Note: Aka "Five million years to earth". Scritto da Nigel Kneale. Con "L'astronave atomica del dottor Quatermass" e "I vampiri dello spazio" fa parte della trilogia classica di Quatermass; ognuno dei tre è il remake di una serie in 6 puntate della BBC.
(ULTRA BABY VINTAGE COLLECTION) Tratto dalla migliore delle sceneggiature di Nigel Kneale che vedono protagonista il professor Quatermass, il film è sicuramente anche il meglio realizzato delle tre riduzioni cinematografiche. Roy Ward Baker, regista della Hammer, è riuscito attraverso una sintesi dinamica dello scritto originale a rendere benissimo lo spirito del bellissimo "Quatermass and the pit", molto più di quanto non fecero L'ASTRONAVE ATOMICA DEL DR. QUATERMASS e I VAMPIRI DELLO SPAZIO, bianchi e neri datati e...Leggi tutto tratti troppo liberamente dalla fonte corrispondente. Certo anche qui non è stato possibile rendere la fantastica complessità di una sceneggiatura scritta per una serie a puntate, però una volta tanto si è rispettata la struttura narrativa ottenendo un’atmosfera di suspense costante che ha il suo punto forte nella scoperta degli artropodi all'interno dell'astronave. Corretta l'interpretazione del cast, mentre notevoli sono alcuni effetti speciali. Di tutte le produzioni tratte da Kneale questa è l'unica che ci può far comprendere il grande genio di questo scrittore che mescola la fantascienza all'esoterismo e ai fenomeni medianici seguendo una logica ineccepibile e sorprendente, dimostrando quanto si potrebbe ottenere ancora dallo sfruttamento di copioni così perfetti.
Questa è fantascienza di un tempo (qualcosa, oggi, può anche far sorridere), ma comunque da leccarsi i baffi. La narrazione non conosce quasi pause, gli attori sono convincenti e la sceneggiatura ha in serbo parecchie sorprese, alcune delle quali molto succulente (i test sulla navicella, la sua peculiarità, il lieve congelamento al tatto, i simboli, le alluccinazioni, il ricordo…). Interessante la ricostruzione degli eventi del passato nello stesso luogo (i carbonai). Il finale “energetico” è tutto da gustare. Da vedere.
MEMORABILE: “La figura era bassa… come un nano mostruoso”.
Un buon film che ripercorre fantascienza e paura dell'ignoto. Notevoli i primi due terzi, col ritrovamento e tutte le analisi e le dispute tra chi segue la logica militare e chi quella della scienza. Storia classica ma resa bene da attori solidi e una sceneggiatura di ampio respiro, con interessanti trame metafisiche. Peccato per il finale un po' troppo fumettistico, tra pietre volanti e persone possedute. Tra l'altro, se non avessi visto l'anno di produzione, avrei scommesso fosse di dieci anni prima.
MEMORABILE: I tentativi di perforare l'oggetto. I ricordi dei genocidi su Marte.
Riuscita commistione di generi, fra i quali predomina - per necessità di testo (il libro di riferimento) - la fantascienza. Ma Roy Ward Baker è un regista completo e, grazie al cielo, pure in tono con la storia che figura, nella triade di pellicole, come quella più coinvolgente. Il buon risultato è da ascrivere principalmente ad una sceneggiatura seria e ben risolta in dialoghi avvincenti e mai banali. Non da meno fanno la loro figura effetti speciali che - per l'epoca - avevano del miracoloso. Piacevole, e meritevole - questo si! - di remake.
Imperdibile. Un bravissimo Andrew Kier (veterano del cinema inglese) porta sullo schermo per la terza volta il personaggio del dr Quatermass. Questa volta la storia, oltre alla fantascienza, si rifà anche all'horror (creature demoniache create dagli alieni?) e può contare su un ottimo cast e un gran finale sulla gru.
Grandissimo film di fantascienza. Il regista frulla suggestioni horror-spiritiche e fantastiche e farcisce tutto con ottime teorie scientifiche. Piatto ricco per cinefili, con trovate degne di nota (la nave-organismo, gli alieni colonizzatori, la macchina registra-ricordi). Qualche effetto speciale non è il massimo (vedi le cavallette giganti) ma il film ha comunque un buon ritmo e degli interpreti, magari non da Oscar, ma calzanti.
MEMORABILE: La popolazione di Hobb's End comincia a riversarsi in strada seminando il caos con i nuovi poteri psichici...
Trama affascinante, con una miscela di fantascienza e temi demoniaci, per la più complessa fra le avventure del Dr. Quatermass. Suggestiva in particolare l'idea del conflitto razziale che spinge all'esodo da Marte, con conseguenze decisive sull'evoluzione della vita nel nostro pianeta. Gli effetti speciali sono piuttosto modesti ma, a rivederli oggi (periodo in cui predominano film tutti effetti e poca sostanza), hanno un gusto piacevolmente retrò. Bella la macchina in grado di riportare alla luce i ricordi ancestrali. Un classico.
Cosa si cela dietro quello strano missile rinvenuto nella stazione del metrò? Questo terzo episodio della saga di Quatermass offre un'ottima interpretazione del cast in un contesto che avrà il suo peso, in termini di influenza, su tutto il cinema fanathorror a seguire. L'alieno-altro viene trattato in modo tale da riuscire a coinvolgere anche i più scettici dinanzi a un argomento che prima facie è quanto di più sciocco si possa immaginare.
Notevole storia di fantascienza che inventa teorie interessanti sui fenomeni occulti che da sempre accompagnano l'uomo, come i poltergeist e le visioni diaboliche. Nel finale perde un po' il filo sulle guerre marziane, ma con ottimi effetti catastrofici. La prima parte invece è straordinaria: si susseguono gli indizi che lentamente conducono a svelare i misteri sulla stazione della metropolitana di Hobbs End e le abitazioni vicine. Ottimi personaggi tra le scoperte degli scienziati e le spiegazioni dei militari.
Al terzo capitolo della saga, Kneale alza il tiro e concepisce una delle più complesse rappresentazioni degli invasori alieni viste sullo schermo: progenitori della razza umana, scaturigine del Male e iconografia del demonio (le locuste). L'humus lovecraftiano si esplicita e Roy Ward Baker tiene testa alle ambizioni di Kneale dando corpo ad un potente incubo metropolitano che lievita dalle profondità ctonie in un'autentica apocalisse urbana. Kier conferisce a Quatermass un'inedita profondità d'animo; credibile Barbara Shelley in versione Esper. Bene i comprimari. Sfx piacevolmente d'antan.
Una fascinosa commistione di generi e una sceneggiatura intelligente al servizio di un gioiellino di film dal sapore vintage. I cuniculi della metropolitana sono già stati già oggetto di tanti film dal sapore nero, ma qui si eccelle. Con un cast particolarmente ispirato Roy Ward Baker vi trascinerà in un incubo le cui radici affondano nella storia della Terra stessa, oltrechè nelle sue profondità. L'accenno archeologico e l'allegoria del male contribuiscono a infondere mistero e terrore. Cult.
Riassunto Hammer un po' legnoso del terzo Quatermass (allora in 6 puntate) scritto da Kneale per la BBC. Molto del fascino si volatilizza nelle troppe semplificazioni, ma la grandiosità dello script, che coinvolge la comparsa dell'uomo sulla Terra fondendo antropologia, scienza, miti e religione traspare ancora. Si perde il gusto della laboriosa indagine, si cancella la figura del giornalista... Delle tre serie era la più difficile da sintetizzare e si vede, ma Keir è un convincente Quatermass. Il resto lo fa il genio di Kneale.
MEMORABILE: Il preistorico filmato marziano registrato via... pensiero; La tremolante apparizione demoniaca nei cieli di Hob(b)'s end a Londra.
Giunti alla terza pellicola della serie (forse la migliore di tutte) le dinamiche narrative non cambiano molto rispetto agli altri film. Stavolta però non si tratta solo della solita e banale invasione aliena. E forse è proprio questo
la carta vincente di un film che per il resto ha come problema principale quelli dei precedenti: tutto ruota attorno ad un'unica ideuzza che a volte fa fatica a tenere costantemente viva l'attenzione dello spettatore. L'idea che si dispiega nel finale rivitalizza però parzialmente una buona opera fantascientifica.
Le cupe atmosfere in chiaroscuro dei primi episodi sono un ricordo; lo stesso Quatermass, nel trasloco da Donleavy a Keir, ha perduto l'arroganza positivista per tramutarsi in uno scienziato premuroso delle sorti di Londra (e dell'umanità). L'idea centrale, lovecraftiana, è ingegnosa e sostiene l'interesse dello spettatore; la realizzazione (causa budget) risulta, tuttavia, pedestre e goffa.
Si inizia con le diversità di vedute su ciò che viene scoperto nel sottosuolo londinese, tra militari e scienziati, diversità prevedibile ma non inutile; viene evocato il nazismo che qualcosa ha in comune con la verità della scoperta, risalente a cinque milioni di anni prima. Il pragmatismo militare cede alle teorie scientifiche convalidate dagli eventi. Il film ha un suo fascino, l'evidente datazione dei mezzi non fa sorridere ma rende più credibile la storia che, per questioni di tempo, deve forzatamente compattare e velocizzare le deduzioni.
MEMORABILE: La povertà del super trapano contro l’astronave imperforabile.
Come nella fanta-archeologia in voga già in quel periodo, il film racconta, in maniera avvincente e inquietante, la scoperta di un misterioso oggetto metallico sotto la metropolitana di Londra. In un crescendo di scoperte arriviamo a rivelazioni stupefacenti, una ingegnosa commistione tra antropologia e magia. Da elogiare soprattutto la coerenza e la coesione della trama, contrariamente a molti film del genere. Ma non c'è aspetto del film che non sia realizzato quasi perfettamente.
MEMORABILE: Le strane proprietà dell'oggetto; Le visioni dei fantasmi; La brillante ricostruzione di Quatermass davanti al Ministro. La "purga razziale!".
Rispetto ai primi due capitoli è cambiato praticamente tutto: Roy Ward Baker sostituisce Val Guest in regia, Keir subentra a Donlevy come interprete di Quatermass, il colore ha soppiantato il bianco e nero. Comunque è proprio questo l'episodio migliore, grazie a una sceneggiatura di affascinante complessità, che mescola alla classica fantascienza elementi tipicamente horror e mistery, senza rinunciare a contrapporre la lucidità degli scienziati all'ottusità dei militari e dei politici. Anche il finale, stavolta, è più cupo e angosciante.
Terza comparsa sul grande schermo dell'ufologo umanista, un Quatermass cui stavolta presta il volto Keir (concentrato pur se meno buffamente dinamico di Donlevy), mentre la continuità dell'artigianato artistico è garantita dal passaggio di testimone in regia tra Guest e Ward Baker. Quest'ultimo in particolare cesura il polimorfo script di Kneale, armonizzando con la sveltezza consueta paure da guerra fredda, conflitto tra politica "militare" e scienza, suggestioni demoniache, visioni oniriche. Parte centrale con qualche stasi. Incisivi la Shelley e Donald.
MEMORABILE: Il macchinario che "legge" le onde psichiche e le visioni di Barbara Shelley.
Decisamente il migliore della serie, al cinema uscita in quattro episodi distibnti e in questo caso con la forma dei film classici di fantascienza che portano in scena le inquietudini del periodo, soprattutto con un demone gassoso che nasce non da una antica maledizione ma dai lavori per la metropolitana londinese. C'è ancora lo spunto "da un altro pianeta", ma si vede che interessa molto meno. Uno dei film più riusciti dell'era Hammer Film.
L’orrore, in questo terzo film sulle prodezze fanta-teoriche dello scienziato Quatermass, scaturisce da un’enigma insondabile, da una visionaria fusione fra dottrina e sortilegio, da una minaccia che ottenebra la psiche dei personaggi ma che quasi si sottrae alla loro vista. Una chicca di spudorato naïf, ma al contempo un dramma socio-politico di maligno, perturbante fascino. Escatologico.
Operai che scavano la metropolitana a picconate (hai voglia a finirla), teschi datati “a vista”, artificieri che si aspettano ticchettii da ordigni inesplosi (i tedeschi lanciavano bombe a orologeria?). Alla raffica di sciocchezze iniziali seguono astruse teorie evoluzionistiche condite da parolone random buttate dentro per stordire. Paccottiglia perdonabile negli anni '50, ma, calcolando che lì a due anni saremmo andati sulla Luna, fa solo sorridere. Citando lo stesso Quatermass: “Noi siamo scienziati, non possiamo prendere in considerazione roba del genere.”
MEMORABILE: I grilli ipertrofici ‘fissati’ con la lacca; La strage dei marziani stile Muppet show; La ricostruzione dell'uomo-scimmia fatta a tempo di record.
Terzo appuntamento cinematografico per Quatermass, qui alle prese col suo "caso" più contorto, fra teorie pseudoscientifiche dai fascinosi risvolti filosofici (il genere umano rivelatosi frutto di esperimenti marziani, guerre razziali aliene dagli esiti apocalittici, il Male come entità energetica) e ingegnose invenzioni (le illusioni spettrali generate dall'astronave, la macchina per visualizzare immagini mentali). Pure troppo contorto: condensando in novanta minuti una storia così complessa, parecchie svolte narrative suonano affrettate e fumose. Meglio le idee della mise-en-scène.
MEMORABILE: Le cavallettone marziane che si disfanno a contatto con l'atmosfera; La gente "posseduta" dalla forza maligna che uccide i "diversi" telepaticamente.
Terzo capitolo della serie, ben riuscito e supportato sempre da un ottimo cast. Il connubio fantascienza-horror funziona bene e la sceneggiatura risulta più complessa rispetto ai capitoli precedenti. Intrigo, mistero e suspense si protraggono per tutta la durata del film a dispetto di un budget assai misero. Gli effetti speciali artigianali sono ben fatti. Un classico sempre piacevole da vedere.
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Nel dvd Pulp per la traccia audio italiana (appena sufficiente) hanno utilizzato una registrazione tv: durante i titoli di coda si sente per due secondi la voce che presenta il programma succesivo, poi la colonna audio viene tagliata brutalmente prima della fine :)
HomevideoZender • 20/06/13 08:09 Capo scrivano - 48843 interventi
Ah, clamoroso, non me n'ero mai accorto! Chissà che han fatto per il bluray a questo punto...
HomevideoXtron • 20/06/13 16:59 Servizio caffè - 2229 interventi
Rebis ebbe a dire: Nel dvd Pulp per la traccia audio italiana (appena sufficiente) hanno utilizzato una registrazione tv: durante i titoli di coda si sente per due secondi la voce che presenta il programma succesivo, poi la colonna audio viene tagliata brutalmente prima della fine :)
Le sei puntate radio di Nigel Kneale furono tradotte da Andreina Negretti nel 1963 e pubblicate da Mondadori nella collana Urania (in sei numeri: dal numero 300 (27 gennaio) al numero 305 (7 aprile).
Queste traduzioni vennero meritoriamente riunite e pubblicate in un unico numero nel gennaio 1978 col titolo "Quatermass e il pozzo" (collana "Classici di Urania").
DiscussioneNoncha17 • 6/11/16 01:23 Pulizia ai piani - 1067 interventi
..dal numero 300 al numero 306 o dal numero 301 al numero 306? ;)