Si è sentito dire che il film sia stato finanziato da veri camorristi. Non è così impossibile, visto che il protagonista - il contrabbandiere del titolo impersonato da Fabio Testi - fa la parte del “buono” e che i vecchi boss vengono dipinti come “gente che dà lavoro a duecentomila persone”, pronti a sbarrare romanticamente la strada ai mafiosi esteri perché, dicono testualmente, “co’ ‘sto sole, ‘a droga che cc’entra?”. Comunque sia, Fulci ha impreziosito una trita vicenda di vendette e rampantismo gangsteristico con uno stile secco e spettacolare, dando carta bianca all'estetista/truccatore Franco Di...Leggi tutto Girolamo per una serie di omicidi e violenze assortite all'insegna dello splatter più rozzo è impressionante, assolutamente desueto per il genere e il più delle volte gratuito, utile semmai a ribadire il “trade-mark” fulciano. E così vediamo facce sfigurate dall'acido o dalla fiamma ossidrica, pistolettate in bocca e al collo, fucilate in testa, accenni di sodomizzazione (a un’Ivana Monti urlante) e via delirando; il tutto per mascherare un copione scarno e dialoghi poveri, che il buon Fabio Testi, per quanto in parte, non può da solo risollevare. Fulci invece, pur esagerando con fastidiose zoomate o carrelli improvvisi, nobilita il film e riesce a fargli ottenere lo status di “cult” (oltre ad apparire nell’ultima sparatoria per qualche secondo) grazie a una regia insolita per il genere, ricca di trovate, sicura... Certo la messa in scena è quello che è, le musiche di Frizzi non si sposano troppo bene alle immagini e la storia è davvero risaputa; le esplosioni di violenza sono però spiazzanti e spezzano la monotonia con grandi coreografie di morte ed effetti a volte memorabili.
Un Fulci niente male: grandi scene truculente, ambientato in una Napoli invernale dove non si vede mai un filo di sole; peccato per alcuni buchi di sceneggiatura e alcuni errori evidenti (c'è ad esempio una scena in cui dalla notte si passa più o meno alla luce del giorno).
Divertissement Fulciano che chiude la stagione dei polizieschi nostrani su una nota alta. Prodotto per buona parte da veri contrabbandieri che, a quanto disse lo stesso Fulci, ebbero anche parola in alcuni dialoghi. Il risultato è una specie di summa dei generi, dal western al poliziesco, al mafia movie, con parecchi (e altrimenti che Fulci sarebbe) inserti gore. Sceneggiatura non proprio originalissima ma con un bel ritmo e alcune trovate geniali, su tutte la violenza carnale al telefono.
Il noir incontra l'horror e da questo viene massacrato attraverso una storia debolissima che è solo un pretesto per una fiera della violenza più truce, insistita e tracotante oltre ogni limite di accettabilità: teste e gole saltate, stupri da tergo, torture, stomaci sfondati, visi sfigurati...; poi Fulci esce da tale carneficina con un omaggio alla Napoli ridente del piccolo contrabbando di sigarette, come già da qualche anno faceva (meglio) Alfonso Brescia. Sporadiche scene madri ed efficaci caratterizzazioni (Marconi, Murolo, Alberti) salvano la baracca.
MEMORABILE: Alberti, vecchio camorrista appassionato di film western; il profumo rivelatore; l'azione in extremis di Murolo; la retata contro i contrabbandieri.
Finanziato con i proventi derivati da attività di contrabbando, il film soffre di una lentezza cui nemmeno le violentissime (e tante) scene splatter possono porre soluzione di continuità.
La storia è sospesa tra ridicolo, comico ed horror: sembra leggera e non pone alcuno stimolo serio pur trattando di questioni di certo rilievo sociale per il meridione.
L'omicidio (mancato) in cui periscono due prostitute (tra le quali la trans Ajita Wilson) sembra apparentato con i cartoni di Willy Coyote... Disastroso.
