Uno dei primi grandi successi di Totò. Parodia solo nominale (e giunta un po' in ritardo) del SANGUE E ARENA con Tyrone Power, il film di Mattoli (alla seconda esperienza con Totò dopo il mediocre I DUE ORFANELLI) ci regala un Totò vispo e in ottima forma, relativamente controllato e spesso in compagnia della sua spalla prediletta Mario Castellani. Il prologo a Napoli fornisce lo spunto che porta Totò (scambiato per un pericoloso assassino) fino a Siviglia via LAI (ora Alitalia). Travestito prima da hostess racchia quindi da torero (subito ribattezzato Nicolete), brama le prosperose...Leggi tutto forme della miliardaria Isa Barzizza, americana immediatamente accesa dall'idea di un amante così “caliente”. Tra estenuanti numeri musicali spagnoleggianti ed esibizioni da cabaret si inserisce piuttosto bene, dando una buona prova del suo talento comico nonostante una sceneggiatura (firmata da Steno e Marcello Marchesi) non esattamente irresistibile. Altamente deludente a riguardo il lungo finale all’arena, con troppe inserzioni folkloristiche e una preoccupante povertà di trovate comiche. Qualche tocco geniale qua e là (impagabile Totò esasperato dalla fame che si fa un panino usando spugna, dentifricio e borotalco!), qualche immancabile gioco di parole, sprazzi di danze con la classica movenza da manichino, qualche gag allungata oltre il lecito (come quando il nostro deve farsi alzare la temperatura per sfuggire all’arena). L'immaturità dei primi film comunque (e qui è evidente) è dovuta più che altro alla scarsa confidenza dei registi con le potenzialità di Totò che a reali limiti del principe. L'effetto della bevanda piccantissima verrà ripreso e ulteriormente iperbolizzato da Villaggio alla cena di gala del secondo Fantozzi.
Parodia del più serioso (e soprattutto drammatico) Sangue e Arena, riuscita solo in parte per via di una storia sviluppata piuttosto superficialmente: d'altra parte avere, nel cast, un attore come Totò (in grado di dare libero sfogo ad improvvisazioni esilaranti) giustifica in parte la poca cura di una sceneggiatura funzionale, unicamente, a dare risalto alle scene comiche (l'incipit in farmacia, il viaggio in aereo "en travesti", la bevanda di "fuoco", la "corrida" finale). Come sempre, Totò può contare sulla importante presenza di Castellani.
Ironico fin dai titoli di testa (amico tecnico del campanello, cugina aiuto regista) con un inizio assurdo (mare, pescatore, pesci che si impanano da soli, quindi farmacia...) il film contiene qualche scena piuttosto comica come quella del panino indigesto o la reazione (super mimica) della bevanda infiammabile. Simpaticissimo il grande Totò, capace grazie alla sua espressività di farci sorvolare su grossi buchi in sceneggiatura (e trama decisamente tirata per le lunghe). Nonostante il sucesso però, le vere scene valide sono molto poche. Simpatico.
Sulla falsariga dell'americano Sangue e arena, è una discreta parodia diretta con mestiere da Mario Mattoli. Si tratta della classica commedia degli equivoci in cui Totò, ritenuto un criminale, finisce in Spagna e si ritrova torero. Napoli e la Spagna si combinano attraverso gag spesso (ma non sempre) riuscite in cui l'attore fa sfoggio della proverbiale bravura, stavolta forse non adeguatamente sorretto dal resto del cast.
Parodia di Sangue e arena, in perfetto stile comico alla Totò, con la storia di un napoletano che per un equivoco deve fuggire in Spagna, dove si improvvisa torero. Come nella grande maggioranza dei film di Totò, il film “è” Totò. Il grande comico è qui in una delle sue interpretazioni più esilaranti, con irresistibili gag, travestimenti e giochi di parole. Notevole il “pesce democristiano” che gli impedisce di vedere una donna nuda.
In ordine strettamente cronologico è a partire da questa strepitosa parodia di Sangue e arena che Totò diventa per me "riconoscibile"; non so spiegarvi il perché, ma è così. Da questa pellicola in poi, il Principe inizia a farmi davvero ridere. Mi piace anche il fatto che sia stato un grande successo, che, per l'epoca, abbia fatto incassi da record e lo siano andati a vedere in massa, con tanto di zuffe davanti alle casse dei cinema che lo proiettavano. Molto genuino "sapore d'epoca" e un sano divertimento. Classico del cinema comico italiano.
Un errore di persona è l’inizio di una girandola di avvenimenti avventurosi e divertenti di cui è protagonista un Totò in gran forma. Come spesso accade in questi film le singole parti valgono più del tutto e non tutte le gag e le battute valgono allo stesso modo, ma alcuni pezzi sono davvero uno spasso grazie al “principe” della risata.
