Note: Scritto da Stehen King e George A. Romero. Episodi: "Vecchio capo testa di legno" (Old Chief Wood'nhead), "La zattera" (The Raft), "L'autostoppista" (The Hitchhiker).
Di nuovo insieme l'accoppiata George Romeo (sceneggiatore) e Stephen King (soggettista) per il sequel di CREEPSHOW, riuscito cocktail di orrore e ironia ispirato ai vecchi fumetti della EC Comics. Purtroppo Romero ha lasciato la regia a Michael Gornick, suo fotografo di fiducia, occupandosi quindi del progetto molto più marginalmente; tuttavia i tre episodi restano solidi esempi di horror ben concepito e capace di coinvolgere grazie anche a una qualità nello script palesemente superiore alla media. Il primo episodio (VECCHIO CAPO TESTA DI LEGNO) è il meno indovinato, pur se la statua in legno dell'indiano vendicativo si anima con una certa grazia...Leggi tutto e si avvale di effetti speciali capaci di dare credibilità al soggetto. Meglio va con LA ZATTERA, dove due copie di ragazzotti finiscono su una piattaforma galleggiante ancorata in un lago infestato da una chiazza d’olio (?) assassina. Buona suspense, idea originale (quasi una variante “viscida” dello SQUALO) e di nuovo effetti speciali notevoli. Divertente anche il finale. Chiusura con L’AUTOSTOPPISTA, l'episodio più sadico e più direttamente ricollegabile allo spirito giocoso dei fumetti: una donna investe un autostoppista uccidendolo, ma questi la perseguiterà ugualmente al grido di “Grazie del passaggio, signora”. Uno zombi nero insolito (Wright), colpito in ogni modo fino a trasformarsi in un ammasso gelatinoso di carne sanguinante. Prologo ed epilogo a cartoni animati, che intervallano gli episodi con commenti sarcastici e una microstoria un po' troppo allungata. Un horror piacevole e scanzonato, meno ambizioso e curato del precedente ma comunque discretamente confezionato. Stephen King compare nel terzo episodio nel ruolo di camionista.
Deludente seguito di Creepshow, diretto dal direttore della fotografia del film precedente. La sottile operazione strutturalista attuata da Romero col capostipite viene qui abbandonata in favore di una fotografia blandamente televisiva. Le tre storie sono piuttoste noiosette e solo la seconda si lascia vedere fino alla fine. Molto meglio il cartoon che fa da cornice. Nel cast due vecchie glorie come George Kennedy e Dorothy Lamour. Tom Savini è Creepy. Solo per appassionati.
Sorprendendo alquanto me stesso, ho trovato questo film superiore rispetto al capostipite (certo: manca E.G. Marshall...). Merito del respiro più ampio e più originale delle vicende, che hanno più spazio a disposizione. Mi è piaciuto particolarmente l'ultimo episodio, perché ho trovato centrato l'ossessionante ritorno dell'autostoppista, zombizzazione (neologismo) di quel ritornante complesso di colpa che ciascuno di noi ha provato, almeno una volta, nella sua vita.
Il direttore della fotografia di Romero, Michael Gornick, firma un film decisamente orientato a fare cassa. In fase di stesura della sceneggiatura del primo capitolo era previsto l'episodio dell'autostoppista, finito poi in questo inutile seguito. L'episodio più riuscito, La Macchia, sembra avere a suo modo ispirato Stivaletti che ne propone una sorta di sequel ne I Tre Volti del Terrore (il terzo racconto dal titolo "Il Guardiano del Lago"). Manca il clima macabro dell'originale e l'ironia (L'Autostoppista) ha il sopravvento. Dimenticabile.
Non male l’episodio d’apertura col grande capo “testa di legno” alle prese con una gioventù bruciata senza onore. Il secondo, pur essendo di una semplicità disarmante, ha il dono di creare molta tensione (inoltre, la poltigliona affamata è piuttosto inquietante). Bel finale. L’ultimo, invece, è quasi comico e al tempo stesso angosciante (“Grazie del passaggio, signora”). In definitiva, tutti e tre gli episodi sono buoni, magari non all’altezza dei migliori del primo Creepshow, ma danno soddisfazione e rendono la pellicola meritevole di visione.
