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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Sulla carta il nuovo progetto di Zalone non sembrava poi così distante dai precedenti: l'occhio sempre puntato sull'attualità, l'obiettivo divertirsi alle spalle dei luoghi comuni attraverso un linguaggio originale a metà strada tra il cafone e il "diversamente acculturato". Invece questa volta le differenze sono sensibili: l'immersione in una realtà comunicata dai media spesso solo superficialmente viene attuata percorrendo "il grande viaggio", quello che dall'Africa subsahariana porta i migranti fino a raggiungere le coste italiane. Rifugiatosi in Kenya per sfuggire ai creditori di Spinazzola (Puglia) dove aveva un sushi-bar, Checco...Leggi tutto decide dopo non molto che è tempo di emigrare in Liechtenstein (un paradiso fiscale), ma in incognito. Per questo decide di aggregarsi a uno dei tanti gruppi in partenza per l'Europa, convinto che il trasferimento non debba poi essere così complicato. Niente di più sbagliato, come si può immaginare, e quello che seguiamo è in fondo un road-movie africano vissuto con la cristallina ingenuità di chi i pericoli li percepisce solo parzialmente, di chi affronta un viaggio drammatico preoccupandosi innanzitutto di avere con sé la crema per il viso all'acido ialuronico e i vestiti firmati.

La forza del personaggio Zalone è intatta, la riconoscibile impronta della sua singolare proposta umoristica anche; è la sceneggiatura a perdere invece qualche colpo di troppo inseguendo l'ambizione di un film meno superficiale che faccia battere la lingua dove il dente duole. Castigat ridendo mores, insomma, secondo l'insegnamento più tradizionale della nostra commedia. Per farlo però Zalone rinuncia all'immediatezza sua tipica, riducendo la propria efficacissima capacità di stimolare la risata. Non mancano comunque le scene divertenti e le gag "facili" solo in apparenza, che rielaborando situazioni abusate giocano abilmente sull'interpretazione zaloniana delle risposte (si vedano le scene in albergo con il sogno erotico Idjaba che ripara in camera di Checco per non cadere in tentazione coll'attraente reporter francese), sul ribaltamento della realtà (la telefonata alle autorità italiane in cui è lui a decidere se il porto assegnato loro va bene o no, lo stupore quando capisce che non è lui a dover pagare i creditori ma l'Italia a dover pagare il riscatto per farlo rimpatriare) o sull'esasperazione di atteggiamenti denunciati più volte come pericolosi dai media di oggi (gli attacchi di “fascismo”, con conseguenti declamazioni stentoree dei discorsi mussoliniani).

Le battute azzeccate non mancano insomma, ma sono inserite in un contesto non più costruito esclusivamente per prepararne il campo. Qui c'è una storia da raccontare, puntellata sì da momenti divertenti ma anche da belle riprese dei paesaggi africani, da pause dovute a dialoghi non necessariamente spassosi, da una regia (firmata per la prima volta da Zalone stesso) che non ha più la sicurezza finora dimostrata nella gestione di tempi e ritmi e si perde in lungaggini inutili, con reiterati messaggi volti a un'ampia riflessione sul tema e troppe canzoni (nemmeno riuscite come un tempo). Se un film così l'avessero proposto altri avrebbe probabilmente raccolto consensi maggiori; è il raffronto con precedenti ingombranti e d'indirizzo diverso a penalizzarlo e portare inevitabilmente a soffermarsi sul fatto che le risate e le gag siano in ultima analisi più contenute rispetto al passato. Vero, ma restano comunque in numero maggiore rispetto alla media dei film di argomento analogo, associate qui a invenzioni spesso non banali e se banali (l'attacco di dissenteria in autobus) supportate comunque dall'interpretazione superiore di chi non a caso ha clamorosamente sbriciolato negli anni ogni record d'incasso. E stupisce comunque l'omogeneità del prodotto finito, in Zalone: lo stesso registro viene mantenuto senza mai dare la sensazione di cambiare radicalmente da un minuto all'altro; quello scelto per TOLO TOLO ha toni bassi e da commedia più tradizionale (impossibile non pensare all'influenza di Virzì, in questo), ma conferma le peculiarità di uno stile - nei concetti e in come vengono espressi - che continua a riservare gustose sorprese, pur se qui nascoste tra le pieghe di un soggetto ideato non troppo felicemente.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 2/01/20 DAL BENEMERITO GALBO POI DAVINOTTATO IL GIORNO 12/01/20
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Bruce 20/01/20 09:57 - 1007 commenti

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Checco attore, cantante, musicista, questa volta anche regista. Film originale, coraggioso, ambizioso, persino strabordante e per forza di cose imperfetto. Il comico pugliese non rinuncia a far ridere, nel solito modo scorretto, sregolato e irriverente, pur affrontando un tema umanitario drammatico e quanto mai attuale, dalla evidente portata anche politica senza per questo risultare omologato e prevedibile. A tratti geniale. Belli anche gli inserti da sognatore e le canzoni. Un deciso passo in avanti nella sua carriera, successo meritato.

