Dall'oceano di documentari sui Beatles non era facile emergere, ma va detto che Ron Howard non ci ha neppure troppo provato. Il suo EIGHT DAYS A WEEK si propone tanto per cambiare di raccontare gli anni on the road dei Fab Four, dai primi concerti a Liverpool fino alla tournée del 1966, al termine della quale i quattro decisero unanimemente di limitarsi al lavoro in studio di registrazione avendo compreso quanto non fosse più la musica che il pubblico voleva da loro ma il grande circo dove si esibiva la maggiore attrazione del globo. Quattro anni di Beatlemania ricostruiti attraverso testimonianze (quelle di Paul e Ringo in primis), filmati d'archivio, centinaia di foto d'epoca assemblate in modo...Leggi tutto spesso creativo per restituirci frammenti di un breve lasso di tempo memorabile, di un fenomeno senza precedenti ancora oggi analizzato come unico. A stupire è però innanzitutto il lavoro di restauro audio e video operato sui filmati dei concerti, che vedere su grande schermo regala ancora riverberi dell'emozione di allora (grazie anche ai sapienti inserti dedicati alle ragazze urlanti, oggi ancor più icone dei loro idoli). Purtroppo - prima almeno della spettacolare mezz'ora dopo i titoli di coda contenente l'intero show restaurato del 1965 allo Shea Stadium di New York - è difficile che si riesca a godere di una canzone suonata live dall'inizio alla fine. Càpita con "I Saw Her Standing There" e in parte "Help", ma altrimenti si tratta di brevi spezzoni presto interrotti da interviste, collage fotografici commentati, racconti di ciò che accadeva davanti e dietro le quinte. Ma non c'è nulla di realmente nuovo, nel materiale e nelle parole (tranne in alcune prove in studio), forse perché davvero sul più grande gruppo della storia rock è già stato detto e scritto tutto. Per cui, se i fan occasionali troveranno qui le basi per comprendere quali furono al tempo (soprattutto in America, visto che l'attenzione è rivolta lì) gli effetti della Beatlmania, chi già conosce un po' la loro storia rischierà di non appassionarsi eccessivamente. Emergono la travolgente spontaneità dei quattro, la forza del legame che li univa, ma per ritrovare questo è forse più interessante recuperare l'indimenticato TUTTI PER UNO, raro esempio di finzione cinematografica capace di comunicare più di un documentario vero. Qui si spiega l'importanza del loro “scopritore” Brian Epstein, si raccolgono le testimonianze di “vip” che ai loro concerti andarono davvero come Whoopy Goldberg e Sigourney Weaver (riconoscibile tra il pubblico dell'Hollywood Bowl in un filmato del tempo!) o che i loro dischi amavano e compravano (Elvis Costello, Jon Savage), ma l'impressione è di un documentario piuttosto ingessato, troppo tradizionale nell'impostazione - al di là di virtuosismi estemporanei che poco aggiungono - per colpire come dovrebbe. Riuscito, perché non gli si può non riconoscerne l'efficacia né negare come riesca a trasmettere la strana fusione di ingenua fragilità e sfacciata risolutezza dei quattro, ma per molti il vero show inizierà dopo i titoli di coda, con la mezz'ora di concerto allo Shea Stadium, in cui sorprende soprattutto l'inesausta vitalità di Lennon. Il film invece si chiude sulle canzoni e le immagini del dottor Pepper e sulla storica ultima esibizione dal vivo a distanza di anni: il Rooftop concert del 1969, sul tetto della Apple Corps.
Gli intensi anni dal vivo dei Beatles (che smisero di fare concerti nel 1966, dopo le tensioni dell'ultimo tour americano e la consunzione delle energie) rievocati in questo splendido documentario di Ron Howard che, tra interviste originali e fantastici materiali d'archivio, costruisce una narrazione coinvolgente ed efficace di quanto shockante fosse l'impatto dei Fab Four sul mondo giovanile. Un tuffo dentro quegli anni che riesce a coniugare l'inevitabile effetto nostalgia/mito con uno sguardo davvero tagliente sulla nostra storia recente.
MEMORABILE: La ragazzina che elogia le ciglia di George Harrison e in generale gli isterismi delle fans.
Da fan assoluto del gruppo, cercare di valutare "oggettivamente" risulta quantomai arduo, ma l'impressione che tal documentario lascia è quella di un prodotto troppo riassuntivo per il vero appassionato (che preferirà il celebre Anthology) e troppo tortuoso (nel suo caotico susseguirsi di eventi) per chi appassionato non è, risultando dunque perfetto per i fan dell'ultima ora ma lasciando agli altri un vago senso d'insoddisfazione che fortunatamente la mole di ottimi brani (e di concerti restaurati) riesce a far passare in secondo piano.
Dagli anni in cui tutto era "simple" fino ad arrivare allo Shea Stadium, a non volerne più sapere dei live. Narrazione della beatlemania tra documenti filmati (restaurati ma con pochi inediti) e fotografici (più ricercati). La freschezza emanata rimane, i pezzi sono inscalfibili dal tempo e l’ironia inglese dei quattro è ancora efficace. Piccole testimonianze di attori o musicisti che non servono; l’approccio sociologico e storiografico restano abbozzati, ma sarebbe occorsa una durata superiore.
MEMORABILE: "What’s your name?" "Eric" (giornalista a Lennon); "She loves you" cantata dai tifosi a Anfield; Ringo che allo Shea St. suona guardando gli altri.
Aggiungere qualcosa di nuovo sui Beatles è assai arduo, sia per quanto attiene al loro percorso musicale sia per quello che riguarda il fenomeno sociale e di costume noto come "beatlemania". Il lavoro di Howard è compilativo e pleonastico; non si può negare che sia ben fatto, con un montaggio efficace e una buona alternanza tra momenti musicali e interviste che però non aggiungono nulla a quanto di molto si è detto sul gruppo. Può essere interessante per i neofiti, per gli altri meglio rivolgersi altrove.
Testimonianza che rende, se ce ne fosse ancora bisogno, omaggio ai quattro baronetti inglesi. Ricostruzione dei primi quattro anni beatlesiani diretta in maniera lineare da Ron Howard. Niente di nuovo sotto il sole ma è bello seguire come pian piano i Beatles entrino nel vortice del successo e nello stesso tempo vedere come impazziscano i loro fans. Le canzoni fanno da corollario mentre si passa da un'intervista all'altra. Apprezzabile.
Essendo stati il fenomeno musicale più importante del Novecento, i Beatles possono essere raccontati da vari punti di vista. Ron Howard sceglie come argomento le mitiche esibizioni live del quartetto di Liverpool, con grande sfoggio di ragazze urlanti e bagni di folla che loro affrontano in modo scanzonato e nuovo per i tempi. Non ci sarà anche niente di nuovo, ma lo spettacolo è notevole.
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HomevideoZender • 6/11/17 07:47 Capo scrivano - 48839 interventi
Purtroppo nelle varie uscite del dvd e bluray del film manca sempre il famoso concerto allo Shea stadium, che era inserito come bonus al cinema (30 minuti live in chiusura imperdibili, per i fan, con esecuzioni integrali di un bel po' di brani). Problemi di diritti, a quanto pare, però la mancanza è grave...
Nell'edizione a due bluray italiana anche un bel libretto di 64 pagine a colori.