Matthew Hopkins, il Grande Inquisitore (o meglio THE WITCHFINDER GENERAL, come recita il titolo originale), ha l'espressione intensa di Vincent Price e incarna in tutto il suo sadismo l'anima più feroce della chiesa cattolica: si aggira per l'Inghilterra con il suo aiutante (o "socio", come ama autodefinirsi) alla ricerca di presunte streghe o di villici posseduti dal demonio da punire nei modi più atroci. Finché non incontrerà sulla sua strada un valoroso ufficiale del generale Cromwell che deciderà di porre fine ai troppi assurdi processi sommari. Girato interamente in esterni (salvo un paio di scene), il film di Michael Reeves, ambientato nel...Leggi tutto 1645, regala suggestivi squarci della campagna inglese e ricrea con gusto il clima persecutorio e folle di quegli anni. Senza fermarsi di fronte alla crudeltà e anzi insistendo sulle violenze, sulle urla delle poverette bruciate sul rogo, sulle torture terribili inflitte alle vittime di una religione gestita a proprio piacere ("Chi di voi nuoterà è posseduto dal demonio, chi andrà a fondo è innocente", proclama Price gettando nel fiume gli "imputati"). Nella seconda parte, in cui più spazio è lasciato ai tormenti e alla brama di vendetta dell'ufficiale inglese (lan Ogilvy) la cui promessa sposa (Hillary Dwyer) si è concessa a Hopkins nel vano tentativo di salvare il suo tutore, Reeves cede un po' nel ritmo, ma complessivamente siamo di fronte a un'opera coraggiosa e originale (con cui Ken Russell si confronterà girando il suo I DIAVOLI), ben diretta e recitata da Price con la consueta bravura.
1600. Un terribile e perverso inquisitore approfitta dello scompiglio generato dagli scontri tra realisti e puritani per torturare e giustiziare presunte streghe e adoratori del demonio. Il film meriterebbe solo per poter vedere all’opera il grandissimo Vincent Price nel ruolo che gli è più congeniale, quello del personaggio corrotto e depravato. Ma a parte questo, il film sorprende per una crudeltà davvero inaspettata e una lacerante, disperata negatività di fondo. Da riscoprire.
MEMORABILE: La scena introduttiva, quella della terribile impiccagione della donna.
Il genio di Michael Reeves (spentosi prematuramente alla giovane età di 26 anni) dirige con maestranza il talento di un attore del calibro di Vincent Price (il cacciatore di streghe del film, Matthew Hopkins) in quello che resta il suo film testamento (l'ultimo). Pur essendo catalogabile come horror, Reeves affronta questioni sociali, avulse ed estranee alla cinematografia di genere. Impressiona l'avvilimento di fondo, che percorre a piè sospinto la sceneggiatura sino alla chiosa triste e (fors'anche) premonitrice.
Gioiellino.
Buon film davvero, che ha più del dramma storico che dell'horror. Michael Reeves morirà poco dopo per un'overdose di barbiturici alla giovanissima età di 26 anni. Ottima l'interpretazione di Vincent Price che dona al suo Matthew Hopkins un'intensità fuori dal comune. Buone le prove anche degli attori comprimari e bella la fotografia che ci regala splendide immagini della campagna inglese in contrasto con gli ambienti bui e tetri degli interni (John Coquillon, che sarà collaboratore abituale di Peckinpah). Da vedere.
Un superbo Vincent Price nel ruolo di uno spietato inqusitore che ne compie di tutti i colori. La storia (ben diretta da quel geniaccio che era Reeves) non lascia scampo a nessun personaggio, è sporca, ed è composta da un cast di ottimi attori (cito anche Ian Ogivly), ottime le musiche e il finale. Una pietra miliare.
Ottimo film sulla caccia alle streghe, con una inusitata dose di violenza per l'epoca e una rappresentazione efficace dell'abominio umano: gli omicidi delle povere donne avvengono dietro compenso materiale, senza convinzione di colpevolezza. Qui la malafede dell'inquisizione è giustamente evidenziata e la condanna civile è ancora più netta. Le urla durante la tortura, il coltello che penetra le carni, la donna fatta calare piano sul fuoco, ma anche i duelli e le scazzottate nelle taverne, gli inseguimenti a cavallo... è anche un po' rape and revenge! Bello
Buon film gotico di fine anni '60, che dà briglia sciolta al re del genere, l'indimenticabile Vincent Price. In questo caso l'attore si cala perfettamente nei panni del disgustoso Matthew Hopkins (cacciatore di streghe) e offre una performance che ben si addice alla crudeltà del personaggio. Il film, pur essendo datato, non manca di scene visivamente e psicologicamente forti, in un vero e proprio processo alle barbarie dell'Inquisizione. Ottimo il cast di contorno e suggestive le scenografie della campagna inglese. Unico neo: un po' lento.