Legnanino 6/01/20 20:54 - 19 commenti

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Dopo quattro film di grandissimo successo, Checco Zalone scarseggia di idee nuove e pensa bene di inserire un elemento dell'attualità italiana come l'emigrazione dall'Africa. Il problema è che lo spettatore cerca il divertimento, come negli altri film di Zalone e questo divertimento stavolta non lo trova, perché la pellicola strappa forse due risate. Delusione.

Ira72 4/01/20 20:33 - 1305 commenti

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È la fine del buonismo. Del cinema ruffiano che punta sul pietismo. Perché in questa pellicola il punto forte è la satira che fa riflettere, strappando un sorriso amaro talvolta e sane risate, altre. Sia ben chiaro: non è la comicità sguaiata dalle risate a bocca aperta alle quali Checco ci aveva abituati. È un film più sottile e più intimo. Con qualche incursione kitsch che però, nell’insieme, non stona. 3 pallini per la prova attoriale corale e per il modo in cui viene affrontato il tema così delicato dell’immigrazione, 2 per alcune banalità evitabili.

Gordon 5/01/20 12:58 - 260 commenti

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Buon film che tratta con ironia un tema spinoso come l'immigrazione e che esalta così lo spirito dissacrante - in primo luogo verso l'italiano medio - di Zalone. In tutto il film si ride di gusto, anche grazie a buoni comprimari che si adattano bene al ruolo. Peccato invece per una sceneggiatura che, dopo un inizio stuzzicante, si riduce nella seconda parte a un assemblaggio di scenette, pur divertenti, senza uno sviluppo unitario. Gradevole la regia di Zalone, per la prima volta a dirigere.

Mtine 5/01/20 09:45 - 224 commenti

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Zalone tenta di cambiare registro, collabora con Virzì e realizza un film su tematiche attuali, che però presto si rivela diseguale nei contenuti e a tratti imbarazzante. Che dire delle continue battute sulle tasse e la burocrazia, che stridono con un soggetto che parla di migrazioni e guerra? O di scene che vorrebbero essere satiriche, come i numeri (trash) musicali o i posticci riferimenti a Mussolini, che mal si sposano con un film che entra molto poco nel vivo del dibattito politico? Zalone punta al cielo, ma con troppi bassi e pochi alti.
MEMORABILE: Il cursus honorum del compaesano di Zalone; Il cameo di Vendola; "Grazie Haftar".

Puppigallo 4/01/20 00:26 - 5250 commenti

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Le intenzioni potevano essere buone, ma il risultato è piuttosto avvilente. Zalone, qui anche regista, propone al pubblico una sorta di satira educativa, spesso da quattro soldi, che oltre a non far ridere (al massimo si sorride, ma sporadicamente), è quasi imbarazzante nella sua elementarità. Utilizzare l’ignoranza del protagonista per evidenziare luoghi comuni sul razzismo e assurdi comportamenti dei cosiddetti Paesi evoluti era giusto. Ma se il risultato è questo (seconda parte buttata lì), è evidente che un regista più maturo e una sceneggiatura dovevano accompagnarsi al messaggio.
MEMORABILE: Gli anziani, che girano intorno al tavolo ruotante con le mini portate; L'africano gli prende la crema viso e lui "Non hai la cultura per apprezzarla"

Galbo 2/01/20 20:40 - 12372 commenti

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Dopo il fallimento del suo sushi bar, Checco trova lavoro in Africa ma è costretto al rientro in patria in compagnia di un gruppo di migranti. Per il suo debutto da regista, Zalone sceglie la stretta attualità in una storia che parla di migrazione e razzismo. Meno efficace che in altre occasioni dal punto di vista della comicità pura, l’attore mette con efficacia alla berlina i nostri connazionali e il sistematico sfruttamento della migrazione (oltre alla falsa carità di alcuni occidentali) adottando l’approccio politicamente scorretto.

Nando 5/01/20 10:08 - 3806 commenti

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Zalone si cimenta anche nella regia in questa pellicola indubbiamente scorretta ma finalizzata a smascherare determinate situazioni e comportamenti italici e non solo. Si ride meno e si riflette maggiormente, ma l'ironia permea comunque tutta la narrazione. Finale, nonostante l'esilarante "cicogna strabica", lievemente deludente e seconda parte migliore della prima. Nel complesso valido, nonostante il cast di contorno sia leggerino.

