Vincente l'idea di raccontare nascita e crescita di Facebook dal tavolo di discussione con gli avvocati, con il fondatore Mark Zuckerberg (interpretato al meglio da Jesse Eisenberg) accusato da tre giovani di Harvard di avergli rubato l’idea e contemporaneamente dal socio originario Eduardo Saverin (Garfield) di averlo “truffato”. Con un meticoloso lavoro di montaggio e una sceneggiatura a incastri perfetta Fincher tiene costantemente premuto il pulsante sull'acceleratore infittendo ogni scena di velocissimi scambi di battute: dialoghi brillanti, personaggi sempre disegnati abilmente (esemplare l'entrata in scena di Justin Timberlake nel ruolo di Sean Parker, l'inventore...Leggi tutto di Napster) e a coronamento l'abituale, impeccabile eleganza di Fincher che dona al film quel quid in più per nasconderne in parte l'eccessiva prosaicità. Si entra facilmente nel meccanismo, se ne seguono le logiche imprenditoriali, si riesce a ricostruire lo sviluppo per gradi del più grande social network nel pianeta, un’impresa dal valore sconfinato. Un film che resterà come importante testimonianza di un'epoca, costruito con grande precisione senza mai perdere di vista la chiarezza espositiva, che trova in Eeisenberg un Zuckerberg molto più espressivo e penetrante di quello vero. Sorprendente!
Una delle applicazioni informatiche più utilizzate di tutti i tempi nacque per caso, per una frustrazione personale (il rifiuto di una ragazza); David Fincher ne racconta la storia e conferma la sua fama di ottimo regista, attraverso una narrazione avvincente (con continui rimandi tra passato e presente), una robusta sceneggiatura e dirigendo efficacemente un cast che non contempla volti notissimi ma un gruppo di bravi attori che eseguono il compito al meglio, a cominciare dall'eccellente protagonista.
Ottima idea quella di fare un biopic sulla nascita di Facebook e sul suo creatore. Fincher si conferma ottimo regista, il film ha i tempi giusti ed è sempre in bilico fra la commedia e il dramma in modo da non risultare pesante. Il cast di attori giovani è ottimo, soprattutto Garfield sembra promettere bene. Ogni passaggio è ricostruito con cura e i personaggi talmente ben caratterizzati da far trasparire ogni sfumatura del loro carattere. Qualche eccesso di dettagli tecnici non lo rende sempre fluido, ma è un ottimo film.
Una ventina di minuti per entrare nell'universo nerd nel protagonista e poi il film decolla alla grande, puntando tutto sul ritratto dei personaggi e sorvolando un po' troppo (si suppone volontariamente) sui risvolti sociologici del fenomeno Facebook. Regia efficace e dialoghi incalzanti per un film interessante ed intrigante, che però rischia di invecchiare alla stessa (rapida) velocità del progresso informatico. Invadenti musiche elettroniche, anche se il sottoscritto (beatlesiano) si inchina dinnanzi alla scelta del brano in chiusura.
La nascita della più grande rete voyeuristica del mondo. In pochi semplici passi, Fincher delinea il profilo dei personaggi con efficacia, dall'idea allo sviluppo mediatico e sociale di quello che oggi può considerarsi il più importante social network a livello globale. Facebook non è un semplice punto d'incontro. Zuckerberg se ne è reso conto prima di altri, sviluppandolo e andando incontro inevitabilmente ai problemi legali di cui si parla nel film. Ottimi l'incrocio passato/presente e l'ironia sottile che stempera i toni drammatici.
Film giovane, sobrio, con tanti momenti da commedia ma anche drammatici. Pur non avendo ancora mai utilizzato Facebook, trovo che sia giusto che il cinema s'interessi a questa novità interattiva, introdotta solo nel 2004. Gli attori sono tutti giovani (il più noto è l'ex di Cameron Diaz, Justin Timberlake, che è anche un cantante). Ottima la prova del futuro Spider-man cinematografico Andrew Garfield, anche se i riflettori sono puntati sul riccioluto Jesse Eisenberg. John Gets e David Selby, caratteristi cine-tv, fanno due gustosi camei. Tre.
MEMORABILE: Il droga party a cui partecipa Timberlake. Il tradimento di Garfield, che si sfoga con Eisenberg, dicendogli in faccia: "Ti faccio causa!"