Truce sguardo sulle turpitudini commesse dall’ Inquisizione nell’Inghilterra del Seicento. Molto curato a livello visivo (la fotografia e la ricostruzione della campagna britannica), resta impresso per la superba interpretazione di un Vincent Price al suo meglio, per l’insistenza – talvolta eccessiva fino alla noia – su violenza e sevizie varie e per l’idea di un Male che incombe su tutti e tutto. Buona la vendetta finale, sebbene quell’ascia avrebbe potuto lavorare più a lungo.
Inghilterra, XVII secolo: lo sfondo è quello della guerra civile tra truppe regie e quelle guidate da Cromwell. Protagonisti sono un inquisitore ed il suo aiutante, assetati di sangue. I risultati sono interessanti, più che discreti, forti ed intensi. Regia valida, buona la descrizione e la ricostruzione d'epoca, ottima la fotografia di Coquillon. Vista l'epoca in cui fu girato, un notevole pugno nello stomaco.
Gotico doc senza manieri e fantasmi ma avvolto in ben più preoccupanti tenebre. Price come sempre ineccepibile anche in un ruolo che non gli consente di gigioneggiare, pertinente ricostruzione ambientale, bella fotografia, facce giuste, finale amaro. Non un capolavoro, ma certamente un buon film. Peccato per la precoce dipartita, Reeves ci sapeva fare.
Sembra un western ambientato nella vecchia Inghilterra, durante la guerra civile nel 17° secolo: l'inquisitore Matteo Hopkins con il suo aiutante girano per le campagne e le brughiere alla ricerca di streghe. Violento per il periodo, è girato in scenografie reali di vecchi villaggi tipici e castelli inglesi, senza gli artifici scenografici e della fotografia delle pellicole Hammer. Un difetto per me sono le sequenze "effetto notte", specie quando si cavalca nelle campagne e ci si comporta come di giorno.
MEMORABILE: Non chiamarmi Matteo! Non sono uno dei tuoi amici ubriaconi che gozzovigliano con le sgualdrine.
Deve la sua fama agli annali dell'horror ma ha poco da spartire con il genere: il classico di Reeves inquadra, nell'Inghilterra seicentesca, il ruolo dell'inquisizione quale veicolo di turpitudini umane. La sensibilità paesaggistica è altissima e la resa cromatica degli ambienti di grande efficacia. Oggi, purtroppo, la scissione manichea tra personaggi buoni e cattivi appare schematica e impedisce alla tensione narrativa d'intensificarsi raffreddando la partecipazione emotiva. Il coraggioso finale esprime l'idea di un male infestante e virale. L'iconico Price è qui sproporzionato al ruolo.
MEMORABILE: La sequenza iniziale con la strega condotta all'impiccagione.
Il grande Vincent Price è la spietata maschera crudele di un giudice che, approfittando del suo ruolo e dietro lauta mercede, violenta belle fanciulle e manda al rogo innocenti. Un film che non brilla per originalità, ma che offre comunque torbide atmosfere tali da renderlo anche storicamente interessante, nelle ambientazioni riuscite e nelle scene realistiche al punto giusto.
L'ultimo film di un promettente regista prematuramente scomparso, è un robusto dramma storico dalle venature horror, che sullo sfondo di una campagna inglese suggestiva e splendidamente fotografata mostra senza mezzi termini e con crudo realismo le atrocità compiute dall'Inquisizione e, più in generale, le conseguenze della superstizione, dell'ignoranza e del fanatismo. Price è perfetto nei panni del glaciale torturatore, ma il resto del cast non è da meno. La vendetta finale sarebbe dovuta durare un po' di più...
Sullo sfondo della guerra tra Cromwell e i seguaci del re si muove l'inquisitore Matthew Hopkins (Price in uno dei suoi ruoli migliori), il cui fanatismo è accompagnato dall'avidità. Dramma storico che assume presto le sembianze di un horror, grazie alla violenza decisamente esplicita per l'epoca e a una quasi totale mancanza di umorismo che conferisce alle vicende un'atmosfera di opprimente fatalità. Ottima la fotografia dai toni saturi di Coquillon.
MEMORABILE: La sequenza iniziale dell'impiccagione; "Siamo soci in affari" "Che tipo di affari?" "Sterminio"; "Me lo avete portato via!"
