Note: Aka "Boccaccio Settanta" o "Boccaccio 70". Episodi: "La riffa" (De Sica), "Le tentazioni del dottor Antonio" (Fellini), "Renzo e Luciana" (Monicelli), "Il lavoro" (Visconti).
4 episodi (le cui ascendenze boccaccesche sono perlomeno dubbie) affidati ad altrettanti mostri sacri. Partenza in sordina con Monicelli ("Renzo e Luciana" scritto da Calvino), poi un discreto Visconti ("Il lavoro", con Tomas Milian!), un classico De Sica ("La riffa", oggetto di remake) e il pezzo forte "Le tentazioni del Dr. Antonio", scatenatissimo Fellini (è il "1/2" di 8 e 1/2) con Peppino De Filippo occhiuto moralista ossessionato dalla prorompente Anitona che pubblicizza il latte: capolavoro che fa media di quattro pallini.
Scherzo in quattro atti ideato da Cesare Zavattini. Ma per la sua distribuzione un atto, l'episodio di Monicelli (il più fiacco) andò in cavalleria creando polemiche a non finire. Titolo del periodo d'oro del film a episodi in Italia (meno costi, più incassi) risulta oggi uno dei più datati, tanto che se non si ha un interesse particolare per uno dei quattro autori, risulta imbevibile. Il più famoso è La Riffa di DeSica, con una Loren più prosperosa che mai. Il più divertente (e migliore) quello di Fellini con retrogusto Pop. Visconti è ormai puramente decorativo.
Boccaccio non ci incastra proprio nulla in questa acida parodia contestualizzata agli anni '70 (a ben vedere, con i dovuti distinguo, attuale anche oggi). "Le Tentazioni del Dr. Antonio", pur se girato da un Fellini scatenatissimo, sembra essere una parodia di King Kong, au contraire: Anita Ekberg nei panni del mostro, pur sensuale, che la bigotta censura (De Filippo) vorrebbe cassare. Renzo e Luciana è una storia tristemente moderna: l'operaio deve fare di lavoro necessità e di amore utopia. La Riffa ed Il Lavoro sono episodi interessanti.
Quattro episodi che sono quattro film e di cui solo "La riffa" sembra avere lontane ascendenze boccacesche. Monicelli: attuale e ispirato a un racconto di Calvino. Visconti: bell'episodio così sontuoso e triste, che bella la Schneider (doppiata da Adriana Asti, mi sembra). Fellini... beh lo spunto è buono, ma non viene sviluppato a dovere: il censore di Peppino de Filippo rimane una marionetta che non ha sparato tutte le sue cartucce. La riffa? Carino, ma siamo da un'altra parte.
4 episodi. Discreto quello di Monicelli, nulla di memorabile ma leggero e ben fotografato e musicato. Un piccolo capolavoro l'episodio di Fellini: surreale, scatenato, divertentissimo, ricco di ritmo e di invenzioni, con un Peppino De Filippo da applausi e una colonna sonora di Nino Rota geniale. Piuttosto deludente l'episodio di Visconti, ben interpretato (nel cast pure un giovane ma già talentuoso Tomas Milian) e ben diretto ma anche lento e verboso. Passabile ma nulla più l'episodio di De Sica, simpatico e spontaneo ma fin troppo esile.
Quattro episodi creati con il pretesto del Decameron per fustigare il moralismo odierno. Generoso De Sica con una procace Loren, preciso e tagliente Visconti con la schermaglia Milian-Schneider, lieve Monicelli con due promessi sposi impossibilitati dal lavoro. Ma su tutti si impone Fellini con l'invenzione di una Ekberg gigantesca che occhieggia da un manifesto turbando sonni e sogni di un censore impersonato da Peppino De Filippo. Nel complesso siamo comunque su un buon livello di tutti e quattro: cosa rara in un film a episodi.
