Buon film di Damiani, tra i suoi primi lavori, girato interamente in un freddo inverno milanese. Se togliamo alcuni dialoghi abbastanza forzati, si assiste ad uno spaccato di vita notevole, direi quasi impietoso, con questi 5 amici quasi 40enni che si ritrovano dopo qualche tempo (ognuno evidentemente preso dai problemi suoi) per passare una serata insieme. La storia si tiene ben lontana da ogni banalità, ed alcuni momenti sono persino emozionanti. Cast notevole, con il futuro regista Mino Guerrini nel ruolo forse più interessante.
Malinconico film di Damiani, quasi un precursore dei Compagni di scuola di Verdone, ottimo nei caratteri dei personaggi e nel proporre una Milano in pieno boom economico, molto realistica. Cast d'effetto con un grande Walter Chiari, un Rabal in parte e la sorpresa di Guerrini (regista di serie B) come attore. Finale amaro e commovente.
MEMORABILE: Gastone Moschin alias Toro; Il Larone.
Costruito mattone su mattone, battuta su battuta attorno al personaggio di Cesarino (Walter Chiari), questa specie di Amici miei meneghino della stagione del boom. Cesarino è un perdente allegro, innamorato della vita, generoso, i suoi ex compagni sono uomini ai quali il successo ha rubato sentimenti e fantasia. Un film che ha il merito di tenersi lontano da ogni retorica sull'amicizia virile e di mantenersi asciutto, impietoso nello svelare miserie ed egoismi che separano, allontanano, dividono. Malinconico senza lacrime: boys don't cry?
MEMORABILE: Le assurde telefonate di Chiari alle ex; la rissa per Il Larone.
Film sull'amicizia, è una rimpatriata (per caso) di cinque amici; uno di loro (Walter Chiari) all'inizio è quasi invidiato, poi viene lasciato solo durante una rissa, in un finale malinconico per un film che era invece partito nell'allegria generale. La pellicola si avvale di buonissime interpretazioni e di un bel cast femminile. Ancora un ottimo lavoro di Damiani!
Il classico film che vedi una volta e non scordi più. Walter Chiari è superlativo nel tratteggiare il personaggio di Cesarino, per il semplice motivo che è lui Cesarino, l'eterno bambinone. Negli anni seguenti si cimenteranno in tanti con "La rimpatriata", da Verdone a Pieraccioni e all'estero Kasdan, ma la "rimpatriata vera" la confezionata Damiani. Menzione particolare a Gastone Moschin con il personaggio di "Toro", l'operaio di fonderia mezzo scemo trovato al "Trani".
MEMORABILE: Le telefonate per rimorchiare ragazze; Toro e le sue finte arrabbiature; La bellissima fotografia in B/N che fa risaltare la Milano che non esiste più
Sorprendente pellicola, immeritatamente poco conosciuta, diretta da un Damiani in gran forma e sorretta da un'ottima sceneggiatura che ritrae alla perfezione una Milano popolata da personaggi quasi tutti più o meno meschini e sgradevoli. Così si assiste ad una rimpatriata che si rivela, meritoriamente, ben poco amichevole e priva di quelle banalità che di solito si vedono in pellicole del genere. Il cast è tutto in parte e contribuisce ad un risultato finale davvero notevole. Uno dei film più "duri" e amari del cinema italiano degli anni Sessanta e non solo. Bellissimo.
MEMORABILE: Il personaggio di Garrone: "Qui costruiscono, costruiscono, ma il miracolo economica è finito. Ce ne accorgeremo".
Un film che partendo dal disincanto che segue il tentativo dei protagonisti di rivivere l'esuberanza della gioventù, arriva a descrivere le illusioni di un'epoca apparentemente dorata come quella del boom economico e a prevedere le delusioni che ne seguirono. Ambientazione realistica (il freddo inverno milanese, altro che spiagge e canzonette...), personaggi meschini e sgradevoli raccontati senza fare alcuno sconto ne fanno un piccolo gioiello da riscoprire.