Noir decisamente mediocre. La regia di Fulci è insolitamente piatta e nonostante alcune ottime scene splatter (mai visto tanto sangue in un film di questo tipo) ci si annoia parecchio. La storia è lenta e banale e il discreto cast non riesce a risollevare il film. Assolutamente evitabile.
Grande film di Fulci, divertente nella sua evoluzione e cattivo negli eventi e nella tragicità dell'evoluzione come è tipico del compianto regista romano. La scena in cui vi è il cameo di Fulci, l'agguato verso la fine del film, è girata benissimo ed è molto evocativa. Simpatico l'ammiccare alla camorra forse per ringraziare dell'aiuto nelle scene dei motoscafi. Il tocco splatter dà quel brio in più. Da vedere e rivedere.
Violentissimo horror travestito da noir, diretto da un Fulci in stato di grazia. Splatter in quantità, sequenze al limite dell'insostenibile (la sodomizzazione della moglie di Testi), cinismo e disperazione. Grandissimo il finale con i vecchi camorristi che accorrono in aiuto del protagonista. Uno dei migliori film diretti da Fulci. Da rivalutare e riscoprire (ovviamente nella versione integrale).
Polizesco degno di nota che supera di gran lunga classici di registi assidui frequentatori del genere (vedi Lenzi). Cruento, girato, recitato e montato ottimamente gode di un buon ritmo e di alcune scene eccessive ed altamente spettacolari. Compatto.
Si può essere d'accordo o meno sulla nobiltà della Camorra, che fu idealista e fondata su un imprescindibile codice d'onore... ma, con questo film, Fulci dimostra in maniera definitiva di avere quel potere narrativo nero e senza compromessi che - forse - mancava a tanti suoi colleghi ben più blasonati. Tanto da potersi persino permettere una marcata contaminazione splatter (altrimenti fuori tema). Testi è doppiato da Pino Colizzi, una delle migliori voci del nostro cinema.
MEMORABILE: la scena dello stupro della moglie vi risulterà difficile da dimenticare...
Bellissimo action-noir di Fulci. Il film ricorda molto quelli di Brescia con Merola ma essendoci Fulci e non Brescia lo splatter è garantito (ed è pure di qualità). Luca Aiello, un "onesto" contrabbandiere, si scontrerà con dei cinici e veramente feroci spacciatori di droga guidati dal marsigliese (un ottimo Bozzuffi). Ci sono come detto diverse scene splatter, ma anche sparatorie (fatte benissimo, contando che Fulci non si avventurò mai nel noir) e una sorta di morale "del guappo".
MEMORABILE: Gli spari all'ippodromo, in chiesa e a casa di Perlante.
Preso come puro divertimento di genere può anche funzionare nonostante una storia poco originale e, almeno nella prima parte, abbastanza lenta. Gli scoppi di violenza ultra-gore possono anche "scioccare" ma non sono certo un elemento di merito. Ma a mancare è soprattutto l'afflato crepuscolare che un film noir dovrebbe avere e cui il regista punta vanamente. In ogni caso ci si può divertire, specie se si ama lo splatter. È necessario dire che i dialoghi sulla presuntà "nobiltà" della camorra di un tempo sono in ogni caso di rara dabbenaggine.
Uno dei vertici (a dire il vero ce ne sono parecchi) del cinema di Lucio Fulci. Luca il contrabbandiere è puro esercizio di crudeltà artaudiana, occhio vorace e spalancato, piede a tavoletta sull'acceleratore di un motoscafo truccato. Fulci senza paura, senza vergogna, senza pietà. Una corsa che non teme il deragliamento. Willy Coyote non muore mai, può finire anche sotto un treno ma non muore. Superbo.