Davvero riuscito questo attualissimo film del buon Fincher, che evita la critica sociologica affrettata consegnandoci solamente la genesi di un fenomeno che ci riguarda molto da vicino. Paradossalmente il film avrebbe potuto parlare dell'invenzione di un rivoluzionario frullatore e sarebbe cambiato (forse) ben poco... Rimane comunque un film bomba dal ritmo e dalla cura sensazionali, ottimi attori, ottime musiche, ottimo montaggio, grande fotografia. E pare sia piaciuto pure a Zuckerberg...
Era giusto che dopo svariati film epici su presidenti, condottieri, gangster e broker d'assalto fosse arrivato il turno di un protagonista della net economy. Un ventenne nerd-styled ma convinto delle sue idee e, udite udite, spinto dalla rivalsa verso una ragazza. Fincher dirige bene, segue più Anderson che Stone e sfrutta un copione eccellente in parte romanzato ma che non si concede pause e che sa come gestire gli stereotipi del caso. Non è memorabile come molti critici americani scrivono, ma sono due ore ben spese.
Esclusivi o esclusi. Dalla proprietà intellettuale del (non) luogo di (non) condivisione, dal giogo delle connessioni para-amicali: il software aracnideo che cattura utenti riducendo corpi e identità secondo parametri arbitrari. Pulsano le note di Trent Reznor, le luci di Cronenweth ci inabissano, Aaron Sorkin affila i dialoghi. Ma il fenomeno telematico del XXI secolo lascia spazio solo a considerazioni banali: arrivismo, alienazione, autismo sociale. Lo sa bene David Fincher che monta l'albume monumentale con sferzate di sulfureo cinismo. Promettenti i tre lupetti omoerotici e faustiani.
Un quadro dei retroscena noti e meno noti di un fenomeno, Facebook, che, a prima vista, potrebbe non sembrare foriero di spunti, ma che rileva aspetti psicologici e sociali molto interessanti, in questo caso attraverso la storia della sua nascita e il ritratto del suo creatore. Anche se il protagonista non brilla per simpatia lo sviluppo del film porta all'immedesimazione. In più momenti viene voglia di lasciare tutto e applicarsi ad un progetto qualsiasi, purché porti all'invenzione del secolo.
Godibilissima apologia sulla nascita e la crescita di Facebook, in alcuni casi sfiorando il documentario. Attori sapientemente diretti; fastidiosissimi i due biondi gemelloni antagonisti del povero Zuckerberg, geniaccio nerd, padre fondatore di FB. Faticoso nei primi 15 minuti, si distende con una sceneggiatura fluida e ritmica, discostandosi sensibilmente dalla cifra stilistica a cui ci ha abituati David Fincher nei suoi lavori. Justin Timberlake svetta. Appassionante e amaro.
MEMORABILE: La scena del primo appuntamento con Sean Parker, fondatore di Napster.
Fincher è un grande regista: ci ha regalato almeno tre pietre preziose (Zodiac, Fight club e Seven) e la sua consapevolezza tecnica è anche qui sopraffina e mai autocompiaciuta. Questo biopic sul fondatore di Facebook però non mi ha convinto del tutto: la sceneggiatura, pur reggendo bene, non regala grandi guizzi e si mantiene su binari piuttosto scontati e prevedibili. Anche il ritratto dei protagonisti della vicenda mi è sembrato un po' troppo tirato via, così come quello di tutta una generazione. Reznor continua ad evolvere ed intasca un Oscar.
"La gente vuole andare su internet per sapere cosa fanno gli amici, serve un sito web che glielo permetta". Così è nato quello che sarebbe dovuto essere un gioco informatico e che è diventato invece uno dei mezzi di comunicazione più potenti della nostra epoca. Fincher ci racconta questa storia e lo fa bene, approfondendo giustamente gli aspetti psicologici della vicenda oltre che quelli legali.
Non sempre l'unione degli aspetti tecnici rende un film un grande film ma in questo caso è così: la sceneggiatura, pur vincolata dall'aderenza alla realtà, è scoppiettante, la regia perfetta e le interpretazioni ottime. Se ci uniamo un soggetto che verte su un enorme fenomeno sociale di strettissima attualità otteniamo uno dei migliori instant-movie possibili. Forse fra qualche anno non sarà più così interessante ma di certo non poteva essere realizzato meglio. Sorprendente Justin Timberlake.
Della filmografia di Fincher, questo Social Network è forse il film che più colpisce per la sua (inaspettata) profondità. Ripropone la storia, palesemente romanzata, della nascita del fenomeno culturale più popolare oggigiorno: Facebook. Lo fa con molta classe e padronanza del mestiere, la sceneggiatura è incredibilmente robusta e piena di dialoghi pungenti per quanto ritmati. La colonna sonora è altrettanto stupefacente e il cast (Eisenberg in primis) fa un lavoro perfetto nel sorreggere il film. Grandissimo lavoro.
