Velleitario tentativo di lanciare l'ex pugile argentino Carlos Monzon (doppiato da Ferruccio Amendola) come attore in un noir all'italiana ricalcato sul soggetto di PER UN PUGNO DI DOLLARI (già sfruttato nel noir nostrano da SI PUO’ ESSERE PIU’ BASTARDI DELL'ISPETTORE CLIFF?). Cambia l'ambientazione (dal west alla città) ma la storia è la stessa, con Monzon che gioca a fare lo straniero (viene dal Sud, dice) destinato a mettere l’una contro l'altra due potenti famiglie malavitose: i Manzetti...Leggi tutto (rappresentati dal carismatico Luc Merenda) e i Belmondo (più in secondo piano, guidato dal pupillo di Sergio Leone Mario Brega, doppiato da Glauco Onorato). Appena arrivato in città Monzon fa partire i pugni contro gli sgherri di un industriale (Gianni Dei) poco attento alle problematiche sindacali: cinque minuti di botte da orbi, tanto per chiarire le intenzioni degli autori. Il regista Stelvio Massi, più avvezzo al poliziesco, cerca di risollevare con qualche discreta scena d'azione un plot fiacchissimo, ma non vi riesce. Monzon, pur non essendo Clint Eastwood, avrebbe anche la faccia giusta, ma in un contesto tanto povero può poco anche lui. Folto il cast secondario che vede la presenza della starlette Leonora Fani (nel ruolo di una giovane non vedente, denudata e stuprata alla prima occasione), del buon Giampiero Albertini (che vive con lei in una catapecchia persa nel nulla e dove Monzon troverà rifugio), di Mariangela Giordano (è la donna di Manzetti) e dell'immancabile Nello Pazzafini. Escluse le discrete musiche di Luis Bacalov c'è poco da salvare: un noir privo di mordente, con un flashback conclusivo chiarificatore che nella sua sciatteria sintetizza la povertà dell'insieme.
Onesto, seppure non riuscitissimo remake leoniano (Per un pugno di dollari, ma anche Per qualche dollaro in più, da cui riprende il movente della vendetta svelato pian piano dal flashback rivelatore) di Massi, che ci mette il solido mestiere. Monzon si impegna ma senza grandi esiti (tranne per le mandibole degli stuntmen, non avendo il buon Carlos i tempi giusti, o forse avendoli troppo giusti!), poco sfruttato Merenda. Così così.
All'inizio non mi convinceva molto (colpa anche di un ritmo un po' lento); poi, man mano che la storia entra nel vivo, l'azione non manca di certo (non ci sono scene d'inseguimento ma tra scazzottate e sparatorie non ci si annoia di certo). Credo che sia il poliziesco italiano con più scazzottate che abbia mai visto. Ottimi Merenda (elegantissimo) e Monzon, interessante il ruolo della Fani, bravo Albertini (fa tenerezza, in questo film). Niente male anche il motivetto della colonna sonora. Chissà dove lo hanno girato?
A tutti gli effetti un western metropolitano: palesi riferimenti a Per un pugno di dollari (il cruento pestaggio del protagonista infiltrato, l'allusione alla sfida pistola-fucile, che qui diventa coltello-pistola), Per qualche dollaro in più (il carillon, la vendetta) e Django (le mani invalidate). Massi dà il meglio nelle scene dìazione, grazie alla presenza del pugile Monzon. Intensi la Fani - nel ruolo di una ragazzina cieca ma acutissima - e un umile Albertini.
MEMORABILE: Il silenzioso ma disturbante stupro della Fani.
Più che al poliziesco il film rimanda per atmosfere e tematiche al western, soprattutto a Per un pugno di dollari a cui si ispira pesantemente. La storia è semplice e non molto interessante, ma il film viene salvato dalle ottime scene d’azione girate con grande mestiere da Massi. Il grosso limite del film è Monzon, grande pugile ma veramente pessimo attore. Al contrario il resto del cast è ottimo: tra tutti spicca un Merenda in un ruolo che gli calza a pennello.