Gabrius79 3/01/20 16:55 - 1420 commenti

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Stavolta Zalone prende anche le redini della regia e confeziona un film sempre all’insegna del politicamente scorretto ma con meno risate e più momenti destinati a far riflettere sul problema del razzismo e dell’emigrazione. Insomma, cerca di battere dove il dente duole mettendo alla berlina la stretta attualità. Il risultato finale è piuttosto piacevole, seppur sciupato da un finale buttato là. Piacevoli i camei di Nicola Di Bari e Barbara Bouchet.

Bubobubo 6/01/20 22:27 - 1847 commenti

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In un mondo in cui hanno sola dignità di parola il bianco e il nero, ecco un film intelligentemente orchestrato sui grigi: un'astuta trappola che è, in primo luogo, figlia prediletta della nobile leggerezza calviniana. Le risate di pancia sono pochine (ma esilarante è l'autoironico cameo di Vendola), la riflessione "politica" a tratti facilona, ma chi riesce a sdrammatizzare temi così seri e complessi merita un plauso a prescindere. Un consiglio per il prossimo: più attenzione al lato tecnico (specialmente al montaggio) e qualche minuto in più.
MEMORABILE: I camei di Barbara Bouchet e Nichi Vendola; Finale metacinematografico con strimpellata.

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124c 6/01/20 01:26 - 2911 commenti

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A Checco chiudono il ristorante giapponese, in Puglia, così scappa in Africa, dove scopre la difficile vita degli abitanti costretti a emigrare in paesi stranieri come l'Italia a causa delle razzie dei soldati. Laddove le commedie africane con Fabio Fazio e Giobbe Covatta falliscono, Checco Zalone trionfa con la sua simpatia e le sue canzoni (fra cui spicca la hit alla Celentano "Immigrato"); peccato che si rida poco di pancia e si sterzi, a un certo punto, sul road movie alla Gabriele Salvatores (e ciò non è sempre cosa positiva).

Tonios 6/01/20 05:42 - 25 commenti

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Un Checco Zalone assai lontano da come l’abbiamo conosciuto dieci anni fa: la pellicola altro non è che un rimasuglio di uno stile oramai scontato e ripetitivo, peraltro appesantito da un tema largamente abusato che non fa più divertire nessuno (se non chi è alla ricerca di un significato sarcastico). Si è alla disperata ricerca di un punto di decollo che non arriva mai, a cominciare da un incipit abbozzato alla meno peggio fino ad arrivare al finale d’ispirazione vagamente nichettiana.
MEMORABILE: Gli audio tratti dai discorsi di Benito Mussolini.

Ultimo 7/01/20 19:48 - 1652 commenti

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Non un brutto film, ma inferiore ai precedenti. L'intenzione di trattare il delicato problema dei migranti con ironia riesce solo in parte, con Zalone che costruisce un personaggio senza dubbio simpatico ma a tratti troppo caricaturale. Se poi pensiamo al deludente cast di contorno non possiamo che fermarci ai due pallini canonici. Seconda parte parecchio impegnativa e forse troppo pretenziosa.

Il ferrini 6/01/20 18:47 - 2337 commenti

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Idea che ricalca pedissequamente Mollo tutto (imprenditore indebitato che scappa in Africa e incontra un bambino col quale affronta il viaggio di ritorno) senza possederne la stessa freschezza e tanto meno la simpatia del protagonista. Particolarmente kitsch gli inserti musicali e infantile la maggior parte delle situazioni. Personaggi di contorno senza alcuna profondità, utili solo a imbeccare l'ennesima (brutta) battuta di Medici che ormai recita se stesso da dieci anni. Si salvano il buffo cameo di Vendola e gli esterni nel deserto. Scarso.

Maxx g 10/01/20 17:27 - 631 commenti

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Prima regia di Luca Medici dopo quattro film da attore. E' sicuramente un prodotto più maturo rispetto agli altri e riesce a evitare i soliti, triti, luoghi comuni sull'argomento immigrazione. Questa volta non ci sono gli innumerevoli strafalcioni linguistici che tanto hanno fatto divertire il pubblico nei precedenti quattro lavori dell'artista pugliese. Viene lasciato insomma molto spazio alla riflessione, senza trascurare qualche sorriso. Peccato che "Tolo Tolo" frani negli ultimi dieci minuti, con quel finale buttato là.

Markus 12/01/20 12:16 - 3680 commenti

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Quattro anni per partorire l'opera quinta di Zalone, con la scelta d'inserire la comicità all'interno di un dramma. Operazione alla Benigni con il suo La vita è bella, che fu l'apice del suo successo ma... anche la sua fine artistica. Zalone interrompe il rapporto con Nunziante in virtù di una co-sceneggiatura con Virzì fatta di "personaggi" contraddittori, analisi sociologiche e cercando di far riflettere il pubblico sul tema dell'immigrazione sacrificando la risata. Qualche critico sarà contento, ma l'arte di far ridere andrebbe coltivata.