Ovvero come un asociale è riuscito a creare il più noto social network al mondo. Fincher dirige con mano sicura una solida sceneggiatura focalizzata nello scandagliare l'interessante psicologia di Zuckerberg (senza grosse forzature tipiche del genere Biopic), sorvolando sulle implicazioni sociologiche del fenomeno Facebook. Interpretazione magistrale di Jesse Eisenberg, ottimi dialoghi, musiche convincenti e robusta messa in scena. Timberlake dimostra ancora una volta di essere un attore mediocre, unica nota stonata in un ottimo cast.
MEMORABILE: Splendida la scena iniziale per come riesce in pochi minuti ad introdurci nella psicologia di Zuckerberg.
Che per emergere si debba essere dei "figli di p.", che il denaro non faccia la felicità e che il caso abbia un peso rilevante (e generalmente sottostimato) sulle nostre esistenze è risaputo, ma farselo raccontare in questo modo è comunque molto piacevole: Fincher affonda il colpo su uno dei fenomeni più emblematici del nostro tempo e tutto (in particolare sceneggiatura, montaggio e colonna sonora) si incastra a meraviglia per farci volare le due ore del film. Avvincente e significativo.
Mark parla come pensa: velocissimo. Genialoide asociale e anaffettivo, inventa un sito per fare amicizie. Il nome non promette granchè: the facebook. com. È la rivoluzione che lo renderà "il più giovane milionario del mondo". Usando di volta in volta meccanismi di genere consolidati (biopic, legal thriller), Fincher riesce nell'impresa di dare ritmo a una storia che di per sè avrebbe poco interesse sullo schermo. Alcune cose scontate (il parallelismo tra nerds al pc e gli altri alle feste), ma il film funziona grazie soprattutto all'ottima scrittura. Like+1
Fenomeno mondiale, idea semplice ma geniale e decisamente efficace: si fa leva sulla morbosa curiosità e ficcanaseria della gente e sul desiderio di sentirsi importanti, ascoltati (l'accumulo di amici virtuali...) e sulla convinzione, spesso infondata, che ciò che si dice interessi a qualcuno. E' questo il sunto di facebook. Poi però c'è il film, con botta e risposta frenetici, ai limiti dello psicotico, come è il protagonista e salti avanti e indietro, dal processo, ai vari passi per ideare il nuovo cyber giocattolone...e qui ho faticato non poco a reggere il fiume di parole più o meno utili.
MEMORABILE: La gallina resa cannibale a sua insaputa; Alcuni botta e risposta tra avvocato dell'accusa e protagonista (ammette che ciò che dice non lo interessa).
Un bel film robusto e avvincente (chissà quanto vero e quanto romanzato) grazie al bravo regista e al grande budget. Sicuramente felice la scelta del giovane protagonista di cui hanno ben sviluppato il carattere dei grandi e geniali imprenditori di successo... e la relativa spavalderia. Bene anche i ruoli secondari, incluso Timberlake. Finito ci si domanda dove stia andando l'economia mondiale se è possibile fare tanto soldi soddisfando bisogni secondari. Film molto buono su un fenomeno (Facebook) che mai comprenderò.
Non un granché. Ricalca in un certo senso le orme del vecchio film "I pirati della Silicon Valley" cercando però di essere adatto ad un pubblico più vasto, non solo a nerd o geek. Il risultato è una commedia che non ha sapore, superficiale e banalotta. Tra le altre cose non manca la solita ridicolizzazione della professione di informatico. Dimenticabile.
Che Facebook sia un successo è probabilmente un segno della decadenza del valore della riservatezza nel mondo d'oggi. Che il film funzioni è certissimamente dovuto al fatto che racconta bene la storia di un network iper-popolato ed ha un ritmo velocissimo, il che fa perdonare il fatto che sia popolato (il film, non il network) da personaggi non simpaticissimi. Regìa svelta e sicura. ***
Il film mostra per prima cosa come i soldi possono rovinare le amicizie e come rubare le idee possa comunque portare al successo: questa, ahimè, è la vita. Il film è bello, perché non perde mai il ritmo ed è conciso anche se si parla molto. Divertente Zuckerberg, pensare al suono di chiamata e allo stato sentimentale sul profilo...
