Racconto modesto ma ben strutturato da Massimo Venier (ex regista di fiducia del trio Aldo, Giovanni e Giacomo), che curando in buona parte anche soggetto e sceneggiatura firma il film rivendicando uno stile preciso e dimostrandoci quanto, se supportato dai mezzi necessari, anche il nostro cinema possa produrre commedie interessanti. Non c'è niente di nuovo in GENERAZIONE 1000 EURO, anche perché il titolo è depistante e non sono la vita di stenti o la ricerca ossessiva di un lavoro ben retribuito a costituire le basi di un'ipotetica opera corale. Al centro della narrazione sta invece il Vaporidis della situazione (Alessandro Tiberi), un giovane laureato in matematica che...Leggi tutto divide l'appartamento con il solito scoppiato cui spettano le battute migliori e che lavora in una grande azienda milanese in cui è solo un numero. La prima parte scivola via bene tra dialoghi ben scritti e una regia spigliata: si ride anche, in alcuni casi, a dimostrazione di una bella predisposizione umoristica di Venier. Da quando invece appare in scena la bionda Crescentini (tutta sorrisi di maniera e un personaggio terribilmente stereotipato), il film ha un'involuzione, scade nel prevedibile e imbocca una via già tracciata da mille commedie giovanili analoghe faticando a piazzare ancora qualche buon momento. Cinque/sei minuti per Paolo Villaggio vecchio professore universitario, maestro di vita per il giovane protagonista corroso dai dubbi.
Ennesimo precariato-movie (tratto da un web-novel di successo) virato sul sentimentale. O meglio, commedia sentimentale calata nella Milano dei precari con l'affitto da pagare e il pavimento marcio. Dai primi cinque minuti si evincono all'istante due difetti fastidiosi: sceneggiatura non ispirata e missaggio audio opinabile (niente presa diretta ma doppiaggio). Sarà anche per quello che gli attori appaiono lontani dall'eccellenza; basti considerare che a emergere è la simpatica Ocone, cui spetta un ruolo da macchietta. Che vi posso dire allora? Che mi sono ufficialmente innamorato della Crescentini.
MEMORABILE: Poltrona e pavimento, dài. Anche se i tempi comici non sembrano proprio perfetti.
Film da un pallino e mezzo, come dice lo stesso Mandelli in uno dei frequenti lampi di metacinema sparsi qua e là ("Sei nel bel mezzo di una commedia romantica", confida all'amico). Un Santa Maradona aggiornato ai tempi della crisi, dove gli accenni al sociale non mordono ed i dialoghi non valgono quelli di De Rienzo. La gag del buco nel pavimento poi, era già ridicola la prima volta e riproporla in tre distinte situazione non è l'ideale. Va bene la commedia, ma a cadare al piano di sotto ci si fa molto più male di una semplice gamba rotta.
Giovani, carini e in futuro probabilmente disoccupati. Un piccolo filmetto, una commedia a tratti divertente ma inficiata da una sceneggiatura piuttosto slabbrata. Tiberi ha delle uscite che ricordano il primo Moretti (è un caso che il suo personaggio si chiami proprio Moretti?) ed è il più bravo di tutti, la Lodovini è sempre più un clone della Bellucci mentre la Crescentini sembra la seconda scelta della Chiatti. Peccato che il personaggio più interessante, il proiezionista, sia stato poco svilupatto. Un po' prolisso ma vedibile. Bravo Villaggio.
Incipit quasi perfetto: sebbene io non abbia niente da spartire con il protagonista, per una manciata di minuti iniziali mi sono quasi sentito rappresentato nella descrizione della situazione sociale in cui versa questa generazione: una prima mezz'ora con tempi da commedia buoni (la partita Andorra-Brasile, le buone interpretazioni soprattutto di Mandelli); peccato poi che il titolo ed il tema diventino uno sfondo invisibile per indirizzare il tutto verso la classica commedia sentimentale di amori combattutti perdendo del tutto forze e stimoli.