Carlitos 14/01/20 14:54 - 43 commenti

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Deludente ultimo risultato di Zalone. Il personaggio con le sue battute è troppo forzato, tanto che a un certo punto lo spettatore si stanca di ascoltarlo. Medici abbandona il suo tipo di comicità per fare un film quasi da denuncia sociale (si vedano le ultime scene), ma fallisce miseramente. Giusto due o tre scene si lasciano guardare. Presenti anche alcuni buchi nella sceneggiatura, zeppa di personaggi inutili inseriti giusto per dare "una valenza" al cast.
MEMORABILE: Il delirante cartoon finale.

Lou 16/01/20 18:21 - 1119 commenti

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Ennesimo successo di Zalone, che attira le masse che vogliono ridere alle quali riesce a strappare qualche sorriso mentre somministra pillole di realismo: noi europei pieni di soldi e di problemi futili, l'Africa in guerra e povera, dove le persone si mettono in gioco in modo totale. I film drammatici e i documentari non li vuole vedere più nessuno, quindi ben venga Checco con la sua comicità di denuncia, perché il cinema serve anche per riflettere. E questo film qualche utile pensiero riesce a produrlo.

Mutaforme 20/01/20 23:09 - 415 commenti

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Il nuovo decennio si apre con questo film di Zalone che vorrebbe graffiare più che far sorridere. Purtroppo tuttavia il risultato non è dei migliori, l'opera è troppo superficiale per far riflettere e troppo seria per far ridere. Un ibrido che non fa bene a nessuno e che naviga nella mediocrità come tanti altri titoli più o meno famosi. Una delusione.
MEMORABILE: I discorsi di Mussolini.

Gestarsh99 29/01/20 16:34 - 1395 commenti

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Propostosi suicidariamente come Steve Jobs del sushi in quel di Spinazzola, l'eterno emigrante Checco torna a fare il malmesso viaggiatore in cerca di stimoli e fortuna, sgattaiolando via dalle incombenze tributarie del prosciugante sistema italiano. Zalone si autodirige, con cerchiobottistica previdenza bipartisan, tra voglia eloquente di dar risalto ai contrasti e freddurismo generalizzante da asilo Mariuccia, giustapponendo la minuscolità dei problemi del contribuente in fuga dal fisco alla maiuscolità dei Problemi del migrante in fuga da tutto. A prezzo di una risata in meno, ci riesce.
MEMORABILE: Zalone interroga il disabile circa il bagno non a norma: "Ma tu non senti i tuoi diritti violati?"... "No, no, no, io cacava po' terra fino a ieri"...

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Ryo 10/02/20 00:59 - 2169 commenti

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Il film è diverso dai precedenti film con Zalone: qui c'è meno comicità del solito. Ed è diverso anche dalle varie clip pubblicitarie che circolavano qualche tempo prima. Non è un film razzista, alla fine Checco chiarisce che siamo tutti uguali e non ci sono distinzioni di colore; siamo tutti umani. Per essere un film da record al botteghino ci si aspettava di più.

Paulaster 11/02/20 09:56 - 4375 commenti

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Italiano fallito ripara in Africa. Zalone evita le contrapposizioni di un rientro in Italia da migrante (visto in Mollo tutto) e si concentra sulle vicissitudini dei viaggi della speranza. Discontinuo nella parte iniziale con battute che richiamano la burocrazia e la furbizia, pecca per certe forzature (l'Isis, il fascismo, il passaporto stracciato). Discreta la parte dei trasferimenti, più fluida e girata meglio. Finale in stile Zecchino d’oro che non è un granché. Simpatico cameo di Vendola.
MEMORABILE: La nonna Bouchet; Gli anziani al tavolo del sushi; “Sensibility for beauty”; Il rosato dello Zimbabwe; No allo sbarco a Vibo Valentia.

Giacomovie 11/04/20 23:08 - 1397 commenti

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Un eterno sognatore a forza di sognare si ritrova in Africa in mezzo ai migranti che vogliono arrivare in Italia. Film mediocre non per un livello di comicità inferiore alle attese e allo standard di Zalone, ma per un'impostazione infantile e a volte puerile di un tema che richiedeva più impegno. Qualche spunto di riflessione e il buon ritmo sono poca cosa in un contesto scadente, pur se credibile e neutrale rispetto al delicato argomento trattato.