Spacciato quasi per il fenomeno cinematografico dell'anno, in realta il film viaggia sul mediocre. Con una sceneggiatura e un montaggio caotici, è troppo poco biografico e troppo criptico nel disegnare la personalità di Zuckerberg, al quale non credo faccia nemmeno un buon servizio. Lo si dipinge con tutto ed il contrario di tutto. Quanto al cast, bene Eisenberg nella sua imperscrutabilità, meno gli altri che sembrano personaggi da sit-com. Non si può acclamare un film solo per il soggetto, per quanto sia "rivoluzionario"...
E’ un tornado in piena forza; è grandissimo cinema, un turbine emotivo e psicanalitico di temi universali, ma anche attuali, quelli su cui si basa il ventunesimo secolo. E’ un'amara e disillusa analisi sull’amicizia, sui rapporti umani, sul tradimento, l’intelligenza. E’ funambolico nel distillare dialoghi che lambiscono la perfezione per tempi e modi, di acuta e finissima ferocia. Cupo e inesorabile nel trattare e scavare nella moralità dell’essere umano, tra gelosie e delusioni, tra avidità e sentimenti. Grandissimo score musicale.
MEMORABILE: Lo sguardo fisso e calamitico, apparentemente nel vuoto, di Jesse Eisenberg; La fotografia; Il finale.
Ieratiche geometrie ed angelico rigore: l'impasse pachidermica appare lontana anni luce e i fasti di Zodiac risorgono come fenici. L'innocua favoletta di un paranoico nerd si tramuta in un legal-thriller dai lineamenti cospirativi e vagamente inquietanti. L'ovattato ed altoborghese microcosmo universitario appare come humus ideale per secernere sinistri figuri; ne rappresenta l'esempio massimo l'alienato protagonista, sagoma sfuggevole dalla repentina stasi, volutamente inconfigurabile. Sorprende nuovamente l'interpretazione di Timberlake. ***1/2
La storia della nascita di Fb di per sè stessa non suscitava in me chissà quale entusiasmo, ma devo ammettere che lo sceneggiatore è riuscito a rendere il plot molto interessante, sviscerando con cura del dettaglio le complesse psicologie dei personaggi. La maestosa fotografia non ha solo una scopo funzionale, ma possiede pure un valore simbolico: infattile tonalità fredde e algide rispecchiano la personalità fredda e calcolatrice di Zuckerberg. Le riflessioni non mancano, soprattutto inerenti alle infinite possibililtà del web.
Il grande merito di Fincher nel girare questa pellicola è quello di aver reso agile
e godibile un film estremamente verboso con un protagonista cui si romperebbe la faccia
molto volentieri. Chiaramente gli "onori" vanno condivisi con una bella sceneggiatura
(ottimi i dialoghi), un gran montaggio ed una oculata scelta dei brani della colonna sonora. Buone anche la fotografia e le prove degli attori. Non un capolavoro ma più
interessante e meno banale di quel che, a volte, si dice in giro.
The Social Network parla di Facebook? In parte. E' innegabile che la ricostruzione della nascita del notorio e controverso social-medium sia parte importante del film, così come è vero che pare palese che a Fincher interessano più le persone che i computer. Il risultato è un film di rara potenza narrativa, girato in maniera impeccabile (la scena della regata è un capolavoro), con prove attoriali maiuscole e ricco di scene magnifiche (le birre lanciate, il test per entrare nello staff di FB, ...). Grandissimo lavoro.
MEMORABILE: "California uber alles" dei Dead Kennedys sparata a tutto volume per festeggiare il vincitore delle audizione per entrare nello staff di Facebook.
I primi 10 minuti passano cercando di settarsi sulla velocità di parole pronunciate al secondo dal protagonista. Dopo un po' ci si abitua e si riesce a seguire il film. Il ritmo è effettivamente serrato e la regia di Fincher è eccellente, inoltre il tema non può che interessare tutti gli internauti incalliti. Ottima la caratterizzazione dei personaggi, ma non aspettatevi nessun accenno alle implicazioni sociali che una bomba come Facebook ha portato nelle nostre vite quotidiane: è solo un semplice racconto dei fatti, dalla nascita ai pagamenti.
Film che grava sulle spalle come un imponente macigno: la regia curata di Fincher dà al film una confezione più che dignitosa, ma al tempo stesso lo appesantisce con orpelli temporali che, per niente coadiuvati dalla sceneggiatura (per quanto fitta riesce ad annoiare chi, come chi scrive, non eccelle in diritto né in hackering, vista la terminologia usata, satura di parole riferenti a questi campi), rischiano veramente di confondere lo spettatore (si riesce a orientarsi un minimo memorizzando gli abiti dei personaggi)! Meglio Timberlake di Einsenberg.
MEMORABILE: Il "colloquio" per entrare a far parte dei programmatori: shot, pop-up, codici.