Arriviamo ai due pallini, giusto perché porcherie da uno, massimo uno e mezzo se ne vedono già fin troppe, vero Moccia-movies?! Pellicola a metà tra lo scontato di alcuni passaggi di vita personale ed il paradossale soprattutto nell'ambito lavorativo, riesce comunque a farsi guardare fino alla fine. Tiberi dignitoso, Crescentini e Lodovini passabili, Mandelli funziona anche se si esagera col "macchiettismo", Villaggio meno fastidioso e patetico rispetto alle ultime performance, anche perché tra queste c'era Carabinieri. Modesto, ma non molesto.
MEMORABILE: Le squallide scene del buco sul pavimento: memorabili perché tutti devono vederle e non riproporle in altre opere!
Soddisfatto dell'incipit e con simpatia per Tiberi (già sfigato ed ottimo in Boris) mi sono cimentato nella visione. Mi sono divertito per alcune riuscite situazioni e per il bravo NonGio, anche se via via che si dipana la trama appare cristallina la svolta sentimentale che finisce per ammantare il tutto, purtroppo. Si vede la mano di Venier (la scena della gara a basket ricorda molto quella di Al, Gio, Gia) e comunque si nota anche il suo gusto. Lascia l'amaro in bocca a tutti noi 30 enni, purtroppo. Piacevole.
Il dramma del precariato giovanile prima codificato nel principio di incertezza di Heisenberg, poi svilito in un trito dilemma sentimentaloide: meglio la bionda o la bruna? Non si capisce perché passare due anni a lavorare nel marketing a Barcellona debba equivalere a (s)vendere l'anima al demone del carrierismo, o addirittura del capitalismo... Specie se l'alternativa non è la nobile (?) carriera universitaria, bensì il part-time presso un commercialista. Commedia carina, ma la realtà della sottoccupazione è ben altra, e il film non la coglie.
MEMORABILE: La gag surreale del buco nel pavimento e dell'atterraggio a casa dell'imperturbabile geometra: non c'entra proprio con tutto il resto!
Mi sono avvicinato a questo film per puro caso ma non son più riuscito a cambiare canale. Sia ben chiaro, non vi è nulla di trascendentale, ma il cast funziona e la semplicità della storia gioca a favore della longevità di resistenza davanti allo schermo. Vita ordinaria, amori e scappatelle, bugie e affitti da onorare, terrore di perdere il precario ma necessario lavoro. Tutto ben diretto e ben orchestrato da Venier. Sempre simpatico il Mandelli!
Precarietà sul lavoro, nessuna certezza o gratificazione, impossibilità di costruire o anche solo di immaginare il proprio futuro. In fondo, però, c'è sempre la capacità di innamorarsi e di preservare i propri sogni, sembra dire la storia. Il film di Venier presenta un affresco un po' sbiadito della generazione attuale, non riuscendo ad evitare alcuni scivoloni nei luoghi comuni. In definitiva non si rimane così colpiti né travolti da sorprendenti prospettive inedite di annose e ritrite riflessioni. Decente ma manca l'energia. Poco mordace, peccato.
Precariato-movie in versione light che ci risparmia gli psicodrammi di Tutta la vita davanti. Rispetto al film di Virzì però manca anche una buona dose di talento un po' ad ogni livello. La realtà di molti giovani non è troppo distante da quella descritta e giova il fatto di rappresentarla col sorriso sulle labbra mettendo in frigo, per una volta, la critica sociale, visto che non è affatto questo il pane di Venier. Solo la voce-off a inizio film sputa qualche sentenza di troppo. Bravo Tiberi, più doppiatore che attore, a tenere la scena da protagonista.
Brillante laureato in matematica campa come addetto marketing a tempo determinato, sogna l'accademia, vive con un proiezionista (ma esistono ancora?), si combina la sciuretta bionda made in Mailand ma è innamorato della maestrina mora, umbra e verace. Finale a sorpresa? Assolutamente no. La prima mezz'ora è divertente per quanto facilona, poi il melodramma rosa prende il sopravvento, si scivola nel patetico, poi nel ridicolo e infine nel banale della scelta di vita. Peccato, le premesse c'erano. Una Lodovini illegale batte la Crescentini 6-0 6-0.
