L'austriaco Haneke non si è rotto la testa per realizzare un remake originale: calca (scena per scena, battuta per battuta) il film già proposto dieci anni prima. Il piatto è ricco di sadismo (immotivato) portato avanti da due ragazzi -nella quieta cornice d'un lago alpino- dalla faccia d'angelo, agghindati con guanti bianchi e completo da tennista, contro una famiglia borghese (con pargoletto e cane annessi). Differenze: il cattivo Michael Pitt ha bermuda più lunghi, mentre durante lo strazio della madre (Naomi Watts) l'abbigliamento è coulotte e reggiseno (nel precedente era in sottoveste).
È universalmente noto che Haneke, in questo film, segua pedissequamente il prototipo del 1997 che, purtroppo, non ho visionato. Comunque non sono rimasto deluso: buona, se non ottima, tensione (soprattutto nelle sequenze centrali, anche se con vistosi cali nei momenti in cui gli psicopatici scompaiono e grazie alla scelta della violenza fuori campo), un accenno (minuscolo) di metacinema (quando Pitt si rivolge agli spettatori e nel momento del "rewind"), buone interpretazioni (molto brava Naomi Watts). Alcune cadute nel ridicolo evitabili.
Agghiacciante e acutissimo ricalco di un grande film del '97, col quale Haneke cerca di raggiungere il pubblico che aveva mancato in origine e a cui il flm era rivolto, quello americano, di cui deride meccanismi e gusti cinematografici; riflettendo perciò sulla rappresentazione della violenza e sulla percezione del pubblico con straordinaria capacità intellettuale e registica. E nelle lievissime differenze con l'originale, passa il senso ultimo del film.
Copia esatta della prima pellicola. Trama piena di angoscia e tormento che riesce a trasmettere allo spettatore. Questo film regala violenza gratuita con la sola priorità di sconvolgere. Interpretazione di Pitt buona. Il regista poteva proporci qualcosa di nuovo, di diverso per dividere le due pellicole. La differenza sostanziale sta nel più alto budget e nella scelta di attori americani. Nulla di particolare.
Film sull'insopportabile contrasto tra serenità e terrore. Sentimenti incarnati nelle musiche di Hendel e John Zorn. Dieci minuti di piano sequenza nel cuore del film offrono lo sdoppiamento di ruoli di Haneke che mediante una subliminale soggettiva prende il posto degli insani torturatori Corber e Pitt beffardamente assenti da scena. È l'inquietante firma del cineasta tedesco che a un certo punto finge di dare respiro al pubblico uscendo dal film. Il meccanismo pare incepparsi... ma poi il nastro si riavvolge. Si torna dentro... Si resta dentro.
Dopo 11 anni Haneke decide di rigirare un suo film e lo fa scegliendo attori diversi ed allungandolo un po', con lo scopo di "fustigare" platee più ampie rispetto allo sparuto pubblico che andò a vedere l'originale. Sebbene l'operazione possa, giustamente, far storcere il naso ai più, va detto che il film, da un punto di vista squisitamente cinematografico, è perfettamente riuscito: angosciante, disturbante ed anche un po' deliziosamente metacinematografico come il prototipo. Ed anche il discusso "rewind" è assolutamente necessario all'assunto del film.
Haneke riesce finalmente nel suo intento: rifare il suo cult-movie "Funny Games" con attori professionisti e una distribuzione capillare. E così infetta anche gli USA con l' "Arancia Meccanica" del 2000. Completamente identico al prototipo, sequenza per sequenza, dialogo per dialogo. Pitt bravo come sempre; tuttavia i protagonisti originali erano più inquietanti, forse perché essendo sconosciuti davano un maggior senso di realismo. Inutile per chi ha visto l'originale, comunque un remake che non cede alle mode del momento o ad "alleggerimenti".
