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TITOLO INSERITO IL GIORNO 14/07/20 DAL BENEMERITO HERRKINSKI
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Herrkinski 14/07/20 14:57 - 8052 commenti

I gusti di Herrkinski

Esordio per la James con questo lavoro australiano solo parzialmente assimilabile all'orrore; se infatti le atmosfere lugubri e misteriose - ben rese da una fotografia all'altezza - richiamano gli horror soprannaturali degli ultimi dieci anni, la storia è in sostanza una lunga metafora delle malattie mentali come l'Alzheimer e di come privino l'individuo progressivamente di qualunque cosa. Nobile intento che però si traduce in un film dalla lentezza disarmante e con una narrazione che a conti fatti ha poco senso e porta a un finale poco soddisfacente. Ambizioso ma senza direzione.

Bubobubo 3/08/20 10:12 - 1847 commenti

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Nei dedalici gangli di una casa-cervello si smarriscono anima e coscienza di Edna (Nevin), matriarca di un conflittuale nucleo familiare tutto al femminile e silhouette solenne che la demenza sta lentamente svuotando dall'interno. Sebbene scopra sin dall'inizio le sue carte, l'esordio registico della brava James è un horror che alla mancanza di idee veramente originali oppone uno script duro, lacerante, in cui il progressivo smarrimento del sé esperito dall'individuo assume i connotati di una catabasi infernale, senza via d'uscita. Finale metaforico che s'intuisce con anticipo.
MEMORABILE: "Don't follow it".

Kinodrop 21/08/20 19:43 - 2909 commenti

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La scomparsa di un'anziana madre - e soprattutto la sua inaspettata ricomparsa - metteranno a dura prova il rapporto con la figlia e la giovane nipote, costrette a districarsi tra malattia degenerativa e oscure concause. Horror australiano tutto al femminile, interamente ambientato in una casa oppressiva e labirintica, che con intenzionale lentezza svolge e riavvolge una tragica metafora attorno alla perdità del sé. Formalmente punta tutto su un'atmosfera dal sapore antico, plumbea e carica di attesa mentre nello script qualcosa vacilla, ma nell'insieme è tutt'altro che banale.
MEMORABILE: L'impressionante sguardo di Edna; Sam tra i soffocanti corridoi della soffitta; La raccapricciante "esfoliazione".

Daniela 8/01/21 23:40 - 12606 commenti

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Quando una donna anziana scompare per alcuni giorni senza ricordare al ritorno cosa sia avvenuto, la figlia e la nipote si trasferiscono nella casa in cui vive da sola per prendersene cura... L'orrore soprannaturale qui trae origine da un altro orrore del tutto terreno, quello che nasce di fronte alle trasformazioni caratteriali indotte dalla malattia quando una persona viene colpita dall'Alzheimer, E' da questo spunto realistico purtroppo molto comune che il film trae la sua capacità di coinvolgere e suggestionare anche al di là dei suoi effettivi meriti. Imperfetto ma pauroso.

Lupus73 28/03/21 14:30 - 1485 commenti

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Una donna e sua figlia tornano alla casa dell'anziana madre sparita. Confezionato bene, è un horror-drammatico la cui lettura è prettamente allegorico simbolica (un po' come Madre!) e questo forse è il suo limite maggiore. Le malattie della vecchiaia sfumano su rappresentazioni e materializzazioni sovrannaturali di ciò che potrebbe essere il fattore psicologico di situazioni del genere, le quali finiscono per assorbire l'ambiente circostante, i familiari e la casa della vecchia donna, che diventa un dedalo claustrofobico. Pesante da ogni punto di vista (anche per regia e dinamiche).

Pumpkh75 30/03/21 16:04 - 1736 commenti

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Che sia per le mucide e innervanti ramificazioni metaforiche della malattia, che sia per il disagio sotto pelle che la Nevin riesce a suscitare con sguardo e corpo o per la mano registica abilissima nel sagomare le cuniculari situazioni di genere, resta il fatto che riesce in quello in cui le odierne pellicole del terrore falliscono ormai scientificamente: far paura. Pazienza se non tutto fila liscio o se alcuni squarci risentono di un torpore oscuro: il senso di disagio lasciato addosso avrebbe cancellato anche cento difetti. Ci sono talento e bravura.