Fulci gira questa pellicola con molto mestiere e ne fuoriesce davvero un buon film anche se con qualche difetto di sceneggiatura. Trattasi di un noir veramente iper violento con scene piuttosto trucide che lo fanno a tratti accostare quasi a un horror. L'unico neo per quel che mi riguarda è l'interpretazione di Testi, attore che amo molto ma che purtroppo qui non mi convince affatto.
Un Fulci inedito, che si diverte a prendere la truculenza esasperata dei suoi horror e ad installarla su un canovaccio noir/gangsteristico ambientato in una Napoli "alla Mario Merola". La trama è abbastanza scontata, con i soliti scontri all'ultimo sangue tra i marsigliesi e gli altri contrabbandieri; il punto di forza del film sono proprio le insistite violenze e torture, tipicamente fulciane. Testi fa il suo mestiere e tutto sommato se la cava, così come il resto del cast (con alcune facce note del genere). Musiche un po' ripetitive.
Girato dopo "Zombi 2" e prima di "Paura nella città dei morti viventi", il film risente della nuova vena splatter nella quale Fulci ormai sguazza meravigliosamente: non esiste alcun noir o poliziesco italiano che abbia un così alto tasso di truculenza e ferocia. Perfettamente in parte Bozzuffi e Marconi, un po' meno Fabio Testi alquanto monocorde. Particine anche per Ajita Wilson e Cinzia (mein liebe!) Lodetti. Gustosissimo il cameo dello steso Fulci che impugna una mitragliatrice nella mattanza finale. Godibile. Peccato per il titolo pessimo.
MEMORABILE: Ofelia Meyer sfigurata da Marcel Bozzuffi con una fiamma ossidrica...
Film ideologicamente odioso, per il populismo d'accatto e la demagogia che vorrebbe presentare una malavita "nobile" contrapposta ad una avida e cinica. Dispiace che Fulci si sia lasciato coinvolgere in una operazione del genere. Gli inserti truculenti e splatter non valgono a giustificare la sarabanda imbarazzante di luoghi comuni su Napoli, sciorinati con superficiale pressapochismo. Da cancellare.
Fulci non era portato né per il noir, né per la sceneggiata alla Alfonso Brescia. Purtroppo questo suo mezzo pastrocchio è proprio un incrocio tra i due generi... Testi è doppiato male e non in parte, il ritmo è poco costante, le cadute di tono sono frequenti e gli effetti splatter del tutto fuori luogo. La storia non cattura e non commuove e il film lo si ricorda solo per l'estremismo di alcune sequenze (in una il nostro regista presenzialista si fa anche crivellare a colpi di mitra!)
Caro Lucio, sei un maestro! Non solo sforni scene spettacolari a tutto spiano, ma entri nel vivo di due componenti fondamentali di una città così contraddittoria e spesso declassata, ovvero il contrabbando quale unico sostegno per i diseredati, nonchè la difesa del territorio. Una volta esser capi voleva dire anche amare davvero la propria gente, rimettersi in gioco perfino a 80 anni nel caso di una pericolosa aggressione dall'esterno. La scelta di Alberti in questo ruolo è azzeccatissima...
MEMORABILE: "Con questo sole, cosa c'entra la droga?"
Violentissimo esperimento Fulciano, con alcune delle scene più violente del nostro cinema di genere: un tripudio di teste che saltano, esplosioni e morti violentissime. Fabio Testi non è proprio un degno protagonista, molto meglio il malvagio Bozzuffi e l'elegante Guido Alberti vecchio boss, così così il resto del cast. Non convince completamente, ma rimane decisamente un interessante esperimento con alcuni momenti molto buoni.
Se l'intento del buon Fulci voleva essere quello di dissacrare un genere al tramonto inoculandogli una dose massiccia di splatter e un pizzico di umorismo, gli esiti non corrispondono certo alle aspettative. Le reiterate ed esagerate brutalità (sevizie, mutilazioni, teste che scoppiano, ecc...) suscitano soprattutto involontaria ilarità. L'incredibile chiosa del vecchio boss camorrista "antidroga" suggella degnamente una pellicola da dimenticare. Fulci decisamente meglio nel genere orrorifico; Testi attore improbabile...