Qualcuno può davvero credere che sia sufficiente mostrare carrellate di scene di violenza insensata, gratuita, compiuta da personaggi che si limitano a fare facce enigmatiche e scambiarsi battute da psicopatici per fare un film alla Arancia Meccanica? L'accostamento con l'opera di Kubrick, sbandierata dai cartelloni pubblicitari, è semplicemente irriverente. Un film falso, in mala fede, che cerca di spacciare il vuoto pneumatico di idee per complessità. Ho visto molte persone in sala alzarsi ed andarsene dopo il primo tempo...
MEMORABILE: La scena del rewind ha dell'incredibile. Non potevo credere che seriamente il regista potesse arrivare a tanto...
Eccellente. Tralasciando la trama principale della famiglia tenuta in ostaggio e torturata dai due giovani pscicotici, la "vera" trama del film siamo noi spettatori. In realtà questo è un film che parla di chi sta guardando quel film. Uno dei due assassini parla con noi, sa che siamo lì presenti. Sa cosa vorremmo vedere, che finale vorremmo e farà di tutto per non farcelo avere. Anche "riavvolgere" la parte del film, l'unica, in cui gli spettatori hanno provato un senso di soddisfazione.
L'intento dissacrante e di denuncia di Haneke riesce abbastanza e il suo rintuzzare ogni possibile intervento della cavalleria, anche col sadico uso del rewind, è degno di nota. Ma non è memorabile e l'aspirazione a paragonarsi con Kubrick è tanto furba commercialmente quanto irriverente. Bene la Watts e Pitt. Scenografia quasi teatrale (a parte la scena iniziale, costata di ripresa quanto il resto del film, tutto si svolge in due ambienti).
MEMORABILE: "Perchè non ci uccidete subito?" "Lei sottovaluta il potere dello spettacolo, signora".
Remake che ricalca minuziosamente l'originale del 1997 diretto dallo stesso regista. Deludente rispetto al precedente e in particolar modo i due giovani protagonisti che risultavano più originali e inquietanti. Migliorato invece il protagonista maschile Michael Pitt (anche se nn appare molto convinto né convincente). Per chi non ha visto il primo e ama le "americatizzazioni" è un film da vedere, per gli altri da evitare con cura.
Francamente, abbiamo visto degli psicopatici vacui dalla faccia pulita in troppe salse. Blasfemo l'accostamento con Arancia meccanica: cos'ha a che vedere con il capolavoro di Kubrick questo film superficiale e inconcludente nella sua violenza gratuita? È facile avere successo ammiccando alla componente sadica presente nel nostro subconscio, ma un cinema "profondo" dovrebbe offrire anche una stimolazione intellettuale. Haneke sembra dimenticare che anche l'Io e il Super-Io vogliono la loro parte.
Nato da esigenze commerciale (sbarco sul mercato USA), un auto-remake pedissequo fino alla maniacalità - le differenze sono minime - che tuttavia riesce ad essere disturbante come l'originale, anche se l'uso di volti noti, per il loro "passato cinematografico", rischia di diminuire l'effetto. Sadicamente, il regista nega allo spettatore la visione della violenza, lasciata fuori campo (come le tette nude di Maomi Watts), mentre ne stuzzica il voyerismo, dato che sono gli angeli e non le vittime a ricercarne la complicità. Forse superfluo, comunque riuscito.
MEMORABILE: La ripresa iniziale (la strada/videogioco) - "Perchè ci fate questo?" "Perchè no?" - Gli schizzi di sangue sul televisore - Rewind
Ancora una volta Naomi Watts si conferma attrice di razza come poche. Ottimo remake del remake (gioco di parole) di Arancia meccanica. Tutto funziona alla perfezione in questo gioco al massacro. Il finale lascia spiazzati ma la cosa è voluta e bisogna accettarla. Mi piacerebbe pensare a un seguito che mostrasse un finale totalmente diverso... Grande cineasta.