Buiomega71 10/04/21 00:59 - 2899 commenti

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La James riassume abilmente l'horror (ma sarebbe riduttivo) femmineo in un nucleo familiar/generazionale (nonna, madre, figlia), barcamenandosi tra le grandma kinghiane, le demenze senili shyamalianane e pertugi da Il nascondiglio. Ne esce un'opera bizzarra, a suo modo originale, plumbea e oscura, tra incubi necrofori e angustie stanze che si restringono, passando per una disturbante metafora sulla fine della vita con un finale mesto, poetico e agghiacciante (la "desquamazione") che sta tra Cocoon, Madre e Starry eyes. Robyn Nevin, nel suo deterioramento, mette davvero a disagio.
MEMORABILE: La gamba spezzata; L'orinazione in cucina; La "cosa" sotto il letto; I bigliettini appesi nella stanza segreta; Il rantolo durante la "svestizione":

Myvincent 11/06/21 07:41 - 3722 commenti

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Tre generazioni di donne (nonna, figlia e nipote) rinchiuse in una vecchia casa che alla fine si rivela una specie di labirinto diroccato e pieno di insidie. Il film iizia concentrandosi sulle bizzarrie di un'anziana preda dei propri deliri cognitivi, poi l'horror prende il via con inseguimenti, trasformazioni, affabulazioni. Il tutto condito da una discreta noia, vuoti narrativi e ritmi insostenibilmente lenti. Il finale gore con la vecchia "sbucciata" è la ciliegina su una torta andata a male.

Areknames 14/06/21 11:55 - 45 commenti

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Modesto sotto ogni punto di vista. Le caratterizzazioni dei personaggi sono scadenti, le interpretazioni zeppe di cliché (si salva solo Bella Heathcote), la tensione inesistente, la messa in scena dell'orrore trita e ritrita, a partire dai sogni e dalle visioni. Si ravviva un po' nel prefinale, ma è un'opera in cui le metafore (di gender e relative al tema della famiglia) sono scontate tanto quanto la narrazione.

Il ferrini 17/06/21 01:40 - 2337 commenti

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"Relic" è un film sulla solitudine, qui rappresentata come un'entità che progressivamente si impossessa di un'anziana signora. L'intervento di figlia e nipote è tardivo, e quando avviene anch'esse si trovano catapultate in un universo ormai in disfacimento. La linea di demarcazione fra reale e onirico va svanendo col passare dei minuti, la casa diventa la mente, coi suoi labirinti e i suoi ripostigli. Un horror fortemente autoriale che predilige le emozioni agli spaventi, pur non rinunciando a visioni macabre e inquietanti. Valido.

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Schramm 12/07/21 23:19 - 3490 commenti

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Il disfacimento psicofisico. Poteva bastare poco a scatenerci contro un body horror dei più perforanti e ledere certi talloni achillei. Che non incappando mai nel chiodo dell'ambiguità, nella sabbia mobile della morbosità, nella tagliola del gore, nel calappio del ritmo né affondando nel catrame fresco della malinconia restano deludentemente incolumi. Ci si deve contentare di muffa agli irti colli e di cenni di personalità sdoppiata/azzerata. Il Degrado è sempre ostaggio della glissa e dell'edulcorazione. Metaforizzata a oltranza, la necrosi ci fa sempre una pessima figura retorica.

Giùan 15/08/21 17:51 - 4528 commenti

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Meta(forico) horror che gioca tutte le sue carte su una liquida ambientazione notturna e sull'intuizione suggestionante della demenza senile come malattia definitivamente spaventosa. Tutto è però cinematograficamente molto acerbo, con la James ostinatamente affaccendata a rendere sempre più reticentemente oscuro il paesaggio umano e architettonico del film e fin troppo limpido il simbolismo psicologico ed emotivo che lo attraversa svuotandolo. A farne le spese le tre protagoniste, costrette a muoversi disanimate nella cerebrale macchinazione narrativa di un'opera che osa troppo poco.

