On the road in motorino (De Luigi con il Ciao, Accorsi con il Califfone) per due fratelli ritrovatisi in occasione dei funerali del padre (Haber). Rocco (De Luigi), di professione meccanico, è rimasto a vivere con quest'ultimo, malato di cancro, Guido (Accorsi) se n'è andato presto di casa per cominciare come animatore turistico e continuare sulle navi organizzando l'intrattenimento. I due non possono essere più diversi: tanto posato, mite, con la testa sulle spalle il primo quanto esuberante, fanfarone, rumoroso il secondo. Appena si rivedono in occasione dei funerali del genitore fanno scintille, ma esiste una complicità di fondo che lentamente li riavvicina. ...Leggi tutto Le ultime volontà del padre, scritte su una lettera indirizzata proprio a Guido, chiedono che le sue ceneri siano sparse sulla tomba della madre, seppellita nel cimitero di Cervia. Così Rocco e Guido, dopo una serata all'insegna dell'alcol senza freni, per esaudire la richiesta di papà inforcano i loro due vecchi "cinquantini" e, zaino Invicta in spalla, ancora ubriachi si avviano sulle strade della Romagna scherzando, ridendo e non di rado insultandosi. Quello che il film racconta è il loro viaggo a tappe impreviste, proposte di volta in volta da Guido sulle ali dell'entusiasmo; Rocco smorza regolarmente gli ardori del fratello, quasi mai ci si trova d'accordo, ma finisce quasi sempre col lasciarsi trascinare dalla sua intraprendenza.
De Luigi, alla terza regia e sceneggiatore unico, incespica in fasi di raccordo che spezzano il ritmo; indovina saltuariamente scene molto divertenti (la notte di "sesso" con le due conosciute alla sagra paesana, tutto l'incipit con Haber morente a letto in un ruolo breve ma efficacissimo, al ristorante con lo scarafaggio nel piatto, al cimitero nel finale...) ma le alterna ad altre decisamente più deboli (la sfida a ping pong, la serata al party...) che dimostrano quanto il mestiere di regista non sia affatto semplice: dare omogeneità, ritmo, concisione a un film è fondamentale, almeno quanto il saper comunicare le buone idee, che in verità qui non mancano.
In 50 KM ALL'ORA (il titolo fa riferimento alla velocità indicativa dei due motorini) non si cerca la novità; si percorrono strade ampiamente battute dal nostro cinema puntando soprattutto sull'affiatamento di coppia, raggiunto grazie alla bravura degli attori: pur se non sempre spontanei e naturali quanto servirebbe, hanno comunque entrambi i tempi giusti. De Luigi, in particolare, conferma una propensione al comico che lo aiuta nello sfruttare al meglio le gag più spassose, mentre Accorsi si mostra attore vero e versatile, capace di alternare con disinvoltura registro leggero e drammatico. Peccato per la penalizzante ripetitività nel riproporre le corse in motorino lungo le strade quasi deserte della Romagna: abbreviandole - per quanto possano apparire ariosi e piacevoli i paesaggi sullo sfondo - il film ne avrebbe guadagnato in scorrevolezza. E' tuttavia encomiabile l'impegno di De Luigi nel costruire una storia che sappia sposare emozioni e sorrisi generando, appena può, considerazioni non troppo banali sulla vita e sull'importanza del rapporto fraterno facendo leva sullo scontro di due personalità differenti in grado ognuna di mettere in luce i propri aspetti positivi. Mai si ha in ogni caso quella sensazione di frettolosità, di sciatteria che spesso si respira in altre commedie italiane: il desiderio di curare la forma e l'armonia è evidente, ed è un gran pregio.
Purtroppo penalizzata da inutili lungaggini la dilatata parentesi milanese, mentre il finale con sorpresa testimonia della volontà di confezionare una commedia di un certo spessore, anche se poi il film finisce col funzionare indubbiamente meglio quando punta al comico... Qua e là nelle diverse scene fa capolino la guest star di turno: Cevoli prete buffo al funerale, Vito cameriere al ristorante, Marina Massironi che canta "Girls Just Want To Have Fun" alla festa di paese (mentre i due si scatenano in una buffa danza coregrafata) ribadendo la coollocazione tipicamente ottantiana della colonna sonora ("Remember The Promise You Made" dei Cock Robin, "Just Can't Get Enough" dei Depeche Mode)...