Sadica opera austriaca con geniale ironia nella successione di episodi che ricadono a una tranquilla famiglia in vacanza. Interessanti i contrasti musicali e degli sfondi, quelle piccole cornici di natura all'efferata cattiveria dei due giovani, che son liberi di agire sotto gli occhi del regista. Buono il cast.
Fotocopia del Funny games austriaco, ma con attori diversi, anzi diversissimi. Forse, rispetto all'originale, proprio la Watts (bravissima), Roth e Pitt (senza nulla togliere al ragazzo cattivo del primo) danno una marcia in più al film. Poi il resto è ugualissimo, ed è proprio quello che forse annoia un po'. Haneke poteva creare qualcosa di "nuovo"...
Incomprensibile ed inutile remake di Funny games diretto sempre dallo stesso regista, Haneke. Inutile pure da vedere, visto che tutto è uguale all'originale: stesse inquadrature e stessi dialoghi. Qual è la novità? Il cast americano? Ma chi se ne importa! Una caduta di stile di Haneke? Ebbene, sì.
Interessante come esperimento, ovvero il rifare lo stesso identico film (in tutto e per tutto) con cast diverso, ma inutile come remake, dato che l'originale era già perfetto. Ovviamente, avendo già visto "funny games '97", che mi colpì davvero molto, la visione di questa "nuova" versione mi ha lasciato abbastanza indifferente. Sono stato più impegnato a cercare le differenze (quasi inesistenti) che a provare emozioni. A parte la Watts, il cast dell'originale l'ho trovato decisamente più convincente e realistico.
Questo auto-remake da parte di Haneke l'ho trovato un pò inutile. Il film del 1997 (visto su consiglio di mio cugino, che ringraziai per la segnalazione) mi era piaciuto parecchio. Qui manca l'effetto sorpresa importante in film come questi e la confezione non da blockbuster meglio si addiceva alla natura della pellicola, comunque ben girata e recitata (bravi Pitt e la Watts) con grande cura nelle scenografie (il bianco degli interni amplifica il senso di disagio, per contrasto). Da vedere certo anche per riscoprire l'originale.
MEMORABILE: L'inizio con le uova, una scena che non si dimentica.
Il film è ottimo, tiene sulla corda con la sua fredda violenza creando un clima che lo rende psicologicamente "faticoso" da vedere. La regia di Haneke è buonissima, con le sue inquadrature fisse, la fotografia è, come spesso capita nei film dell'austriaco, tagliente e perfettamente in sintonia con il tema trattato. Poi però, all'improvviso, invece di un remake del suo film del '97, Haneke ci regala una scena degna di Cambia la tua vita con un click con Adam Sandler e tutto il film va in rovina.
Non remake ma fotocopia del precedente (a cui rimando per il mio commento nel merito). A 10 anni di distanza Haneke non sente alcun bisogno di apportare modifiche, come se il tempo si fosse fermato, sia per lui che per il mondo. Nessun artista consapevole del proprio lavoro farebbe una cosa del genere, se non altro perché cambia lui e cambia il contesto a cui si rivolge, a meno che non si consideri un dio la cui parola è immutabile. Alle fotocopie preferisco gli originali, quindi per me il film non ha senso.
Come già detto anche qui, non remake ma fotocopia. Quindi un film inutile, tanto più inutile perché la regia è ancora di Michael Haneke, il regista del primo Funny games. Che bisogno c'era di duplicarlo? Non cambia proprio nulla: le inquadrature sono le stesse, le scenografie pure, le musiche fanno gimcane fra il metal e il classico come nell'originale... Solo gli attori cambiano: abbiamo attori americani (e anche alcuni di fama internazionale come Roth e la bella Naomi Watts) e i due criminali, qui, sono più inquietanti... **!.
MEMORABILE: Il rewind, una delle tante cose che a molta gente al cinema ha fatto storcere il naso.
