Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Rambo90: Un po' fiacco. Sebbene parta bene e Celentano (per quanto improbabile) sia simpatico nel suo napoletano, si arena dopo la prima parte con una serie di svolte prevedibili e tentativi mal riusciti di coniugare dramma e commedia. Inoltre dura un po' troppo, con scene che potevano essere accorciate quando non addirittura omesse. Non aiuta nemmeno l'atmosfera plumbea con la fotografia dai colori smorti. Simpatico Toffolo, seppur sottoutilizzato.
Markus: Uomo vessato da parenti, colleghi e amici decide di farsi giustizia. Dalla violenta "notte" di Charles Bronson al ben più bonario... Mezzogiorno (ovviamente riferito al Meridione d'Italia; qui sta la "grandiosità" del titolo) di Franco Franchi. Parte di quella manciata di film girati senza Ciccio Ingrassia, la pellicola di Mario Amendola insegue un filone parodistico ormai alle corte; non basta nemmeno la verve del comico siculo, per ravvivare una vicenda che non riesce mai a essere divertente. Resta il "fascino" vintage degli Anni '70.
Markus: Un passo delirante e rischioso da parte di Castellano e Pipolo: sì, perché un film che irride - attraverso le maglie del surreale - un personaggio così atroce come Hitler, richiede acume e una buona scrittura. Un obbiettivo in gran parte raggiunto che beneficia, per di più, di un Celentano in piena forma. Il film pecca solo di una povertà di mezzi talvolta evidente nelle ricostruzioni ed è forse il suo limite maggiore. C'è anche Amanda Lear in un “sexy-nazy-balletto” che è una gioia per gli occhi. Ottime le musiche di Rustichelli.
Homesick: Tra i tanti spionistici realizzati in Italia sull’onda dei vari James Bond, questo sicuramente non annoia per lo scoppiettante binomio di azione e humour che movimenta i giochi di spie e controspie a caccia del supersegreto “Rapporto Fuller”. Gli interpreti rivestono, spesso con (auto)ironia, i vari ruoli tipici del filone: il migliore è Mirko Ellis con la sua eroica uscita di scena. Naturalmente bondiana anche la colonna sonora di Trovajoli, in cui è compresa la bella canzone dei titoli di testa (“The touch of a kiss”, eseguita da Lara Saint Paul).
MEMORABILE: L’amichevole scambio di battute finale tra l’agente dei servizi segreti USA (Tate) e quello sovietico (Marquand).
Homesick: Seguito spurio del kolossal kubrickiano. La regia del professionista Corbucci provvede ad uno svolgimento movimentato e alla giusta spettacolarità di scene di lotta e battaglia, che distolgono da quella mancanza di veridicità – anzi, qui sarebbe più corretto parlare di clamorosa falsificazione storica – comune alla maggioranza dei peplum. Tra gli attori svettano Garrani, con il suo nobile e umanissimo Cesare, e Gora, il ricchissimo Crasso cui tocca – ça va sans dire – la terribile morte per mezzo dell’oro fuso colato in bocca.
Gugly: Tipico western ideologico che soffe tutti i limiti del periodo in cui è stato girato, ovvero confezione un po' sciatta e interpretazioni tagliate con l'accetta; detto questo, se Volontè è come al solito molto bravo a delineare l'evoluzione del personaggio seppure nei limiti che si è detto, Milian non è da meno, merito anche (come al solito) del doppiaggio.
Daniela: Dalle memorie autobiografiche di una naturalista che ha dedicato la vita allo studio dei gorilla di Africa, un film dai nobili intenti con belle sequenze semi-documentarie ehe tuttavia sconta una certa freddezza: nell'interpretazione energica di Weaver, l'ossessiva protagonista non suscita molto empatia. Analogamente, anche Apted dirige con professionalità ma impersonalmente, limitandosi a pochi accenni sugli aspetti controversi dell'operato di Dian Fossey. Un film che si fa seguire con interesse ma non suscita molte emozioni e non va oltre i limiti di una biografia convenzionale.
MEMORABILE: Le sequenze nella foresta con il gruppo di gorilla; Le false impiccagioni.
