E’ l’apoteosi di Totò. Qui ci sono pietre miliari, tra i suoi sketch: dall’onorevole Cosimo Trombetta massacrato dal nostro eroe con starnuti abortiti, valigie dal finestrino e dialoghi assassini, a Totò che fa il pupo siciliano, che dirige la banda o ha a che fare con dei malavitosi. Che maschera! Che tempi perfetti! Era veramente il Maradona dei comici. Imperdibile.
Primo film italiano interamente girato a colori (Ferraniacolor), che sfrutta banalmente la teatralità del grande comico senza perdersi dietro una sceneggiatura particolarmente elaborata (difetto, questo, di molte pellicole interpretate da Totò). La mano del grande Steno, però, accoppiata alle improvvisazioni dell'attore (celebre -e copiata- la scenetta del vagone letto: attenzione, se notate potrete vedere anche un giovane Fulci!) riesce a conferire al film un fascino particolare.
Pellicola dignitosa e divertente.
Totò, coaudiuvato da una sceneggiatura all'altezza e da una regia professionale di Steno, regala un'interpretazione memorabile. Alcune gag e battute sono entrate nella leggenda (tipo quella del vagone letto, con un Mario Castellani che gli fa da splendida spalla, o quella della marionetta). Affiancato da altri efficaci attori, Totò ha così modo di dare fondo a tutto il suo straordinario repertorio di lazzi, smorfie e battute che lo rendono ancora oggi, a distanza di molti anni, inimitabile. Cult.
Vera e propria apoteosi del talento di Totò e primo film italiano a colori, questa commedia di Steno rappresenta una raccolta di sketch in cui il comico napoletano è centrale e protagonista assoluto (tanto che alcuni brani del film sono continuamenti riproposti nelle antologie dedicate a De Curtis). Ancora largamente incompreso dalla critica, Totò in questo film fa ridere adoperando tecniche quasi futuristiche (le scene marionettistiche) in largo anticipo sui tempi.
Sgangherato e incollato alla meno peggio, ma con l’inimitabile scena del vagone-letto, nella quale Totò e Castellani danno il meglio della loro simbiosi, in un gioco di toccamenti, di equivoci e di paradossi entrato nella storia della comicità. Quasi tutto il resto, purtroppo, è nettamente sotto. Da ricordare Totò-marionetta, la trovata dell’iniezione (con Pavese) e la signorina snob fatta da Franca Valeri, che si diverte a iper-arrotare la erre.
Festa di Totò, che ripropone i suoi più famosi sketch teatrali (ideati da Michele Galdieri, che non a caso compare tra gli sceneggiatori). E questa fortunatissima pellicola va davvero interpretata come una festa tra amici, in cui godere dei lazzi del festeggiato (che si diverte a dirigere orchestre, vestirsi da marionetta, improvvisare al pianoforte) e della sua combriccola (Valeri, Castellani, Inglese). Steno confeziona impeccabilmente il ricevimento, tanto che gli si può perdonare un soggetto assai raffazzonato.
In pratica una serie di scenette ripescate dal magico mondo della rivista e magistralmente dominate dal Principe circondato da valenti spalle, fra cui l'indimenticabile Mario Castellani. Se la gag del vagone letto è ormai leggenda, nella memoria rimane anche la presa in giro dei ricchi, annoiati ed esistenzialisti, guidati da Franca Valeri e Galeazzo Benti. Colore squillante e sfottò feroci ancora oggi (il ritorno del "paisano") incorniciano un finale col botto.
Nei credits del film manca la voce "sceneggiatura". Si recita a soggetto (in realtà reinventando, riciclando, rivisitando un repertorio collaudato), e grazie all'estro del Principe al suo massimo dalla scalcagnata epopea del maestro Scannagatti si cava fuori un capolavoro. Tutta la parte del treno basterebbe da sola a consegnare il film alla storia, ma non mancano altre meraviglie (compreso il Totò proto-leghista col giardiniere pugliese, "si ricordi che lei qui è ospite!"). Sublime.
Spassosa antologia di scenette e gag di Totò, ricucite arditamente in una trama sconclusionata: ma chi se ne importa, visto che il succo di questo film sta tutto nel’irresistibile carica comica del protagonista? Tutte le scene sono, per l’appunto, da antologia, da quelle mimiche ai giochi di parole, da quelle più futuriste a quelle da varietà, dalla parodia degli snob allo sberleffo ai politici. Mitico (anzi, ormai proverbiale) l’onorevole Trombetta.