Se fosse un film nuovo meriterebbe le quattro palle che ho dato all'originale, al quale si rimanda per un commento che non sia una protesta. Il nadir del remake, proprio perché Haneke, da furbacchione e grandissimo regista qual'è, non snatura la propria creatura, pur incassando l'assegno Hollywoodiano. Ma ciò non lo esenta dal beccarsi una pallina, che va divisa a metà con lo sciagurato sistema americano odierno.
Raro esempio di remake cinematografico diretto dallo stesso regista del film originale. Il tedesco Michael Haneke rifà il suo film senza alcuna modifica nonostante siano trascorsi dieci anni dalla produzione originale. Il giudizio positivo quindi si può tranquillamente riproporre salvo forse che per gli attori, i quali pur molto bravi sono volti troppo noti al pubblico per essere credibili come erano invece quelli del film del 1997.
Veramente tremendo. I due protagonisti hanno solo la faccia da psicopatici, ma per il resto non riescono a creare tensione né tanto meno paura. La storia risulta alquanto inverosimile e in alcuni momenti viene voglia di entrare nello schermo per schiaffeggiare quei due insulsi ragazzetti malati. Odioso.
Uno dei miei film preferiti in assoluto. Perché è geniale, perché è freddo come un pezzo di ghiaccio, perché riesce a farti empatizzare con la povera famiglia braccata da questi due aguzzini e poi renderti attivamente partecipe della loro violenza. Perché la sequenza delle uova è morbosa. Perché quando Pitt guarda nella mdp qualcosa nello stomaco si smuove. Perché l’introduzione è da brividi. Perchè l’epilogo è tagliente come un coltello affilatissimo. Perché la regia di Haneke la trovo tecnicamente sopraffina. Perché i suoi fuori-campo sono spietati.
MEMORABILE: L'incipit. L'epilogo. Micheal Pitt che guarda sfonda la quarta parete.
Film più complesso di quanto possa sembrare. È più di una semplice escalation di violenza, colpisce a livello psicologico e di ciò fa la sua forza. Grandi Roth e Pitts che sanno trasmettere ogni sensazione allo spettatore. Ogni scena ha solamente lo scopo di far odiare i due seviziatori in bianco: per alcuni ci riesce, per altri l'effetto è contrario. Haneke firma un gran film, nonostante sia un remake più "community friendly" per cercare di spargerlo anche al di fuori della realtà austriaca. Riesce a stupire e quindi porta a termine lo scopo.
Cambiano attori, location e lingua, ma il film è assolutamente identico all'originale. Addirittura angolazioni, movimenti di macchina e alcuni ambienti sono identici. Quale quindi il senso di questo remake? Onestamente lo ignoro. La Watts è più bella della Lothar (opinione personale del resto), ma quanto a recitazione nel film del '97 erano tutti migliori, perfino il cane... Quindi perché ripetersi, qual è il messaggio? Va cercato nelle minime differenze? La più divergente e la sequenza con la ricerca del corpo del cane... Mah... Film inutile.
Haneke va oltre il Van Sant di Psycho girando il remake frame by frame d'un suo stesso film. L'operazione, per quanto ritenuta balzana o superflua da molti, è invece estremamente coerente con la "poetica" cinematografica del regista austriaco fondata su una forte dose di aggressività dialettica con(tro) lo spettatore, sedotto e dunque bidonato dal nostro anomalo maieuta, pronto a tirar fuori da chi guarda le proprie idiosincrasie borghesi, le nostre paure più sottili. Irritante ma cerebralmente fascinoso. Inquietante Pitt, ben utilizzati Roth e Watts.
MEMORABILE: Mio cognato, buon borghese di Peschiera, a fine visione in un cinema all'aperto sul mare: "Questi film dovrebbero esser censurati per chi ha famiglia".
Remake del suo precedente film. Haneke sembra che già a partire dal titolo giochi con lo spettatore. Fotografia perfetta, inquadrature lunghe in un crescendo di ansia e angoscia che fanno provare allo spettatore ciò che provano i due seviziati (un grande Tim Roth, fra l'altro). Può piacere e non piacere, ma a me sicuramente piace.