Diamo merito al lato più splatter del film e mediamolo con una trama a dir poco imbarazzante che nobilita i contrabbandieri di sigarette e condanna i trafficanti di droga (soprattutto se vengono dall'estero). Esce fuori un giudizio medio, per un film che gli amanti del genere più truculento non possono assolutamente perdere. Fabio Testi sembra più "imbalsamato" che reattivo, molto bene invece le scene con sparatorie ed esplosioni varie. Divertente.
Un semplice pretesto per scialare morti, mutilazioni, cervelli spappolati come se piovesse, sequenze scioccanti. Fulci sarà nel suo elemento naturale, ma lo spettatore rischia di capire il gioco dopo una mezz'ora. Quasi surreali certi costumi, come il cappotto di pelliccia di Luca o il trench di tweed sfoggiato da Michele (Enrico Maisto) all'ippodromo. Attori convincenti, specie Ivana Monti, ma tra le parti di terza fila spicca Romano Puppo, odiosissimo come al solito.
Se De Palma ha nel carnet Scarface, sua maestà Fulci ha Luca. Viscerale e nerissima andata all'inferno tra contrabbandieri, corpi devastati e carbonizzati, facce deturpate dalla fiamma ossidrica, sodomizzazioni selvagge, devastanti colpi in arrivo e spizzichi del Fulci più truce e orrorifico, che più di una volta ricorda i suoi abissi macabri e zombeschi. Tolto questo, però, come poloziesco arranca un pochettino, tra scafi e barche e una Napoli zeppa di luoghi comuni. Ma è la furia selvaggia della violenza che conta e Lucio non fa sconti.
MEMORABILE: Il corpo carbonizzato della entreneuse Ajita Wilson; I colpi in arrivo marcatamente fulciani; La violenza da tergo alla Monti.
Pur tra evidenti incongruenze, film da annoverare a tutti gli effetti nella produzione maggiore del nostro, quella del Fulci felice nell'ispirazione e furioso nel girare. A nuocergli più che gli innesti da sceneggiata, i presupposti da inchiesta sul contrabbando, presto bypassati da un "macabro" desiderio di raccontare, che dà la stura a una raccolta di pezzi di bravura registici in cui la violenza si fa irreale e lo schermo fatica a contener le efferatezze. Il colpo di coda dello scontro vecchia-nuova malavita poì è ironicamente unpolitically correct.
MEMORABILE: Le veementi arrabbiature di Ivana Monti; Alfonsino costretto ad andar a letto da Marconi/Perlante; La fiamma ossidrica; Alberti/Don Morrone davanti la tv.
Fulci sarà stato anche un gran regista visionario, ma il concetto di ritmo gli era proprio sconosciuto. La prima metà è di una lentezza quasi snervante; poi il film prende un po’ di quota, anche grazie a quelle “scene madri” che lo hanno reso famoso (la tortura con fiamma ossidrica, gli omicidi splatter ecc...). Comunque un film davvero noioso, con attori mediocri e una morale di fondo quantomeno discutibile (la “buona” vecchia camorra in lotta contro le nuove bande senza morale). Insufficiente...
A furia di rivalutare i b-movies si arriva al capolinea: e questo è proprio un prodotto indifendibile. Un demenziale spottone pubblicitario sui contrabbandieri buoni e bravi guaglioni, "onesti" e leali, contrapposti ai sadici spacciatori di eroina che uccidono, torturano e sodomizzano. Attori al minimo sindacale, trama pretestuosa, efferatezze varie e assortite tanto per gradire (sono il segno distintivo di Fulci), sequenze marine con caroselli di motoscafi da cinegiornale d'altri tempi. Assolutamente ripugnante.
