Il thriller all'italiana è stato uno dei generi che nei Settanta ha tirato di più. Naturale quindi che gran parte dei registi “di genere” vi si sia cimentato, guardando ovviamente a Dario Argento. Stelvio Massi, specialista in action, ci propone questo 5 DONNE PER L’ASSASSINO che fin dal titolo spiega quanto di originalità ci sia nei suoi intenti (chissà che avrà pensato Bava...). Abbiamo così il particolare che non quadra (un classico!), la violenza sui genitali femminili (da COSA AVETE FATTO A SOLANGE...Leggi tutto?), il meccanismo del whodunit, gli agguati “casalinghi”, le musiche di Gaslini (che dopo LA PORTA SUL BUIO si stava per dedicare a PROFONDO ROSSO prima di esser sostituito dai Goblin)... Il tutto frullato con un intreccio particolarmente complesso ma, va detto, ben sviluppato. Anche perché la soluzione è meno scontata di quanto si possa credere. Il soggetto quindi è buono, come in fondo anche la sceneggiatura (entrambi di Gianviti e Clerici), tuttavia è abbastanza evidente che Massi col thriller ha poco a che fare. La suspense è inesistente (rovinata oltretutto dalla stridente colonna sonora di Gaslini), le sequenze dei delitti sono montate male (inserite giusto per mostrare un po' di sangue e pelo pubico), il ritmo non è serratissimo. Anche gli attori non sembrano crederci troppo: Francis Matthews (più noto in tv come Paul Temple) sembra completamente assente, Giorgio Albertazzi, pur curioso per il suo modo di recitare al di fuori dei canoni, disinteressato (interessata è invece la rivista Playmen, che farà un servizio sul suo posteriore nudo). Se consideriamo che - nei panni rispettivamente dello scrittore Pisani e del primario ospedaliero dottor Betti - i protagonisti sono loro... Secondo film invece per Cicciolina/Ilona Staller (qui si faceva chiamare Elena Mercuri): fa già la parte della disinibita e si offre nuda quanto prima. Comunque uno spaghetti-thriller che si lascia vedere, ben costruito e strutturalmente solido. Manca giusto il fascino che hanno i migliori film del genere, ma se è per questo manca a molti.
Massi se la cava molto meglio nel poliziesco. Ispirato nel titolo a Bava e ricalcante alcuni snodi narrativi di Argento e Martino, questo giallo è debole e prevedibile e il famoso “particolare rivelatore” di una banalità sconcertante. Per compensare tali carenze, il poco convinto regista ripiega sul sangue che imbratta i corpi sventrati e sull’artistica bellezza dei nudi femminili (si mostrano nature la Staller, la Diamant, la Lepori e la Rivault); il posteriore del glorioso Albertazzi, invece, poteva certo risparmiarcelo. Musiche jazz di Gaslini.
MEMORABILE: Il simbolo della fertilità che l’assassino incide sui cadaveri.
Brutto e deludente giallo (di ispirazione palesemente argentiana) firmato da Massi che non riesce a creare un minimo di tensione ed interesse nello spettatore a causa di una sceneggiatura piuttosto spenta (firmata a più mani da Clerici, Gianviti e Mannino). Bella ma esornativa la colonna sonora jazz firmata da Gaslini. Piccola parte per Ilona Staller (accreditata come Elena Mercuri), che è la prima vittima.
Povero Giorgio Pisani (Francis Matthews, già Paul Temple nella serie TV): rimasto vedovo (la moglie muore durante il parto) e costretto a scoprire che il bambino non è suo. Quand'ecco che iniziano, nei paraggi, delitti che han per vittima donne in stato interessante... Stelvio Massi purtroppo non è Bava, e neppure Argento, quindi la discreta sceneggiatura (opera congiunta di Clerici/Mannino/Gianviti) va così a farsi benedire e cede il posto a tre delitti feroci e scioccanti, unica cosa che si ricorda di un film che passa sotto gli occhi senza solleticare benché minimo interesse o curiosità.