Il titolo (che parodia il gran film di Mamoulian) è molto divertente e il film lo è altrettanto per almeno mezzora. Poi lo infiacchiscono intermezzi di repertorio e musicali inseriti per arrivare ad un metraggio decente. Forse ha identica origine l'inizio metacinematografico, con i crediti iniziali che, nella loro parte finale, sono esilaranti. Molto scarso il finale. Totò in gran forma. Piacevolissimo Marchetti.
MEMORABILE: "Dev'essere democristiano questo pesce!"
Tra i Totò più memorabili degli anni '40; e dire che la massiccia robustezza del parodizzato (il film di Mamoulian) faceva temere terribili incornate. Al contrario Mattoli, esperto di tauromachia registica, sfrutta il metronomico script di Steno/Marchesi vivacizzando costantemente il quadro con cambi di scenario che dan modo al Principe di esperimentar la gamma estesa della sua comicità in moto perpetuo (farmacista, hostess, criminale e torero), passando con disinvoltura dall'astratto (il panino al sapone) al fisico (la Corrida). Che piacere scorrere il cast...
MEMORABILE: La musica di Pippo Barzizza (papà di Isa) sui titoli di coda; La celeberrima battuta sul pesce democristiano.
Il film dove il Principe Antonio De Curtis diventa definitivamente Totò. Se prima di questa pellicola Totò entrava da attore nello schema di qualche testo forte a lui preesistente, da Fifa e arena é lui stesso l'occasione produttiva dei film, che vengono da ora tagliati a misura della sua comicità funambolica. Qui le gag si susseguono una quasi indipendente dall'altra a costruire un film di impostazione teatrale e rivistaiola con Totò che dà il meglio di sè con smorfie, lazzi, contorsioni e giochi verbali di travolgente comicità astratta. Discreto.
MEMORABILE: Convincenti e gustosissimi i duetti di Totò con Ada Dondini.
Tappa importante nella carriera di Totò perché finalmente riesce a rifinire il personaggio che lo renderà celebre; riesce a liberarsi della eccessiva caratterizzazione che ha contraddistinto le precedenti interpretazioni, di impostazione eccessivamente teatrale e troppo legata alla commedia dell’arte da cui proveniva. Emergono qui le sue doti trasformistiche e compie il salto definitivo come attore di cinema, anche se in alcuni momenti il film si perde in confusione.
Totò prima maniera: farsesco, più vicino alla comicità americana fisica che a quella della commedia all'italiana. Ci si diverte ugualmente, perché la trama è imbastita su equivoci che si susseguono veloci, con molte gag riuscite e qualcuna meno. Notevole l'apporto dei comprimari tra cui il fido Castellani, Pavese medico esaltato e la coppia Barzizza/Benti. Buono.
Farmacista di Napoli riparerà a Siviglia perché creduto un serial killer. Clima spagnoleggiante che aiuta i giochi di parole tra le lingue e commedia degli equivoci per portare Totò nell’arena. Storia che si appoggia completamente al protagonista, che varia i siparietti prima con la verve da playboy, poi con la solita fame atavica (addirittura con qualche accenno alla politica). Durata ridotta e discreto uso della mimica nei panni di toreador.
MEMORABILE: Nicolete il torero farmacista; Il toro a rotelle; Il toro preso per le corna.
Uno dei classici del grande attore napoletano, qui impegnato in uno dei generi che meglio gli sono riusciti, ossia quello parodistico. La trama è semplice, ogni tanto la comicità è troppo improntata sull'ingenuità ma nel complesso resta un film ancora godibile. Il cast raccoglie molte delle spalle e dei caratteristi più ricorrenti di Totò, mentre la parte femminile è affidata al fascino della Barzizza e alla comicità della Mangini. Inossidabile.
MEMORABILE: "Dev'essere democristiano questo pesce!"; Totò che, disperato, si prepara un panino con spugne da bagno, sapone, borotalco e dentifricio.
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CuriositàFabbiu • 3/01/08 15:46 Archivista in seconda - 650 interventi
Dal sito antoniodecurtis.com sul cinema di totò, in merito a questo film:
Per questo film , parodia del celebre " Sangue e arena " , il regista in un primo momento giro' un finale nel quale Toto' sotto la pioggia stava con un ombrello vicino al toro e gli diceva "ma chi ce lo fa fare ,ma chi te lo fa fare a te di morire per questi quattro disgraziati , ma non pensi come sarebbe bello tornartene ai tuoi campi..." , ma questo finale non piacque al produttore e fu girato il finale che tutti conosciamo
Il film ebbe un successo incredibile tanto che in molte sale dovette intervenire la Celere per impedire resse al botteghino