Se prendiamo l'unione di due fratelli diversi, la logora formula del viaggio avventuroso per ritrovar se stessi e l'abuso del fattore nostalgia Anni '80 parrebbe il campionario delle ovvietà, ma la terza regia di De Luigi riesce a sottrarsi da questa ventata di già visto scompaginandola in una forma insperatamente gradevole e, al netto di qualche prolissità, anche piuttosto spigliata in forza del duo Accorsi/De Luigi, che regala attimi di buona intesa che si traducono in empatia col pubblico. Un lavoro nel complesso onesto ma non ancora definitivo, per l'attore romagnolo.
MEMORABILE: L'abbondante pranzo al ristorante cinese al suadente ritmo dei sintetizzatori del brano "Just Can't Get Enough" (1981) dei Depeche Mode.
Tutto sommato una gradevole commedia on the road con due protagonisti affiatati e bravi. Tra i due forse spicca De Luigi perché servito dalle battute migliori. Ritmo non sempre sostenuto e a volte “strozzato” da momenti noiosi come le loro corse in motorino, diluite fin troppo. Bei paesaggi e cast di contorno senza grossi colpi d’ala. Cameo indovinato di Haber, meno incisivo quello della Massironi, che si limita a cantare. Risate sporadiche ma efficaci.
Piacevole sorpresa, quest'opera di De Luigi (qui oltre che regista e interprete è anche sceneggiatore), reduce dallo sconsolante Tre di troppo. Non c'è molta originalità nello spunto di partenza (un road movie che vede due fratelli, assai diversi, che impareranno a conoscersi), ma la regia è abbastanza briosa e i due protagonisti reggono bene la scena. Sicuramente c'è qualche lungaggine di troppo, che appesantisce il risultato finale, ma tutto sommato la pellicola risulta gradevole e questo è già un discreto risultato.
Road movie di pacificazione fraterna con molto poco da dire. Lo spunto già parecchio usurato non sarebbe nemmeno il più grande dei peccati, ma è proprio l'impostazione narrativa che lascia a desiderare: per due ore infatti si assiste a un continuo alternarsi di scene in motorino e altre (più o meno) al ristorante che finisce per sfiancare, avaro com'è di leggerezza e/o profondità. Nemmeno gli attori offrono un gran contributo: De Luigi gioca la carta della serietà mentre Accorsi fa l'antipatico ma non ha poi il guizzo da commedia. Alla fine la figura migliore la fa il morente Haber.
On the road non troppo riuscito, se si esclude una inattesa e buona alchimia tra i due protagonisti, che permette comunque alla visione di scorrere indolore. Il problema principale sta in una sceneggiatura che percorre tutte le tappe che ci si possono aspettare da un film simile, senza mai andare oltre e senza mai sorprendere (con tanto di prevedibili hit), ma anzi a volte indugiando anche troppo su qualche momento comico mal pensato (l'incontro con le due donne). Sarebbe bello rivedere la coppia De Luigi e Accorsi in un contesto meglio strutturato.
Due fratelli che non si vedevano da molti anni si ritrovano in occasione della morte del padre e intraprendono un viaggio in motorino per andare a disperderne le ceneri sulla tomba della madre, assecondando il suo ultimo desiderio... Quello del viaggio come occasione di riconciliazone familiare fra personaggi divisi dal carattere e dalle circostanze è un tema molto sfruttato, ma De Luigi dirige con tocco leggero, l'alchimia con Accorsi è buona, alcuni camei gustosi, per cui lo spettacolo è gradevole al netto della mancanza di originalità, il ritmo a singhiozzo e i tempi morti..
MEMORABILE: Il discorso di commemorazione del prete alla messa funebre; L'ultima sequenza con la lettera del padre.