MEMORABILE: Brasile-Andorra alla playstation per prendere le decisioni importanti. Berasategui: gol! Brasile 0 Andorra 1.
Un bel film italiano, finalmente. Cast semi sconosciuto (si fa per dire) azzeccatissimo e trama, seppur in parte banalotta, abbastanza avvincente. Una commedia pulita, recitata molto bene e con un Mandelli strepitoso: senza dubbio il migliore, anche se i topless delle due fanciulle...
Difficile non immedesimarsi per il sottoscitto con la trama che fa da base all'intera vicenda (almeno per quanto riguarda il tema portante del precariato). L'attualità del tema però non lo rende migliore di altri prodotti di genere. Rimane un film abbastanza stucchevole, con molte stereotipi accentuati e altri problemi (nella vita reale) a cui non si fa alcun accenno. L'impressione è quella che ci si sia accontentati di rappresentare un argomento senza curare l'aspetto più importante, ovvero la storia. Rimandato.
Un po' storia vera, un po' Notte prima degli esami, probabilmente più quest'ultimo. Sarà facile per molti ritrovarsi nelle disavventure e nelle vicende lavorative assurde del protagonista, forse un po' meno nel suo imbattersi casuale in bellezze così ben assortite: la mora proletaria e idealista, la bionda manager senza scrupoli... Tutto un po' tagliato con l'accetta, ma a sorpresa non mancano momenti veramente divertenti e il ritmo rimane abbastanza frizzante per tutto il film. Simpatico, ma non ci si aspetti granché.
Lo scopo primario e assoluto è il divertimento, la possibilità di vivere "leggeri" per almeno 90 minuti e nel caso specifico del film in esame potersi ridere addosso, o almeno ironizzare sulla prima generazione "più povera rispetto alla precedente, o l'unica che torna in Molise". Le battute carine si fermano qui, il resto è tutto "carino", purtroppo già visto: l'amico simpatico, l'amica non tanto amica, la bella ambiziosa "sbagliata", una dura scelta tra le due.
Commedia sulla nuova generazione, storie di ragazzi laureati che si arrangiano per vivere nelle maniere ormai consuete; ma ben presto il nucleo del film si sposta sui sentimenti che in qualche modo comandano la vita anche al di là del precariato. Tralasciando quindi una sceneggiatura non esaltante, ci troviamo con un Tiberi improvvisato protagonista maschile, supportato dall'ormai collaudato Mandelli, idolo del mondo teen. Meglio la parte femminile, con la Lodovini che non dispiace affatto. Ottimo per impegnare una serata senza troppe pretese.
Un film leggero, garbato, che con molta ironia riflette sulla vita dei giovani precari nell'Italia moderna. Molte banalità (soprattutto in campo sentimentale) ma una bella recitazione corale (Tiberi e Mandelli insieme poi funzionano bene) e la consapevolezza di girare una pellicola di poche pretese (evidente dai discorsi cinefili di Mandelli). Si sorride spesso, con una piccola punta di amarezza. Buono.
Il dramma del lavoro precario nell’era delle multinazionali si stempera sino a volatilizzarsi del tutto in una commedia lieve e garbata, dove alla fine tutto si riconduce alle solite, altalenanti faccende amorose. A personaggi creati con lo stampino infondono vitalità Tiberi con la sua voce da esperto doppiatore, l’amichevole Mandelli, la sempre solare e disinvolta Lodovini e una Crescentini donna in carriera algida e frenetica. Simpatica la partecipazione del mentore Villaggio in una delle sue rare parti extra fantozziane.
MEMORABILE: Il buco nel pavimento; la lezione universitaria in cui Villaggio si rivolge a Tiberi attraverso un discorso sulle variabili matematiche.
Il precariato lega la storia all'attualità, ma in effetti è una commedia senza tempo e molto leggera sui giovani, su giovani che si affacciano alla vita in tutti i sensi. Se non altro non sono bamboccioni, le famiglie non appaiono; sono emigranti nostrani, quelli che non fanno più notizia. Il film ci prova, ma non riesce a uscire dagli standard del genere; stereotipato, quindi, salvato in parte da giovani attori che Venier sembra sapere gestire bene.