Classicone dell'horror sessantiano che soffre di un ritmo non elevatissimo, ulteriormente appesantito da una certa mancanza di mordente (anche nelle scene violente) e da una sceneggiatura non ricchissima, sin troppo concentrata sul lato cavalleresco della vicenda e poco convincente pure nell'epilogo. A risollevare la situazione un Price in stato di grazia e una confezione notevole, con ambientazioni di grande suggestione e una scelta delle inquadrature sempre puntuale. Non male, ma gli si preferisce il più intenso La tortura delle vergini.
Nell'Inghilterra ai tempi di Cromwell, un inquisitore puritano se ne va in giro in compagnia di un boia per scovare streghe ed infedeli, torturati per strappare loro confessioni e poi "giustiziati" in modo atroce... Film in cui l'horror scaturisce dalla rappresentazione di nefandezze considerate abituali a quei tempi, in cui quello che colpisce maggiormente non è la buona fattura dal punto di vista tecnico e neppure l'interpretazione imperiosa di Price ma il profondo pessimismo sulla natura umana che impregna la narrazione, sfociante in un inconsueto finale "urlato" e senza alcuna catarsi.
MEMORABILE: L'impiccagione nella sequenza iniziale; Il "giudizio di Dio" con l'innocente affogata; La donna negata ad un palo e fatta cadere sul rogo
Incentrato sulla figura di Matthew Hopkins, malvagio inquisitore che nella prima metà del XVII secolo terrorizzava un'Inghilterra dilaniata dalla guerra civile. Il film ebbe una realizzazione complessa, soprattutto per il rapporto di Price con un regista che non lo voleva, ma il risultato globale sembrerebbe affermare il contrario; un buon film con scene anche abbastanza forti per l'epoca. Inutile dire che per quando Reeves fosse un regista potenzialmente talentuoso, è l'imponente figura di Price a conferire alla pellicola il jolly vincente.
Il grande Vincent Price nei panni di Hopkins, il cacciatore di streghe dell'inquisizione inglese nel '600. Pellicola più vicina al gotico che al genere storico, dalla sceneggiatura piuttosto scarna ma dalle atmosfere squisitamente goth-inglesi, con villaggio, case a traliccio, cattedrale. Price è il fulcro di tutto, inquisitore tipico, spietato, senza scrupoli che usa ordalìe per indagare, con abbigliamento molto fedele alle rappresentazioni del personaggio. Un buon film ma se parliamo di stregoneria niente a che vedere col debutto di Bava.
Nell'Inghilterra del '600 un turpe duo (l'algido Price e il bestiale Russell) si guadagna da vivere abusando del fanatismo popolare... L'inquisitore tratteggiato da Price, realmente subdolo e odioso, si muove con maestria fra esplicite rappresentazioni di violenza che non lasciano indifferenti, non tanto per la loro crudezza (per l'epoca questo fu comunque un film "forte"), quanto perché compiute in nome del "vero Dio" a scapito di innocenti. La storia scorre abbastanza velocemente e la prova complessiva del cast è valida. Il finale, a suo modo, è indimenticabile. Da vedere.
MEMORABILE: Le esecuzioni, in particolar modo quella del prete Lowes; Le urla che risuonano nella torre.
Considerato unitamente il capolavoro di Reeves, è un film barbaro ma rigido, infestato da un livore provocatorio volto a illustrare il puritanesimo come esercizio di potere e male assoluto. Il cast funziona ma non brilla, mentre la fotografia di John Coquillon restituisce al racconto la naturale e ariosa bellezza della campagna inglese. Gran finale, allucinato e delirante.
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CuriositàZender • 19/09/16 17:52 Capo scrivano - 48956 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film:
CuriositàDaniela • 15/03/18 12:42 Gran Burattinaio - 5945 interventi
Il personaggio interpretato da Vincent Price è ispirato a quello di Matthew Hopkins, un avvocato che ai tempi della guerra civile inglese sosteneva di aver avuto mandato dal Parlamento per scovare e giustiziare streghe ed infedeli.
Si stima fra fra il 1644 e il 1647, anno della morte per malattia, abbia fatto torturare ed uccidere circa 300 donne.
CuriositàDaniela • 15/03/18 12:52 Gran Burattinaio - 5945 interventi
Witchfinder General è l'ultima opera diretta da Michael Reeves nel corso della sua breve carriera.
Il regista infatti venne trovato morto nel suo appartamento londinese pochi mesi dopo l'uscita del film. La causa della morte venne attribuita a suicidio mediante ingestione di una dose eccessiva di barbiturici. Aveva solo 25 anni.
L'attore Ian Ogilvy era grande amico del regista: è interprete non solo dei tre lungometraggi diretti da Reeves, ma anche di due dei tre corti che questi diresse in gioventù ("Carrion" del 1956, e "Intrusion" del 1961. Non compare invece in "Down" del 1959).