Forse inutile, ma non male questo secondo capitolo di Creepshow, per il quale George Romero ha lasciato la regìa al suo fido direttore di fotografia Michael Gornick. Dei tre episodi il secondo è quello che riesce a creare un'atmosfera più inquietante, mentre il primo è probabilmente il meno riuscito. Non certo un film indimenticabile, ma più che vedibile.
Fiacco sequel sceneggiato da Romero partendo da tre racconti di King e girato dal fedele direttore della fotografia dei film del maestro. Rispetto al primo capitolo però ci sono meno idee, meno ironia e meno splatter. Non un granché insomma, fatta eccezione per il secondo episodio.
Decisamente inferiore al primo. Sarà per problemi di budget (in origine gli episodi erano 5), per un brutto uso dell'animazione che stona decisamente, per l'uso di attori poco efficaci (a parte l'ottima coppia Kennedy-Lamour del primo episodio, l'unica cosa buona di quell'episodio tra l'altro), davvero ottimo il secondo, appena discreto quello conclusivo. Peccato, poteva essere molto meglio.
Filmetto ad episodi non proprio convincente. L'unico a far davvero paura è il secondo, "La Zattera". Gli altri due sono ampiamente scontati, con un gruppo d'attori (tolti solo i due veterani Kennedy e Lamour, sempre impeccabili), inguardabili. Regia mediocre, effetti speciali al ribasso.
Inferiore al primo capitolo, offre comunque 90 minuti di divertimento assicurato. Il primo episodio è abbastanza scontato e non lascia granché. Il secondo, quello della zattera, è davvero angosciante e si conferma il migliore del lotto, offrendo una tensione continua, effetti speciali lodevoli e una drammaticità notevole: davvero un grande esempio di cinema horror! Rincresce quasi che sia solo un cortometraggio e non un film intero! Il terzo è divertente e offre qualche spavento, ma nulla più. Peccato ci siano solo tre episodi!
Antologia mediocre e palesemente al risparmio, oltretutto penalizzata da inserti animati fra i più brutti mai visti sullo schermo. Nel primo racconto, i venerandi Kennedy e Lamour fanno tenerezza ma la storia della vendetta lignea non è ben sfruttata; il secondo racconto, carino sulla carta, è recitato da quattro cani (sia detto senza offesa per il miglior amico dell'uomo) così che si fa il tifo per il blob lacustre; chiude l'episodio con l'autostoppista duro a morire, il migliore del gruppo. Comparsate di Tom Savini e di Stephen King
Si punta al ribasso, ma che bello che bello bello (tanto per parafrase il sommo Frassica). Tre episodi molto coinvolgenti e che provocano qualche brivido vintage sono una ricetta più che sufficiente per risolvere una serata: 20 anni fa come adesso. A morte i remake!
Cinque anni dopo il prototipo, George Romero e Stephen King ritornano sul "luogo del delitto", abbassando il budget, diminuendo gli episodi da cinque a tre e affidando la regia al montatore Micheal Gornick. Il risultato è un film, ovviamente, inferiore al precedente, dove il meglio sta nell'episodio di mezzo, quello del lago infestato dalla macchia nera. Nel cast mi ha stupito più trovare Lois Chiles, Bond girl in "007-Moonraker", già allora caduta in disgrazia, che George Kennedy e Dorothy Lamour. Simpatici gli intermezzi cartoonici. Due.
MEMORABILE: Creepy: Bentornati al "Creepshow", piccoli ammassi di carne!
Continua la carrellata di storielle macabre scandite da interludi animati, ma il team vincente Romero/King non riesce a ripetersi. Nel primo episodio l'atmosfera del deserto americano ruba la scena all'idea di partenza, pur buona, della vendetta "sciamanica". Si insiste con Lovecraft (il terrore, amorfo ed inspiegabile, costituito dalla minacciosa macchia oleosa) ma i risultati sono appena sufficienti. L'ultimo segmento, il migliore, riserva qualche sano brivido. Dotta la citazione da La piccola bottega degli orrori. Il più debole della trilogia.