Interpretato bene e montato/diretto a modo. Tiberi è un attore normalmente incostante, questa (per fortuna) è una delle sue interpretazioni migliori, anche perché perfettamente adatta a lui. Una certa retorica di fondo nella storia è presente e alcuni passaggi sono troppo prevedibili, ma il film resta gradevole per ambientazione, scorrevolezza dei dialoghi e anche accompagnamento musicale. Buono.
Tra le commedie brillanti italiane, questa di Massimo Venier ha almeno il dono della contemporaneità, nel senso che propone personaggi abbastanza credibili collocandoli in un contesto di perenne precariato e instabilità (anche emotiva), che per molti è l'Italia di oggi. Peccato che dopo una prima parte godibile il film inserisca il tema sentimentale che rappresenta la deriva più banale che possa prendere. Buona la prova degli attori, decisamente "calzanti" ai propri personaggi. Un'occasione in parte perduta.
E' una commedia travestita da film che parla di precariato, non un film sul precariato nella forma di commedia. Ciò detto, è gradevole, si lascia seguire bene fino in fondo, ironizza bene sulle sue banalità, come la Crescentini che suggerisce le frasi alla Malpensa o Mandelli che descrive la scena alla stazione che il regista - non a caso - ci ha evitato. Bene i maschi (Mandelli è perfetto), disuguali le ragazze (Lodovini vince nettamente sulla Crescentini). Carino Citran, inutile Villaggio.
MEMORABILE: "Un pallino e mezzo, proprio perché sono di manica larga".
Commedia italiana che racconta uno spaccato di vita di tre protagonisti alle prese con la vita di tutti i giorni: l'amore, il problema del lavoro precario, la stabilità di un domicilio (anch'esso precario). Regia e sceneggiatura da manuale, ovvio come andrà a finire ancor prima che cominci una scena. Prova attoriale sufficiente. Nessuna emozione se non quella che, personalmente, mi ha dato la prova di uno stanchissimo Paolo Villaggio.
Il tema, attuale nel 2009 e anche adesso, racconta o meglio si propone di raccontare la realtà di chi vive nella continua precarietà professionale senza nessuna certezza sul futuro, sempre in bilico tra promozione e "calcio in c***". Interpretato da attori con "la faccia" giusta per quei ruoli (più Tiberi e Mandelli che la Lodovini), qualche bel cameo (Balasso, Citran) e un Villaggio poco entusiasta; insomma, tutto bene non fosse altro per la deriva della seconda parte, tipica dei "manuali d'amore" e simili.
Valido ritratto delle giovani (e disperate) generazioni italiane alle prese con il precariato; lo rovinano purtroppo una durata eccessiva senza che la sceneggiatura davvero lo richieda e alcune interpretazioni troppo strafottenti e inadeguate come quella della Crescentini. Tiberi a fase alterna e Mandelli messo lì giusto per dare una certa verve comica (anche se alla fine risulterà il personaggio secondario più riuscito). In realtà è la regia di Venier a zoppicare. Evidentemente, con un cast giovane e bisognoso di indicazioni, perde la bussola.
Vita di un trentenne precario tra innamoramenti e decisioni per il futuro. L’approccio è socio-lavorativo e calibrato in chiave da perdenti col senso dell’ironia. L’analisi ha però il fiato corto, tanto da richiedere una svolta plurisentimentale. Tiberi si destreggia anche se alla lunga diventa monotematico e Mandelli è una sicurezza come spalla; come donne, la Lodovini è più centrata mentre la Crescentini è melò. Regià briosa che sfrutta la leggerezza delle musiche.
MEMORABILE: L’analisi del ménage da parte di Mandelli in chiave cinematografica.