Due fratelli si ricongiungono al funerale del padre. Il film è un viaggio on the road per disperdere le ceneri con il tocco retrò del motorino. Soggetto non molto originale che sconta la divisione in siparietti causa tappe forzate. Il duo è ben affiatato: Accorsi tiene in piedi le varie situazioni, De Luigi è invece fin troppo compassato, quasi per evitare di troppo imporsi. Anche come regia va sul sicuro usando musiche scontate e scene già viste (la scommessa, il salto). I vari comprimari non incidono per nulla. Nella seconda parte cala e perde il vigore iniziale.
MEMORABILE: Le bollicine sopra e sotto; Il pranzo cinese; Le ceneri in discoteca; Il retrogusto di grigliata.
Commedia "on the road" ambientata in provincia con due fratelli che si ritrovano dopo molti anni, in occasione della morte del padre. La storia non è molto originale, ma De Luigi regista la conduce con un certo garbo, trovando come attore un buon film con il coprotagonista Accorsi che si conferma come attore versatile, capace di affrontare diversi generi. Dove il film mostra i suoi limiti è in alcune pause narrative che spezzano il ritmo del racconto e nella durata nel complesso eccessiva. Bella la colonna sonora anni '80.
Triste comnmedia all'italiana con i soliti due fratelli che si riuniscono quando muore il solito padre e riescono a ricucire un rapporto conflittuale. L'idea di un road movie sul motorino poteva essere buona, ma crolla per la mancanza di idee. Di fatto si vedono i due a tavola di diversi ristoranti, che partecipano a una festa, che giocano una partita di ping-pong. Deludente.
Discreta commedia on the road in cui due fratelli che non si vedevano da molti anni intraprendono un viaggio in motorino in occasione della morte del padre. Nulla di particolarmente originale, ma nel complesso il film funziona grazie alla buona prova dei due protagonisti e a qualche momento serio niente male. Nella parte centrale qualche lungaggine di troppo, ma va bene così. Riuscita la sequenza finale, valida soprattutto per i più sensibili. Non male, complessivamente.
MEMORABILE: Il funerale del padre; La partita a ping pong in campeggio.
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DiscussioneZender • 3/06/24 08:27 Capo scrivano - 48439 interventi
Diciamo che l'idea dei fratelli che partono per spargere le ceneri del genitori è piuttosto comune (ricordo anche Mai stati uniti, ma qualcosa di siile c'è anche nell'ultimo Sei fratelli per dire) e favorisce il road movie in cui i protagonisti si ritrovano e conoscono meglio dopo un poeriodo di lontananza. Non so poi se ti riferisci a qualcos'altro, Buono.
Diciamo che l'idea dei fratelli che partono per spargere le ceneri del genitori è piuttosto comune (ricordo anche Mai stati uniti, ma qualcosa di siile c'è anche nell'ultimo Sei fratelli per dire) e favorisce il road movie in cui i protagonisti si ritrovano e conoscono meglio dopo un poeriodo di lontananza. Non so poi se ti riferisci a qualcos'altro, Buono.
Dovrei rivedere quello con Leo. Mi hanno colpito varie cose comuni, di quanto ricordo. Un fratello che vive lontano, uno vicino al padre (che muore); le ceneri; due fratelli diversissimi, prima litigiosi poi uniti; lo spostamento lungo le strade d'Italia; una sorpresa finale. Il fatto che il film con Leo sia tutt'altro che vecchio mi fa pensare che l'ispirazione sia piuttosto chiara. Posso errare, certo.
Qualcosa di simile si vede nel film "Addio al nubilato 2": la Liskova parte con le amiche per andare in Slovenia a seppellire i denti del padre ebreo (unica parte del corpo rimasta in seguito a un attentato)
DiscussioneZender • 3/06/24 11:24 Capo scrivano - 48439 interventi
Come dicevo, sono idee piuttosto comuni, forse la cosa in comune particolare tra i due film è che uno vive accanto al padre e l'altro no, le altre mi sembrano tutti spunti piuttosto abusati, nel nostro cinema. Poi certo, non si può affatto escludere che De Luigi abbia guardato a Diciotto anni dopo, anche se poi la diffrenza qui la fa il mezzo, cioè il motorino, che caratterizza più di ogni altra cosa il tutto.