Hammer house of horrorIl tema poteva far sbizzarire la Hammer in trovate volgari e libidinose e sprofondare nell'exploitation più sordida (sullo stile dei fumetti di
Oltretomba o sulle orme degli ultimi rimasugli del gotico nostrano), ma la casa di produzione inglese fa dirigere alla mano elegante e raffinatamente estetica di un Baker ispiratissimo, che dona magistrali e visionarie composizioni visive (lo specchio infranto dal pugnale dove si riflette, per metà, il doppio Jekyll/Barbara, il volto di Jekyll che si muta in miss Hyde attraverso il vetro di una finestra, contorniato da cromatismi carminio/ baviani, le fosche e brumose vie londinesi immerse dalla nebbia, la silhouette di miss Hyde vista attraverso le finestre), con sottotesti omo (la mano guantata di Jekyll che accarezza il viso di Howard), necrofili (il beccamortaro a cui piacciono i cadaveri delle belle ragazze), la contrapposizione tra la virginale e pudica Susan e la perversa e lasciva Barbara e che prende di mezzo, nella geniale sceneggiatura di Brian Clemens, ben tre miti della tradizione horror inglese: Jekyll/Hyde, Jack lo squartatore e Burke e Hare, con aggiunta della chimera dell' eterna giovinezza.
A parte la Beswick che si carezza il capezzolo del seno e un nudo integrale della stessa da tergo e qualche schizzo di sangue nell'uccisione delle peripatetiche (con lieve tocco "argentiano" di una gola perforata con la lama di un coltello), Baker si concentra più sull'atmosfera morbosa dell'insieme, su momenti che sconfinano nell'humor da commedia nera (da antologia l'innamoramento dei rispettivi quattro fratelli di pianerottolo, la seduzione di Barbara all'amico medico legale, l'acquisto di sgargianti vestiti da donna, le battute tra il poliziotto e il medico legale mentre osservano casa Jekyll), dove salta fuori la mano del regista di quel gioiellino che è
Il club dei mostri.
La Beswick che si veste di rosso per uccidere, l'esperimento con la mosca, la prima trasformazione Jekyll/Barbara, la spasmodica ricerca di ormoni femminili, la giustizia sommaria del "terzo stato" su Burke e Here (l'impiccagione, la calce viva), il cieco, e il mostruoso volto del "transgenderismo" simil
Elephant man.
Preziosa la fotografia di Norman Warwick, ottimo il connubio Bates/Beswick che sembrano davvero fratello e sorella e un'Idea tanto bizzarra e originale che verrà
parodiata e avrà in
Borò una deriva febbrilmente erotica.
Tra gli Hammer più originali e inventivi, che ha più di un punto in comune con
Gli artigli dello squartatore.