C'è da dire che da una colonna sonora jazzistica di spessore, frutto della maestria del Giorgio Gaslini Quartet, ci si sarebbe dovuti attendere un abbinamento visivo di eguale rilevanza... macchè! La trama procede meccanicamente, zigzagando tra sequenze accostate in modo sommario le une alle altre, con la conseguenza di privare il film di ritmo e motivi di interesse. L'irritante teatralità di un Albertazzi a chiappa nuda e gli indegni effetti degli sventramenti (insertati "hardisticamente") completano il quadro. Chiusa tremendamente scialba e sgonfia.
MEMORABILE: Il cast non fa altro che accendere e spegnere sigarette l'una dietro l'altra per tutto il film, con gran giubilo dello sponsor tabacchiero Dunhill.
Mi dispiace proprio dirlo, ma è uno dei più mediocri nel suo genere. Non che manchi la suspense o la tecnica dell'omicidio, ma si lascia capire anche troppo pacchianamente chi è l'omicida. Caso strano, tutte le vittime sono donne incinte e la scena dei vasi fa letteralmente cascare le braccia per non dir di peggio. Peccato perché il cast non era male così come l'ambientazione a Pavia (il Ponte Coperto lo si vede alla prima scena). Brave la Rivault e la Diamant, così così Albertazzi.
MEMORABILE: L'unica scena che fa saltar per aria è la doppia suonata con regalo. Anche il voltafaccia finale fa sorridere... a tutto c'è un limite.
Vado controcorrente. Solido giallo italiano caratterizzato da sanguinosi delitti, con un ottimo Albertazzi e un bel cast femminile. Non manca una giusta tensione e i personaggi son ben delineati nei loro vizi e nelle pochissime virtù. Belle anche le musiche di Gaslini, non male il primo colpo di scena finale, abbastanza inaspettato. Ritengo che possa piacere agli appasionati del genere.
Massi non pare particolarmente a suo agio col thriller e infatti la pellicola manca totalmente di quella tensione che il genere richiede. Gli omicidi sono girati male e paiono solo un pretesto per mostrare un po' di sangue e particolari anatomici femminili. Per il resto si tratta comunque di un giallo non inferiore alla media delle imitazioni argentiane (c'è anche il "particolare che sfugge" al protagonista... ma solo a lui). Soggetto e sceneggiatura comunque non sono malaccio e le recitazioni non più scandalose di tanto. Azzardo **!
Ecco uno dei tanti gialli seventies che si colloca nella fascia medio-bassa, ovvero in quel limbo ove risiedono pellicole che pur non essendo completamente disastrose, non hanno particolari meriti. Il film si lascia tranquillamente vedere, ci sono un paio di efferati delitti, ma se dopo cinque minuti di orologio si intuisce il colpevole, come diavolo si passa il tempo residuo? Chiedendoci forse se avevamo ragione o meno? Macché: cadendo in un sonno profondo.
Non si parte molto bene poiché si assiste presto ad un terribile effettaccio: fortunatamente ce ne sono pochi e durano solo qualche secondo, ma sono veramente fatti male (tanto valeva evitarli). Il canovaccio della trama è ripetitivo, quindi non ci sono sorprese su chi verrà ucciso. L'ambientazione pavese è limitata a qualche veloce esterno, ottimo il cast e bellezze femminili che non mancano. Sicuramente un giallo mediocre, ma che va in crescendo, anche se ben presto, nonostante qualche flebile pista falsa, si capisce chi è il killer.
Specialista nel poliziesco all'italiana, Massi si cimenta occasionalmente con un giallo che inizia come un melodramma ma poi diventa abbastanza crudo. Che non sia questo il suo genere lo dimostra chiaramente nelle sequenze degli omicidi, ripetitive e prive di fantasia. Se la tensione latita, in compenso la sceneggiatura è costruita discretamente e culmina in un finale degno di nota con tanto di doppio colpevole. Discreta prova del cast, in cui spicca (e non potrebbe essere altrimenti) un istrionico Albertazzi. Tre pallini molto generosi.
MEMORABILE: L'immancabile particolare rivelatore (qui un po' puerile...); Il finale.