Film del filone "horror ad episodi", è costituito da tre storie, tratte da racconti di vari autori (tra cui Stephen King). I racconti sono presentati dal mitico Creep, in un misto tra realtà ed animazione che risulta essere molto divertente. Il primo ed il terzo episodio però sono abbastanza lenti e fiacchi, il secondo ("La zattera"), invece è molto inquietante e ben fatto. Assegno mezzo punto in più perché è uno di quei film che visti la prima volta da piccoli divertono e fanno venire in mente molti ricordi.
Lascia un po' di amaro in bocca, non tanto per il film in sè comunque ben fatto, ma perché avrebbe potuto essere ancora meglio: la riduzione degli episodi da 5 a 3 ha sicuramente minato il risultato finale e l'atmosfera surreale del primo qui è solo un'ombra. Il migliore degli episodi è comunque il secondo, tratto da un racconto di King, mentre il terzo è passabile e il primo è decisamente sottotono anche per una produzione mainstream come questa. Consigliato, ma con riserve.
Inutile e sbrigativo sequel del classico firmato da Romero. Gli episodi sono assemblati con superficialità e anche se le idee sono potenzialmente interessanti la realizzazione è scolastica, inficiata dalla assenza di un regista di polso e dalla partecipazione di attori mediamente incapaci. Vale una disimpegnata visione estiva per gli amanti del genere, ma è davvero poca cosa.
Che il seguito di Creepshow sia inferiore al primo è chiaro da subito: le storie hanno maggiore spessore e consistenza, ma spesso girano a vuoto. L'iniziale è la più debole, per quanta condita da un buon cast e sembra davvero durare un'eternità. The Raft è carina, niente di speciale, è sorretta da un'idea originale. Il migliore è proprio l'ironico finale: un autostoppista che non vuole saperne di schiattare, una signora anni 80 appena passata da uno gigolò e la soundtrack di Rick Wakeman. Singolarmente rimane apprezzabile, come seguito, no.
Non si avvicina minimamente al piccolo gioiello Romeriano, però non è così malaccio e il fido mago delle luci di Romero non gira affatto male. Il primo episodio della statua vendicativa dell'indiano è scontato ma godibile, il secondo del blob vischioso e catramoso è sicuramente il migliore, il terzo dell'autostoppista bruttarello e senza suspence. Buoni gli sfx del trio KNB alle prime armi, coadiuvati da Savini (che recita anche nel ruolo di Creepy). Scarsa la parte animata e ottime le musiche di Les Red. Innocuo ma accettabile.
MEMORABILE: Il ciccione nel primo episodio, sbracato davanti alla tv, ripete: "lorco, lorco", prima di venire trapassato dalle frecce della statua dell'indiano.
Ho apprezzato maggiormente questo sequel rispetto al primo Creepshow, le cui storie erano noiose e poco convincenti. Il secondo capitolo è più ricco, anche se le storie sono elementari e adatte anche ad un pubblico di ragazzini. In fatto di originalità il film intrattiene il pubblico e mentre l'episodio più interessante è quello della seconda storia (l'ultima è la più noiosa).
Meno cruento e meno originale del precedente, ma comunque su un buon livello, soprattutto grazie allo script di Romero e King, mentre la sostituzione in cabina di regia pesa abbastanza (Gornick non è Romero!). L'episodio migliore è quello della zattera, inquietante quanto misterioso, mentre l'episodio iniziale è sicuramente il meglio recitato grazie al duo di vecchie glorie Kennedy-Chiles. L'episodio finale è il più umoristico, piacevole ma dimenticabile. Un passo indietro rispetto al primo capitolo, ma un buon intrattenimento.
Simpatia dell'impostazione (dovuta più all'amore per il prototipo che all'esito finale) a parte, è un bel fare a botte con la delusione e con l'amarezza per un'occasione potenzialmente brillante buttata ai rovi. Non fosse per l'informe mostruosità equorea del secondo azzeccatissimo episodio, non resterebbe che arrendersi all'evidenza del fallimento totale: quel che nel primo era magia, qua è insulsaggine. L'animazione è abborracciatissima, la prevedibilità degli episodi lascia atterriti, gore e atmosfere non lasciano la mancia, il coté fumettistico è una polaroid sbiadita. Sarà per Creepshow 4?