Ormai Facebook è entrato nelle nostre vite come il cellulare nei primi anni 2000. Ma com'è nato tutto? Questo film dice la sua, analizzando dall'esterno la vita di Mark Zuckenberg e montando una barriera di ghiaccio intorno a lui. Cosa c'è di vero poi, è tutto da chiederselo. Perfetto Eisenberg nella parte e nella recitazione, mentre lo stesso non si può dire per Timberlake, che guasta un po' il tutto con una recitazione troppo sopra le righe e una somiglianza nulla col creatore di Napster. La narrazione alternata è poco chiara, almeno inizialmente.
Fincher dimostra ancora una volta d'esser, tra i contemporanei registi americani, uno dei più versatili e dotati di personalità. Abbandonata la lentezza labirintica di Zodiac e la turgida fiaba di Benjamin, eccolo scandire con ritmo da screwball la parabola d'un Peter Pan eternamente corrucciato, di fronte allo smisurato senso d'inferiorità del quale, perfino il successo ed il denaro si mostrano impotenti. Geniale quanto elementare il cortocircuito socializzazione interattiva-autismo affettivo. Ineccepibile il montaggio, tridimensionale il giovane cast.
MEMORABILE: Far comprender il meccanismo di FB ad un assoluto ignorante come il sottoscritto; Eduardo a Sean Parker "...Stare vicino a te mi fa sembrare un duro".
Instant movie svelto e serrato, diretto benissimo e dialogato anche meglio. Preso inizialmente atto (nostro malgrado) che nella visione non tutto verrà compreso dato il ritmo concitato di situazioni e soprattutto di dialoghi, il film rimane piacevole e appassionante. Freddo nella forma anche grazie al peculiare stile di Fincher, è invece nel contenuto pieno di significati: su tutto l'inesorabile solitudine del protagonista, ricco sfondato ma socialmente estraniato. Bello, sebbene corra il rischio di cadere nel dimenticatoio (internet docet).
Specie di film tributo al caso multimediale di inizio secolo. Sceneggiatura resa appetibile dai salti temporali tra la vicenda storiografica e la chiusura giudiziaria, bene ambientata grazie anche alla fotografia e all’uso della colonna sonora. Fincher se la cava molto bene, anche perché l’utilizzo di qualche spruzzata di banalità (ad es. nel ruolo di Timberlake) rende il girato piacevole dove poteva impantanarsi in digressioni tecnologiche.
Fincher è un grande regista, uno dei migliori della sua generazione. Riesce in questo caso a prendere una vicenda interessante ma potenzialmente rischiosa (dal punto di vista della presa sul pubblico) e farne un film avvincente, che tiene lo spettatore attento e coinvolto per ben 120'. Il segreto è la base del suo cinema: un montaggio serrato e brillante, una sceneggiatura a prova di bomba e la scelta di un cast funzionale ed equilibrato.
Mi aspettavo un film noiosissimo e invece mi sono dovuto ricredere. Fincher riesce a cogliere non solo l'essenza del protagonista ma anche quella di una società (dis)umananizzata dove le emozioni vengono celebrate virtualmente. Il cinismo dell'inventore di Facebook è pari a pochi, e inevitabile sale la voglia di spaccargli il muso... sensazioni che dimostrano come abbiano lavorato bene regista e cast. Uno dei film più attuali che abbia mai visto. Nichilista e spietato.
MEMORABILE: Le risposte al fulmicotone (condite di arroganza) del protagonista.
Fincher è capace di mostrare su schermo la tensione lavorando su un ritmo alto e The social network (ma non sarebbe stato meglio senza articolo?) dimostra la tesi: un plot che sulla carta non dovrebbe brillare per fascino, rinverdisce l'eccitazione nerd già vissuta in passati slanci da Silicon Valley. Vien quasi voglia di spegnere la tv e mettersi a lavorare 30 ore di fila sulla prossima idea di successo.
Mediocre film diretto da David Fincher e forse uno dei suoi peggiori. Storia a tratti intricata e soprattutto poco coinvolgente. Dovrebbe essere una sorta di film-inchiesta, ma il risultato è una commedia che vale la pena dimenticare subito dopo averlo visto.
La capacità e la semplicità di ragionamento nella stesura delle stringhe generanti il mirabolante Facebook sono inversamenti proporzionali all'appeal della pellicola. I sagaci discorsi di "faccia da schiaffi" Mark, se accattivano dapprima, finiscono per aggiungersi ai molteplici flashforward, flashback per cercare di dare sprint a questo film altrimenti lento come una connessione a 56k. Fincher in più non ci risparmia la chiusura del cerchio dell'amore, che non fu con un finale di aggiornamento pagina. N.E.R.D. power.