MEMORABILE: L'amara sfuriata di "Toro"; L'incapacità di Cesare di accettare l'infelicità altrui.
L’allegra rimpatriata per una notte brava si incupisce in un dramma rivelante le crepe di un’apparente amicizia, nonché le meschinità di adulti sposati che si ritengono ancora playboy a caccia di ragazzine. Damiani anticipa Monicelli, Scola e Verdone e, ricorrendo ad un linguaggio audace e ad immagini esplicite certo insolite per l’epoca, dipinge un quadro amaro e disilluso dell’Italia del boom ove scorrazza un ottimo drappello di attori: da Chiari – il tragicomico Cesarino – a Moschin e alla Pierreux in veraci caratterizzazioni popolane. Introduce e chiude ad hoc “La rosa bianca” di Endrigo.
MEMORABILE: La telefonata di Chiari alla Boschero.
Prima di Kasdan e Verdone ci aveva pensato Damiani (non si era ancor dato all'impegno civile) a raccontare un'ipotetica rimpatriata di vecchi amici ritrovatisi dopo molti anni. Siamo in pieno boom economico e tutti loro, in qualche modo, ne sono stati assorbiti. Ed è chiaramente il personaggio di Walter Chiari, eterno ragazzo immaturo ma rimasto se stesso, a far presa sul pubblico. Da riscoprire.
MEMORABILE: La piccola ma memorabile parte di Gastone "Toro" Moschin.
Una rimpatriata fra vecchi amici si avvita verbosamente intorno a un'unica fissazione: le donne. Un avvocato, un costruttore, un medico, il direttore di un cinema e il figlio di un industriale: nessun operaio o impiegato. Damiani suona per quasi due ore la chitarra monocorde di una caccia alla femmina in cui ogni sconosciuta agganciata è subito disponibile (pensa la fortuna). Chiari fa l'istrione, ma i passaggi comici paiono degli sketch televisivi e quelli drammatici non convincono. Un'inverosimile spacconata itinerante che voleva sparare alto, ma è una pallottola di sedativo.
MEMORABILE: La bionda di Belluno dalla recitazione inconcepibile; “La rosa bianca” di Endrigo (ispirata a uomini con ben altri ideali) che apre e chiude il film.
Non è più tempo per i puri di cuore e gli adorabili cialtroni in un'Italia del benessere che ha stretto il cappio del perbenismo. Walter Chiari è uno di questi ultimi eroi: destinato alla sconfitta, come la vecchia Milano inghiottita dal cemento della modernità. Il film è attraversato da una sottaciuta disperazione, che esplode nelle ultime sequenze quando ciascun protagonista, a fronte della realtà, si ritrova estraneo rispetto all'altro. Grande prova del cast principale, ma Damiani è bravissimo nel cesellare il più minuto carattere.
MEMORABILE: Il monologo di Walter Chiari davanti allo specchio.
Bel film di Damiani che ispirerà molte pellicole successive, non solo in Italia. Cinque compagni di scuola che si trovano molti anni dopo a fare i conti con le loro sconfitte e qualche volta a lanciarsele addosso. Cast ben diretto con Walter Chiari in grande spolvero che affina il retrogusto malinconico della sua comicità; bene anche Moschin, Garrone e Guerrini aiutati da una sceneggiatura molto ben scritta. Un po' stucchevole il cast femminile. Forse ai tempi era troppo avanti per essere capito, visto oggi sembra paurosamente profetico.
Disincantata e quasi sconosciuta opera di Damiani, che propone un argomento ripreso con alterni risultati da vari autori: l’incontro – a distanza d’anni – tra alcuni amici di gioventù come triste occasione per constatare i propri fallimenti e le proprie meschinità. Damiani mette in risalto la complessità e le contraddizioni dei personaggi (soprattutto il “puro” Cesarino, il melanconico Alberto e le donne, che dimostrano più maturità degli uomini), esaltate dai rispettivi interpreti.