Ovviamente inferiore al primo film, ma sempre godibile. Stavolta Romero sceneggia in compagnia di King e la regia è affidata al direttore della fotografia Michael Gornick. Simpatico il primo episodio con la statua dell'indiano che prende gli scalpi a tre farabutti e passabile anche la seconda storia del blob nel lago. Il migliore è però il terzo episodio: l'atmosfera dell'autostrada di notte e le apparizioni dell'autostoppista zombi fanno davvero venire i brividi!
Perde molto rispetto al precedente, ma tutto sommato mantiene un sufficiente livello di intrattenimento. Il primo episodio è una banale seppur soddisfacente storia di vendetta sovrannaturale; il secondo è praticamente un capolavoro di suspense minimalista con un blob assediante e un finale perfetto; il terzo è il più noiosetto, ma con almeno una sequenza da brividi. Il racconto cornice, animato con uno stile da cartoon televisivo dell'epoca, è cheesy ma delizioso, anche se manca un po' lo zio Creepy scheletrico del primo film. Sequel discreto.
MEMORABILE: La vendetta dell'indiano di legno; L'intero secondo episodio ("La zattera"); L'arrivo in lontananza dell'autostoppista redivivo.
Insomma... poteva competere meglio col primo; peccato venga eccesivamente penalizzato dal terzo episodio, semplicemente inguardabile! Gli attori sono passabili, le musiche non mi hanno convinto troppo, belle le animazioni. Giudicandolo a episodi, buono il primo, passabile il secondo, sul terzo non vorrei ripetermi. Nel complesso non male.
MEMORABILE: Il ridicolo prologo; La comparsata di King; La macchia di "olio"; Il capo indiano che fa giustizia.
Un gradino o meglio due sotto il capostipite. Per tanti motivi: le tre storie qua e là sembrano un po' tirate per le lunghe, i soldi sono di meno e si vede, gli attori sono piuttosto anonimi. Manca poi la mano di Romero alla regia e anche questo si vede parecchio. Neanche in sceneggiatura Re George si spreca: il secondo episodio è il migliore, discreto il primo, banalotto il terzo col solito zombi indistruttibile. Nonostante i molti difetti, però, il filmetto non annoia e si lascia vedere. Rispetto al capitolo III, poi, sembra Kubrick.
MEMORABILE: i 10 minuti iniziali con lo zio Creepy in carne e ossa. Bruttini invece i cartoni animati di raccordo, sempre con lo zio Creepy.
Le vette di Creepshow le vede solo con il binocolo, però l’esito è tutto fuorché negativo. Il primo episodio (troppi preamboli e poca sostanza) si salva solo grazie a George Kennedy e all’omicidio di “bellicapelli”, il secondo è un fanta gioellino spoglio e spogliato che flirta sbarazzino con tutta la parte appiccicosa di Blob, il terzo shakera splatter e sensi di colpa con impennate insospettate. Mai stato convinto di Savini versione Creeper e soprattutto dei mediocri inserti animati, altrimenti la manica era più larga. Considerevole.
Secondo capitolo della saga a puntate basata sui lavori di King. Qualità inferiore rispetto al predecessore, così come sono presenti meno episodi all'interno della pellicola (solo tre in questo caso). Manca il tocco romeriano e si nota decisamente la differenza. In ogni caso rimaniamo in ambiti classici, con tre storie che in un modo o nell'altro influenzeranno tanti lavori futuri. Non come il primo, ma è comunque un pezzo di storia del cinema horror.
MEMORABILE: L'episodio "Vecchio Capo Testa Di Legno", il migliore del lotto.
Secondo capitolo del format caro a zio Tibia con tre sfolgoranti episodi da antologia: il guerriero di legno che prende vita, la chiazza nera che uccide, un autostoppista molto cocciuto. Il clima horror si sposa bene con le tematiche etiche e morali sparse qui e là, rendendo il film molto più che un semplice intrattenimento fine a se stesso. Nel primo episodio due star vecchio stampo come George Kennedy e Dorothy Lamour. Semplicemente imperdibile!