Il Gobbo: Clint (Django in tutte le versioni estere), uscito di galera, va in cerca del socio che lo ha fregato. Questi però ha un fratello assai somigliante... Tutta roba strasentita. A rendere un po' più interessante la minestra ci sarebbe l'inconsueta lavorazione in Israele e delle gustose sequenze di tortura propinate dal caratterista Nestor Garay. Nociva, invece, una certa fiacchezza generale, forse dovuta all'intenzione di Paolella di fare "un western contro la violenza": che idea balzana!
Panza: Film tv che racconta tutta la preparazione allo sbarco in Normandia. Manca a volte il giusto piglio e qualche stagnamento in generale c'è (le solite parentesi amorose), ma verso gli ultimi 45 minuti la vicenda assume consistenza. Grazie alla sue radici letterarie il film assume una ventura tragica che cozza molto con la verità storica raccontata. Interpreti di classe che il doppiaggio italiano (tipo Colizzi) valorizza assai, come accade praticamente sempre. Titolo italiano esagerato ed edizione italiana censurata (manca la Kensit!).
Galbo: Un romanzo di Jane Austen viene integrato, per questo film, da brani tratti da diari e lettere dell'autrice. Ne deriva un bel ritratto di una donna, che nonostante le gravi difficoltà economiche mantiene un forte spirito indipendente. Come sempre nella Austen (e spesso nei film tratti dai suoi libri) appare evidente la critica dell'autrice nei confronti della società contemporanea. Il film si segnala per la bella caratterizzazione ambientale e per l'ottima sceneggiatura. Buona la prova degli attori.
Markus: Una commediola ad episodi non memorabile, ma efficace e che si lascia sempre vedere volentieri. Il risultato artistico dei singoli episodi è alterno e per una volta abbasso il pollice per quello con Celentano che, a mio avviso, risulta fiacco. Divertente l'episodio con Banfi e poi la Fenech giapponesina è un culto! Pochadistico e godibile l'episodio con Placido, dunque di mio gradimento (arrivo quasi a definirlo il migliore del trio). In dvd (Federal video) è tagliato.
Dusso: Film ben confezionato con ottime scenografie ma per il resto non ci siamo: non si ride quasi mai e come al solito nonostante Abatantuono si impegni non riesce più a fare il "terrunciello" di una volta (e i caratteristi di oggi in confronto a quelli di vent'anni fa sono pietosi).
Deepred89: Gran bel thriller di Fulci. Registicamente ottimo, con esterni suggestivi e varie sequenze psichedeliche realizzate alla perfezione. La storia non è nulla di eccezionale (anche se non è affatto male) ma la cosa passa in secondo piano. Ottimo il cast, funzionali le musiche (anche se Morricone ha fatto di meglio) e ottime le scene di sangue, molto forti per l'epoca. Circolano varie versioni: da evitare quella della vhs NumberOne, quella del dvd uscito in edicola e la televisiva, tutte tagliatissime.
Homesick: Londinese e distopico e con più di un rimando a Il fantasma dell'opera (il look di V, la sua vita nei sotterranei, il suo rapporto con la ragazza, la passione per la musica), dopo una partenza più che buona si perde in un eccessivo manierismo e in una sceneggiatura a volte sovrabbondante, abbracciando le romanticherie del cinema mainstream. La Portman è bella ma ordinaria, hitleriano Hurt. Lodevole il rimando storico/visivo a Guy Fawkes; fumettistiche le scene d'azione.
Pigro: Ha il miraggio del paradiso del piacere ma è un pozzo di solitudine e amarezza: è il college, buco nero delle pulsioni adolescenziali, sfogate a suon di sesso, droga e party, o meglio di frustrazioni. È un universo giovanile fragile e insicuro quello raccontato nel film ripreso dal romanzo di Ellis, che si veste del glamour sporcaccione dei teen-movie arrapa-ragazzini (con spruzzata hot alla Larry Clark), ma che svela l’insicurezza e la paura. Chiassoso e ammiccante, Avary avrebbe potuto osare di più, ma già così è piacevolmente intrigante.
Galbo: Tutto sommato una commedia gradevole anche se piuttosto prevedibile questa diretta da Tom Vaughan. Lo spunto è quello ultratradizionale per le commedie americane della notte scatenata a Las Vegas che in questo caso partorisce un matrimonio e una grossa vincita che lega i due riluttanti neosposi. Da qui una vicenda assai prevedibile (finale compreso) che "regge" grazie alla simpatia della Diaz e alla bravura dei caratteristi mentre Ashton Kutcher passa senza lasciare traccia.