Anthonyvm 28/10/21 15:44 - 5615 commenti

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L'orrore metastatico delle malattie neurodegenerative intacca inesorabilmente ogni aspetto della quotidianità di chi ne è in qualche modo coinvolto, dal decadimento psicofisico dell'infermo alle difficili decisioni dei suoi familiari. Tradotto in termini sovrannaturali, la dimora dei ricordi si fa labirintica trappola che si restringe sui suoi stessi occupanti, mentre l'oscura minaccia dell'eredità genetica incombe di generazione in generazione come una muffa che fagocita le pareti e necrotizza le carni: insomma, quello che The taking di Adam Robitel avrebbe dovuto essere. Riuscito.
MEMORABILE: La "cosa" sotto il letto; I sogni col cadavere nel capanno; Gli improvvisi scatti d'ira della nonna; Il disgustoso quanto commovente scorticamento.

Jdelarge 15/12/21 12:44 - 1000 commenti

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Buon horror che si gioca tutto sulla metafora. A spaventare, quindi, è l'apparato familiare, fatto di silenzi e incomprensioni, così come il rapporto con l'invecchiamento di un parente stretto, sempre complesso da accettare e affrontare. Il film procede lentamente e in maniera anche un po' ridondante verso un finale che funziona, sia a livello di regia che di sceneggiatura. A tratti un po' impersonale, ma resta impresso.

Teddy 17/01/23 03:45 - 808 commenti

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Un film lunare, cupo, affascinante nella sua lentezza narrativa, che si stacca dal tipico scenario mainstream per solcare nuovi confini e ritrovarsi faccia a faccia con una lugubre e tristemente fatale resa dei conti. Fradicio di metafore psicoanalitiche e affondi allegorici, si impone anche con la sua forte e inquietantissima voragine (body)horror. Pervasiva l'interpretazione di Robyn Nevin.

Minitina80 23/12/23 16:13 - 2976 commenti

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Sembra confondersi con i tanti horror che inflazionano e saturano la categoria, quando una precisa chiave di lettura riesce a dargli un respiro più ampio. Quale genere migliore per esprimere le conseguenze sulla persona di una malattia terribile qual è l’Alzheimer? Si muove molto sul simbolismo e tramite metafore a cui la regia imprime una forza tale da aumentare la percezione di terrore emanata. Dimostra di sapere dove andare a parare chiudendo in quel modo, sicuramente efficace e a suo modo struggente. La dimostrazione che i mezzi esigui possono non condizionare la riuscita.
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  • Discussione Buiomega71 • 10/04/21 10:05
    Consigliere - 25896 interventi
    Horror (ma sarebbe riduttivo) intensamente femmineo (le figure maschili sono bandite, se si escludono un poliziotto, un ragazzo down e suo padre), dove vige il matriarcato e la gerarchia familiar/generazionale (nonna, madre, figlia, nipote), quasi tutto ambientato all'interno di un enorme e sinistra dimora sperduta nelle lande australiane.

    La James racchiude tutto in un'atmosfera suggestiva, funesta, plumbea e oscura (il buio e la penombra dominano), barcamenandosi, con talento, tra sussurri e grida, grandma kinghiane, demenze senili shyamalaniane, nascondigli avatiani, tanfo di morte e improvvisi (quanto centellinati) colpi bassi (la gamba spezzata all'improvviso sullo stile del primo Scary movie, ma qui non c'è nulla da ridere), la scarnificazione facciale con il coltello, nella vasca da bagno a martoriarsi quelle che sembrano cancrenose spaccature della pelle), fino a d un finale poetico, mesto, di dolorosa rassegnazione, agghiacciante se non disturbante (la "spellatura") che sta tra una versione marcescente di Coocon o Dell'uomo che cadde sulla terra, l'antitesi della "rinascita" fisica di Starry Eyes ( o di Honeymoon, altro horror metafisico muliebre, guarda caso) e la casa/ventre materno di Madre (di cui la James pare ammiccare, anche nella dimensione straniante e "criptica", del trapasso, del rapporto dell'anziana donna con la sua dimora, come l'infausta finestrella che occhieggia sulla porta d'ingresso).