Rufus68 28/05/20 22:30 - 3819 commenti

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Da anni pencolante tra un blando politicamente scorretto (ciò che gli ha assicurato la fama) e un buonismo arruffato e simpatico, Zalone rompe gli indugi e si getta definitivamente nel secondo campo. Così facendo perde non solo la propria originalità, ma si costringe a ricalcare le fruste orme del cinema italico del riflusso la cui unica aspirazione risiede in uno stanco escapismo esotico. Tutto questo si somma, altresì, alle croniche assenze di regia e struttura drammatica. Pessimi i cameo dei volti noti. Qualche battutina azzeccata qua e là.

Caesars 30/07/20 09:25 - 3773 commenti

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Zalone si autodirige per la prima volta e nel farlo decide (con la collaborazione alla sceneggiatura di Virzì) di toccare un tema "serio" come quello dell'immigrazione. Il risultato finale raggiunge una stentata sufficienza (più o meno come le opere precedenti in cui figurava Checco), in quanto la sceneggiatura è un po' povera e si affida praticamente alla sola simpatia del suo attore protagonista, che azzecca qualche buona battuta. Per il resto ci troviamo di fronte a un'analisi molto all'acqua di rose di un problema ben più complesso e drammatico.

Jdelarge 6/09/20 18:19 - 1000 commenti

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Checco Zalone alla regia realizza un film discreto e, per certi versi, anche un po' fuori dagli schemi (vedasi gli inserti fantastici e d'animazione). A non funzionare troppo, però, è la sceneggiatura, che tratta un argomento delicato servendosi di personaggi completamente stereotipati; aspetto, questo, che all'interno di una commedia che si serve di un protagonista assoluto, come in questo caso, può funzionare solo con l'ausilio di ottime gag, cosa che qui non avviene. A tratti divertente, con delle belle musiche, ma niente di più.

Giùan 29/11/20 17:42 - 4528 commenti

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Checco si mette in proprio dietro la mdp mentre Luca condivide la cabina di scrittura con un certo Virzì ed è il cinema di Zalone a guadagnarne, anzi a farsi finalmente cinema oltre la fenomenologia, fino ad avventurarsi addirittura nel temerario territorio metafilmico. Il cerchiobottismo si stempera senza bisogno di risolversi, tutto conquista un senso che va al di là dell'immediatezza e lo stesso cliché del viaggio rovesciato assume valenze autoriali (vien in mente Lamerica con l'Africa per l'Albania). Tante le scorie da abbandonare ma finalmente si sentono il magma e la scossa.
MEMORABILE: L'acido ialuronico; La carriera di Gramegna (Gianni D'Addario); Lo zio Nicola (Nicola Di Bari); Il furgone saturo di migranti nel deserto.

Camibella 9/11/20 23:50 - 277 commenti

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Dopo quattro film in cui è stato solo attore, Zalone si cimenta anche alla regia aiutato nella sceneggiatura da Paolo Virzì. A discapito dell'ennesimo enorme successo, questo è decisamente un passo indietro, nella sua brillante carriera. Certo, non si può sempre e solo far ridere ed è giusto battere strade diverse, ma i temi sociologici trattati, giusti per carità, sono troppo importanti e dolorosi per ricamarci un film giullaresco. Da dimenticare gli inserti cantati.

Pinhead80 10/11/20 21:36 - 4715 commenti

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Che Luca Medici riesca ogni volta a portare orde di spettatori al cinema è un dato oggettivo e una boccata di ossigeno a tutto il settore. Ma che si tratti di film dall'elevato tasso di comicità, questo è tutto da vedere. Tolo tolo rappresenta un grosso passo falso, complice una sceneggiatura piena di falle incapace di interessare per cinque minuti di fila. I personaggi sono tutti molto stereotipati e l'unica cosa che funziona (a tratti) è sempre il protagonista, che con la sua ignoranza smaschera il malcostume della società. L'unica cosa che torna è il conto del botteghino.

Jandileida 11/11/20 12:48 - 1558 commenti

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Il tema è impegnativo, Zalone strappa sempre qualche risata, meritevole è l'intento di uscire dall'eterno ritorno della commedia italiana ma il risultato è altalenante anzichennò. La storia ricalca un po' quella di Quo vado? ma è costellata da personaggi senza spessore. Così Checco si ritrova a girare per l'Africa in pratica da solo zompando dalla foresta pluviale fino ad arrivare alla Quarta sponda, passano per il Niger, sempre con la sua leggerezza che però non basta da sola a riempire tutto un film. La regia di carta velina non aiuta la riuscita. A tratti piacevole.
MEMORABILE: La telefonata salvavita a Nichi Vendola.