MEMORABILE: La scena del rewind col telecomando: geniale.
Haneke dimostra di possedere un coraggio invidiabile: fregandosi altamente del giudizio della critica e delle possibili reazioni dei fan, gira questo remake shot-for-shot, che non aggiunge niente all'originale. L'americanizzazione della pellicola toglie quella patina di veridicità che sapientemente aveva raggiunto utilizzando "facce comuni". L'impatto psicologico resta sostanzialmente invariato, più che altro reca fastidio l'inutilità dell'operazione. Il valore dell'originale è nettamente superiore, ma sarei falso ad affermare che questo remake sia un brutto film. 2 e mezzo.
Il peggior film che abbia mai visto dopo Palombella rossa. Un'ode ai bamboccioni viziati, annoiati, che vivono sotto una campana di vetro e che combinano maialate. Ah! La scena clou della scommessa da vincere è analoga a quella del pupo in Caligola, la storia mai raccontata. Vedo che il filone di Henry pioggia di sague, Il cattivo tenente e Natural born killers ha rotto gli argini e diffuso le metastasi embrionali dappertutto. Onore a Voi, brave new world! La distruzione dell'invenzione dei fratelli Lumière ha avuto inizio...
Remake shot-for-shot con tutti i pregi e i difetti dell'originale (alla cui scheda rimando per il mio commento). Un'operazione dal significato incomprensibile, insomma, che non aggiunge nulla al film realizzato 10 anni prima e anzi semmai perde molto sul piano della credibilità, a causa degli attori (pur bravissimi ma troppo conosciuti al pubblico) e di una fotografia troppo hollywoodiana: a questo punto non serviva più la scena cult del rewind a ricordarci che, dopotutto, questo rape senza revenge è "solo" un film.
MEMORABILE: Il cambio di musica sui titoli di testa, che fa subito capire (a chi aveva già visto l'originale) quale film seguirà.
Un remake uguale identico al precedente (stesso titolo, stesse scene, stesso regista) che nonostante tutto riesce a tenere incollato lo spettatore con momenti di terrore e totale cinismo. Certo il predecessore non si batte, ma anche qui è stato svolto un lavoro non indegno.
Famiglia in vacanza viene sequestrata per un’intera notte da un paio di giovanotti apparentemente gentili. Parte iniziale che mantiene l’angoscia di un gioco sadico e prolungato ma che alla lunga perde l’effetto claustrofobico e violento. Negative le battute in mdp e l’inverosimile scena al rewind. Stile asciutto e atmosfere glaciali che si confanno all’ambiente isolato e criminoso. La Watts fa qualcosa in più degli altri.
Haneke con un budget superiore torna sui suoi passi, spendendo i propri soldi più per abbellire che per perfezionare la struttura ottenendo un risultato che va e deve esser letto in due direzioni. Niente nova rispetto all'originale e quindi non si può esserne soddisfatti; tuttavia questo remake ha un suo fascino, soprattutto nel ghigno disturbato di Pitt, che ci cattura fra meta-cinema ed espressività. Soddisfacente? Sì, e scevri da confronti si ha la sensazione di aver visto una bella pellicola.
Chi avesse già visto l'originale può passare oltre, sebbene sia obiettivamente formidabile l'abilità del diabolico Haneke di suscitare motivi d'interesse anche in un mero remake shot-for-shot - qui, a esempio, la curiosità dello spettatore scafato di veder calati in una storia del genere volti illustri come Watts, Roth e Pitt. Prova che si può dire brillantemente superata, nonostante la committenza americana incida sulla glacialità del risultato finale. La clamorosa rottura della quarta parete sorprende come la prima volta.