MEMORABILE: Le telefonate di Cesarino; La sfuriata di “Toro” Moschin; La rissa per il Larone e l’amaro finale, sottolineato dalla canzone di Endrigo.
Amici di gioventù si ritrovano per una serata alla ricerca di facili avventure con donne, fra bevute e ricordi... Che tristezza questi vitelloni lombardi che, alla soglia dei quaranta, non sanno dialogare e confrontarsi se non con discorsi da caserma e scherzi goliardici, come attempati peter pan senza più sogni e con poca fantasia. Spicca fra gli altri il dongiovanni da strapazzo vittima lui stesso delle proprie bugie, interpretato da Chiari in uno dei migliori ruoli in carriera. Bel film, un ritratto generazionale amarissimo che anticipa pellicole di analogo argomento.
Un gruppo di cinque quarantenni si ritrovano molti anni dopo in una casuale rimpatriata a Milano, occasione speciale, apparentemente goliardica, per sferrare ricordi, più dolorosi di calci e schiaffi. Ci sono di mezzo anche donne e pupattole momentanee che non servono a migliorarne il clima di tragica solitudine, mista a profonda sconfitta. Damiani anticipa Amici miei, con tanto sale in bocca in più. Istrionico Walter Chiari.
MEMORABILE: Il "ritrovamento" di Lara la prostituta, in un dialogo sospeso fra dramma e scherno.
Notevole film di Damiani, nella Milano del miracolo economico (ma attenzione alla relativa battuta di Garrone), nel quale si ritrovano amici (o ex-amici?) alla soglia dei quarant'anni. Commedia drammatica, con momenti simpatici ed altri struggenti, come è struggente in toto il personaggio di Chiari, che cammina sempre allegramente verso una lunga serie di piccole sconfitte. Interessanti Garrone e Guerrini, impalpabile Rabal (come quasi sempre accade, peraltro) e quasi impalpabile Guers. Bello il ruolo della Roman, straziante quello della Pierreux. Linguaggio qua e là assai libero, per l'epoca del film.
MEMORABILE: Una frase lapidaria: "Per un momento vi ha fatto piacere, quando lo picchiavano".
Quasi un prequel di Amici miei o un sequel dei Vitelloni, è un film in anticipo sui tempi, coraggioso ed esplicito nel trattare temi come il sesso clandestino e l’adulterio, tanto che all’epoca ebbe qualche problema con la censura. Pervaso da una malinconica cattiveria che preannuncia la fine del boom economico degli anni 60. Nel cast spicca Walter Chiari nella sua miglior prova cinematografica nei panni di Cesarino, cialtronesco e generoso sino ai limiti dell’autolesionismo. Bravi anche Rabal e Garrone. Decisamente un titolo da rivalutare.
MEMORABILE: “La vita sai è una cosa seria. Oddio, è anche una fregatura, una fregatura seria”; “Sei mezzo calvo, sei basso e puzzi”; L’inseguimento in macchina.
Eccezionale e purtroppo poco conosciuto film di Damiani, ancora non impegnato con il cinema civile. Basterebbe Cesarino/Chiari, mattatore all'altezza del miglior Gassman, per reggere la pellicola, ma tutto il cast offre una prova straordinaria: Rabal, Guerrini, la Pierreux, fino al cameo di Moschin e ai volti di seconda fascia nel cinema. Sempre in bilico fra scherzo e malinconia, un' amara parabola sull'amicizia e sull'invecchiare, con l'età adulta che lascia spazio al disincanto. Suggella il tutto la dolcissima "Rosa Bianca" di Endrigo.
MEMORABILE: "Mi ricordo Nevers, sono nata a Nevers (...) E a Nevers ho avuto vent'anni".
