La grande porta grigia - Film (1957)

Un bimbetto rimane imprigionato nel caveau d'una banca. Per i soccorritori è una gara contro il tempo. Un piccolo film che, al più, potrebbe costituire un episodio medio di Alfred Hitchcock presenta. Gli elementi di tensione sono abbastanza ordinari e non mancano sia le tediose spiegazioni tecniche (il calcolo dell'ossigeno residuo) che gli accenti patetici (la mamma); a riscattare parzialmente il tutto rimane la simpatia per il pragmatismo del team che si adopera nel salvataggio e la buona prova di Gifford. Particina per Connery.

Per una malaugurata distrazione del personale, il figlioletto di un impiegato rimane chiuso in un caveau a tempo e non apribile fino a dopo il weekend. Comincia così una fuga contro il tempo per cercare di sbloccare la porta blindata prima che manchi l'ossigeno. Thriller tanto essenziale quanto ansiogeno condotto con grande abilità, data la ristrettezza della location e il susseguirsi di tentativi che fino all'ultimo fanno restare col fiato sospeso. Ben rese le reazioni del responsabile diretto e dell'esperto di casseforti, mentre i genitori restano come annichiliti sullo sfondo.

Il "problema" di film del genere è che non c'è il minimo dubbio su come finirà il tutto, soprattutto considerato l'epoca in cui uscì la pellicola. Però proprio per questo motivo il merito della sceneggiatura è doppio rispetto al normale, poiché riesce a mantenere vivo l'interesse dello spettatore praticamente dall'inizio alla fine, senza cedimenti e inutili pause e lungaggini. Sotto questo punto di vista aiuta anche una durata molto ridotta: non si arriva nemmeno a ottanta minuti. Regia senza guizzi, tutto sommato superflui in opere del genere, ma solida e professionale.