In questo remake marcatamente made in U.S., Haneke ci mostra un lato della borghesia americana nascosto, fatto di gente perbene che da un momento all'altro può trovarsi di fronte a due psicopatici disposti a mettere in pratica giochetti a dir poco fuori di senno. Se da un lato la violenza fisica viene inserita quasi a sfondo, è quella verbale e incontenibile dei bravissimi Pitt e Corbet (perfetti entrambi nei ruoli) ad essere sbattuta in faccia allo spettatore, non del tutto ignaro di quanto sta vedendo per volontà della trovata del regista, che vuole andare oltre la trama.
Asciutto, sbrigativo, quasi respingente nel suo sali e scendi psicologico. Haneke fa tappa negli Usa e distrugge il bianco sogno della middle class capovolgendo le regole del thriller. Annichilisce il mutismo di rassegnazione nel volto di Naomi Watts, che prima è moglie, poi madre ed infine martire. Il finale lascia senza parole, come il rumore dello sparo e il muro macchiato di sangue. Ma che il gioco non sarebbe stato un piacevole passatempo però era già (di)chiaramente palesato nei bellissimi titoli di testa. Haneke, prendere o lasciare.
Home invasion con due odiosi rampolli viziati che sembrano dei drughi kubrickiani in erba (persino vestiti di bianco), che però in questo caso toccano vette di insopportabilità ben lontane dal modello citato. Il cast con la Watts (sempre un bel vedere) e Tim Rott contribuisce a dar spessore alla pellicola la cui regia, nonostante tre grotteschi tentativi di rottura della quarta parete e i Naked City in OST, non riesce a bucare con la farsa il muro di toni di violento e delirante psico-thriller. Tornano in mente anche i pivelli disturbati di Them (anno prima) e Eden Lake (anno dopo).
MEMORABILE: Il dialogo metacinematografico tra i due bambocci: "La finzione allora è reale quanto la realtà... perché la si può vedere." "Che cazzate." "Perché?".
Remake pedissequo in costruzione americana dell'originale opera di Haneke. Esperimento che trova la propria forza nel distillare il voyeurismo dello spettatore dalla sua paura, sino a renderlo quasi complice delle violenze in scena. Haneke dosa correttamente l'escalation del suo gioco con lo spettatore, grazie a dialoghi piuttosto realistici e una violenza psicologica insostenibile; alla distanza, però, si mitiga l'effetto di partenza (Haneke lo prevede) e viene evidenziata con maggior forza la rottura della quarta parete. Film atipico e quindi interessante.
MEMORABILE: La richiesta delle uova; La fuga del bambino nella casa dei vicini; Il sangue sulla TV; Il rewind per correggere l'infrazione della regola.
Imbarazzante per pochezza, per alcuni evidenti vuoti narrativi ma soprattutto perché è altamente irritante: la passività dimostrata dal personaggio di Tim Roth è assurda, così come inspiegabile il comportamento remissivo al cospetto di due individui le cui intenzioni sono più che evidenti. Un pallino in più giusto per il finale, unica vera chicca in un film altamente deludente
Una riedizione inutile di un film che Haneke già aveva diretto nel 1997, già assai mediocre. Questo remake, freddo e autopunitivo, sembra voler dire: "Guardate come sono bravo a manipolarvi!”. Ma il trucco è vecchio e obsoleto. La violenza, invece di stimolare una riflessione, diventa una noiosa routine che obbliga a guardare la sofferenza come se fosse uno sport. Forse Haneke pensava che ripetere la stessa tortura per due ore sia arte. Nell'originale quantomeno si salvava la caratterizzazione dei due criminali, qui neanche quella. Pessimo.
MEMORABILE: La scena del telecomando: efficacemente inutile nel suo essere grottesca e insensata.
Funny games 97, Funny games 07. Sette è il simbolo evangelico, il numero di Dio, quello stesso Dio che i carnefici fanno invocare a gran voce prima di derubare le vittime di ogni diritto umano, compresa la vita. Auto-remake caustico e frigido, come Hanake insegna, con una progressione predatoria che mette davvero i brividi. Stupenda Naomi Watts, geniali i titoli di testa.
