Isabelle - L'ultima evocazione - Film (2018)

Ed eccoci nuovamente a commentare un horrorirno dal valore pressoché nullo dove i jumpscare la fanno da padroni e nel quale il tedio cinge lo spettatore in una morsa sempre più stretta, finendo per soffocarlo. L’idea della morte per un minuto e relativo ritorno nel mondo dei vivi è mutuata da pellicole di ben altra caratura e decreta la scarsa originalità di un film destinato a finire nel lotto dei perdibili senza rimorsi. Tipico esempio di fondo di magazzino da propinare negli assolati giorni estivi. Finale tutto da ridere...

Coppia di giovani e belli aspettano un bimbo e cambiano casa, ma una volta che i due eventi accadono... Stavolta non c'è la casa stregata, ma i vicini con un spettro di troppo. Pessimo horror dal fiato cortissimo: dopo un inizio non certo originale ma avvincente, il film di Robert Heydon prende l'inesorabile via dell'ovvio, della ripetizione in loop della stessa immagine spaventosa. Non c'è più un solo elemento che possa condurre lo spettatore a un altro sussulto, motivo sul quale questo genere di film dovrebbe basare la ragion d'essere.

Nulla di nuovo sul fronte spettri; una ghost-story non particolarmente originale che si prefigge di affrontare temi quali la vita dopo la morte, la rinascita e l'elaborazione del lutto ma che funziona più sul versante drammatico della prima parte che in quello da thriller/horror soprannaturale della seconda, specialmente a causa di un finale rassicurante che si poteva evitare. Buono comunque il cast e corretta la regia ma si poteva certamente attendersi di più da un film che alla fin fine niente toglie o aggiunge a un filone ormai esausto.

Coppietta con erede in arrivo si trasferisce in una nuova casa ma il fantasma della figlia della vicina causa un aborto alla donna con conseguente pazzia di questa. Ennesimo brutto horror su fantasmi e possessioni zeppo di cliché e jumpscare uno più prevedibile dell'altro. Da salvare c'è ben poco in quanto anche regia e recitazione non lasciano il segno. Il peggio del peggio però arriva col finale truffa, che rende quanto visto prima solo un'inutile perdita di tempo.

Insopportabile orroricchio senza trama. Par di capire, almeno sino alla pagliaccesca svolta finale, che una tizia con la faccia da menagramo osservi insistente i nostri eroi dalla finestra di fronte provocando aborti. Il resto ci trastulla con una storia senza nerbo di fantasmi in cui a mancare è proprio l'evocatività: il must ormai sono i fastidiosi sobbalzi da babau cioè quelli che Castle, più onestamente, distribuiva elettricamente sulle poltrone dei cinema. Oggi servirebbero come il pane: per svegliarsi.

Isabelle è sempre lì, alla finestra, ingobbita e grigia, con quell’espressione stolida di chi si crede furba pensando che gli altri non lo realizzino mai. Dovrebbe farci paura? Ma quando mai: al massimo può infinocchiare la povera Amanda Crew, non una volpe di personaggio né un fenomeno di attrice, perché allo spettatore l’usuale rassegna di spettri, occhi rossi (uao, che effettone!) e presenze paranormali se declinate sul nulla hanno irrevocabilmente infiacchito. La regia, ectoplasmica, si conforma. Se deve essere sempre così, speriamo sia sul serio l’ultima evocazione.