    Metafora sulla fine della vita e sul deterioramento fisico

    SPOILER

    Su quel letto, con il rantolo della morte della donna, che rinasce a creatura glabra e indifesa , svestita, amorevolmente, dall'epidermide dalla figlia, ad un certo punto ho pensato ad una razza di extraterrestri, che avevano parcheggiato l'astronave nel capanno dietro la villa.

    FINE SPOILER

    Sulla vecchiaia che muta sia nella mente che nel corpo.

    Incubi necrofori (nella cascina tra mosche e cadaveri in decomposizione), gli sbalzi umorali della donna (la sequenza dell'anello regalato alla nipote, poi rivoluto indietro con astio), i bigliettini della memoria sparsi ovunque nelle stanze segrete, muffa maleodorante in ogni dove, corridoi e stanze segrete che si restringono e diventano labirintiche negando l'uscita a chi ci si avventura, rilascio dell'urina nel bel mezzo della cucina, mangiando le fotografie dell'album di famiglia per poi seppellirlo sottoterra, i deliri notturni dell'anziana, la "cosa" che respira sotto il letto, la tristissima visita alla casa di riposo di Melbourne.

    Tutti elementi che si aggiungono ad una narrazione mesta, che va in crescendo, che istilla malessere, disagio e inquietudine man mano che la demenza senile si impadronisce della vecchia e il mistero avvolge implacabile le tre donne, smarrendo la razionalità  senza inutili spiegoni , fino al passaggio di consegne (la spalla della figlia coricata sul letto)  e lasciando lo spettatore quasi annichilito e senza appigli.

    Qualche jumpscare qua e la, una strizzatina d'occhio al J-HORROR, non inficia più di tanto il notevole risultato di una regista che si fregia di un talento visivo e di una padronanza del racconto davvero degno di nota, intrinsecamente uterino e eclusivamente matriarcale.

    Plauso per gli sfx prostetici di Larry Van Duynhoven (si rifugge l'odiosa CG) sopratutto nell'impressionante "desquamazione" (pare la versione compassionevole di Hellraiser o Martyrs) e nel volto devastato della vecchia rantolante.

    Non ultima Robyn Nevin, che nel suo decadimento fisico e mentale, mette veramente, più di una volta, a disagio (da brividi il suo sguardo colmo di odio e cattiveria che indirizza alla figlia a tavola, durante la cena).

    In tempi (magri) dove ormai il genere ha poco da dire (salvo rari casi), la James sfrutta i meccanismi dell'horror portando l'alzheimer a divagazioni paracronenberghiane, con stile e personalità e, sopratutto, respingendo la convenzionalità, in quello che è uno straziante canto del cigno dell'inizio della fine.

    Nota a margine, curioso come la James sia nippo-americana proprio come la Karyn Kusama.

    Quando il cinema si veste da lucertola con la pelle di donna.
    Ultima modifica: 10/04/21 13:34 da Buiomega71
  • Discussione Schramm • 12/06/21 23:28
    Scrivano - 7693 interventi
    myvincent, voglio sperare che la chiosa finale del tuo commento non sia uno spoiler...
  • Discussione Myvincent • 13/06/21 07:15
    Compilatore d’emergenza - 50 interventi
    Schramm ebbe a dire:
    myvincent, voglio sperare che la chiosa finale del tuo commento non sia uno spoiler...

    Ma no, l’ essenza del finale non è neanche sfiorata. Mi limito solo ad un particolare raccapricciante e stop.
    Comunque è chiaro quanto mi abbia annoiato. ????
  • Discussione Schramm • 24/06/21 12:02
    Scrivano - 7693 interventi
    avvertenza-rettifica per chi l'ha visto sottotitolato.
    contiene ovviamente SPOILER

    durante lo scambio di sguardi tra kay ed edna dopo che quest'ultima è stata sprangata col tubo del bagno, l'attenzione di kay si sposta per un attimo su un post-it con su vergato I AM LOVED.
    il rispettivo sottotitolo lo traduce erroneamente con io sono sola?