Diciamolo subito: non ci si annoia. Per il resto non c'è molto da esultare. Attori poco incisivi (a parte la bellissima Pascale Rivault), fotografia non esaltante (spesso si abbandona il cavalletto, ma i movimenti appaiono goffi) che sminuisce i tentativi di Massi di creare inquadrature originali. E poi, diciamolo, fa un po' tenerezza vedere il protagonista barcamenarsi tra piste vere e false quando lo spettatore ha già ampiamente intuito sia assassino che movente. Sarebbe anche stato tra i più truci del genere, ma con questi effetti... Medio.
Italian giallaccio decisamente non molto riuscito e qui i motivi sono più di uno: per cominciare il "particolare rivelatore" dell'assassino è degno del quesito della Settimana enigmistica e decisamente puerile; poi abbiamo le solite scene di riempitivo che allungano il brodo. Che dire inoltre delle scene di violenza? Si limitano a qualche stacco veloce di regia con qualche squittio musicale ed effetto malfatto, di solito a danni di personaggi subentrati solo per farsi ammazzare. Brutto.
MEMORABILE: L'intera parte di Cicciolina, che comprende il suo quasi incomprensibile assassinio; Il "particolare rivelatore"...
Tecnicamente ben girato da Stelvio Massi, questo giallo all'italiana mi ha deluso. La sceneggiatura mi è parsa troppo scontata, le musiche appena sufficienti e la suspense purtroppo si è data alla macchia. Piccolo cameo di Ilona Staller, tra l'altro subito eliminata e accreditata nei titoli come Elena Mercuri.
Film piuttosto riuscito: bene la regia e il cast, trama tutto sommato interessante e momenti di tensione rari ma ottimamente diretti. Massi, almeno in questo genere, non avrà la classe di Argento e di Bava (nonostante il titolo e alcuni giochi di luci particolarmenti "ammiccanti"), ma il film si lascia guardare con piacere e converge anche in un ottimo climax finale; location pavesi e colonna sonora non troppo in vista, ma perfettamente in tema.
Comunque mi ha sorpreso, positivamente. Ci sono dei limiti oggettivi ovunque, ma il film tratta un tema tosto e risulta tra i più "spinti" di quelli (del genere) da me visionati. Gli omicidi mostrano evidenti limiti negli sfx e Massi compensa la cosa concentrando lo spettatore sui nudi "full", senza risparmiarsi su particolari macabri "particolareggiati". Inoltre il ritmo è superiore alla media e ci sono buoni momenti di tensione, anche se evidentemente ricorrenti nel "girone giallo" degli anni 70. Non male nemmeno attori e notevoli le musiche: consigliato.
MEMORABILE: Il discorso osceno del primario, citando Erode (da prenderlo a frustate!).
C'è un serial killer che uccide cinque donne in stato di gravidanza, tranne una che è sterile. Chi sarà mai il maniaco omicida? Per un giallista incallito la risposta non è difficile e, nonostante le continue false piste, prenderà forma mano a mano che si aggiungeranno particolari. Il tutto si traduce in un prodotto piuttosto riuscito e coinvolgente, nonostante gli evidenti tagli di alcune scene clou.
Massi ha certamente dato il meglio in altri generi, tuttavia questa incursione nel giallo para-argentiano non è completamente disprezzabile; il ritmo è tutto sommato più che discreto, la OST jazz di Gaslini curata (seppur a tratti un po' fuori contesto), le prove attoriali piuttosto convincenti, il finale telefonato ma comunque gradevole. Nota di demerito per gli SPFX, sanguinosi ed espliciti ma molto scarsi e ripetitivi; qualche lacuna inaspettata anche alla mdp, con alcuni movimenti traballanti. Nel complesso godibile, ma si scorda subito.
Il film si salva per il ritmo, ottenuto grazie ad un bel montaggio, e per le doti di operatore di Massi, che inquadrano sempre nel modo giusto. Anche il cast tiene sostanzialmente bene, pure nei ruoli di medio livello. Punto debole, purtroppo, è la vicenda, perché mezza soluzione è banale, mentre l'altra mezza è più interessante, ma resa maluccio. Se non altro, è un film che non annoia mai.