Non una gran cosa questo noir all’italiana girato da un regista in genere a suo agio con questo tipo di film. Invece stavolta ci troviamo dinanzi alla solita minestra, per giunta piuttosto sciapa e poco gustosa. Non che sia un film brutto, anzi si lascia seguire senza troppi affanni, ma purtroppo sa un po’ tutto di già visto. Inoltre alcune efferatezze mostrate sono piuttosto gratuite. Monzon era meglio come pugile che come attore.
Buon film sottovalutato. Non si tratta di un poliziesco (nonostante venga considerato tale da alcuni) ma di un film di azione, una sorta di western su strada. Monzon, contando che era un pugile e non un attore, se la cava benone, perfetto il resto del cast. A parte la scena di stupro (a me ha fatto ridere, guardate la faccia di Gianni Dei) gira benone.
MEMORABILE: I pugni di Monzon, lo scontro nella fabbrica.
Noir molto interessante, pieno di difetti ma dotato di un fascino particolare. La regia di Massi alterna bei movimenti di macchina ad evitabili goffaggini, non si tira indietro di fronte alla violenza e sfrutta bene una riuscita ambientazione periferica. La storia non è molto originale e riprende idee già usate in precedenza ma il tutto riesce a scorrere con piacere e ii personaggi nella loro semplicità risultano azzeccatissimi. Monzon non è un granchè ma funziona, bravi gli altri. Colonna sonora ottima e di grande suggestione. Da vedere.
Western metropolitano ispirato palesemente al soggetto di Per un pugno di dollari. Una sorpresa positiva che ha il suo asso nella manica nella scelta di Monzon nel ruolo di protagonista, insieme al bravo Luc Merenda. Il pugile argentino è convincente nella parte del puro ed indomito vendicatore venuto dal Sud e dà la giusta forza ad un film onesto, fatto di molta azione ma non solo, ben diretto e fotografato, che scorre bene e cresce col passare dei minuti. Validissimo il commento musicale di Bacalov.
Affiancare il campione mondiale dei "pesi medi" (dal 70 al 77) al "golden boy" dell'action-movie all'italiana (Merenda) fu un tentativo stravagante. Infatti è il professionista del genere, Stelvio Massi, che tenta di imbastire questo gangster/noir con venature da western metropolitano. Il film ha dei momenti fermi, ma anche buone trovate. Inoltre è uno dei pochi casi in cui possiamo vedere Luc Merenda nel ruolo del cattivissimo.
Noir che ha parecchie attinenze col genere western e con il leoniano Per un pugno di dollari: lo straniero (anche se animato inizialmente da nobili intenti sindacali), le due bande rivali, il carillon, la vendetta, il duello... La pellicola è ambientata in una indefinita città del nord Italia ma potrebbe anche essere vista nel contesto sudamericano; protagonista l'ex campione di pugilato Carlos Monzon; un gigione Merenda l'antagonista. Caratteristi a profusione.
Secondo me Monzon non era affatto male come attore, aveva un paio d'espressioni ma che mi convincono pienamente, poi per i ruoli che doveva girare erano ottime. Pellicola più che discreta con un Merenda azzeccato nella parte del cattivo, resto del cast eccellente. Ho avuto qualche perplessità riguardo la semplicità del susseguirsi di alcuni eventi, ma tutto sommato il film rimane godibile. Debitore al western italiano.
L'idea di mettere contro Monzon e Merenda era sicuramente uno spunto buono, ma ancora una volta Massi conferma i suoi limiti e non riesce a realizzare un film particolarmente interessante. Stavolta la tinteggiatura è noir (tanto per togliere qualsiasi dubbio uno dei personaggi si chiama Belmondo), anche se a tratti c'è un retrogusto quasi western. Monzon era meglio come pugile. Nel complesso film guardabile, con alcuni buoni momenti, ma non è certo un classico.
Quello che si dice "un ottimo noir all'italiana!". Assolutamente spietato, il film è godibilissimo e scorre sempre sul filo del rasoio. Ottimo Merenda questa volta non nei panni del difensore della legge ma al contrario nei panni di chi la legge non la osserva per nulla. Monzon è una novità nel genere ma a mio giudizio non sfigura più di tanto, anzi è da sottolineare il suo tipico sguardo assente da uomo vissuto, un duro che porta con sè un filo di tristezza e che con tristezza chiude la pellicola. Ottimo!