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Striscia 14/11/20 11:37 - 55 commenti

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Zalone vuole crescere, e ci riesce con un film tecnicamente ben fatto e politicamente scorretto che ci ricorda un po' l'alberto Sordi dell'Italietta. Si ride spesso per le battute geniali del protagonista, ma si riflette. L'argomento immigrazione non era facile da trattare e Zalone rischia, buttando sul piatto ironia e intelligenza ma anche critica severa. Obiettivo raggiunto. Infatti anche questa volta la risposta del pubblico c'è stata, anche se proporzionata alle condizioni del periodo. Bravo Luca!
MEMORABILE: L'incontro tra il bambino e il padre con il commento di checco: Carramba!

Piero68 20/11/20 10:22 - 2955 commenti

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Il punto più basso della carriera del comico pugliese. La figura del solito coatto ignorante questa volta non viene coadiuvata da una sceneggiatura improntata alla risata e alla battuta anche pecoreccia. Si cerca di filosofeggiare e di aprire uno spot sulla condizione degli emigrati. Quasi un film di denuncia che male si sposa con i numeri di Zalone. E dire che ci aveva già provato Aldo Baglio con Scappo a casa ottenendo gli stessi, disastrosi risultati. Ottimo intrattenitore e cabarettista, Zalone "inciampa" ancora una volta nel cinema. Forse non fa per lui.

Deepred89 25/11/20 12:15 - 3701 commenti

I gusti di Deepred89

Zalone alza il tiro delle ambizioni e mette in scena un on the road di ambientazione africana che cavalca una tematica - i flussi migratori - particolarmente dibattuta, prendendo spunti da svariati viaggi del cinema tricolore in zone di povertà assoluta: l'odissea andata e ritorno di Lamerica, il bambino di Mollo tutto, la famiglia di vipere di Finché c'è guerra c'è speranza. Salvato dall'alto budget, ma confusionario nel messaggio, discontinuo nella narrazione e comicamente non trascinante, con un finale animato di rara inadeguatezza che testimonia l'assenza di una struttura solida.

Teopanda 5/01/21 14:46 - 102 commenti

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Discreto film che affronta un argomento di attualità allontanandosi dai luoghi comuni. Uno dei problemi qui è senz’altro la presenza di personaggi eccessivamente stereotipati (cosa che funziona in una commedia, ma non di questo tipo vista la mancanza delle solite gag, a parte gli attacchi di “fascismo”). Anche le musiche sono simpatiche, ma meno memorabili rispetto a quelle degli altri film di Zalone, così come la regia, per la prima volta in mano allo stesso comico pugliese. Male il finale e il modo in cui si rompe la quarta parete, quasi senza senso.
MEMORABILE: Gli attacchi di “fascismo”.

Hackett 3/05/21 17:20 - 1865 commenti

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Zalone tenta il salto di qualità assumendosi anche l'oneroso compito di regista oltre a quello scontato di protagonista. Il film è girato in maniera diligente e si prende i suoi tempi per mostrare un po' di paesaggi mozzafiato e tentare di approfondire i personaggi più del solito. Quello che manca è il divertimento, relegato in un angolo a favore di un messaggio sociale importante ma che finisce per mangiarsi il personaggio Zalone. La surreale sequenza finale è infatti la più riuscita.

Enzus79 3/11/21 22:42 - 2864 commenti

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Imprenditore evasore fugge in Africa, ma qui la guerra lo costringe a ritornare in Italia. Film che affronta a suo modo il tema dell'immigrazione e del razzismo senza coinvolgere più di tanto. Certo, qualche sorriso lo strappa, ma la storia è molto prevedibile: manca un colpo di scena, con la seconda parte che risulta noiosa. Intrattenimento fine a se stesso. Discreta la fotografia.

Redeyes 4/01/22 07:50 - 2442 commenti

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Zalone, qui anche regista, porta sullo schermo il suo ennesimo personaggio perfettamente italiano per vizi ma pure per qualche sporadica virtù (la bontà di fondo non manca mai ai suoi protagonisti). Il film, pur senza averna la portata, può ricordare la shoah vissuta da Guido, e pertanto va reso merito al comico pugliese di aver saputo trattare un tema umanitario così drammatico con il giusto piglio, senza per questo divenire patetico o scontato. Parallelamente si continua comunque a sorridere, seppur in modo meno sguaiato.

Katullo 10/01/22 07:04 - 325 commenti

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Quando a "scendere in campo" sono personaggi come Zalone, irriverente portavoce del politicamente scorretto all'italiana, ciò che più preoccupa è lo scontro tra le aspettative, alte, e la curiosità, a rischio delusione. E infatti l'astuto cinismo che tanto ci aveva coccolati a ridere e sorridere dei nostri stessi costumi, qui si abbandona a un integrazionismo stanco e scontato, una svelata propaganda in stile buonista che, anche se poco eccepibile nella produzione, rovina giù per la retorica. La tecnica mista da Zecchino d'Oro sul finale sfiora il ridicolo; leggero passo falso.