Le scalcinate vicende del Maestro Scannagatti, Cigno di Caianello, servono da flebile pretesto per incorniciare alcuni dei più celebri sketch del grande Totò, da quelli basati sulla sua fisicità da marionetta a quelli di funambolismo verbale, fra i quali naturalmente eccelle il confronto con l'onorevole Trombetta, vero fuoco d'artificio di doppi-sensi e giochi di parole. È difficile esprimere un giudizio su un film che è più che altro una antologia di scenette di rivista, però è sempre gradita l'occasione di "ripassare" tanti numeri memorabili.
Tutto è destino, avrebbe detto qualcuno. Primo lungometraggio italico a colori, Totò, Steno, Age e Scarpelli, un corollario di attori feticcio per i film del principe. Il film è spassossissimo, no, di più, scoppiettante esempio di comicità senza tempo. A conferma di ciò, vi ricordo che, negli anni '80, il film è stato riproposto nelle sale, io c' ero, che ve lo dico a fare, con gran successo di pubblico. Il cigno di "Caianiello", come diceva Totò, colpisce sempre.
Totò si ritaglia un posto nella storia del nostro cinema anche grazie a questo film, il primo a colori (girerà anche il primo in 3D con fortuna completamente diversa). La storia alterna momenti entrati nell'immaginario collettivo (Totò e l'On. Trombetta, Totò direttore d'orchestra, Totò esistenzialista, anche se la parte della canzone è inguardabile) a momenti di esagerazione (il cognato troppo violento stona per lunghi tratti del film). Resta comunque un film complessivamente godibile ed esilarante, grazie anche agli ottimi comprimari.
MEMORABILE: Il viaggio con l'On. Trombetta, l'equivoco con Tiscordi che si mette in mutande per "ascoltare l'opera" di Scannagatti, il balletto della marionetta.
Capolavoro assoluto di Totò; anche se la storia non è altro che un pretesto per dare modo al grande attore di ripetere i suoi sketch dei tempi del varietà, le risate non si contano, il ritmo è veloce e non c'è un solo momento di stanchezza. Buona la regia di Steno, ottimo il cast di contorno che trova spalle perfette per il principe: dagli assidui Castellani e Pavese alla partecipazione di grandi come la Valeri e Riento. Un film davvero imperdibile, vivace come pochi e dai colori sgargianti (tra l'altro fu proprio il primo in Italia).
MEMORABILE: Lo sketch dell'onorevole Trombetta; Totò che finge di essere una marionetta; l'equivoco con Pavese.
Secondo film a colori italiano dopo Mater Dei di Emilio Cordero del 1950, ma sicuramente il film di Totò che è fornito del più alto tasso di comicità in assoluto. Un vero assolo del Principe della risata che ripropone davanti alla cinepresa, uno tira l’altro, i migliori numeri del teatro dell’avanspettacolo e della rivista italiana. Nulla è la storia, tutto è Totò. Il film è teatro filmato e Totò in esso si trova perfettamente a suo agio. Egli si libera dai nodi realistici di un personaggio e vola verso i cieli dell'astratezza e del sublime senza tempo.
MEMORABILE: La scena del Wagon Lit é ormai un classico (con Fulci che interpreta il viaggiatore che vuole dormire).
Debole il collante tra i vari sketch: Totò è incredibilmente a suo agio come al solito e, al di là della qualità degli sketch qui riuniti (molti dei quali un po' deludenti), riesce a ogni gag a strappare qualche risata anche e solo per la sua presenza. Però non gli funziona bene la spalla di D'assunta e verso il finale si hanno diverse cadute di tono. Sono simpatici Guglielmo Inglese, Castellani e la Valeri e, in ogni caso, è davvero sufficiente la scena del treno, spettacolare, a rendere memorabile il tutto.
MEMORABILE: "Scusi dove ha messo le valige?" "Vicino alle scarpe".
In assoluto il film più divertente di Totò. Steno punta sulla scorrevolezza della trama riuscendovi senza incappare in scene girate al solo scopo di allungare il metraggio. Il principe è il factotum della pellicola e la scelta delle "spalle" o dei caratteristi per le scene principali è azzeccata. Nella scena del vagone letto è presente un cameo dell'allora venticinquenne Lucio Fulci, che interpreta il ruolo del passeggero dello scompartimento accanto, il quale protesta perchè non riesce a dormire.
MEMORABILE: La nevrosi mattutina del cognato e l'indifferenza di Totò; Il dialogo con il giardiniere; Il "premio" per l'autore del quadro; Pavese in mutande.