MEMORABILE: Monzon che arriva all'inizio del film, Monzon che va via alla fine del film.
Interessante action movie all'italiana, girato da un ottimo Stelvio Massi che con maestria racconta di un uomo che assetato di vendetta crea scompiglio in una città non ben compresa. Alcune contraddizioni e situazioni già viste adombrano quella che poteva essere una buona prova. Le musiche di Bakalov sono ottime e il cast rende al meglio. Vagamente ricorda Kurosawa e Leone.
MEMORABILE: L'incontro fra Monzon e la cieca e Sapienza; Luc Merenda che avvina la rivoltella all'orecchio per udirne la sua musica.
Il ritmo e l'azione sono due degli elementi principali dei film di Stelvio Massi. Qui ne si sente la mancanza, dato che il film sembra più orientato sul drammatico. La storia, pur non essendo originalissima, è interessante e le musiche di Luis Bacalov sono più che mediocri.
Una sorta di western metropolitano con protagonista un non attore ma valente pugile, quel Monzon che non se la cava poi tanto male, grazie soprattutto al doppiaggio di Amendola padre. La trama riprende in gran parte l'epopea di Per un pugno di dollari con infiltrazioni di Django. Merenda si propone nella parte dello spietato antagonista. Massi confeziona un film di genere privo di acuti.
Talento, personalità e carisma del mio pugile preferito in assoluto vengono sì messi in risalto da questo film, ma il medesimo è una ricopiatura spiaccicata di Per un pugno di dollari in chiave moderna e di Per qualche dollaro in più per il particolare delle foto con suoneria. Potremmo fare una gara a chi trova più elementi comuni ai due film, partendo però da un minimo di 10... Dei è il solito imbranato, van bene la Fani e Albertini, Merenda fa bene anche il ruolo del cattivo, Brega guarda caso c'era anche nei due film suddetti. La Giordano non è la Lozano, anche se fa rima. Almeno questo.
Film poco riuscito a causa della mono-espressività di Monzon, ma anche di una sceneggiatura povera con una trama scontata. L'azione c'è a sprazzi, le sparatorie sono ben girate e le scazzottate non mancano, ma tutto ciò non basta a colmare le lacune. Luc Merenda è ben calato nella parte dello spietato di turno, le comprimarie femminili servono a poco se non per qualche scena di cruda violenza. Poca roba.
Uno dei più pregnanti e armonici film di Massi, quello in cui le espressioni brumosamente melanconiche del noir si posano asintoticamente su un telaio classico, nostalgico e romanticamente western, rinforzato da un disegno dei personaggi mai troppo banale nè eccedentemente fumettistico. Merenda ha prestanza e stile da vendere, elegante nell'atto di "accordare" il suo revolver a contatto con la guancia e il pugile Monzon, seppur profano attorialmente, se la cava senza gli sbaffi di ridicolezza dei colleghi prestati alla celluloide. Un vellicante formicolio di emozioni nella tenue melodia effusa dal carillon bacaloviano.
MEMORABILE: Il truce martirio "djanghesco" delle mani spappolate...
Forse i troppi scopiazzamenti nel soggetto (che molto si rifà ad alcuni celebri western) e una certa superficialità della trama portano il film sotto i due pallini. Ma le atmosfere che Massi abilmente ricrea collocando i suoi attori in location (perlopiù) romane scelte e talune inquadrature dal basso (anche di sbieco) sono molto interessanti. Ottima l’interpretazione di Brega e Merenda nei rispettivi ruoli di boss della mala. Monzón abbastanza scialbo e con un'importante voce in prestito (Ferruccio Amendola) che proprio non ci sta.
Bel noir all'italiana ben diretto da Stelvio Massi. Il film ha un ottimo ritmo (inizialmente non troppo, a dire il vero), una storia avvincente e belle scene di scazzottate e di sparatorie girate molto bene: non annoia mai quindi ed è spesso avvincente. Ottima anche la scelta di Carlos Monzon come protagonista principale: se la cava davvero benissimo. Altrettanto fa Luc Merenda nel ruolo dell'antagonista, mentre la Fani ha un ruolo non facile svolto egregiamente e Albertini un personaggio dal grande spessore umano. Bella anche la OST.