    ciò emendato, sono abbastanza d'accordo con chi non ha apprezzato. è tutto eccessivamente contratto. il piede avrebbe potuto spingere più a fondo sul pedale dell'ambiguità, della morbosità, della malinconia, del gore e anche del ritmo. tutto si riduce a un antipasto della gozzoviglia che avrebbe potuto essere.
    Ultima modifica: 24/06/21 12:05 da Schramm
  • Discussione Daniela • 24/06/21 12:20
    Gran Burattinaio - 5925 interventi
    Comprendo le critiche, ma a me ha messo un gran magone quando l'ho visto e tuttora ne conservo un ricordo disturbante.
    Preciso però che i film che parlano di demenza senile o Alzheimer mi fanno l'effetto di horror anche quando non lo sono (vedi The Father, Lontano da lei, Amour), figurarsi questo che appartiene al genere. Questione di fobie personali prima ancora che di gusti personali.
    Ultima modifica: 24/06/21 12:22 da Daniela
  • Discussione Myvincent • 24/06/21 12:45
    Compilatore d’emergenza - 50 interventi
    Per quanto mi compete posso dire che il mio giudizio era solo sul film, sulla sua riuscita (anzi non riuscita) stilistica. Stop.
    Ovviamente nessuna critica sul caso clinico descritto nel film, anche perché sono un medico e sono molto sensibile al tema, così come al tema delle malattie in genere. Dopotutto il tema della malattia può essere trattato bene, ma anche male da parte del regista. Qui si opina su come è stato trattato il tema, non sul tema. Poi mi conforta leggere che qualcuno lo ha giudicato ancora più criticamente di me!
  • Discussione Schramm • 24/06/21 13:08
    Scrivano - 7693 interventi
    io perlopiù resto del parere che proprio perché la posta in gioco è la malattia, vorrei mi arrivasse contro in maniera molto più radicale, viscerale e virulenta (e aggiungiamo pure originale) il disfacimento psicofisico. non basta la muffa agli irti colli e un pizzico di sdoppiamento della personalità a levarmi la sedia da sotto al culo. e poi sì, il film non è certo un rollercoaster, né per ritmi impazziti (che tutto sommato scongiurano l'ennesimo festival del jumpscare) né per atmosfere particolarmente ammorbanti e degradate (di nuovo, tutto troppo contenuto e glissato, quando non troppo sfacciatamente metaforizzato)

    ciò detto, comprendo appieno la posizione di daniela (la paura di una degenerazione incontrollata del proprio corpo e della propria mente, o di quella dei propri cari più prossimi, comune a non pochi) e il fatto che possa bastare poco per ledere simili talloni achillei. io per esempio continuo a trovare traumatici specifici che nulla hanno a che fare col genere, ma che per me sono l'horror più puro e assoluto sulla terra. insomma resta vero che l'orrore, come il sesso e l'umorismo, è una questione estremamente soggettiva. ma scapolato il contenutismo, sul piano eminentemente formale e ritmico è un'opera parecchio irrisolta.
  • Discussione Herrkinski • 24/06/21 15:35
    Consigliere avanzato - 2629 interventi
    D'accordo con Schramm, e sul tema mi ha molto più colpito il recente The father; quello sì, che mi ha fatto venire il magone.
  • Discussione Daniela • 25/06/21 20:11
    Gran Burattinaio - 5925 interventi
    Myvincent ebbe a dire:
    Per quanto mi compete posso dire che il mio giudizio era solo sul film, sulla sua riuscita (anzi non riuscita) stilistica. Stop.
    Non volevo certo accusare di insensibilità al tema chi non ha apprezzato il film, solo sottolineare come - trattandosi di un horror - entrino particolarmente in gioco paure e fobie personali.

  • Discussione Lupus73 • 26/06/21 00:35
    Call center Davinotti - 55 interventi
    Col senno di poi non lo rivedrei, non è un modo di fare cinema che apprezzo particolarmente. Troppo allegorico-simbolico (alla stregua di Madre!) e il significato (per quanto profondo) finisce per prevalere su tutto, svuotare l'intrattenimento ed annoiarmi.
    Ultima modifica: 26/06/21 12:41 da Lupus73