La graduatoria discende dalle inevitabili preferenze. Vince (non per sorteggio) "La riffa" (***½), che mi pare il più bilanciato, mentre gli altri sono assai prolissi nell'inizio (Visconti) o nella conclusione (gli altri due). Poi il fellinianissimo "Le tentazioni del dottor Antonio" (***½), seguito da "Renzo e Luciana" (**½, grande titolo, per chi non se ne fosse accorto), con una freschissima Solinas. Ultimo (e per me a sorpresa, perché Visconti spesso mi pare grandissimo) "Il lavoro" (**), la cui presunta causticità mi pare molto rarefatta.
MEMORABILE: I c.s.c. Angelini e Macchi, che tirano al bersaglio dalla Loren.
Non ho mai amato Fellini. Tuttavia, adoro letteralmente "Le tentazioni del dottor Antonio": mi piacciono la Ekberg, Peppino de Filippo, la canzoncina, tutto insomma (guardate che la Anita Ekberg gigantesca non si rifà alla Allison Hayes di "Attack of the 50 Foot Woman", che evidentemente Fellini non conosceva, ma semplicemente a King Kong). Si badi bene: il mio giudizio positivo è al solo episodio felliniano. Gli altri episodi del film mi annoiano o non mi convincono affatto.
MEMORABILE: "Bevete più latte, il latte fa bene, il latte conviene... a tutte le età!".
Colorato, enorme nel formato ma inutile film ad episodi la cui unica nota positiva son le forme di Sofia e Anita, due statue di bellezza e la classe della Schneider. Nessun episodio pare molto ispirato, anzi pare che ad esempio Visconti giochi a fare il verso a se stesso, De Sica la prenda facile con la riproposta di donna Sofia in rosso, Monicelli delude e Fellini... diciamolo finalmente: questo episodio è di una noia mortale. Eppure la Ekberg gigante (magari la avessi in casa!) poteva essere un'idea geniale.
I filmoni ad episodi anni '60 non mi hanno mai convinto particolarmente, questo poi supera addirittura le tre ore. Dignitoso Monicelli, ma la sua è pur sempre una storiella tirata per le lunghe. Fellini è qui al suo peggio, tolti i primi 5 minuti, anche per un doppiaggio demenziale. Visconti riesce solo ad essere noioso, materia in cui talora sapeva eccellere. Si salva l'episodio di De Sica, certo non memorabile ma divertente e dal ritmo svelto, con una Loren molto bene in parte (avete indovinato, fa la mignotta).
4 grandi nomi alla regia con risultati alterni, 4 episodi sul comune senso del pudore con un erotismo basato sul classico “vedo-non vedo” e con un umorismo di maniera. Il 1° episodio di De Sica, “La riffa” (voto 8), è il più brioso ed è quello che meglio sintetizza lo spirito della commedia all’italiana. Il 2° di Fellini, “Le tentazioni del dottor Antonio” (voto 7), è elaborato ma enfatizzato. Il 3° di Visconti, “Il lavoro” (voto 6), è pungente ma attento solo all'eleganza. Il 4° di Monicelli, “Renzo e Luciana" (voto 5) è il più approssimato.
Tutti e quattro gli atti rallentano per prolissità e logorrea, ma ciascuno investe con cura le proprie risorse: Monicelli, coadiuvato dall’ironia di Calvino, descrive le frustrazioni e l’alienazione proletaria nella Milano del boom; Fellini concentra il suo estro goliardico, onirico e circense per sbeffeggiare – togliendosi qualche sasso dalla scarpa – i censori miopi e bigotti; Visconti bacchetta la fatuità borghese in un kammerspiel dal principesco décor e De Sica apre infine uno scorcio vivace e genuinamente popolano. Applausi alla performance di Peppino ossessionato da una ciclopica Anita.
MEMORABILE: L’Eur notturno, placido e solitario nell’episodio di Fellini.