Fabbiu 21/05/22 13:49 - 2133 commenti

I gusti di Fabbiu

Dopo vari film a suo modo sempre riusciti, Zalone firma anche la regia. "Tolo tolo" riesce a divertire e a tratti è anche notevole, le varie scene del "grande viaggio" nel deserto sono sia tecnicamente che esteticamente ben realizzate; peraltro anche la critica sociale trattata con umorismo risulta efficace e dimostra che Zalone è davvero un autore che merita attenzione. Purtroppo non tutto è ben amalgamato: i momenti cantati sono troppi e non sempre riusciti (l'ultimo in particolare, con le animazioni, è in eccesso), molte le lungaggini con un ritmo meno attento del solito.

Domino86 21/06/22 20:46 - 607 commenti

I gusti di Domino86

La pellicola porta in scena quella che possiamo definire la fiera dello stereotipo, cosa che peraltro accade spesso, ultimamente, nella commedia italiana. Detto ciò, la simpatia di Checco Zalone è quello che tiene in piedi il film anche se alla lunga stanca (o meglio, il suo personaggio diventa pesante da sopportare). Nel complesso ci si accosta al film per curiosità e si arriva al punto di chiedersi quanto manca (non un bel segnale).

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MUSICA:
Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
  • Discussione Gestarsh99 • 31/01/20 17:48
    Vice capo scrivano - 21546 interventi
    Raremirko ebbe a dire:
    Gestarsh99 ebbe a dire:
    Raremirko ebbe a dire:
    Gestarsh99 ebbe a dire:
    Kanon ebbe a dire:
    Ma veramente guardando il trailer e vedendo la presenza di Zalone, qualcuno ha pensato che il film fosse contro gli immigrati?

    Anche perché il trailer sfodera un'ironia scientificamente bipartisan, secondo i dettami del classico cerchiobottismo nazionalpopolare cui Zalone ci ha da sempre abituati.
    D'altronde come potrebbe il Nostro assicurarsi incassi tanto massimizzati senza strizzare entrambi gli occhi alla più ampia e variegata fetta di pubblico possibile?

    Certo, non sarà un tipo di satira d'alto livello ma la messa alla berlina di certi stereotipi pro e contro il tema immigrazione è chiara ed evidente (nonostante qualche articolista webbico abbia comunque accusato il trailer di "passiva accettazione di stereotipi e pregiudizi come fatti").


    Gest sei una risorsa, mitico, grandissimo, quoto ogni parola, anche il post precedente su Lourdes.



    Ah, vedi, una volta tanto concordiamo.

    Fermo restando che a me Zalone, con tutti i suoi piccoli limiti, sta comunque molto simpatico, anche per mere questioni di conterraneità (quando vedo un suo film o una sua esibizione sul palco sento sempre profumo di casa).



    Va che abbiam sempre concordato; quando vedrò comunque posterò il commento.



    Io ti suggerisco di vederlo un paio di volte (la prima per digerirne a dovere l'estraneità rispetto all'ingombrante trailer promozionale).

    La mia fortuna infatti è stata quella di rivisionarlo prudentemente anche a casa, senza il contorno distraente di schiamazzi, risatacce, commenti e battutine di tutta la sala pagante (una di quelle situazioni critiche in cui un lanciafiamme tascabile tornerebbe utile, ahah!).

    Visto al cinema, vuoi per il frastuono, vuoi per la scarsa concentrazione dovuta ai succitati fattori esterni, il film mi aveva lasciato parecchia insoddisfazione in pancia; infatti avevo già preparato un commento di quelli severi e mazzuolanti, in cui addebitavo la scarsa vis comica e il surplus smodato di freddure gratuite all'assenza del "controllo qualità/quantità" del fidato Nunziante: in pratica stroncando l'autodirezione di Luca Medici.
    Pallinaggio provvisorio: *1/2.