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Fauno, va benissimo che a te il film (che peraltro non ho visto) ti abbia fatto ca..re, e ne puoi dire tutto il male che vuoi, ci mancherebbe altro. Capisco anche che per te paragonare questo film a quello di Kubrick paia un'eresia, ma non vedo che male ci sia se qualche a qualche altro utente invece il film in questione "ricordi" Arancia meccanica. Il fatto che lo ricordi non vuol dire assolutamente che sia allo stesso livello (ma per qualcuno potrebbe anche essere migliore, ogni opinione è rispettabile). Per dire "Virus" di Mattei mi ricorda "Zombi" ma, ovviamente, la differenza qualitativa dei due film è abissale. Tu mi puoi dire che i due film che ho citato sopra sono affini invece tra "Funny games" ed "Arancia meccanica" l'affinità è meno di zero. OK. Però se qualcuno trova che questo film in qualche modo gli ricorda quell'altro , non si può certo fargliene una colpa. Sicuramente comunque nessuno ti chiede di mitigare il tuo giudizio sul film di Haneke o di giustificarlo. Fai bene a strocare qualunque film tu veda e non ti piaccia. L'unica cosa è che non dovresti inalberarti se qualcuno paragonerà un film da te detestato ad uno che invece adori. Ciao
Caesars ebbe a dire: ...Ad esempio recentemente ho rivisto "Il salario della paura" e una scena mi ha "riportato" alle atmosfere di Zombi, che con questo film nulla avrebbe a che spartire. Se io avessi messo nei "ricorda" del film di Friedkin quello di Romero più di uno avrebbero potuto pensare che ero impazzito (e magari lo sono anche) ma dal mio punto di vista non avrei scritto un'eresia.
La funzione "questo film ti ricorda" serve appunto a lanciare ponti soggettivi con pellicole che richiamano affinità tematiche e/o atmosferiche. E possono essere anche opere di generi, livelli e stili molto differenti.
Se credi di esser pazzo, prova a cercare la scheda di Io sono Sean e vedrai che siamo in due :D
Gestarsh99 ebbe a dire: Se credi di esser pazzo, prova a cercare la scheda di Io sono Sean e vedrai che siamo in due :D
Eh eh, effettivamente...
DiscussioneZender • 23/10/12 15:33 Capo scrivano - 49212 interventi
Gestarsh99 ebbe a dire: Caesars ebbe a dire: ...Ad esempio recentemente ho rivisto "Il salario della paura" e una scena mi ha "riportato" alle atmosfere di Zombi, che con questo film nulla avrebbe a che spartire. Se io avessi messo nei "ricorda" del film di Friedkin quello di Romero più di uno avrebbero potuto pensare che ero impazzito (e magari lo sono anche) ma dal mio punto di vista non avrei scritto un'eresia.
La funzione "questo film ti ricorda" serve appunto a lanciare ponti soggettivi con pellicole che richiamano affinità tematiche e/o atmosferiche. E possono essere anche opere di generi, livelli e stili molto differenti.
Se credi di esser pazzo, prova a cercare la scheda di Io sono Sean e vedrai che siamo in due :D
In realtà non dovrebbe essere affatto quella la funzione dei ricorda. Il ricorda è nato semplicemente per lanciare ponti OGGETTIVI (anche tra generi diversissimi, questo è pacifico), ovvero riscontrabili da altri, perché se tutti mettono cose che ricordano altre per particolari infinitesimali o atmosfere addio. Il ricorda dovrebbe far dire a chi lo legge: "ah, è vero, non ci avevo pensato" o, nel caso che si tratti di un'opera che non ha visto: "Ah, fammi andare a vedere...".