A dispetto del licenzioso titolo, il più "nobile" film ad episodi del nostro Cinema. Monicelli in Renzo e Luciana approfitta d'un invidiabile parterre di scrittori (Arpino, Calvino, Suso) per un tratteggio minimale di una Milano sempre attuale. Fellini straripante "tenta" un Peppino perfetto travet della pubblica moralità sbattendogli tra le lenti l'eccessiva, incombente Anitona. Nel suo episodio Visconti "lavora" di stiletto sulla produttività dell'aristocrazia lumbard. La Riffa di De Sica è l'ennesimo terno al lotto estratto sulla focosa ruota di Sofia.
MEMORABILE: Le invenzioni di Fellini: la gigantessa Anita che insegue Peppino; Bevete più la, bevete più la, bevete più latte.
Quattro episodi di tiro -come sempre- diseguale: tre appaiono meramente curiosi per documentazione storico-sociale ("Renzo e Luciana" di Monicelli) e per alcune prove di cast (Milian in "Il lavoro" di Visconti, la Loren ne "La riffa" di De Sica); ad alzare la media è il fellinianissimo "Le tentazioni del dottor Antonio" che tra i suoi numerosi meriti (oltre a soggetto, musiche, attori) ha anche quello di lanciare l'utilizzo delle location dell'Eur in chiave fantastica, spianando la strada a film come L'ultimo uomo della Terra o La decima vittima.
MEMORABILE: L'ossessiva canzone "Bevete più latte".
Quattro episodi, quattro giudizi distinti. “La riffa” (***!): commedia popolare (più nell'ambientazione che nei fatti) con una prorompente Loren in stato di grazia; “Renzo e Luciana” (****): istantanea neorealista delle problematicità incontrate da una giovane coppia di sposini nella Milano del boom; “Le tentazioni del dottor Antonio” (***): un buon concentrato del Fellini-pensiero senza il tedio di certe sue spataffiate surreali; “Il lavoro” (**): qualche venatura di irrisione alla borghesia di allora, ma la monotonia è subito dietro l’angolo.
Quattro modi di raccontare il sesso in Italia degli anni sessanta. Personalmente ho gradito i primi tre, in particolare un Visconti che proprio non conoscevo. Lo stile dei registi è inconfondibile e offre uno spaccato del miglior cinema italiano dell'epoca. Chi con sarcasmo, chi con visionarietà, chi con moralismo, ognuno si cimenta nell'impresa secondo i propri intendimenti. Se purtroppo l'elemento erotico risulta stranamente quasi del tutto assente, resta il valido ritratto di un'umanità ricca di mille sfaccettature.
Film condizionato pesantemente da una lunghezza eccessiva che pregiudica il gradimento arrivando nell'insieme a sfiorare le tre ore e mezza. Visconti è sontuoso e raffinato nel dimostrare la vacuità di una classe sociale futile e inetta, sfociando tuttavia in noia. Stessa sorte capita a Monicelli e in particolare a De Sica, che non riesce a dare senso compiuto a un copione di poche righe. Rimane impresso Fellini per estro e inventiva, coadiuvato da un brillante Peppino De Filippo a recitare in un irriconoscibile quartiere EUR in piena notte.
Episodi dal valore diseguale. Monicelli licenzia una sottile e tagliente versione de "I promessi sposi" (col capitalismo, novello don Rodrigo, a separare Renzo e Luciana); Fellini deborda splendidamente, al solito, con intuizioni felici (l'incrocio di dialetti e lingue, il motivetto ossessivo), orge simboliche e amabili sberleffi (il dottor Mazzuolo, nientemeno); Visconti gioca al ribasso, nonostante la classe squisita degli attori, mentre De Sica si concede una divagazione goliardica e nulla più (spigliata la Loren).
Nel mare magnum dei film ad episodi del periodo, si ritaglia uno spazio particolare grazie al livello mediamente superiore e all'inclusione di un mini-capolavoro. Se la riffa di De Sica conta sulla prepotente fisicità di Loren, Visconti arbitra con fredda eleganza una schermaglia matrimoniale tratta da Maupassant e Monicelli racconta con delicatezza e toni neorealistici la malinconica storia calviniana di due sposi proletari, l'exploit è quello di Fellini col suo misogino Peppino alle prese con una Ekberg oversize, metafora gigantesca dell'attrazione/repulsione verso l'universo femminile.
