In un'intervista dei primi del 2000, un Romero entusiasta affermava che l'horror più rivoluzionario e geniale degli ultimi anni era senz'altro
The Blair witch project, che, sempre secondo Romero, coniugava perfettamente l'horror e le paure ataviche sotto le vesti di un reportage documentaristico.
E così che il buon George decide di resettare la sua quadrilogia zombesca e (ri)partire da un nuovo inizio, approfittando per usare la tecnica del mockumentary.
Non che Romero raschi il fondo del barile, piuttosto si guarda indietro e rifà praticamente se stesso, ma questa volta senza nulla o poco da dire.
Passi il budget micragnoso (ai livelli poveristici delle sue ultime
produzioni), dove però il solito grande Greg Nicotero fa i miracoli (il make up marcescente dei morti viventi è comunque notevole, così come i moderati effetti splatter) e qualche sprazzo del Romero che fu (l'impiccato sotto al ponte che sbatte i piedi contro l'auto di passaggio, la coppia di anziani proteggi/zombi, l'arrivo a casa di Debra, con fratellino e mammà zombificati e soprattutto la straordinaria sequenza della donna/zombi appesa ad un albero per i capelli, dove una coppia di villici forcaioli le sbriciolano la testa con una fucilata, dove ne rimane solo la parte superiore che muove gli occhi, in una composizione macabro/surreale di grande potenza visiva)), ma il resto è una stanca e miserella repetita juvant fuori tempo massimo, che assume i tratti tristanzuoli di uno straight to video.
Brutta fotografia, un manipolo di attori senza alcun carisma (e questo è il male maggiore, visto che tutti gli eroi e antieroi romeriani passati ne brillavano), una marea di chiacchiere inutili e sparate filosofiche da quattro soldi, una voce narrante fastidiosa, momenti imbarazzanti (l'hamish muto che si esprime con la lavagnetta e tira la dinamite, la ragazza texana che scappa nel boschetto inseguita dalla mummia/zombi, cade, esce le tette, perde le scarpette, "Mai mettersi contro una texana" (sic!) e parte una musichetta country che io boh), noiosi e banali (nel covo del leader nero) e decisamente buttati lì (la guardia nazionale con una sottospecie di Joe Pilato dei poveri senza un briciolo di fascino), alcune completamente gratuite (il clown zombi alla festa di compleanno a cui le si stacca il naso e azzanna il padre di famiglia), nonchè decisamente amatoriali (la sepoltura nel bosco). Bollittissimo, poi, il sottotesto politico, che lascia il tempo che trova.
Con uno script scritto malissimo (atroce il pippotto su come si deve girare un horror), Romero si cita addosso con flebili e appanati rimandi al suo cinema:
L'intro nel caos con il padre che stermina la famiglia in piena
Città verrà distrutta all'albaAll'ospedale uno zombi rovescia i suoi intestini a terra come nel
Giorno degli zombi.
Il bosco autunnale della
Stagione della stregaNell'appartamentino della coppia di anziani invasa dai militari come nel condominio dei portoricani in
Zombi (con annesso suicidio di un soldato che si toglie la maschera antigas) e nella casetta della nonnina che fa la calza nella
Città verrà distrutta all'albaIl ragazzo morto nel bosco, prima di essere seppellito, con il cerone bianco in faccia che le da le stesse fattezze emaciate di
MartinIl bambinetto zombi inchiodato al muro dalla freccia ( la coppia di bimbi/zombi presi a sventagliate di M 16 in
Zombi)
Il black humor di
Creepshow nell'arrivo alla villa di Ridley
Il viaggio itinerante on the road di
Knigthriders Le immagini virate in bianco e nero che ritraggono gli zombi barcollanti e la chiusa finale "vigilantesca" della
Notte dei morti viventiRomero evita pasti e banchetti antropofagi, per concentrarsi sui morsi, non caraterizza i morti viventi e soprattutto si lascia andare a una partitura logorroica che spesso fiora l'insopportabilità.
Tolte le "nuove" strambe idee romeriane per devastare le teste degli zombi (con l'acido, una falce, una spada, un defibrillatore le frecce), quel che rimane è un filmetto "testamentario" di un ex "cattivo maestro" nell'era di internet, che si replica stancamente senza rinnovarsi, restando incastrato tra un'autorialità ormai stantia, filosofia spicciola, pallidi pistolotti politicizzati e un budget delle merendine sullo stesso piano di robetta da discount come
Zombie night o
Day of the dead 2.
Dopo quell'assoluta pietra tombale che è
Il giorno degli zombi, tutto il resto è superfluo, anche per lo stesso Romero.