Autentica apoteosi totoesca o quantomen indubitabile apice della sua prima maniera comica, quella in cui la spavalderia piccolo-borghese è capace spesso e volentieri di scantonar in anarchica irriverenza. Il merito di Papà Steno e del magico duo Age & Scarpelli è quello di render agile il battito del film, snodandolo attorno al personaggio di Scannagatti; il resto lo fa la principesca antologia del nostro sputatore d’occhi gagaista, del pirotecnico maestro di musica, della nostra funambolica marionetta. Il Ferraniacolor acceca e rende tutto sempre nuovo.
MEMORABILE: Il duetto Totò – Guglielmo Inglese; Pavese/Tiscordi alle prese con l’iniezione; La mitologica scena del vagone letto con onorevole.
Il film, per il solo fatto di essere il primo girato a colori in Italia, merita una segnalazione per il suo valore storico. Il colore mette in risalto uno strano gusto di concepire, all’epoca, l’arredamento e l’abbigliamento, ma anche un modo di impostare la comicità - di derivazione quasi teatrale - non del tutto brillante e riuscito. Alcuni momenti sono da ricordare, come l’episodio del treno e della marionetta, ma in diversi sketch si tende a strafare e a sconfinare nel chiasso e nel caos. Barlumi di erotismo e qualche doppio senso. **!
Uno dei punti più alti della vasta cinematografia di Totò. Certo la trama non c'è, visto che si tratta semplicemente di una carrellata di divertentissimi sketch ben realizzati, di una comicità davvero molto alta e irresistibile. Tante sono le scene memorabili, tra cui quella del vagone letto. Totò è in forma a dir poco smagliante, così come anche il resto del cast contribuisce in modo egregio, in particolare Pavese e Castellani. Da vedere!
MEMORABILE: Totò nel vagone letto con l'On Trombetta; L'iniezione a Pavese; Totò e il giardiniere....
Il film comico che preferisco. Foriero di apprezzabili tocchi di classe come il fatto che Scannagatti si auto-definisca "un genio della moseca" o "il cigno di Cajaniello". Molte gag sono riprese da precedenti film di Totò, ma il film nel suo dipanarsi fiabesco riesce ad armonizzarle. Totò è perfetto nel ruolo e seppur in secondo tono è visibile un'ironia rivolta su alcune classi sociali (politici, ricchi snob, malavitosi, produttori presuntuosi). Impareggiabile la sequenza con l'On. Trombetta!
MEMORABILE: Quando a Scannagatti viene riferito che un suo collega ha avuto una disgrazia, lui ribatte: "Povero Chopin"; Il riferimento a Carlo D'Erba.
Capolavoro surreale e futuristico del principe della risata con sequenze ormai entrate di diritto nella storia del cinema. Totò si avvale della sua spalla per eccellenza, il grande Castellani, con cui dà vita alla celeberrima scenetta nel vagone letto. Indimenticabile lo sputo nell'occhio al colpevole autore del quadro futurista e sempre straordinaria Franca Valeri a capo di un gruppo di esistenzialisti.
L'odissea di Scannagatti è il pretesto per riunire storici sketch teatrali del Principe: in questo consiste il valore e il limite del film, che rimane un pezzo da antologia della storia dello spettacolo. Il Principe lascia un segno profondo ed eterno: sa sfruttare in modo impareggiabile le leggi della comicità "mediterranea" cogliendone sfumature e profondità: rapporto vittima-carnefice, sberleffo a potenti e boriosi, astrazione surreale, critica dei varii linguaggi. Grandi Valeri, Castellani e gli altri comprimari di lusso.
MEMORABILE: "Ogni limite ha una pazienza"; Pupetto Montmartre de Camps-Elysées.
Pellicola che può essere definita (con un po' di enfasi) epica. La fotografia è strana e sperimentale (dominano il verde e il rosso); ma, ovviamente, ciò che ne fa una perla sono la raffinatezza delle gag e la spontaneità delle interpretazioni, incastonate in una vicenda tanto pretestuosa quanto perfetta per l'esaltazione dell'estro spiritato di Totò e della sua maschera. La scena dello sputo nell'occhio è da museo del cinema comico.
Maestro strimpellone propone la sua opera. Idea pretesto per una trama divisa come fossero diversi capitoli per mostrare il meglio del comico in stile rivista. Clima fin troppo iroso in casa, sceneggiatura valida a Capri con il solito grande apporto della Valeri. Pezzo di storia il prosieguo sul treno per Milano e grande classico con il numero dei pupi nel teatrino. Chiusura con Totò direttore d’orchestra anch’essa pezzo di grande bravura. Esordio appunto del colore, anche se decisamente saturo.