MEMORABILE: Lo stupro alla Fani; I cazzotti di Monzon...
L’unica nota positiva è quella che non ci si aspetta: un Monzon nel ruolo, convincente al di là delle scene pugilistiche per le quali era stato probabilmente selezionato. Purtroppo è una storiella debole piena di situazioni già viste: il vendicatore che cova un terribile segreto familiare, lo sbruffone, il massacro delle mani che non impedisce il compiersi della vendetta (sì, naturalmente c’è un vendetta da portare a termine). Classico film da cassetta come tanti altri.
Urban-western – stranamente ascritto al genere poliziesco - che narra le vicende del gigante buono Monzon sullo sfondo della rivalità tra due bande criminali (capeggiate da Luc Merenda e Mario Brega). Nonostante un cast di medio livello e la regia di Massi, il film risulta scontato e a tratti anche lento nella narrazione: la location dovrebbe essere anonima (verosimilmente americana) ma le vicende si svolgono a Roma tra l’Eur e Viale Marconi e i cavalli sono sostituiti da Fiat 125 e Alfette! Musiche di buon livello del maestro Bacalov.
Massi all'epoca doveva essere fissato con i pugili, se dopo Duran e Benvenuti ingaggia anche Monzon, promuovendolo protagonista di questo noir che attinge a piene mani dai primi due western di Sergio Leone. Come molte altre pellicole della nostra serie B, non spicca per nulla di particolare, ma ha dalla sua una certa scorrevolezza garantita da un buon numero di scazzottate (ovviamente!) e sparatorie. Smessi i panni del commissario, Merenda se la cava anche come cattivo, ma i migliori sono Albertini e la Fani. Discrete le musiche di Bacalov.
Strano film di Massi, che decide di ambientare una trama classica per il genere western (i richiami a Per un pugno di dollari e Per qualche dollaro in più sono palesi) all'interno di una metropoli, di cui non viene specificato il nome. In realtà di metropolitano c'è ben poco, perché la vicenda si svolge quasi interamente in pochi luoghi periferici. La prima parte del film è piuttosto superflua, mentre la seconda è dura e cruda; infatti è proprio dalla metà in poi della pellicola che Massi può scatenare il suo mestiere. Discreto il cast.
Il film, a parte qualche riferimento all'attualità d'allora, è intagliato con una motosega: tipizzazioni esasperate, scene rabberciate con mestiere, drammaturgia basica. Spesso è proprio tale povertà a decidere la fortuna di queste pellicole: esse, infatti, riescono ancora gradevoli a distanza di anni proprio in virtù della loro elementarità. Stavolta, però, il gioco non funziona: ogni scena pare di terza mano e l'insieme è talmente prevedibile da stancare anzitempo. Mezzo pallino in più per la presenza di Monzon.
Robusto gangster-movie di Massi che paga il suo tributo al grande Leone proponendo un credibile Monzon come protagonista. Il pugile argentino si destreggia bene anche quando non mena, con Luc Merenda che gli dà una grossa mano e Ferruccio Amendola una grande voce. Una regia attenta e frizzante fa in modo che il film si guardi senza noia fino alla fine, a dispetto di una sceneggiatura insulsa che è un florilegio di banalità e situazioni scontate. Albertini e la Fani, entrambi bravi, donano poeticità alla vicenda. Piacerà ai fan del genere.
La commistione tra spaghetti western e poliziottesco che ha reso "celebre" il film in definitiva non convince molto, almeno sotto il profilo della qualità della sceneggiatura che poteva/doveva - visti i presupposti - essere attanagliante. Massi sfrutta, evidentemente ai fini del botteghino, l'allora nome noto del pugile Carlos Monzon (al culmine di una brillante carriera agonistica), che però non convince affatto come primo attore e si muove goffamente in un mondo che non è il suo. In ogni caso un noir che val la pena di esser visto.
Onesto e modesto remake di un remake che ha qui il sapore di carenza d'idee. Il problema non è Monzon (che funziona alla Bronson); né la dignitosa manifattura. Il fatto è che il film ha poco sapore ed è sin troppo pedissequo nel seguire la trama leoniana senza averne la forza iconica. E poi... ma la musica andina che segue Monzon? Ridicola. Mi aspettavo peggio ma quel che ho visto è sin troppo innocuo. Complimenti per le forme giunoniche della Gimenez!
