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TITOLO INSERITO IL GIORNO 11/02/07 DAL BENEMERITO XAMINI
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Xamini 11/02/07 20:10 - 1277 commenti

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La poesia di Ken Loach si concentra sulla psiche di un quindicenne alla soglia del suo (dolce) sedicesimo anno. Vuole una vita migliore per la madre prossima a uscire di galera, per la sorella e per il nipotino. Ed è disposto a tutto. Lo spaccato dei quartieri bassi scozzesi è credibile anche grazie alla bravura di Compston e degli altri ragazzini, i dialoghi sono eccezionali e, anche se il film fila diritto laddove ci si aspetta, non perde per questo la sua bellezza.

Galbo 2/04/09 17:51 - 12556 commenti

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Si inserisce nel filone tipico del cinema di Ken Loach (che mostra realtà sociali metropolitane difficili) anche questo Sweet sixteen, ritratto di un adolescente della classe proletaria nella città scozzese di Glasgow. Pur se sotto molti aspetti prevedibile dal punto di vista narrativo, il film à tuttavia molto efficace nella caratterizzazione psicologica dei personaggi e nella descrizione degli ambienti. Lo stile del regista è come al solito scarno ma molto funzionale alla storia.

Sibenik 14/04/09 23:51 - 90 commenti

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Ken Loach, conforme al suo stile in cui violenza e disperazione sono una costante come le stupidaggini nelle pseudo-pellicole di Brizzi, regala uno spaccato della Glasgow in cui si deve crescere in fretta per sopravvivere. Famiglie rovinate da droga e galera, teen pregnancy, la massima aspirazione costituita da un posto in un call center, pusher ad ogni angolo al servizio della delinquenza organizzata. Si riesce in questo disperato contesto a lottare per difendere ciò che si ha di più caro? E, soprattutto, in un contesto così marcio ne vale la pena?
MEMORABILE: Il prefabbricato è la metafora di quanto possano essere grandi i piccoli sogni.

Pigro 7/09/10 08:09 - 9956 commenti

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L'impossibile riscatto sociale di una classe destinata alla marginalità e alla criminalità, ma anche la disperata solitudine di un adolescente stritolato tra l'affetto per una madre irresponsabile e la violenta realtà che lo circonda. Il plot prevedibile riecheggia lontanamente tanti gangster movie, ma il corpo del film è quello di un cinema capace di leggere la realtà nelle sue pieghe più complesse, là dove la bella casa borghese è il sogno del piccolo criminale. Un orizzonte cupo, proprio perché apparentemente roseo. Notevoli gli attori.

Stefania 9/09/10 23:11 - 1599 commenti

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Fin troppo facile sottolineare la triste ironia del titolo: sono più amari che dolci i sedici anni di Liam, viso di bambino, sguardo già adulto, sguardo che via via che la storia procede sembra perdere luce. Ottimo esempio di cinema-verità, molti attori non professionisti, un realismo scabroso e livido, Loach sembra determinato a non nasconderci niente delle asprezze della vita di strada, della tristezza di un adolescente defraudato del fondamentale diritto ad essere almeno un po' diverso dagli adulti che lo circondano. Doloroso, ma necessario.

Mickes2 27/08/11 18:50 - 1672 commenti

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Amaro, difficile da inghiottire. Questo film colpisce per l’acuto realismo che Loach è capace di imprimere. Melodramma che sa parlare al cuore e toccare le corde più profonde e sensibili. Una deriva esistenziale di chi è perennemente con le spalle al muro, non ha possibilità di scelta, se non quella di tradire le amicizie di una vita o compiere atti atroci. Il viso di Liam che si trasfigura col susseguirsi degli eventi ha il sapore della disillusione più totale. Lontano da giudizi o dai moralismi, il finale è splendido per come viene rappresentato.

Saintgifts 30/04/14 15:08 - 4098 commenti

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Dieci ore e 47 minuti durano le giornate su Saturno; il tempo è più veloce su quel pianeta, i quindici anni di Liam sono molti di più, come se fosse vissuto sul pianeta che fa osservare ai bambini per 25 cents. Liam sogna di sistemare tutte le cose per tutti: madre, sorella, nipote... e qui valgono ancora i suoi reali quindici anni: non è ancora consapevole che non si può pianificare la vita di nessuno, nemmeno con le più buone intenzioni. Liam e i suoi coetanei sono le vittime dei loro genitori, dei "grandi". Martin Compston ha la faccia giusta.

Pinhead80 17/03/16 17:00 - 5200 commenti

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Chi meglio di Ken Loach riesce a rappresentare il disagio sociale della classi meno fortunate anglosassoni? Qui vediamo tutto con gli occhi di un ragazzino di quindici anni che cerca il riscatto sociale e familiare (le buone intenzioni sono tante) attraverso la criminalità. Il confine tra giusto e sbagliato è continuamente superato in nome di una rivalsa che la società stessa (a partire dagli adulti/genitori irresponsabili) soffoca continuamente. Resta poco o nulla a cui appigliarsi e anche l'affetto più sincero viene confuso e rifiutato.

Paulaster 18/03/21 09:54 - 4708 commenti

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Ragazzino scozzese inizia a spacciare per poter comprare una casa alla madre detenuta. Negli ambienti suburbani di degrado familiare Loach affievolisce i toni con i buoni sentimenti. Le descrizioni amicali allo sbando e dei familiari stretti sono dirette (si notano similitudini coi Dardenne), mentre gli adulti che fanno i boss sono meno incisivi. In conclusione non ci si aspetta un lieto fine e il prefinale è crudo; le ultime inquadrature scontano una verosimiglianza con I quattrocento colpi di Truffaut.
MEMORABILE: Il prefabbricato bruciato; Le coltellate in faccia; L’agguato in bagno come banco di prova; La chiamata alla polizia contro il compagno della madre.

Daniela 28/05/22 16:47 - 13013 commenti

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Liam ha 15 anni e un sogno: "liberare" la madre dalle grinfie dello spacciatore con cui convive e che l'ha fatta finire in galera. Per acquistare una casa dove possa iniziare una nuova vita dopo l'uscita dal carcere, passa dai piccoli furti allo spaccio per conto di un boss locale... Tra i film di Loach, uno dei più amari: nonostante il suo atteggiamento sfrontato e rancoroso, Liam è ancora un bambino alla ricerca di quella stabilità e quell'affetto che non ha mai ricevuto ed è per questo che l'atroce disllusione a cui va incontro nell'epilogo ci travolge e commuove. Bellissimo.
MEMORABILE: Le audiocassette con i messaggi alla madre; La prova del coltello; L'amico si ferisce al volto; Il finale sulla spiaggia.

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Giùan 11/10/23 09:39 - 4794 commenti

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Rispetto alle cose migliori (precedenti e successive) del Rosso Ken, un film viziato da una meccanicità troppo ortodossa nello script di Laverty, che stenta a farci entrare immediatamente in empatia con la tenera ruvidezza dei protagonisti (una solidarietà umana e cinematografica che sappiamo invece essere formidabilmente necessaria e "naturale" per Loach). Dal punto di vista visivo, poi, le scelte sembrano troppo scolastiche considerato il tema (quell' "apertura" finale la si sarebbe voluta vedere altrove nel film). Comunque intenso, loachiano, col solito gran lavoro sull'acting.
MEMORABILE: La Chantelle di Annmarie Fulton; Il colloquio in carcere tra Liam, la madre, il patrigno e il nonno.
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