Pigro • 8/09/10 15:16
Consigliere - 1661 interventi Caro Funesto, sono assolutamente d'accordo a proposito dei gusti. Io stesso ho detto in altre situazioni che all'interno del Davinotti deve contare più il gusto che la storia del cinema. Ma è anche vero che il gusto si affina con il tempo. Per questo credo che in futuro rivedrai molte tue posizioni, così come ho fatto io (e come faccio tuttora alla mia età: non avete idea di come per me sia stimolante leggere molti vostri commenti, che qualche volta mi spingono a rivedere il mio giudizio): anche perché se i gusti rimangono gli stessi tutta la vita, sai che noia? Quindi, ripeto, non voglio convincere, ma voglio provare a darti qualche elemento di riflessione... così, giusto perché magari te lo tieni da qualche parte, e chissà...
Dunque, rispondendo ai tre blocchi del tuo ultimo post:
1. tu usi
la parola "weird". Questo è molto significativo, perché una parola straniera non è mai semplice traduzione di una parola italiana, ma trascina sempre con sé un connotato semantico più ampio. Quindi "weird" non si limita a tradurre "bizzarro" o "strano", ma indica un intero senso della bizzarria, che è quello maturato negli ultimi decenni. Insomma, potremmo dire che è una categoria estetica profondamente legata all'epoca in cui si è "rappresa" in quel termine. Bene, questo è il primo spunto di riflessione che ti lancio: stai usando una categoria di un'epoca per definire un'opera di un'epoca precedente. Come se tu provassi ad applicare la categoria del "romantico" a una poesia del 600 o del "barocco" a un quadro del 400. Ovvio che questo si possa fare, ma semmai come provocazione oppure per far intuire le radici di qualcosa che sarebbe venuto dopo, ma non si dovrebbe usare per giudicare un'opera precedente quella categoria. All'epoca di Buñuel il concetto di "weird" non esisteva, e anche di questo occorre tener conto.
2.
il "senso complessivo". Che significato ha per te il termine "senso"? Capisco il significato che tu gli dai, ma qual è quello più "vero"? "Senso" è legato alla percezione, a ciò che è "sensibile", cioè ciò che si vede o si ode o si tocca ecc. Da qui, passa poi il significato di "senso" come di "logica". Ma è un passo molto lungo. Io a questa domanda che fai rispondo che sì, il "senso complessivo" c'è, ed è proprio un "deragliamento dei sensi", che esalta il senso in opposizione alla logica. Perché, mentre la logica è astrazione, il senso è concretezza. E dunque, "Un chien andalou" ci parla in maniera molto concreta (esaltando al massimo il nostro senso principe, la vista: e l'occhio tagliato non è un caso!) dell'esperienza di "deragliamento dei sensi" più sconvolgente di cui chiunque può fare esperienza: il sogno. Al quale, al risveglio, cerchiamo, inutilmente, di trovare una logica trasformando pure visioni in narrazione: ci hai mai fatto caso? Ecco, allora, il "senso complessivo" di questo film: sta nel porci di fronte alla parte più misteriosa e irrisolta di cui siamo fatti, il sogno.
3. non è esatto dire che tutte le
opere surrealiste hanno un messaggio da comunicare. Diciamo che hanno un'urgenza da esprimere. Semmai è il simbolismo a voler agganciare a ogni forma un significato. Il surrealismo tende piuttosto a quel deragliamento dei sensi di cui parlavo. E poi, eviterei di generalizzare. E' vero che questo film nasce dall'ambiente surrealista, ma è opera di un autore preciso, e io preferisco giudicare le opere a partire dall'autore e non da manifesti collettivi o scuole. Quindi, più che un film surrealista, questo è un film di Buñuel. E forse, proprio inserendo quest'opera nel continuum delle opere di Buñuel, si capisce molto meglio quale sia il mondo onirico-visionario del regista.
Comunque, mi piace molto che tu abbia voluto vedere questo film e che ti interessi ragionare anche su qualcosa che senti lontano da te.
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