Il titolo è la chiave giusta per un film che, nonostante la trama racconti la nascita e l’irresistibile ascesa di Facebook, parla in realtà, amaramente e perfidamente, di ben altro: e cioè proprio di quel network sociale di amici e soci, che si rivela subdolo, dedito a innati egoismi e litigi, maschilista e sostanzialmente arido. Per carità, non è una critica alle singole persone, ma proprio a un sistema in cui l’amicizia virtuale viene molto prima del digitale e si manifesta nella superficialità dei rapporti. Sottile, spietato, intelligente.
Incapace di tenersi la ragazza di cui è innamorato, un nerd genio informatico inventa un sistema per fare un'infinità di conoscenze virtuali, diventando così miliardario ma perdendo anche l'unico vero amico che abbia mai avuto... Il pregio maggiore del film, tutt'altro che scontato, è quello di non risolversi in un banale pistolotto su Facebook e similia, mostrando invece come rispecchi una superficialità dei rapporti già insita in certi ambienti. Regia in grado di rendere avvincente uno script fitto di dialoghi, bravi i giovani interpreti alle prese con personaggi odiosi o poco simpatici.
Se non fosse stato rovinato dall'eccessiva verbosità, sarebbe stata una più che valida ricostruzione della nascita del più grande fenomeno (in senso positivo o negativo, non possiamo saperlo) dei nostri tempi. Valorizzato dall'ottimo montaggio (premiato con l'Oscar), riesce a mantenere alta l'attenzione passando dal passato al presente e viceversa attraverso le ricostruzioni dei personaggi.
Centrato instant movie diretto dal sempre ottimo David Fincher che tenta, anche con una certa malizia, di raccontare uno dei più importanti fenomeni di massa dell'ultimo decennio insieme alla descrizione psicologica del suo fondatore. Il risultato è un film moderno nello svolgimento grazie all'uso del flashback, piuttosto profondo nella caratterizzazione dei personaggi (perfettamente odioso l'opportunista Zuckerberg/Eisenberg), ma anche a tratti lento e convenzionale. Calzanti le musiche.
La nascita di Facebook, il più grande fenomeno sociale dell'era digitale, viene affrontata da Fincher con attenzione al contesto umano da cui origina un'idea di tale portata, sottolineando il paradosso di un ragazzo solo e frustrato che inventa il più grande strumento di comunicazione e di interscambio sociale. Eisemberg si rivela scelta azzeccata per interpretare Zuckemberg, perfetto nerd disadattato per aspetto e atteggiamenti. Talvolta la visione risulta faticosa per la verbosità dei dialoghi frenetici e degli approfonditi confronti legali.
Più che un film un documentario, con il pregio dunque d'esser accurato ma col difetto d'esser piuttosto tedioso. Bravo Eisenberg, ch'è d'un'antipatia da reazione allergica (spero che il vero Zuckerberg non gli somigli) ma anche l'amazing Garfield, che è l'unico a regalare qualche emozione. Tutti gli altri personaggi sono poco più che abbozzati, concentrandosi - il film - più sulla vicenda giudiziaria in sé che sulla caratterizzazione dei personaggi; Timberlake (qui inventore di Napster) è l'unico di essi ad avere un qualche spessore. Potabile.
MEMORABILE: Il primo incontro dei fondatori con Sean Parker, che consiglia loro di togliere il "the" e lasciare solo "Facebook".
Diretto sull'onda della prima e più sostanziale esplosione di popolarità facebookiana, è un film che andrebbe rivisto oggi, a quasi un decennio di distanza, se non altro per rendersi conto dell'insensata velocità cui sono sottoposte le nostre esistenze (e dei cambiamenti che siamo disposti a imprimere loro) e della spaventosa pervasività raggiunta da un prototipo di rete originariamente lanciato come semplice ripicca da maschio alfa ferito. Una volatilità predatoria di pensiero, relazione, ragionamento che, ottundendo, sviscera i nostri tempi.
La storia della creazione di Facebook prima o poi doveva finire su grande schermo e così è stato, a sei anni di distanza dalla sua nascita. Il problema del film di Fincher, seppur recitato con mestiere da attori giovani e sostanzialmente emergenti, è la noia: "The social network" è verboso e alla lunga stanca. Il film è diviso in due (i fatti del passato e quelli del presente), ma questo non migliora la situazione, anzi. Nulla di che.