Ennesima commediola italiana intrisa di buoni sentimenti, diretta dal valido Massimo Venier (storico collaboratore di Aldo, Giovanni e Giacomo) in cui, tra l'altro, possiamo trovare anche dei riferimenti a film del trio (le partite di basket e la voce fuori campo di Chiedimi se sono felice). Qui, però, siamo in tutt'altro contesto; è il mondo del precariato a fare da sfondo alla storia. Ma manca una certa mordacità che faccia apprezzare appieno il film. Non brutto, ma neanche eccezionale. Presente anche un omaggio a Sergio Leone.
Commedia giovanile, simpatica e ironica. Niente di straordinariamente originale, anzi i cliché si sprecano e il tema del precariato appare più che altro un pretesto per dare spazio alle solite ansie e incertezze affettive, ma il gruppo di trentenni si rivela affiatato e convincente. Ci si diverte con un velo di amarezza, pur tra non poche banalità.
Disavventure lavorative di un giovane precario che ha pure paturnie amorose con due bellissime donne. Il titolo, tristemente attuale, è l'intuizione migliore ma non l'unica di un film delizioso e, tutto sommato, ben recitato. Venier, ottimo sceneggiatore, si impegna anche come regista e fa un discreto lavoro che riesce nel compito di farci arrivare bene al termine della pellicola. Battaglia di sensualità tra la Crescentini e la Lodovini, ma il più simpatico è senza dubbio Mandelli.
Almeno la storia lavorativa è "sul pezzo": precariato e difficoltà a pagare gli affitti sono passaggi veritieri nella vita di molti giovani d'oggi, molto meno credibili sono i rapporti amorosi del protagonista (una cosa fantascientifica se non oltre). Va a finire che a salvarsi sono in due. La Lodovini - brava e bella - e Mandelli, simpatico con il suo andare quasi a rompere la quarta parete. Per il resto una sceneggiatura piatta e banalissima, in cui tutto va come dovrebbe; ma quando mai! Villaggio sprecato.
Il povero Marco (che incarna il giovane istruito di belle speranze, che tali rimangono) è coinvolto in breve tempo in una serie di sfortunate situazioni economico-sentimentali. In poche parole, a parte la critica sociale, c'è ben poco di interessante da vedere, anche perché la pellicola si svolge quasi interamente tra la casa e il lavoro del protagonista (un Tiberi abbastanza in parte, l'unico all'interno di un cast poco coinvolgente, Villaggio compreso) apparendo abbastanza ripetitiva (fastidiosissimo il brano di Elisa, chiusura tuttavia consona a un prodotto di tale noia).
A quattordici anni dall'uscita non una parola o una situzione hanno perso attualità; anzi si può dire che tristemente molti aspetti nella vita reale sono peggiorati. E' un film ben realizzato, ottimamente recitato, che all'apparente leggerezza della forma contrappone il buio di una situazione lavorativa e di perdita di valori che coinvolge ormai due generazioni. Da vedere fingendo di credere che la situazione descritta sia pura fantasia. Perché la realtà è anche peggiore.
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Ma come si fa a non inc.... quando si vede un film di una banalità enorme come questo (visto ieri sera e che mai rivedrò più!) che ha ricevuto il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali! cioè soldi pubblici per realizzare tale porcheria mah... sono un amante della Lodovini ma in questo film e assolutamente sprecata. Film insulso.
DiscussioneZender • 20/03/12 19:35 Capo scrivano - 48842 interventi
Guarda, la lotta contro i fondi pubblici è una battaglia persa, Ruber. Dovessimo passare in rassegna tutti i film che li han ricevuti ci sarebbe da ridere. A me è sembrato un film con un buon ritmo, tutto sommato piacevole. Mi aspettavo di peggio.
Una noia mortale se non fosse per qualche buon momento della Lodovini, visto che la Crescentini non e pervenuta. Sui protagonisti maschili lascio un velo di silenzio.
Poche ore prima di vederlo avevo scritto, per LA MINORENNE: "Un pallino e mezzo, con generosità".
Quando Mandelli, per descrivere la storia di Tiberi, chiude con "Un pallino e mezzo, proprio perché sono generoso", non ho potuto non sghignazzare.