Walter Chiari rifulge a metà carriera come mai prima. Qui è Cesarino, avanguardia vitale di un gruppo di amici che si ritrova dopo anni. La regia stetoscopica di Damiani figlia in una sola serata più sollecitudini ma sarebbe sbrigativo ridurre il rendez vous a mero parente dei più noti Amici miei o Leoni al sole. Un viaggio al termine della notte milanese in apparenza a cuor contento, fluorescente di poli-amore ma vegliato da un senso di morte. Il redde rationem incombe e rimbalza ("Non ci siamo detti niente"). Felpato Rabal, densa la Pierreux. Dolcissimo il canto di Endrigo.
MEMORABILE: La telefonata acchiappa-femmina di Cesarino; La casa divisa con moglie e amante; Il battibecco con Moschin.
Gruppo di vecchi amici si ritrova dopo qualche anno. Sceneggiatura che racconta una nottata in cui le varie relazioni amicali vengono soppesate nei dettagli. Ci sono l'imbarazzo iniziale, la contentezza e le goliardie; infine la resa dei conti, nella quale Damiani fornisce un saliscendi emotivo senza aver bisogno di siparietti. Straordinario Chiari come splendido perdente e per come tiene la scena. Milano fa da sfondo anticipando la decadenza industriale, così come le varie donnine i liberi costumi di fine anni 60.
MEMORABILE: La chiamata al numero sconosciuto; Moschin detto "il toro"; La vecchia fiamma ormai prostituta.
Cinque amici si ritrovano dopo molto tempo in una Milano autunnale. Leader del gruppo è considerato Cesarino (ben interpretato da Chiari), che incarna agli occhi degli altri, in misura inversamente proporzionale alla realtà, spensieratezza e libertà. Tra i pro del film la scelta delle location e, oltre a Chiari, un espressivo Guerrini, un'adatta Roman e una Pierreux intensa che caratterizza alla perfezione il suo personaggio. Rabal non incide. A Garrone vengono affidate le frasi-sentenza. *** e non ***! per l'insistenza controproducente sul caricaturale personaggio della Frada.
MEMORABILE: La vita: "Una fregatura seria"; "Il miracolo economico è finito. Ce ne accorgeremo"; Il finale all'alba.
Il Damiani che non ti aspetti: una "commedia all'italiana" che in realtà pare più un prodotto della Nouvelle Vague ma con Milano al posto di Parigi, una fotografia del "boom economico" in cui però si respirano solo tristezza, angoscia, pessimismo e disillusione/disperazione, un film del 1963 inaudito (all'epoca e anche oggi) per tematiche e dialoghi, addirittura uscito senza tagli in un tempo in cui la mannaia della censura scattava per molto, molto meno. Insomma, un vero U.F.O. cinematografico dal quale moltiattingerannoin futuro. Ottimi cast e fotografia. Un culto da pochi colto.
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MusicheAlex75 • 29/08/17 17:12 Call center Davinotti - 710 interventi
HomevideoRocchiola • 29/08/18 11:30 Call center Davinotti - 1298 interventi
Mai uscito in Italia in DVD, sono riuscito a recuperarlo solo adesso grazie alla benemerita SNC-M6 video etichetta francese che lo ha pubblicato nella sua personale collana dedicata ai maestri del cinema italiano. L'immagine è stata restaurata ed appare pulita e con un buon livello di definizione che esalta uno smagliante bianco-nero. L’unica pecca è rappresentata dall’audio italiano utilizzabile solo con i sottotitoli fissi, cosa che non mi era mai successa con altri titoli di questa serie. Ma accontentiamoci perché la qualità generale è molto elevata e si tratta di un titolo di culto mai pubblicato in precedenza sul mercato home-video. C’è anche un’edizione speciale in combo DVD più bluray che io ho acquistato su Amazon ad un costo di circa 19 euro spese di spedizione incluse. In merito posso precisare che la versione in BD offre ovviamente qualche dettaglio in più a livello d'immagine che però appare più granulosa in alcune sequenze. Comunque le differenze tra DVD e BD sono davvero minime.