Per quello i ricorda dovrebbero essere molto rari. Un esempio di corretto "ricorda" è: Amsterdamned > Il mostro di Venezia. I film sono molto simili, ma era una somiglianza molto insolita, che in pochi al tempo notavano (anzi, all'epoca nessuno, se ricordo bene, anche perché son film che attraggono un pubblico abbastanza diverso). Insomma, somiglianze anche evidenti che non saltano immediatamente all'occhio. Non è una sezione fatta perché uno vede una scena simile e si ricorda di averla vista in un altro film, dev'essere qualcosa di più complesso e allo stesso tempo quasi evidente.
Però non mi sembra che sia scritto da nessuna parte e quindi è possibile che qualcuno abbia utilizzato il ricorda anche con questa finalità. Se rimane scritto solo in questa discussione è facile che molti non vedano queste indicazioni. Quindi, per aiutare gli utenti a non sbagliare, a mio parere questa cosa andrebbe esplicitata quando si apre la finestra per scegliere il film ricordato.
Personalmente, anche se mi pare di non averlo mai fatto, pensavo che il ricorda si potesse applicare anche per quanto scritto sopra da Didda (se non l'ho fatto è perchè altrimenti si rischia di moltiplicare all'inverosimile i ricorda, ma non mi pare di avere mai letto che i ricorda devono essere "oggettivi").
Concordo sul fatto di non esagerare numericamente nel segnalare le affinità filmiche però credo che il fattore "soggettività" sia incluso nella stessa dicitura della funzione: "questo film TI ricorda".
In quel TI è implicito un metodo di interconnessione strettamente relativo alle proprie sensazioni visive ed emotive.
Comunque, nel mio caso, l'esempio di Io sono Sean è un episodio unico ed isolato. Le segnalazioni le faccio sempre molto attinenti al tipo di film che vedo (vedasi Inbred e 2001 Maniacs).
DiscussioneZender • 23/10/12 17:10 Capo scrivano - 49212 interventi
Era stato spiegato all'alba del ricorda, ma poi naturalmente la cosa, per quanto la si ripeta di tanto in tanto, non è mai stata ufficializzata. Sembrava logico che un ti ricorda non implicitasse la segnalazione di qualsiasi cosa che uno potesse anche solo vagamente avvicinare al film. Il Ti (che poi non è presente nella scheda in alto, a ben vedere, ovvero quella che vedono tutti) ognuno lo interpreta come vuole, non è che sta scritto che impliciti niente...
Dovrebbe andare abbastnza da sè che alla gente non è che può importare molto che a uno ricordi qualcosa se questa cosa non può essere colta da nessuno tranne lui, ma comunque ognuno lo gestisce un po' come vuole alla fine quel ricorda, perché è impossibile controllarli tutti.
DiscussionePiero68 • 5/03/24 09:07 Contratto a progetto - 245 interventi
ATTENZIONE SPOILER!!
Trovo questo film altamente irritante e che parte da un assunto a dir poco imbecille. Un uomo in salute (almeno all'inizio) si fa sequestrare con moglie e figlio da due sbarbatelli inizialmente disarmati. O almeno armati di una sola mazza da golf. Per tutta la durata del film il personaggio di Tim Roth non fa altro che piagnucolare per una botta ricevuta al ginocchio senza mai tentare nemmeno una mezza reazione. Ripeto, verso due ragazzini disarmati. Nemmeno quando capisce che verranno uccisi e nemmeno dopo che gli ammazzano il figlio. Lui continua imperterrito a piagnucolare che gli fa male il ginocchio. E quando i due psicopatici lo lasciano solo, lui che fa?? Invece di provare ad armarsi con un coltello pensa a mangiare una fetta di pane. Sebbene azzoppato, chiunque, di fronte alla certezza di morire e di fronte all'omicidio del figlioletto tenterebbe una reazione. Ma lui piange ed urla come se gli avessero mozzato una gamba. E questo per tutta la durata del film. Francamente inaccettabile.