David Fincher racconta la nascita di Facebook, applicazione che cambierà per sempre il concetto di social network, partendo dalle udienze legali quale contesto che permette di ripercorrere la storia fin dalla nascita dell'idea. Trattandosi di ricostruzioni basate sull'essenzialità dei dialoghi questi sono perfetti nel non annoiare mai lo spettatore e anzi, coinvolgerlo nell'ascesa di Zuckerberg e nel raccontare gli ambienti e il background di ogni personaggio. Il cast perfettamente è all'altezza di ogni personaggio, lo sviluppo fluido e scorrevole.
The Social Network, complice l'imbronciata faccia di Jesse Eisenberg, è sì il miglior film del 2010 ma è anche, e soprattutto, il miglior esperimento di mr. Fincher. Non è accademico come Il curioso caso di Benjamin Button, non è dispersivo come Zodiac e non è sterile come Panic room. I dialoghi gridano in ogni singola scena, mentre le meravigliose musiche di Reznor/Ross accompagnano tutto con rarefatta e inaspettata malinconia. Ottimo tutto il cast.
Il passato prossimo è sempre difficile da narrare e Fincher affronta i retroscena della nascita di Facebook proprio a ridosso del suo picco di iscrizioni mondiali: Zuckerberg, iperbole del nerd informatico, viene presentato con tutte le contraddizioni del mito contemporaneo del genio autistico (insensibilità mista a una certa dose di ingenuità), descrizione che probabilmente non sarà dispiaciuta all'interessato, per il quale un risarcimento milionario è come "una multa per eccesso di velocità". Pregevole la struttura a flashback, che tiene in tensione un racconto altrimenti risaputo.
MEMORABILE: A Sean Parker, creatore di Napster, viene rinfacciato di aver perso la causa contro le case discografiche e ribatte: "Apriresti un negozio di dischi?"
Girato come un flashback (mentre Zuckerberg è alle prese con ben due cause legali) ripercorre la storia della creazione di Facebook. Nonostante il soggetto non così "spettacolare" e la durata consistente, la regia riesce a non annoiare lo spettatore, intrattenendolo con tempi piuttosto dinamici e un'ottima caratterizzazione dei personaggi (troviamo anche il creatore di Napster). Le parti della sceneggiatura sono curate e trattate tutte con la stessa importanza quindi non ce n'è una predominante/di culmine (e forse questo può essere un limite). Non eccelso ma un buon film.
Lunga e snervante "nerdata" sulla storia dei personaggi (e loro relative nerd-battaglie legali e non) che diedero vita a Facebook. Il peggiore di tutti è Jesse Eisenberg, qui la quintessenza del nerd odioso, presuntuoso, arrogante e spocchioso (in ufficio e ad eventi ufficiali in ciabatte e pantaloncini d'inverno... bah). Si salvano forse Timberlake e Garfield, se non altro hanno la presenza. Legal/drama da vedere per curiosità, ma nulla di più.
Si parla degli inizi del fulminante successo di Mark Zuckemberg, interpretato da un Eisenberg che mostra una grande abilità nel delineare le difficoltà del magnate dei social media nella socializzazione. Per il suo carattere egocentrico perderà la ragazza e il suo miglior amico. Il ritmo con cui procede la narrazione è molto veloce, fin troppo, tanto che risulta un po' difficile seguirlo senza fatica. Si inizia dal processo intentato contro di lui dai cofondatori per varie frodi ai loro danni e poi è tutto un concitato flashback, apprezzabile una volta che si riesce a salire a bordo.
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DiscussioneZender • 16/09/11 12:40 Capo scrivano - 48335 interventi
Caesars ebbe a dire: Vedo che a breve è prevista una rece di Legnanino. Qualche parentela con B.Legnani? Queste sono illazioni. C'è qualche voce di corridoio... Tutte leggende metropolitane, per ora. Si può semmai chiedere all'autentico Legnani, ma non ho idea se voglia rispondere o se lo voglia fare a mezzo stampa o se preferisca direttamente denunciare Didda per calunnia (che è nelle sue facoltà, vista la protervia con cui quest'ultimo afferma con certezza che parentela esiste)...
Zender ebbe a dire: Caesars ebbe a dire: Vedo che a breve è prevista una rece di Legnanino. Qualche parentela con B.Legnani? Queste sono illazioni. C'è qualche voce di corridoio... Tutte leggende metropolitane, per ora. Si può semmai chiedere all'autentico Legnani, ma non ho idea se voglia rispondere o se lo voglia fare a mezzo stampa o se preferisca direttamente denunciare Didda per calunnia (che è nelle sue facoltà, vista la protervia con cui quest'ultimo afferma con certezza che parentela esiste)...