Creato con l'evidente intento di replicare il successo del primo capitolo, il filmino scorre via nonostante vistose cadute (il primo episodio, con le due vecchie glorie nettamente imbambolate e i pessimi cartoni animati di raccordo). Il racconto di mezzo possiede, tuttavia, la forza di certo horror amatoriale dei Settanta, mentre quello conclusivo, benché tirato via, ha un apprezzabile retrogusto di rivendicazione sociale.
Se il primo film era un gioiellino, questo secondo capitolo, pur mantenendo vari punti di contatto con il precedente, risulta privo della stessa genialità e anche, tolto Kennedy, di un cast realmente adeguato. Romero ne firma la sceneggiatura lasciando la regia a Gornick che ne riprende, accentuandolo, il tono fumettistico ma abbassando il target finale (il film è diretto soprattutto ai ragazzini). L'equilibrio dell'opera soffre di una maldisposizione degli episodi, ma lo si può considerare un buon sequel, anche in considerazione del valore del primo film.
Nulla di imprescindibile, ma non per questo deprecabile e da buttare a priori. I tre apologhi mantengono fede allo stile del racconto dell’orrore di stampo fumettistico, semplice e canonico. Appare meno rifinito nei dettagli rispetto al predecessore, perdendo di conseguenza quel leggero tocco personale che gli donava un aspetto caratteristico. Non esiste una differenza sostanziale in termini qualitativi tra i singoli episodi, riuscendo tutti a intrattenere discretamente, senza risentire eccessivamente degli anni.
Regia un po' piatta (si nota l'assenza di Romero), cast modesto e storie nel complesso meno incisive di quelle del precedente capitolo. Il primo episodio parte da uno spunto interessante (l'inquietante statua dell'indiano che si anima) ma è privo di mordente; il secondo è una sorta di Blob in versione estiva con buoni effetti speciali ma un finale prevedibile; il terzo è il migliore per trama e ritmo e mescola accortamente dramma e humor.
MEMORABILE: L'omicidio degli anziani gestori dell'emporio.
Già dall’introduzione in cui Creep si rivolge agli spettatori col suo macabro faccione (non è altro che Tom Savini mascherato da spettro) è facile comprendere quanto questo film sia stato fonte di incubi per i tanti che furono bambini negli anni 80. Dietro la patina fumettistica le storie (capi indiani vendicativi, macchie d’olio assassine, autostoppisti sanguinari) propinano buone sequenze inquietanti, e nonostante la regia di Romero sia un po’ sciatta e la messa in scena più scarna rispetto al predecessore, il film è godibile ancora oggi.
MEMORABILE: Il cameo di Stephen King nel terzo episodio.
Seconda tranche di una raccolta di storie dell'orrore tratte da racconti di King alternate ad alcuni inserti animati piuttosto deboli. L'ironia del contesto splatter-pop-horror del primo titolo era sicuramente più d'impatto; qui le idee non sono del tutto sfruttate, tuttavia le tre storie riescono a regalare dei momenti "creepy" a loro modo memorabili: gli attacchi della pozza di petrolio nel primo episodio e la resilienza dello zombi autostoppista nel secondo. Il primo episodio è una variante al tema slasher in cui il massacratore di turno è uno spirito indiano.
Una borghese adultera perseguitata da un “sanguinolento” senso di colpa, una vendicativa statua indiana a caccia di giustizia e un gruppo di giovani bellocci divorati da una sostanza informe. Feroce ma anche lievemente moralista, è un sequel sicuramente minore che fa della basicità il suo punto di forza. Fra i tre segmenti vale soffermarsi sull’episodio intitolato “La zattera”, soleggiata microstoria scandita da uno splatter iper- decorativo.
Senza ombra di dubbio è anni luce inferiore al primo capitolo, sia per il fatto che l'humour nero è qui molto meno concreto e spesso vira verso l'horror puro e non restando negli schemi della commedia nera. Oltre a ciò, gli episodi sono più fiacchi, meno originali e (eccezzion fatta per quello dell'autostoppista), privi dell'astrazione tesa del primo film. Detto ciò, è pienamente godibile e non annoia affatto
MEMORABILE: L'indiano statua vendicatore; La melma ingloba-tutto; La fedifraga perseguitata dall'autostoppista.
