima dai "piedi a caciotta" (conseguenza della gravidanza) e da un corpo che si dice certa vedrà sfiorire. Più defilati invece – almeno inizialmente - Don Donato (Salvi) e il Monsignore (Mattioli), che lascia il campo libero soprattutto al gemello rozzo Angelo. Le altre tre donne invece, Luna, Zara e la single Olivia (Marchione), sono quasi sempre insieme, con l'invadente e rumorosa Zara a prendersi la scena anche quando – secondo la storia - al centro dovrebbe stare Olivia, alla ricerca di un partner sull'immancabile app di incontri. A scaldare l'intreccio, tuttavia, è il fatto che il Monsignore si è portato dietro dalla Val di Sole quattro lingotti d'oro su cui ha messo gli occhi il fratello mezzo pazzo della signora francese, assistito da due tirapiedi che maltratta da par suo.

Sarà la caccia ai lingotti a movimentare una seconda parte in cui Ceccherini - anche ricorrendo a qualche volgarità inedita, per la saga - si impone come il personaggio più vivo e meno inquadrato del lotto (la ancora affascinante Cléry interviene invece poco), che dà una sveglia a una formula da tempo stantia e che fatica a trovare gag in grado di donarle smalto. Fortunatamente Mattioli e Salvi sono piuttosto in vena (quando nella seconda parte possono imporsi) e Marco Milano in versione ringiovanita per l'occasione (si tinge i capelli e cambia look dopo che la commessa di un negozio di abbigliamento per bambini pensava, vedendolo, fosse il nonno e non il padre, del nascituro) qualche timida gag la offre.

Se quindi da una parte la location è indubbiamente molto più scialba, canonica e spenta, rispetto alle verdi montagne del Trentino, sottraendo suggestione al film, dall'altra la sceneggiatura meglio strutturata del consueto e la buona prova del cast (con Ceccherini miglior acquisto) permettono, con l'aiuto della regia vivace di Raffaele Mertes, di tenere a galla il tutto. Conosceremo poi una "particolare" ex di Luigi e un veggente con palla di vetro interpretato dal simpatico Jonathan del Grande Fratello. Più in funzione di “disturbatore solista” il Don Gabriele di Carbotti, prestigiatore dilettante, meno "inutile sfondo" rispetto alle puntate precedenti.

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La prima montagna da scalare era sostituire un attore talmente fenomenale, nel suo ruolo, da diventare l'icona di un intero genere. Leslie Nielsen nella PALLOTTOLA SPUNTATA è l'equivalente di De Niro in TAXI DRIVER o, per rimanere nello stesso ambito, Peter Sellers nella PANTERA ROSA. Incarnò meglio di chiunque altro un nuovo modo di intendere la comicità che a tentare di confrontarti ci...Leggi tutto puoi solo perdere. Liam Neeson (curiosamente ha le stesse iniziali) poteva essere la scelta giusta, per quanto a livello di espressività nel campo non possa rivaleggiare: un attore (eccellente) del cinema drammatico e d'azione da reinventare per l'occasione in funzione comica.

Vedere Neeson alle prese col demenziale una sua efficacia ce l'ha; ciò che invece non è purtroppo allo stesso livello è il lavoro sul copione e dietro la macchina da presa, perché UNA PALLOTTOLA SPUNTATA, Nielsen a parte, era prima di tutto il parto di un trio dallo straordinario senso dell'umorismo: Zucker-Abrahams-Zucker avevano già fatto sbellicare l'America nel RIDERE PER RIDERE di Landis passando poi a dirigere in prima persona con L'AEREO PIU' PAZZO DEL MONDO, in cui Nielsen aveva in fondo solo una piccola parte. E per quanto pure loro in tre, Gregor, Mand e Schaffer (anche regista) faticano non poco a reggere il confronto. Per provarci recuperano subito alcune caratteristiche della formula originale: la voce di Drebin fuori campo in funzione di narratore posato e serioso in netto contrasto con ciò che si vede in scena, la femme fatale che fa sognare un po' tutti (Anderson, che ha un'unica, per quanto prolungata, gag in cui eccelle ed è quella in cui si esibisce in un folle canto "jazz"), i giochi di parole insistiti, le trovate buffe sullo sfondo spesso rilevabili solo in seconda lettura, i titoli di coda con il fermo immagine in cui a sorpresa qualcuno si muove...

Il tentativo di replicare la formula vincente con un remake (da intendersi come sequel solo perché perché Frank Drebin jr. è il figlio di cotanto padre) si pone come obiettivo di mantenere una serie di elementi riconoscibili che possano solleticare la memoria degli appassionati. In questo senso l'operazione funziona, anche se poi, mancando Nielsen, l'impressione è un po' quella delle tante imitazioni che già all'epoca cavalcavano l'onda ricalcando lo stesso tipo di formula. Le maggiori risate arrivano però dall'ennesima riproposizione delle "ombre" che da lontano suggeriscono ardite posizioni sessuali (Austin Powers ci ha costruito sopra i suoi momenti più riusciti). Le buone trovate, anche in linea con lo spirito della fortunata saga, non mancano (si pensi alla gru che solleva il rottame dell'auto incidentata allo stesso modo), ma intanto si capisce come tradurre i tantissimi giochi di parole presenti in lingua originale porti a risultati talvolta imbarazzanti per inefficacia quando va bene o totalmente fuori luogo quando va male.

A difettare poi è il numero delle gag, che nel modello erano sparate spesso talmente a getto continuo da generare sequenze irresistibili. Qui vengono disseminate con parsimonia o diluite in modo eccessivo (si pensi alla parentesi sentimentale, cui si aggiunge il pupazzo di neve animato), con un Neeson a volte spaesato o comunque lontano dalla resa impeccabile del suo formidabile predecessore. L'impressione è che l'impatto di ogni punto di forza della PALLOTTOLA primigenia sia stato dimezzato: inevitabile che pure il risultato non possa ambire alle vette dell'originale e neanche - minimamente - a quelle degli altri episodi della saga ufficiale, sovente sottovalutati. Lo spirito è conservato (per quanto limitatamente), l'efficacia complessiva purtroppo no, ma fa comunque piacere ritrovare al cinema un modo diverso e “coraggioso” di far ridere il prossimo, che non si preoccupa di apparire anche un po' puerile, sciocco, desueto. Interpreti promossi: Neeson il phisique du rôle ce l'ha, Danny Huston è un antagonista in linea con quelli di allora, Pamela Anderson sa prendersi in giro quanto basta.

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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