Divertente, ripreso con competenza registica e dotato da Massi del consueto ritmo mai lasco, in grado almeno di farsi parzialmente perdonare la fin troppo evidente succedaneità ai lavori di Bava, Martino e Argento. Decisamente intrigante poi la tematica legata alla fertilità e alla maternità, sviluppata però con sgraziato pressapochismo fin dalla scelta dello slavatissimo Matthews come protagonista. Le "improprie" musiche del Gaslini quartet donano ulteriore simpatica eccentricità. Ilona si muove sinuosa e già consapevole, Albertazzi regala spettacolo.
MEMORABILE: L'indimenticabile t-shirt della cassiera del bar "Prendo la pillola e bevo Ebo Lebo".
Spaghetti-giallo filmato con solido mestiere da Massi; la buona musica di Gaslini, il rigore nel restituire le scene sanguinolente e la composta interpretazione di Albertazzi sono valori aggiunti. I problemi sono nella vicenda (para-argentiana) che non riesce a coinvolgere a puntino: il mistero e il magnetismo di genere restano in uno stato di latitanza. Non è difficile intuire (anche solo dopo un paio di rulli) l'identità dell'assassino e il movente è quel che è; i depistaggi non funzionano. Tuttavia il film scorre con accettabile nitidezza.
Giallo anni '70 che si lascia guardare, ma senza troppo interesse. Complice una sceneggiatura frettolosa, una colonna sonora bella ma poco adatta e un cast deludente, con un Francis Matthwes dotato di un'unica espressione qualsiasi cosa gli accada. Anche un mostro sacro come Giorgio Albertazzi qui è poco convincente. Si salva in parte per il finale e per alcuni momenti di tensione. Ma è troppo poco per salvarsi dalla mediocrità. Per un appassionato del genere comunque può essere interessante.
Giallo piuttosto derivativo, ma con uno spunto interessante che lo rende teso e coinvolgente, malgrado gli snodi piuttosto prevedibili (peraltro riscattati da due colpi di scena finali, che avrebbero meritato una resa migliore). Cast internazionale di discreto livello, in cui Albertazzi giganteggia, Ross non sfigura e un notevole gineceo si fa apprezzare (anche attraverso vari nudi frontali). Un tocco di classe è dato dalle musiche di Gaslini, che accrescono la drammaticità e la tensione.
MEMORABILE: L’elogio di Erode; Fabrizio: “Anch’io ho dato una grande gioia ai miei genitori... 9 mesi prima che io nascessi”; “Prendo la pillola e bevo Ebo Lebo”.
Giallo anni '70 di livello medio/basso firmato dall'allora esordiente Stelvio Massi, con una vicenda costruita in maniera discreta ma uno sviluppo prevedibile e poco originale. C'è da dire che gli attori si impegnano (spicca su tutti Giorgio Albertazzi) e per questo nel complesso la pellicola ne esce promossa. Discrete le location, poca roba le scene degli omicidi.
Piacevole gialliichio declinato secondo le immarcescibili peculiarità del thriller all'italiana: la sottile morbosità, l'incongruenza drammaturgica (il doppio colpevole), la macchietta dialettale, una regia di buona lega. Di originalità, ovviamente, non si parla e alcune sequenze sono un po' tirate via. La sincerità dell'operazione mette, però, di buon umore: uno cento mille Stelvio Massi... Albertazzi regala un minuto strepitoso quando, lui pediatra, si lancia in una tirata erodiana a favore della denatalizzazione: mezza palla in più.
Donne incinte: fumate pure perché a nuocere alla salute vostra e del bambino ci penserà il coltello di un serial killer, chissà se per punizione o per interesse privato. Unico giallo di Massi, girato col suo elementare ma efficace marchio di fabbrica, girando intorno agli attori all'interno di una stanza con la macchina a spalla, zoomando e spostandosi a schiaffo. Un whodunit in piena regola (con tanto di particolare rivelatore) che non delude i fan del genere; anche se, come si evince dal titolo derivativo (e diminutivo), la sceneggiatura manca un po' di personalità.
MEMORABILE: La gaffe di Albertazzi nella sua prima scena e il suo nudo posteriore.