Interessante noir del grande Lucio Fulci con alcuni effetti splatter che lo fanno sconfinare (senza però stonare) nell'horror più puro. Direi che stiamo parlando di un "quasi ibrido" peraltro ben riuscito: suspance, violenza e macabro sono molto ben amalgamati, questo sebbene la sceneggiatura sia un po' vacillante. Bene il cast, in particolare Boffuzzi e Alberti, rende meno Fabio Testi che invero nonostante sia il protagonista; meglio la Monti. Cameo cult per lo stesso Fulci in una scena. Si può vedere.
MEMORABILE: La sfigurazione con la fiamma ossidrica...
Sarebbe un poliziesco come tanti altri ambientato a Napoli se non ci fosse alla regia un Lucio Fulci in forma che regala quel tocco gore che lo ha reso famoso. La storia tutto sommato non è originalissima e tratta di guerre tra i contrabbandieri napoletani e il marsigliese di turno che ne vuole conquistare il territorio. Buono il cast tra cui spicca il bravo Testi, suggestivi i vicoli di Napoli, cameo del regista armato di mitra.
MEMORABILE: Lo sparo in bocca e la mitragliata in viso veri momenti gore.
È molto semplice: quando l'autore, il maestro, il registe esiste, applica la sua estetica e il suo stile sempre e comunque. Girato da Fulci quasi in concomitanza con i suoi capolavori horror (di cui condivide lo staff: Salvati, Tomassi, Frizzi), è un poliziesco ambientato a Napoli che più che di momenti di azione (alla Castellari) vive di esplosioni di violenza improvvisa (la violenza a Ivana Monti è da annali), ben guidata dalla mano artaudiana del registra romano.
L’incursione del “terrorista dei generi” nel poliziesco nostrano non poteva che essere eversiva: in una Napoli senza sole, Fulci esaspera la violenza insita nel genere aggiungendovi un’inedita estetica splatter, che rimanda ai suoi horror. Soprattutto, in assenza della polizia, promuove i guappi locali (con il signorile Alberti come “eminenza grigia”) a tutori dell’"ordine", contro la mala d'importazione guidata dal fetido Bozzuffi. Discutibile, zeppo di clichés, ma coraggioso e divertente.
MEMORABILE: Don Morrone e la sua passione per i western; Il bagno nella solfatara; La fiamma ossidrica; Lo stupro telefonico; La retata; Fulci col mitra.
Mafia movie alla Fulci con una strizzatina d'occhio al poliziottesco. Si parte a manetta con una corsa tra motoscafi e così si prosegue con un crescendo di violenza (così gratificante nell'essere tanto gratuita quanto spettacolare!) e nudi altrettanto audaci. Testi per la verità appare un tantino imbalsamato, ma la sua apparente imbranataggine calza per il ruolo (un contabbandiere piuttosto ingenuo). Per tanti versi siamo (fortunatamente) distanti dalle tante sceneggiate alla Merola.
MEMORABILE: La faccia bruciata; Testi trafigge al cuore un cattivo.
Un contrabbando-movie alla Brescia/Merola senza pianti e canzoni ma con atmosfere orrorifiche ed effetti ultragore? Ebbene sì, Fulci era capace anche di questo! Un poliziesco che per impennate di violenza grafica non aveva eguali all'epoca se non in alcuni film targati Hong Kong o Tokyo e che anche oggi lascia pienamente stupefatti. Il film, va detto, presenta alcuni cali di tensione, ma numerosissime sequenze fuori dall'ordinario e dal genere lo rendono comunque un'opera di culto. Capolavoro no, ma un film ampiamente riuscito e da ricordare.
MEMORABILE: Le esplosioni di splatter; Pazzafini affogato nella solfatara.
È più l'aneddotica che ne circonda la realizzazione a rendere interessante una pellicola di genere non tra le migliori del periodo, un classico soggetto noir che porta all'estremo la violenza grafica (oggettivamente impressionante) e acuisce la polarizzazione dei topoi narrativi (con finale che esaspera il nichilismo di Milano odia). In quegli stessi anni Fulci girerà pellicole di ben altro spessore. I fan del regista dovrebbero obbligatoriamente conoscerla e vale come curiosità per il cinefilo, ma i vertici sono lontani.