Markus: La saga apocrifa di Emanuelle nera ha questo strano "n. 2", che pecca soprattutto per la mancanza dell'iconica modella indonesiana Laura Gemser, per l'occasione sostituta da tale Shulasmith Lasri (al suo unico film). Tra Roma, New York e mete esotiche ci si trascina stancamente in un susseguirsi di elucubrazioni mentali, scene erotiche pretestuose e qualche concessione a una specie di sadismo. Tipico sottoprodotto settantiano evidentemente concepito per militari in libera uscita et similia. Si segnala la presenza del compianto Angelo Infanti.
Galbo: Decisamente poco riuscito, Il vento del perdono è un film pasticciato che non sa bene quale direzione prendere, diretto da un regista più a suo agio con film del genere commedia malinconica (Le regole della casa del sidro è probabilmente il suo film più riuscito) edinterpretato da un Redford non molto a suo agio nel ruolo e da una Lopez assolutamente improbabile. Per fortuna la presenza del grande Morgan Freeman riesce a nobilitare il tutto dando una parvenza di vero cinema all'operazione.
Gestarsh99: Premesse e fumoserìe che fasciano questo abduction-movie nelle semitrasparenze del thriller psicologico si protendono dilemmaticamente sin quasi alle ultime battute: Jill è una mitomane schizofrenica affetta da paranoie persecutorie o è la vittima designata di un bavoso manipolatore drogato di Schadenfreude? Investigazioni implausibilmente sciolte (tra botte di fortuna e soffiate stra-particolareggiate) e red-herrings alquanto fini a se stesse fan pochissimo effetto sugli italiangiallisti, tuttavia l'ensemble adunghia l'attenzione e rapisce la mente tenendo sempre alta la soglia di gradimento.
Galbo: Film difficilmente classificabile (satira? commedia?) ma di certo poco (o niente) riuscito. Ciò grazie ad una sceneggiatura banale (qualche trovata ad essere generosi), una regia inconsistente ed interpreti presi in parte dal mondo del cabaret ma non votati al cinema; in particolare Grillo (che aveva dato poca prova di sè diretto nientemeno che da Comencini) conferma la sua scarsa attitudine per il cinema del quale non conosce evidentemente tempi e modi di lavorazione. Da dimenticare.
Giùan: Non riesco a slegarlo, negli strani labirinti delle nostre sinestesie cinefile, da Divorzio all’italiana, di cui mi è parso sempre una sorta di versione non sussiegosa ma certo più “seria” e “kafkiana”. Certo come quello di Germi è uno di quei rari film che sonda le profondità dell’anima nera isolana (ovviamente tout court italica) senza rinunciar a riproporne taluni clichè ma declinandoli in un contesto socio-economico che li “defolklorizza”, restituendoli nella loro cruda crudeltà. Petri e Volontè roderanno il loro rapporto e i loro tic, Papas reale.
MEMORABILE: L’omicidio “di caccia” del farmacista Manno e di Roscio.
Daniela: Professionale ma poco interessante, a dimostrazione che il dispiego di mezzi, se garantisce una maggiore verosimiglianza nelle scene d'azione, non assicura però un sufficiente coinvolgimento in carenza di una sceneggiatura ben calibrata. Fra le tante star coinvolte, nessuna si ritaglia un proprio spazio nella memoria, figurine di un diorama che non riesce ad appassionare. Anzi, un cast tanto prestigioso, al di là del richiamo pubblicitario, si rivela controproducente, stante lo scarso approfondimento dei rispettivi personaggi.
Il Gobbo: Piuttosto buono. Riuscito, sebbene derivativo, amalgama di gotico "classico" e italiano (Bava, citato quasi esplicitamente), manierista ma elegante, con atmosfere credibili e un andamento un po' torpido ma appropriato alla vicenda. Confessiamo un debole per la Bosè (e non buttiamo mica via la Aulin... ), persino il venezuelano Santoni, solitamente terribile, qui ne cava le gambe. Da vedere.