MEMORABILE: Gli editori Zozzogno e Tiscordi; Il ciuffo; “Ti faccio fustigare con rami di betulla dai nostri maschioni”; La marionetta.
Il titolo (non è il primo film italiano a colori in assoluto, ma poco ci manca) la dice già lunga sulla natura da "greatest hits" rimasterizzati del soggetto: dal ruolo dell'artista megalomane con punte di sadismo all'intramontabile sketch del vagone letto, dalla parodia degli snob capresi al virtuosismo della marionetta. Poco importa che nessuna trovata sia inedita e tutte incollate alla meno peggio: il film trae freschezza proprio dalla sua varietà e risulta ancora un compendio godibile per chi ama il comico e adatto al suo primo approccio.
MEMORABILE: "Cicoria"; L'imitation de Picasso; Trombetta in Bocca; Il contrabbasso con le tette; Totò-Pinocchio.
Commedia degli equivoci che lascia il tempo che trova: la bravura di Totò è indiscutibile, ma la sceneggiatura non offre nulla di veramente divertente, a parte la memorabile scena sul treno con l'onorevole Trombetta scambiato per un ladro. Eppure l'inizio (con Antonio vessato dal cognato in partenza verso Milano nella speranza di sfondare come musicista) prometteva bene, e qualche risata riusciva a strapparla... Probabilmente il cast modesto e i personaggi poco simpatici hanno anch'essi contribuito alla mancata riuscita del film.
L'esile trama serve solo a collegare fra loro alcune fra le più celebri gag di Totò entrate a buon diritto negli annali del cinema comico italiano e nell'immaginario collettivo nazional-popolare. Il Principe è qui inarrestabile e le numerose spalle storiche (Castellani, Pavese, Barzizza) e non (Valeri, Caprioli, Benti) reggono bene il gioco ed il risultato è un film strepitoso, davanti al quale è impossibile non ridere anche a tanti anni di distanza e dopo innumerevoli visioni. Uno dei capolavori della comicità all'italiana, la cui visione è fondamentale, oltre che inevitabile.
MEMORABILE: "Ti faccio frustare con rami di betulla dai nostri maschioni" (Valeri); Il vagone letto tutto, naturalmente.
Straordinaria antologia delle migliori gag di Totò e al tempo stesso primo esperimento di film popolare a colori per l'Italia. Totò è protagonista scatenato e, soprattutto nella gag del vagone letto (uno dei suoi cavalli di battaglia preferiti), propone il meglio di sé. Il Totò più antineorealista di tutti i tempi, capace di proporre una comicità totalmente surreale.
Bellissima commedia firmata Steno con un Totò ispiratissimo. Il comico napoletano non ha un momento di pausa: per tutta la durata del film fa divertire e le risate non si contano. Leggendaria la scena nel vagone letto con l'onorevole Trombetta, divertentissimo quando dirige la banda. Certo, la trama è esile ma quello che conta sono le mimiche e le battute di Totò, quelle sono garantite! Grande esempio di cinema comico.
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DiscussioneZender • 23/08/13 10:43 Capo scrivano - 46956 interventi
Totò a colori non è altro che un'antologia di suoi sketch classici riuniti in un film e reinterpretati per l'occasione con l'aggiunta di una trama pretestuosa. Difficile considerarlo il suo migliore. Lo è come può esserlo un the best di un cantante.
Zender ebbe a dire: Totò a colori non è altro che un'antologia di suoi sketch classici riuniti in un film e reinterpretati per l'occasione con l'aggiunta di una trama pretestuosa. Difficile considerarlo il suo migliore. Lo è come può esserlo un the best di un cantante.
Beh, le singole parti sono strepitose....è la somma che fa il totale!
DiscussioneDusso • 23/08/13 14:33 Archivista in seconda - 1763 interventi
La scenetta del wagon-lit è straordinaria, storica. Peccato per il pubblico non italofono, che mai potrà apprezzare certi calembour: parli come badi, ogni limite ha una pazienza ... come tradurli in altre lingue? Credo sia da sottolineare il merito non solo del sublime talento del Principe, ma anche di Mario Castellani, attore duttile e bravissimo, che sempre metteva il Principe in grado di esprimersi al meglio.
La musica che fa colonna sonora alla scena dove Totò si esibisce sul palco fingendosi una marionetta è "The Parade of the Tin Soldiers". Qui il link ad un esibizione di questa danza
Secondo Alberto Farassino (Lux Film, retrospettiva del festival di Locarno) il "maestro Scannagatti" è un'ironia sul maestro Gatti, musicologo e dirigente della Lux Film che ha prodotto Totò a colori