Un bravo Fabio Testi è protagonista di un film non perfetto ma in cui la mano di Lucio Fulci si vede grazie alla cura dei particolari e di diversi momenti di estrema violenza che tengono viva l'attenzione. La trama è molto pessimista e praticamente non risparmia nessuno. Ben fatte le scene d'azione, un po' meno gli scontri a fuoco. Bello l'inseguimento iniziale in mare tra i contrabbandieri e la guardia di Finanza. Non male.
Noir di Lucio Fulci nerissimo e iperviolento con numerosi eccessi splatter nelle sparatorie e torture varie che avvengono durante la guerra tra i due protagonisti Fabio Testi e Bozzuffi. Pellicola singolare nel panorama del cinema italiano, perché a quanto pare finanziata da veri contrabbandieri che fornirono mezzi e consigliarono pure cambiamenti nella sceneggiatura. Supercult assoluto.
Trama davvero interessante e ricca di colpi di scena, tra la sete di vendetta del protagonista e la rivalsa del ''codice d'onore'' della vecchia camorra napoletana, per la quale ''la droga non c'entra con il sole''. Le incursioni splatter sorprendono ma non sono troppo raccapriccianti, considerando ciò a cui avrebbe abituato Fulci, ad eccezione dell'insopportabile scena dello stupro. Fabio Testi in parte, ma troppo statico. Scene d'azione e sparatorie ben costruite, e in alcuni momenti lo spettatore viene coinvolto anche nella definizione temporale dello svolgimento.
MEMORABILE: L'inseguimento in motoscafo; Don Morrone appassionato di film western; Pazzafini gettato nella Solfatara; Domenica 9 marzo; La retata; Il finale.
Luca è un "semplice" contrabbandiere di sigarette, poi, suo malgrado finisce in un grosso giro di droga e saranno fiamme ossidriche e altre torture senza via di scampo. Con elementi gialli e horror Fulci confeziona un poliziesco con usuale maestria, alla sua maniera e col suo identificabile marchio di fabbrica, facendo emergere una morale "guappa" di galanterie. Testi non fa testo con le sue espressioni lontane e trasognate, mentre contribuiscono meglio alcuni caratteristi. Promosso fra i film più esemplificativi del regista.
Lucio Fulci ha sperimentato tanti generi nella sua carriera, ma non sempre gli è andata bene. Nel gangster movie il nostro proprio non ci si ritrova. Gli manca completamente il ritmo, e infatti per cercare di migliorare la situazione cerca di inserire elementi del suo cinema horror, ma questo non salva una pellicola noiosa e smorta, con pochissimi spunti degni. Tutto appare scontato, e la recitazione svogliata di Fabio Testi e del cast in generale non aiuta. Un excursus che Fulci si poteva evitare, considerati i grandi horror che sfornava in quel periodo. Mediocre.
Incursione di Fulci nel poliziesco con una pellicola che per poco il regista romano non trasforma in un horror tra stupri, gole aperte, teste che saltano e fiamme ossidriche. Fulci dirige alla grande e sfrutta bene l'ambientazione napoletana e il cast adeguato al caso; peccato per una storia non certo originale, qualche buco narrativo e qualche luogo comune di troppo (evitabile quel discorso contro la droga alla fine).
MEMORABILE: La fiamma ossidrica; Di straculto Fulci con il mitra in mano.
Anche se il noir non è il genere di Fulci, il suo carattere anarchico lo porta a concepire un racconto con cui promuovere il contrabbando (di sigarette) a necessità per l'economia di Napoli, da difendere per la sopravvivenza di molti suoi abitanti. Data l'originalità dello spunto, accentuata poi dalla raffigurazione di vecchi boss camorristi come baluardo contro la nuova delinquenza dello spaccio di droga, il film merita considerazione per il suo essere politicamente scorretto, al netto di qualche cedevolezza dello script e di un protagonista (Testi) non del tutto convincente.
