Ciò che l'occhio non vede-L'introspezione della visione.
Il brutale e gelido assassinio della ragazzina (con una pistola ammazzamaiali), ripreso freddamente dallo schermo televisivo (dalla videocamera di Benny, cioè dall'occhio asettico hanekiano), resta impresso per ferocia e crudeltà, con i colpi reiterati e le grida insostenibili della giovinetta.
Basta questo a relegare
Benny's video tra i lavori più freddamente chirurgici e devastanti del regista austriaco, che porta avanti il suo entomologico sguardo sulla violenza e l'alienazione.
Telecamere, videoregistratori, fermoimmagine, videoriprese che anticipano il vontreieriano stile "dogma", fastforward, rewind, ralenti, l'esecuzione di un suino è vista (e rivista) studiata e analizzata morbosamente fino alla nausea, dove la crudeltà delle immagini televisive (sullo sfondo anche la guerra dei balcani e
The Toxic Avenger) si confonde con la realtà, creando in Benny il cortocircuito mentale che lo porta a filmare il corpo esanime della ragazzina, prima di trascinarlo come se fosse un fantoccio e pulirne ossessivamente il sangue con uno straccio (a questo proposito, emblematica la sequenza in cui Benny si denuda, e come un vampiro-viene in mente il
Martin romeriano- si passa , sul suo corpo nudo e glabro, il sangue della ragazzina).
I genitori non sono da meno, in una raggelante e surreale complicità di salvare il figlio dagli istituti psichiatrici, con i dialoghi terrificanti di come sbarazzarsi del corpo della ragazza (bruciarlo o farlo in piccoli pezzi per gettarli, poi, nello scarico) con le risatine isteriche della madre e l'implacabile fredezza del padre (e la chiusa finale beffarda e inaspettata, chiude i conti con la cinica e disumana scelta genitoriale, grazie al video del ragazzo che filma i genitori proprio durante questo dialogo, prova tangibile, e filmata, della loro colpevolezza davanti agli inquirenti).
E se, pochi anni dopo, Tavernier con
L'esca, imputava allo
Scarface depalmiano l'assenza di valori e ideali negli adolescenti parigini, Haneke lo fa prendendo a modello il tromesco
Toxic, di cui Benny noleggia la videocassetta in un impersonale videonoleggio, dove troneggiano i manifesti della
Creatura del cimitero e
Tango & Cash (mentre quelli di
Ancora 48 ore e
Darkman sono in bella vista nella stanzina/mattatoio/tecnologica di Benny)
Il grigiore viennese amplifica il disagio mentale di Benny (reso notevolmente nella rasatura alla skinhead, perdita di identità e di umanità), e a poco serve una vacanza in Egitto con la madre, dove flebili accenni incestuosi (Benny entra armato di telecamera nel bagno, dove la madre stà facendo pipì), dove la smania compulsiva del ragazzo di riprendere tutto non si placa, perchè la sua mente e già corrotta dalla normalità quotidiana nell'uccidere, e che sia un maiale o una timida ragazzetta a cui piace
Roger Rabbit fa ben poca differenza.
La faccia imperturbabile di Arno Frish, i suoi gesti quotidiani (come bere un bicchiere di latte, lavarsi i denti con lo spazzolino elettrico, mangiare uno yogurt) diventano l'altra faccia dell'orrore, impassibile anche di fronte al video (mostrato ai genitori) dell'omicido della ragazzina, come se fosse una semplice marachella. Alle domande incalzanti del padre risponde con strafottente sufficenza la sua espressione si barcamena tra la noia, l'apatia e con ben poco larvata idiosincrasia.
Lo stile glaciale di Haneke (inquadrature fisse, silenzi, le distaccate immagini riprodotte dallo schermo televisivo) aumentano il disagio filmico, e quei cori inquietanti gorgogliati dai ragazzini, sono un preludio agghiacciante al
Nastro Bianco, così come risulta terrifico il pianto disperato (come un malessere) della madre durante la vacanza egiziana, con sottofondo una canzonetta araba trasmessa in televisione.
Haneke và oltre la visione, dove i mezzi tecnologici sono solo un'estensione dell'ossessione morbosa di Benny, che nell'universo hanekiano, cinque anni dopo, prenderà in ostaggio una tranquilla famiglia borghese austriaca, giocando a fare l'Alex Delarge di kubrickiana memoria.
Il benessere del nord europa crea mostri, e Haneke e lì, impietosamente, a ricordarcelo.