Molto bello, si tratta di uno dei casi in cui il tutto vale un po' meno delle singole parti, che non sono minimamente legate tra loro. Monicelli lavora con attori inesperti ma molto spontanei e racconta una storia (Renzo e Luciana!) che sfiora il capolavoro (***!). Fellini dà il massimo, perfetto ritratto di un moralista, grottesco ed eccessivo (***!). Visconti è eccessivamente prolisso, ma molto efficace e gli occhi della Schneider indimenticabili (***). De Sica con una pulitissima commedia all'italiana, ma un po' alla "italiani brava gente" (***).
Tre episodi sulla sessualità. Monicelli è solo descrittivo di un amore che fatica a consumarsi, ma centra più il bersaglio come critica ai diritti dei lavoratori. Fellini è il migliore nel suo essere geniale in una classica trama sul senso del pudore (stranamente per lui quasi tutta in esterni). Visconti propone solo un buon ruolo per la Schneider e alcuni bei saloni. De Sica diverte con la sua riffa romagnola senza scadere nei voyeurismi verso la Loren.
MEMORABILE: La piscina stracolma; La Ekberg gigante; La Schneider che dà l'assegno al marito; Le offerte al rialzo al vincitore.
Poker di autori da piano nobile con un primus inter pares: Fellini corre avanti, scortato da Freud e dalle forme di due giganti, la Ekberg di fatto e De Filippo di diritto. Non male Monicelli, poi messo fuori dalla pizza che andò a Cannes, anche se pare più Olmi che Boccaccio. Arabesco decoratore d'interni Visconti, che sceneggia alla Tennessee Williams e scaglia la coltellata più dura. Pura vita De Sica e Zavattini, di suoni dialetti colori umori. Una caramella la Loren, bella come un terno al Lotto.
MEMORABILE: Il dottor Mazzuolo frigna sui seni colossali di Anita; La voglia matta, muta, di Cuspett nell'alcova.
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Oh che peccato!!!
Non era manco vecchio aveva solo 76 anni, insomma non ancora decrepito. Io me lo ricordo in Sacco e Vanzetti, ma anche in uno degli ultimi film che ho visto ossia "A tutte le auto della polizia". Un valido comprimario comunque era. Davvero un dispiacere.
In DVD per Mustang Entertainment dal 9 Settembre 2013.
HomevideoXtron • 11/01/14 10:51 Servizio caffè - 2229 interventi
Il dvd MUSTANG
Audio e sottotitoli in italiano
Formato video 1.85:1 anamorfico
Durata 3h15m35s
Extra Intervista a Mario Monicelli, "A proposito di film a episodi", filmografie
Il dvd è buono, però si nota un po' di compressione video. Forse era meglio dividerlo in due dvd
DiscussioneMatalo! • 24/02/15 08:25 Call center Davinotti - 613 interventi
Gugly ebbe a dire: Zender ebbe a dire: Legata per sempre alla scena di Trevi e con quella entrata nella leggenda.
Legata e forse anche un po' imprigionata...io la ricordo soprattutto come la gigantessa nell'episodio Le tentazioni del dottor Antonio di Boccaccio 70 Chissà se Fellini si sia mai imbattuto in Attack of the 50 foot woman per l'idea della gigantessa....
HomevideoDusso • 18/10/23 10:30 Archivista in seconda - 1923 interventi
C'è il Blu Ray tedesco che dovrebbe contenere l'audio italiano qui
DiscussioneDusso • 14/11/23 20:32 Archivista in seconda - 1923 interventi
Il Dandi ebbe a dire:
Episodio "La tentazione del dottor Antonio" (Fellini)
L'attore che interpreta Ercole sul set del film peplum in lavorazione all'Eur (proprio all'inizio dell'episodio) è Giuliano Gemma(non accreditato).
p.s. se qualcuno può fornire un fotogramma...
DiscussioneDusso • 14/11/23 20:33 Archivista in seconda - 1923 interventi