MEMORABILE: La preparazione dell'agguato alla banda del Marsigliese e la relativa sparatoria, brano di grande cinema che vale mezzo punto in più al film.
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Dovevano proprio farla particolare e piccante come nella tradizione napoletana...comunque resta superbo come film, specie quando interviene la Vecchia Guardia.
MusicheGeppo • 6/04/17 07:18 Call center Davinotti - 4356 interventi
La colonna sonora del film, in versione CD, dalla Geppo Collection:
HomevideoGeppo • 7/03/18 17:13 Call center Davinotti - 4356 interventi
Stiamo lavorando al progetto "Luca il contrabbandiere".
Prossimamente in Bluray e DVD per la label tedesca "FilmArt".
Ovviamente versione restaurata con audio italiano (e non la solita ciofeca che gira) e videointervista a Fabio Testi.
Grande notizia! Comunque da un po' di tempo "in giro" si trova un doppiaggio italiano qualitativamente più che decente..
HomevideoZender • 7/03/18 18:25 Capo scrivano - 48720 interventi
Fantastico Geppo! Chissà se ci faranno il regalo di una copertina italiana (tipo quelle della Arrow che hanno la copertina double face, inglese esternamente ma che la puoi voltare e hai quella col titolo originale), perché DER SYNDICAT DES GRAUENS proprio nun se po' vede' :)
Al minuto 00:48:05 Don Morrone (Guido Alberti) sta guardando dei films alla tv. Inizialmente non si vede l'immagine, ma si sente un dialogo "Adesso questi deliziosi...te li tolgo io", il dialogo è tratto dal film La polizia chiede aiuto. La conferma arriva pochi secondi dopo quando saltiamo alla scena di inseguimento del maniaco con la mannaia (sempre dal film La polizia chiede aiuto).
Immagini da Luca il contrabbandiere (notare quanto tagliavano per il formato 4:3)
Altri due films appaiono dopo in tv, ma non sono riuscito a riconoscerne neppure uno (i generi sono erotico il primo, western il secondo), metto solo la immagine del secondo, per la prima attendo il permesso (si vede solo una donna con spalle nude e bocca aperta niente di che)
ecco la immagine del primo, riguardandolo penso che si tratti non di un film erotico come credevo, ma proprio di un film pornografico (si vedono due donne nude rotolarsi nel letto, successivamente appare la bionda in primo piano
Altri due films appaiono dopo in tv, ma non sono riuscito a riconoscerne neppure uno (i generi sono erotico il primo, western il secondo), metto solo la immagine del secondo, per la prima attendo il permesso (si vede solo una donna con spalle nude e bocca aperta niente di che)
Secondo IMDB si tratta di Un uomo, un cavallo, una pistola di Luigi Vanzi, 1967.
Altri due films appaiono dopo in tv, ma non sono riuscito a riconoscerne neppure uno (i generi sono erotico il primo, western il secondo), metto solo la immagine del secondo, per la prima attendo il permesso (si vede solo una donna con spalle nude e bocca aperta niente di che)
Secondo IMDB si tratta di Un uomo, un cavallo, una pistola di Luigi Vanzi, 1967.
Grazie per la segnalazione, ho controllato e confermo, la scena è al minuto 00:40 circa
Al minuto 89 circa, nella scena della sparatoria finale si apre una piccola edicola (con "sorpresa" all'interno). Dietro l'uomo con il fucile alcuni numeri dell' "Intrepido", una serie di rivista di fumetti (nacque come fumetto, in seguito passò al formato rivista, cessò le pubblicazioni nel 1998). Riconoscibile il numero 10 del Marzo 1977 con Sandro Mazzola in copertina: