L'esplorazione di una casa immersa sul fondo d'un lago è già sulla carta spunto dal fascino non comune, che anche il nostro Dario Argento aveva sperimentato quando spedì la Rose di INFERNO (a proposito: sul muro di una casa si legge in grande "Hell": un caso?) a nuotare in un'enorme sala sommersa popolata da cadaveri putrefatti. Non troppo dissimilmente la coppia protagonista (Tina/Rowe e Ben/Jagger) avrà a che fare con orrori assortiti, fantasmi e zombi che si celano tra le stanze di quello che è il vero soggetto chiave del film (fin dal titolo, elementare quanto efficace). I due hanno programmato...Leggi tutto una serie di immersioni in un lago che secondo i calcoli di lui, appassionato di luoghi maledetti da postare sui social per moltiplicare i like, dovrebbe essere "supersegreto". Una volta sul posto i due capiscono di trovarsi al contrario in un luogo ben più affollato del previsto, ma un tizio incontrato lì (Savin) promette loro di accompagnarli in una zona del lago assolutamente poco battuta dove, sul fondo, starebbe una casa "maledetta". Eccolo lì, il posto supersegreto! Come rinunciarci? Pinne, bombole, muta e il film può finalmente cominciare, perché fin qui aveva detto poco o niente, uguale a mille altri. Dotati di una tecnica non comune, Maury e Bustillo si preparano a trasformare la casa sommersa in una giostra degli orrori al rallentatore, in cui la massa d'acqua regala una velocità d'azione del tutto differente rispetto a quella cui siamo abituati. Insieme a un sonoro che amplifica l'eco sorda dei rimbombi confusa dal caratteristico ribollire profondo dell'acqua cui il cinema ha sempre fatto ricorso in questi casi, l'effetto colpisce nel segno. Tecnicamente, al di là di un uso eccessivo delle solite riprese finto-amatoriali (Ben sta realizzando un filmato da confezionare poi per lo sfruttamento sui social) che si mescolano a quelle "tradizionali", non si può dire che il tutto non sia confezionato a regola d'arte: fotografia eccellente, un buon gusto nella messa in scena e nelle inquadrature che sappiano rendere tangibile il pericolo sempre incombente, scenografie "impossibili" (vecchie foto appese da chissà quanto per nulla sgualcite, sedie "incollate" al pavimento non si sa come, quadri perfettamente intatti...) ma d’impatto. Visivamente il film funziona e riesce - almeno parzialmente - a sfruttare l'unico vero punto di forza alla base del progetto, però non terrorizza mai come dovrebbe: non si respira alcuna tensione, la comparsa di qualche fantasma degli abissi fa sorridere, i corpi incatenati non spaventano in alcun modo, il chiudere i protagonisti negli angusti spazi senza via d'uscita è banalità spicciola. Per questo, dopo un po' che ci si è lasciati catturare dalle variegate suggestioni subacquee, si intuisce che non ci sarà alcuno sviluppo in grado di sorprendere davvero, che tutto si concluderà in un'eterna nuotata tra le suppellettili con lo spuntare di qualche cadavere in modalità "guest star". E dopo un po' ogni entusiasmo si smorza, anche perché i dialoghi tra Ben e Tina non risultano mai interessanti né si scopre nulla di così trascendentale (e dire che il gigantesco crocifisso appoggiato a una porta chiusa faceva invece ben sperare...), tra le stanze affogate nel verde scuro della fotografia. L'epilogo beffardo recupera un po' e testimonia di un frustrato desiderio di percorrere strade nuove, ma ci volevano forse interpretazioni più sentite, per trasmettere un minimo di orrore in chi guarda...
Quando si parla di laghi o laghetti l'horror fan si frega le mani in quanto locus di tante divertenti avventure, anche recentemente. Qui la coppietta viene portata in area lacustre da un Caronte poco inquietante; poi, dopo una citazione lovecraftiana che c'entra come i cavoli a merenda, iniziano le riprese subacquee e non sono male, girate con perizia. Poi le solite bambole inquietanti, le solite stanze sottosopra, i soliti segni inquietanti e inizia la noia. Quindi si scatena un delirante parapiglia con zombi acquatici, catene hellraisiane, illogicità onirica. Non convince.
MEMORABILE: La murena gigante; I tipi incatenati sul pozzo con mascheroni inquietanti.
Largo uso delle tecniche del mockumentary, in maniera più massiccia proseguendo. Soggetto intrigante che vede una coppia (dedita a escursioni e riprese in luoghi sinistri per YouTube) immergersi in un lago per cercare una casa sommersa. Suggestive le riprese subacquee e le scenografie dell'ennesima casa di orrori e rituali cruenti. Purtroppo il tutto viene penalizzato dal caos eccessivo che viene a crearsi nelle scene più concitate per l'insieme di POV, scene scure nei meandri della casa, riprese subacquee, presenze e orpelli vari; questo rende la fruizione piuttosto ardua.
Alla ricerca spasmodica di followers, una coppia dedita all'urbex si immerge in un lago artificiale per documentare i resti di una villa sommersa, che si rivelerà oltremodo inquietante. I registi francesi tentano una versione acquatica che richiama The Blair Witch project (magari con più stile) che punta tutto su effetti luminosi efficaci esteticamente (che fanno perdere però i punti di riferimento e con essi il senso di ciò che accade) e resi eccessivamente convulsi e instabili per suscitare quel brivido e quella ansietà che purtroppo non va oltre il livello del déjà vu.
Blair-witch waters? Tempo di liquidarlo (ih!) così e il duo dimostra che 1) conta il viaggio e non la meta, l'arte di cucinare apparecchiare e servire e non l'ingozzarsi 2) è sempre memore di come si verticalizza (ari-ih!) la paura e di come giocare al pescegatto col topo, imbastardendo ansia e asma dell'apnea-movie con l'haunt 3) siamo sempre più dentro: dalla puerpera sotto attacco alle infrangibili acque uterine della casa-ventre-altare babysacrificale-teca di formalina. Full immersion nello spaghetti horror, nel senso che di condito spaghetto se ne prende a sazietà. Approvato!
Sfumature di verde e di blu sono i colori preponderanti in questo viaggio subacqueo quasi monocromo. L’atmosfera è di perenne oppressione, oscura e sfocata, come se si addensasse davanti ai nostri occhi, sulle pareti rivestite con vecchie carte da parati, sui soffitti intonacati, sulle stanze ricolme di oggetti che come un puzzle compongono un incubo mefistofelico. La regia del duo francese ha l’audacia dei vecchi gotici e il realismo dei moderni found footage, riuscendo a fondere perfettamente realismo e illusione sotto l’influsso di un cinema commerciale ma estremamente personale.
La placidità del lago in contrapposizione al tumulto ondoso e travolgente dell’esordio, il riparo del found footage opposto alla minaccia di spegnersi ripetendo se stessi: il duo francesce (Dio lo preservi) sceglie il rischio e non sbaglia, galleggia per pochi minuti tra GoPro e indugi preconizzanti ma poi sprofonda in un incubo fluttuante di torbide luci smeraldine, tra il gotico italiano e Fulci quello visionario, soffocato dall’incedere satanico e dall’opprimente espressività visuale. Gli occhi annegano, il cuore respira ossigeno. Seducente, senza chieder nulla in cambio.
Rimasticamento del celeberrimo capostipite dell'horror "con una scarpa e una ciavatta": si spende poco, si risparmia su attori e sceneggiatura (anche su un minimo accenno di storia definita) girando male e sopperendo alla totale mancanza di perturbante con qualche meccanico sobbalzo qua e là... Invece dei boschi abbiamo un bel fondale subacqueo; le bolle di anidride carbonica, purtroppo, non migliorano la scipita prosaicità dei dialoghi. Possessioni e revenants nella media (infima) del trovarobato diabolico di questi anni.
A salvarsi, in questo scialbo horror diretto da Bustillo e Maury, sono fondamentalmente due aspetti: il primo riguarda un abbozzo di riflessione metacinematografica, in cui la proiezione subacquea su grande schermo restituisce l'idea di una morte del cinema che ha lasciato l'eredità ai droni degli youtubers. Il secondo è rappresentato dall'acqua, che riesce a far muovere i morti viventi in maniera assolutamente originale. Tutto il resto, purtroppo, rientra nei cliché più scadenti tipici dell'horror degli ultimi dieci anni.
Come trapiantare il démodé nell’attualità; o meglio come sviscerare il neo-gotico medievale attraverso i tratti distintivi del mockumentary. Ci riescono bene Maury e Bustillo, che con le loro immagini placide e multiformi - folle raffigurazione di un’anatomia subacquea - offrono una percezione di simultaneità cinematografica terrifica e soffocante. L’acqua sostituisce l’elemento umano e la minaccia si fa sempre più arcaica e meno contemporanea. Apnoico.
Una coppia di youtubers alla ricerca di posti infestati si immerge in una casa sommersa in fondo alle acque di un lago: sarà stata una buona idea? Bustillo & Maury confezionano un horror la cui trama si può riassumere in tre righe, per quanto elementare e senza grosse sorprese. A compensare la piattezza narrativa è l'abilità registica del duo, che se la cava bene tra atmosfere subacquee e scenografie decadenti, riuscendo a catturare l'attenzione fino alla fine (complice la breve durata della pellicola) e a regalare anche qualche buon brivido. Bello il finale non consolatorio.
Bustillo e Maury scrivono e dirigono a quattro mani questo film che alterna cose pregevoli ad altre imbarazzanti. Le atmosfere sono meravigliosamente claustrofobiche e le scene sott'acqua sono girate benissimo; purtroppo altrettanto non si può dire della sceneggiatura, che non convince per niente in quanto gli autori si limitano a copiare mille altre storie uguali viste "in superficie" senza approfondire nessun personaggio. Con un altro tipo di scrittura sarebbe stato un piccolo capolavoro e invece ci si deve "accontentare" di un discreto horror d'atmosfera.
La coppia di registi prosegue la sua parabola discendente con questo horror che può vantare solo la particolarità dell'ambientazione subacquea; la trama infatti ricalca mille altri film sulle case infestate e su terribili segreti sepolti dal tempo senza particolare originalità. Finita però la prima esplorazione della casa sott'acqua, il film inizia a girare a vuoto ripetendo le stesse situazioni e proponendo colpi di scena mai davvero spaventosi; si può solo ammirare la tecnica registica nel girare in determinate condizioni (anche se con l'ausilio di CGI) ma a parte quello, il vuoto.
L'incipit tutto urtica con l'ennesimo rimando agli stravisti cliché horror della coppia ambivalente (lui in fissa, lei gregaria, ovviamente seccanti), degli stranieri in terra "nemica" e del mistero maledetto annunciato dall'esotico sconosciuto (spiace peraltro che il personaggio di Pierre sia abbandonato troppo presto). Poi con le immersioni il film risale a galla, mostrando Bustillo e Maury grande perizia tecnica e impressionanti riprese in apnea che almeno caricano uno script tuttavia irrimediabilmente "annacquato" e immoto. Anche lo spunto "urbex" poteva generare più curiosità.
Ci risiamo: lui (Jagger) spregiudicato youtuber alla ricerca di emozioni forti, lei (Rowe) partner fedele al traino. La trappola del lupo (Savin), una casa sommersa da un lago artificiale nel sud-ovest della Francia, alcova ammantata da terribili segreti e prigione dei due ingenui americani... Per due terzi girato sotto il livello dell'acqua (un elemento di novità dall'effetto invero perturbante), il compatto horror della premiata ditta Bustillo & Maury fa subodorare molte più evoluzioni narrative di quante effettivamente ne porta a compimento, come nel beffardo (ma isolato) finale.
MEMORABILE: L'enorme crocifisso all'entrata della cantina; Il finale al cardiopalma (con sorpresa dopo i titoli di coda).
Se togli il tappo, in fondo alla vasca rimane solo uno scalcinato tunnel dell'orrore allestito con bambinate assurde: le sedie che galleggiano mentre le bambole stanno sedute sul divano, il proiettore che si accende sott'acqua, e via di bischerate che precipitano l'incredulità nell'abisso. Per inciso, "la vasca" rappresenta una relazione arrivata al capolinea dalla quale la protagonista cerca disperatamente di emergere. Capito la profondità? La sequenza immersiva di Inferno (citato a più riprese) se magna l'intero film: come dire, la riscossa del "pesce piccolo".
MEMORABILE: L'emersione negata; La sequenza dopo i titoli di coda.
Una coppia di giovani decide di esplorare una casa ben conservata sul fondo di un lago francese: questo è lo spunto dal quale il duo Baustillo-Maury parte per costruire il nuovo film. Il film ha diversi problemi, in primis di scrittura, dovuti alla fluidità e opacità dell'acqua. Il comparto tecnico e la fotografia fanno miracoli ma gli spaventi sono ridottissimmi e le scene piú convulse si perdono in un miscuglio di bollicine, parti di corpi indefinite e luci poco luminose. Sfaccettatura dei personaggi quasi inesistente. Il finale invece è discreto.
Le esplorazioni urbane sono un appetibile ricettacolo per l'horror found-footage, ma gli spunti narrativi a esse associabili restano numericamente esigui. Bustillo e Maury giocano la carta ambientale, spostando la solita investigazione à la Blair witch in una villa sommersa (In dreams docet). Dopo un notevole setup, le ordinarie manifestazioni spettrali (senza esclusione di spiegoni) guastano la festa. Ottima comunque la scelta di alternare sequenze mockumentaristiche a riprese di stampo convenzionale, con qualche discreto innesto metafilmico (la “fuga” nel telo da proiettore). Okay.
MEMORABILE: Jumpscare con un pesce-gatto (!); L'arredamento della casa, fra bambole e teschi animali; I cadaveri appesi barkerianamente a ganci; Finale nerissimo.
Qual'è il modo migliore per accalappiare follower? Fare riprese con commento in fondo a un lago in una casa, procedendo stanza per stanza. Ci sono pellicole in cui la sceneggiatura (il succo) è meno importante; questa è una di quelle. Si può infatti arrivare quasi a soprassedere sulla pochezza della trama e sull'originalità (la solita casa infestata), concentrandosi più sulla parte visiva (le riprese interne subacquee) e sull'atmosfera (giusta per il genere), con aggiunta di un vero e proprio conto alla rovescia dato dall'aria nelle bombole. Non male dopotutto, con finale cattivello.
MEMORABILE: Qualcosa nella tenda; Il drone segnala movimento; Meglio non seguire il pesce; "Tu morirai prima di me".
E' vero che la trama non offre spunti nuovi (tanto per cambiare, vatti a fidare di uno sconosciuto che si offre come guida), che la risoluzione è piuttosto spiccia e che i protagonisti soffrono di fisiologica ingenuità, ma dal punto di vista dell'appagamento visivo e della tensione il film risulta decisamente soddisfacente e attraente; la curiosità verso i segreti e i pericoli di quella casa (location d'affascinante stile rurale) nasce infatti spontanea, complice anche l'ambientazione subacquea (Inferno insegna) adeguatamente valorizzata dalla fotografia. Complessivamente invitante.
MEMORABILE: Tutti gli interni della villa; Gli inquilini.
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