Non all'altezza del capolavoro romeriano ma tutt'altro che trascurabile. L'episodio del vecchio capo testa di legno si fa apprezzare per come dipinge la lealtà e la dignità dei nativi americani, quello dell'autostoppista mostra come l'eccesso di educazione ("grazie per il passaggio") possa risultare snervante. Ma il pezzo forte è la traccia col blob lacustre divoratore: stupenda! Regala gore, claustrofobia pur in mezzo alla matura solare e verdeggiante e il solito finale beffardo. Mezzo voto in meno per i disegni animato della cornice, di inattesa sciatteria.
MEMORABILE: Tutto l'episodio "the raft": un gioiello.
King e Romero ancora insieme, ma questa volta la regia passa a Gornick e il risultato finale non è completamente convincente. Non per esclusiva colpa di Gornick, più che altro per la mancanza di idee e di originalità. Dignitoso il primo episodio, buona idea di base per il secondo ma sviluppo rivedibile; il terzo è il migliore del lotto e anche il più divertente. Tremendo il cartone animato che fa da legame alle storie. Non annoia ma non convince.
MEMORABILE: Ricky Wakeman nella colonna sonora; Tom Savini che fa il Creepy; "Grazie mille del passaggio signora".
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Juvenile delinquency is the product of pent up frustrations, stored-up resentments and bottled-up fears. It is not the product of cartoons and captions. But the comics are a handy, obvious, uncomplicated scapegoat. If the adults who crusade against them would only get as steamed up over such basic causes of delinquency as parental ignorance, indifference, and cruelty, they might discover that comic books are no more a menace than Treasure Island or Jack the Giant Killer". Colliers magazine 1949
è praticamente un disclaimer che difende gli EC-comics dalle moralistiche crociate che vedono in questo tipo di prodotti la causa scatenante della violenza giovanili (non dissimili da quelle che portarono alla censura e chiusura della Acme nei tardi 80's)
DiscussioneZender • 19/11/13 08:32 Capo scrivano - 49238 interventi
Sì, il discorso che si fa sempre e comunque, ma che non ha teoricamente basi scientifiche (altrimenti è ovvio che nessuno mai protesterebbe).
non se ne capisce il pro di piazzarlo a post-endcredits, quando ormai il pubblico è bello che tornato a casa, e in un film che non è certo indirizzato al moige...
DiscussioneZender • 19/11/13 14:17 Capo scrivano - 49238 interventi
Ah su quello son d'accordo. Forse per guadagnare metraggio. Lo fai scorrere molto lento... :)
CuriositàZender • 22/06/14 18:00 Capo scrivano - 49238 interventi
Dalla collezione "I flanetti di Legnani" (con contributo di Zender al restauro), il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della prima tv di Creepshow 2 (6 ottobre 1988, come ha stabilito Zender leggendo di un referendum cileno sul retro del flano):
Nel terzo episodio,è possibile vedere dietro il gigolò
un grosso libro di Stephen King,che proprio nel terzo episodio fa un cameo.
CuriositàPumpkh75 • 26/10/16 12:07 Archivista in seconda - 443 interventi
Originariamente gli episodi erano 5. Per motivi di budget, il produttore Rubinstein ne tagliò 2 prima di partire con le riprese. Il primo, “Cat from Hell”, è stato poi recuperato e successivamente filmato nell’antologia I delitti del gatto nero mentre il secondo, “Pinfall”, riguardava uno scontro tra due team zombi di bowling. Curiosamente, tra la versione a cinque episodi e quella finale a tre, c'era un ulteriore script intermedio di Romero dove gli episodi erano quattro e l’episodio tagliato era quello sull’autostoppista poi presente nella versione definitiva.
Arnold Schwarzenegger venne considerato per il ruolo di Vecchio Capo Testadilegno, Nicholas Cage per quello dello Zio Creepy.
Nel primo episodio i teppisti Deke e Randy si soprannominano vicendevolmente Pancho e Cisco. Il riferimento è alla serie tv degli anni 50 Cisco Kid (trasmessa anche in Italia con titolo omonimo, NdS), che è quella che sta andando in onda durante il primo episodio
Fonte: Imdb
MusicheDave hill • 1/04/25 12:49 Servizio caffè - 229 interventi
L'energizzante canzone ascoltata in auto allo stereo dai quattro ragazzi in gita al lago.