Prima di dargli credito, vediamo se - in quest'epoca di deteriore permessivismo ortografico - sa scrivere po' con l'apostrofo (e senza accento) e se sa scrivere qual è senza apostrofo in mezzo. Solo in tal caso potròllo riconoscere, in modo da decidere.
La rogna più grossa sul pc è scrivere "perché" con l'accento acuto (e premere ogni volta in contemporanea il tasto maiuscolo).
Io stesso, per fretta o per incuria, preferisco sempre tagliar corto con un rapido "perchè" ad accento grave.
B. Legnani ebbe a dire: Zender ebbe a dire: Caesars ebbe a dire: Vedo che a breve è prevista una rece di Legnanino. Qualche parentela con B.Legnani? Queste sono illazioni. C'è qualche voce di corridoio... Tutte leggende metropolitane, per ora. Si può semmai chiedere all'autentico Legnani, ma non ho idea se voglia rispondere o se lo voglia fare a mezzo stampa o se preferisca direttamente denunciare Didda per calunnia (che è nelle sue facoltà, vista la protervia con cui quest'ultimo afferma con certezza che parentela esiste)...
Prima di dargli credito, vediamo se - in quest'epoca di deteriore permessivismo ortografico - sa scrivere po' con l'apostrofo (e senza accento) e se sa scrivere qual è senza apostrofo in mezzo. Solo in tal caso potròllo riconoscere, in modo da decidere.
Mi pare che se riuscisse a far ciò, sarebbe più provante che il test del dna.
Gestarsch ebbe a dire: La rogna più grossa sul pc è scrivere "perché" con l'accento acuto (e premere ogni volta in contemporanea il tasto maiuscolo).
Io stesso, per fretta o per incuria, preferisco sempre tagliar corto con un rapido "perchè" ad accento grave.
Peccati veniali :D
Senz'altro.
***
Io qui scrivo perché (non in word, perché si corregge da solo). Idem per È (alt0200).
Peccati di follia.
Caesars ebbe a dire: B. Legnani ebbe a dire: Zender ebbe a dire: Caesars ebbe a dire: Vedo che a breve è prevista una rece di Legnanino. Qualche parentela con B.Legnani? Queste sono illazioni. C'è qualche voce di corridoio... Tutte leggende metropolitane, per ora. Si può semmai chiedere all'autentico Legnani, ma non ho idea se voglia rispondere o se lo voglia fare a mezzo stampa o se preferisca direttamente denunciare Didda per calunnia (che è nelle sue facoltà, vista la protervia con cui quest'ultimo afferma con certezza che parentela esiste)...
Prima di dargli credito, vediamo se - in quest'epoca di deteriore permessivismo ortografico - sa scrivere po' con l'apostrofo (e senza accento) e se sa scrivere qual è senza apostrofo in mezzo. Solo in tal caso potròllo riconoscere, in modo da decidere.
Mi pare che se riuscisse a far ciò, sarebbe più probante che il test del dna.
Non esageriamo. Se così fosse, sarei parente di milioni e milioni di italiani.
Ma gli altri milioni di italiani non si chiamano Legnanino. In questo caso 2 indizi potrebbero essere considerati una prova.
DiscussioneZender • 16/09/11 17:36 Capo scrivano - 48335 interventi
B. Legnani ebbe a dire: Zender ebbe a dire: Caesars ebbe a dire: Vedo che a breve è prevista una rece di Legnanino. Qualche parentela con B.Legnani? Queste sono illazioni. C'è qualche voce di corridoio... Tutte leggende metropolitane, per ora. Si può semmai chiedere all'autentico Legnani, ma non ho idea se voglia rispondere o se lo voglia fare a mezzo stampa o se preferisca direttamente denunciare Didda per calunnia (che è nelle sue facoltà, vista la protervia con cui quest'ultimo afferma con certezza che parentela esiste)...
Prima di dargli credito, vediamo se - in quest'epoca di deteriore permessivismo ortografico - sa scrivere po' con l'apostrofo (e senza accento) e se sa scrivere qual è senza apostrofo in mezzo. Solo in tal caso potròllo riconoscere, in modo da decidere.
Passando per le forche caudine delle Zendercorrezioni dubito che potrai mai avere un responso assoluto sulla cosa. Ti conviene riconoscerlo prima o disconoscerlo subito intimandogli di non usare un nome che insomma, almeno qui sul davinotti un suo forte significato ce l'ha...
x Funesto: ti ho spedito una mail