Luci e ombre per un film con un super cast di "genere" e con momenti tosti e feroci. Merenda è diabolico e ricorda il cattivissimo personaggio di Pensione paura, Monzon irrefrenabile, Dei, la Giordano e la Fani in ruoli adeguatissimi. Il problema è che la sceneggiatura barcolla spesso e vi sono incertezze palesi, momenti irragionevoli e improbabili. Non si capisce inoltre dove si svolga la vicenda, tra targhe straniere, nomi e armi italiani e dollari americani! I riferimenti allo spaghetti western comprende il "giochetto" al night club che pare un saloon.
Non è orrido, questo gangsteristico nero all'italiana; difettato ha comunque carattere di genere. Il protagonista (il pugile Monzón) funziona, ha il suo perché carnale (la fisicità aderente alla materia criminale). Il fulcro concettuale è del western metropolitano malinconico, vagamente e non troppo inopinatamente fumettistico. Tra segmenti tagliati con l'accetta, scalcagnatezza, derive e derivazioni le scene violente sono il piatto forte (quelle girate con cognizione di causa). Curiosa l'interpretazione della bella e pallida Leonora Fani.
Quella che dovrebbe essere la sceneggiatura originale di Piero Regnoli è in realtà un insieme di cose già viste in molti altri film, che vengono assemblate assieme per creare una sorta di western metropolitano abbastanza godibile. Carlos Monzón dimostra di non essere stato solo un grande pugile ma anche un uomo adatto ad interpretare il ruolo da duro (il viso lo aiuta parecchio) senza sfigurare se paragonato ad attori più conosciuti e apprezzati dal pubblico. Se non fossero così evidenti le tante scene prese in prestito, si potrebbe dire che si tratta di un buon film.
MEMORABILE: La scazzottata al ralenti davanti alla fabbrica.
Raggiunge la piena sufficienza per la regia di Massi che, tra ralenti e inquadrature ricercate e bizzarre, è ispiratissima e riesce a nascondere le magagne del plot derivativo e sgangherato di Regnoli. Nel cast Monzon presta la sua maschera granitica all'eroe di turno, Merenda cattivo funziona, Dei pare imbalsamato: a convincere di più sono il saggio Albertini e la cieca Fani. Crisanti alla produzione assicura le consuete dosi di nudo e di violenza, con picchi notevoli nel pestaggio del protagonista e nel disturbante stupro di Leonora. Di livello la Ost di Bacalov.
MEMORABILE: La scazzottata davanti alla fabbrica; Il pestaggio ai danni di Monzon con le mani spappolate; Lo stupro della Fani.
Poliziottesco-revenge dalle tinte thriller decisamente interessante. Merenda nel ruolo di sadico boss non è molto credibile, mentre Monzon, giovane meridionale, dal pugno ovviamente d’acciaio, se la cava alla grande. Il film è l’ennesimo esempio di artigianato di pregio tutto italiano, con attori, caratteristi e non, protagonisti di un cinema che sapeva come riuscire a intrattenere.
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Carlos Monzon è stato uno dei pugili nella categoria dei pesi medi più forte di tutti i tempi. Alto, massiccio e dotato di una cattiveria non comune. Nato in Argentina nel 1942 conquistò i primi successi nella sua patria e nel 1970 ebbe una chance mondiale contro l'allora campione del mondo dei pesi medi, l'italiano Nino Benvenuti. Il pugile argentino demolì il campione italiano e lo battè di nuovo sei mesi dopo nella rivincita. Da allora difese per ben tredici volte il titolo, salvo poi ritirarsi nel 1977. La sua vita privata è costellata da eccessi di vario genere. Nel 1988 uccise la modella uruguagia Muniz, madre del suo quarto figlio. Incarcerato con la pesante accusa di omicidio iniziò a scontare la sua pena ma amicizie influenti lo portarono ad usufruire di frequenti permessi premio. Nel 1995 mentre stava rientrando in carcere da uno di questi permessi perì in un grave incidente stradale. E' inserito nella Hall of Fame del Pugilato Mondiale.