Modesto giallo all'italiana di Massi che forse in questo caso fa il passo più lungo della gamba, volendo ricreare atmosfere argentiane senza possedere il tocco delicato del regista romano. La storia sa di già visto e la sceneggiatura arranca saltando dall'ovvio all'improponibile. Buona la prova del cast, con la sola eccezione di Albertazzi, forse troppo legato a uno stile teatrale che in una pellicola come questa ha poco a che fare con il suo personaggio. Mezzo pallino in più per le splendide trovate jazzeggianti di Gaslini, ma siamo dalle parti della mediocrità. Evitabile.
Stelvio Massi sa girare, il ritmo c'è e c'è anche un bel po' di suspense. Ma la storia, pur con le sue punte di sana efferatezza, è poco credibile e l'impatto giallo svanisce abbastanza in fretta senza lasciare troppa traccia. Resta il fatto che il cast femminile è ottimo e che Howard Ross, un po' impettito, ha un ruolo importante che è tra i migliori della sua onorata carriera.
L'esordio alla regia di Stelvio Massi, futuro specialista in poliziotteschi, è un giallo argentiano di quelli che andavano forte nei primi anni '70, dal titolo ai limiti del plagio. L'idea di partenza è interessante, ma il film difetta per gran parte di tensione, con i delitti spesso saltati a piè pari e solo suggeriti. Pure il cast è così così, con un protagonista anonimo (Matthews) e attori poco credibili nelle loro parti (Ross commissario, uno con la faccia da villain fatto e finito). Di culto invece la presenza della Staller, qui alle prime armi.
Gialletto non memorabile ma che si lascia guardare per la sua trama che va dritta al sodo senza perdersi in inutili riempitivi. L'identità dell'assassino è facilmente intuibile, anche per via di un depistaggio troppo palese (il finale rivela comunque una piccola sorpresa), il movente un po' meno e tutto sa di già visto, tra omicidi ripetitivi e i classici intrecci sentimentali del genere e tradimenti. Consigliato solo ai completisti del genere, di cui è certamente un esemplare poco ispirato.
Discreto giallo diretto da un maestro del poliziottesco. Serial killer fa strage di donne incinte incidendo il simbolo della fertilità sul loro ventre. Buoni gli snodi narrativi, gli inevitabili depistaggi e la soluzione finale. Valore aggiunto le bellezze naturali di una giovanissima Ilona Staller e di Gabriella Lepori, poi scomparsa dalle scene. Albertazzi, primario del reparto di ginecologia, sciorina teorie malthusiane salvo poi contribuire alla sovrappopolazione ingravidando la giovane amante.
Insolita ambientazione pavese per un thriller ginecologico '70s. Il ritmo non è vertiginoso ma il film scorre bene, ha vari picchi e si rimane piacevolmente avviluppati nella matassa, provando a dipanarla. Gli indizi e le false piste abbondano, i nudi frontali si sprecano, di ben quattro donne diverse, tutte fulve (tra le quali la contessina Rivault). Il fatto che vi siano svariate donne rosso chiomate non aiuta a distinguerle a prima vista, inspiegabile scelta di casting dato che non ve n'era ragione di trama. Gli interpreti fanno il loro. Simpatica macchietta l'appuntato.
MEMORABILE: Albertazzi pediatra che inneggia a Re Erode; I vari nudi integrali; Il piacere dato ai genitori nove mesi prima di nascere; Il particolare rivelatore.
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Perché alcune cover dei 45 uscivano così (per i juxebox).Quello al centro è il piano dello scanner.Ovviamente se in futuro rimedio le cover normali le sostituisco.
Segnalo che il bluray Vinegar Syndromenon include le tre brevi scene splatter. Tali scene, che un cartello (che riportiamo in seguito) ci informa essere inserti successivi aggiunti per una non precisata versione ridotta, sono inserite negli extra in qualità da vhs a causa dell'irreperibilità dei materiali originali. Sottolineo che tali scene sono regolarmente presenti in tutte le versioni italiane viste fino ad oggi, compresa quella censurata trasmessa da Raimovie.
HomevideoZender • 10/05/23 16:43 Capo scrivano - 48439 interventi
Sì, son quelle cose inspiegabili che ti fanno alla fine dire ok, ma io dovrei spendere quei soldi per avere una versione "difettata"? Chi me lo fa fare?