    Rivedendolo con saggezza tra le quattro mura domestiche (prassi utilissima spesso ingiustamente demonizzata - vedasi ad esempio la storica discussione in zona Prometheus) me lo son potuto godere con molta più rilassatezza, senza quella preoccupazione assillante di volerne cogliere e giudicare ad ogni costo i tanto sbandierati messaggi sociali.
    Zalone ha interpretato il suo classico personaggio, lo stessissimo dei quattro film precedenti, né più né meno. Solo al timone, orfano della supervisione del precedente regista, avrà forse calcato maggiormente la mano senza scorciare lo scorciabile, ma per questo esordio dietro la macchina da presa va più che bene. Ha trattato un tema spinoso senza troppi peli sulla lingua; si è sforzato di tener buone entrambe le fette ideologiche del pubblico (una più rancorosa e permalosa dell'altra) ma senza rinunciare ai suoi classici affondi naïf, disarmanti e infantili come solo i bambini sanno essere nella loro spontaneità non filtrata: insomma, ha fatto un lavorone equilibristico da sette camicie sudate. Per me può bastare; al massimo lo attenderò al varco della sua (eventuale) seconda regia: quello sarà il banco di prova definitivo che farà testo.
    Pallinaggio ricorretto: **1/2.
  • Discussione Galbo • 1/02/20 06:22
    Consigliere massimo - 3990 interventi
    In molta critica leggo un atteggiamento infastidito di coloro che vorrebbero un comico sempre “incasellato” all’interno di schemi più rassicuranti per il pubblico; in sostanza: “limitati a fare il pagliaccio e non ci tediare con ambizioni d’autore”. Io ritengo che in questo film Zalone abbia semplicemente osato di più realizzando un film che diverte e fa riflettere, senza ovviamente che si debba parlare di capolavoro ma almeno va apprezzato il tentativo di cambiare parzialmente strada....
    Ultima modifica: 1/02/20 06:23 da Galbo
  • Discussione Raremirko • 2/02/20 00:24
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Gest, molto sinceramente non ho capito bene il tuo discorso; un capolavoro resta pur sempre un capolavoro, anche con un trapano a pochi cm dal proprio orecchio.

    Stessa cosa per un film brutto; a me stan quasi girando le scatole comunque, manco stessimo parlando di Garrone o Sorrentino...
  • Discussione Gestarsh99 • 2/02/20 02:53
    Vice capo scrivano - 21546 interventi
    Vabbè, gli ho messo **1/2 mica 5 pallini, non esageriamo adesso :D

    Per come la vedo io anche i film meno "elevati" hanno diritto a una seconda chance di revisione. Col passare degli anni mi sono via via accorto che parecchie opere, visionate in circostanze diverse e a distanza di qualche tempo, possono sortire esiti valutativi anche di molto discordanti (altre invece restano immutate nel giudizio soggettivo anche dopo miriadi di visioni). Sembrerà una constatazione ovvia ma ho imparato a darvi molto peso.
  • Discussione Galbo • 2/02/20 06:22
    Consigliere massimo - 3990 interventi
    Gestarsh99 ebbe a dire:
    Vabbè, gli ho messo **1/2 mica 5 pallini, non esageriamo adesso :D

    Per come la vedo io anche i film meno "elevati" hanno diritto a una seconda chance di revisione. Col passare degli anni mi sono via via accorto che parecchie opere, visionate in circostanze diverse e a distanza di qualche tempo, possono sortire esiti valutativi anche di molto discordanti (altre invece restano immutate nel giudizio soggettivo anche dopo miriadi di visioni). Sembrerà una constatazione ovvia ma ho imparato a darvi molto peso.


    Verissimo
  • Discussione Graf • 2/02/20 13:51
    Fotocopista - 908 interventi
    Dopo le ultime recensioni, Tolo Tolo risale ad un giudizio medio di due pallinaggi e mezzo.
    Esattamente come tutti gli altri film di Checco Zalone.
    Ultima modifica: 2/02/20 13:52 da Graf
  • Discussione B. Legnani • 26/11/20 21:13
    Pianificazione e progetti - 14939 interventi
    Graf ebbe a dire:
    Dopo le ultime recensioni, Tolo Tolo risale ad un giudizio medio di due pallinaggi e mezzo.
    Esattamente come tutti gli altri film di Checco Zalone.

    Tornato a 2.
  • Homevideo Nick franc • 21/05/22 16:34
    Servizio caffè - 177 interventi
    WFabbiu ebbe a dire:
    Ho un vago e sfocato ricordo, della prima volta che ho visto questo film, di una scena in cui Zalone vaga a piedi per l'Africa di notte, poi ad un certo punto lo accoglie una tribù indigena alla quale racconta la sua storia. Nel film che ho rivisto in questi giorni su Netflix invece tutta l'introduzione è diversa, Zalone racconta la sua storia a una poliziotta (peraltro non si capisce bene perché, dal momento che il film non si riallaccerà più a questa scena). Esistono quindi due versioni?

    Se non mi inganno la scena che stai raccontando dovrebbe essere all'inizio di Quo vado?
  • Homevideo Fabbiu • 21/05/22 21:06
    Archivista in seconda - 652 interventi
    ahaha, grazie Nick Franc; andando a rileggere la trama di Quo Vado effettivamente comincia cosi, stavo facendo confusione, probabilmente per via del contesto Africano\Savana.  Come non detto allora! 
  • Curiosità Mauro • 25/11/23 12:28
    Disoccupato - 11903 interventi
    Il ruolo di Angela Merkel è interpretato dalla polacca Ursula Wanecki, conosciuta proprio per essere la sosia dell'ex cancelliera tedesca:

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images67/merk.jpg[/img]