Supersex - Serie TV (2024)

Serie tv di sette puntate sulla vita del celeberrimo pornodivo Rocco Siffredi. La serie si concentra molto sul lato erotico (com'è giusto che sia!) e da questo punto di vista può dirsi pienamente riuscita. Qualche incertezza in più al livello di narrazione e sceneggiatura con un finale un po' in calando. Nel complesso, però, il lavoro mantiene un buono standard ed è sempre godibile. Ottima la prova del cast, a partire dal protagonista (un Borghi davvero "performante"!) per passare a un intenso Giannini.

La vita di Rocco Siffredi affrontata principalmente attraverso i drammi personali; dagli inizi umili nella periferia abruzzese fino al periodo parigino, financo al mondo del porno, un turbine di passioni e la voglia di uscire da situazioni di disagio sociale, nonostante il legame forte con la famiglia problematica. Totalmente calato nella parte Borghi ma bravi tutti, specialmente Giannini; il porno c'è, pur edulcorato, ma sono lo storytelling e la ricostruzione ambientale - con una ost 80s/90s eccellente - a conquistare, nonostante vari episodi di fantasia o comunque romanzati.

I tormenti del giovane Rocco. Supersex mette in scena le ascese e le risalite di Rocco Siffredi alla stregua di un bignami, senza trovare il coraggio di scendere nei meandri dell'eros (e dell'Io). Le buone prove attoriali di Alessandro Borghi e Jasmine Trinca non bastano per dare sostanza a una fiction dallo sviluppo, alla fin fine, convenzionale. Beninteso: il sesso c'è e anche sufficientemente esplicito, ma viene messo in scena in modo fastidiosamente teatrale. L'intreccio melodrammatico, aggiunto con l'intento di dare spessore alla trama, la imprigiona in una struttura risaputa.

E - ancora - bravo Borghi! Perché, anche (e soprattutto) fisicamente parlando, pareva francamente impossibile potesse dare credibilità al personaggio di Rocco Siffredi. Eppure. Non è una sceneggiatura leggera, come si potrebbe credere, data la professione del protagonista. Al contrario, l'intento è quello di andare a sviscerare i lati più oscuri e i tristi accadimenti di un passato (a tratti) pasoliniano. Il cast è davvero di buon livello e azzeccato nei rispettivi ruoli e si alternano momenti goliardici ad altri decisamente drammatici. Ennesimo asso nella manica di Netflix.

Valida serie sul divo italico del porno che scava più in profondità di quanto ci si sarebbe aspettato, costruendo un dramma psicofisico tra flashback adolescenziali e scontri con le figure più emblematiche della sua vita. La serie alterna le parti drammatiche a quelle più glamour sul mondo del porno, rese ottimamente con scene di sesso non edulcorate in cui emerge anche il lato più discutibile di Rocco. Peccato per l'eccessivo peso narrativo dato al personaggio di Giannini, dipinto oltretutto come un gangster psicopatico e facendo perdere un po' di credibilità. Non ce n'era bisogno.

La vita di Rocco Siffredi viene ripercorsa anche con troppa dovizia (soprattutto nell’infanzia) e qualche sottotrama poteva essere sfoltita. Il fare animalesco viene mescolato coi pensieri intimi e il “personaggio” assume così una dimensione più umana; la sudditanza nei confronti del sesso, intesa come patologia, viene totalmente evitata. Regia con qualche ripresa a effetto. Nel cast Borghi bravo nel trasporto carnale, Giannini è in un buon ruolo. La rivoluzione sessuale anni Ottanta poteva essere esplorata di più. Ultima parte prima melensa e poi retorica, con qualche frase epica.

Alessandro Borghi è sempre bravo, qui un po' macchiettistico nell'insistere sulla risata caratteristica di Rocco Siffredi; dopodiché questa fiction ispirata alla sua vita insiste un po' troppo sul pedale del dramma, sulla figura del fratello, un Adriano Giannini sempre carico a pallettoni, anzi sempre piuttosto oltre. Alla Trinca resta la parte del contrappunto ulteriormente drammatico. Di porno, ovviamente, si parla, ma nella maniera edulcorata che possa permettersi una serie Netflix, che prova a volare alto ma suona più come operazione commerciale.

La serie si poterebbe iscrivere senza problemi nel filone delle agiografie medievali: San Rocco da Ortona, infatti, sembra qui esente da imperfezioni caratteriali e quasi santamente imperturbabile. Cristallizzato nel sovrumano il protagonista, diventa poi difficile appassionarsi alle sue vicende familiari e lavorative, pur degne d'interesse, e si finisce per sentire la mancanza di un approccio più ruvido e sincero. Borghi un po' in deriva modesta fiction, Giannini e Trinca troppo carichi. Alcuni dialoghi delle ultime tre puntate ai limiti del possibile. Beatificato ma sanificato.

Il primo episodio da solo sarebbe bastato come buon cortometraggio sull'infanzia del pornodivo e già avrebbe detto tutto senza bisogno dei successivi. Non si coglie cosa esattamente si sia voluto rappresentare e narrare, dato che della tanta carne al fuoco niente viene davvero approfondito lasciando il tutto frammentario e insoluto tra la voglia di strafare e il vorrei-ma-non-posso che si autosabota; non rappresenta un'epoca, né un mondo (il porno: su cui tanto ci sarebbe da dire) né la vera persona-Rocco fuori dal set. Ingenuo e privo di prospettiva.

Biopic su Rocco Siffredi che insiste (anche troppo) su alcuni aspetti drammatici concentrati sulla figura del fratello Tommaso (un Giannini sopra le righe ma sempre ottimo) finendo per non approfondire a dovere la figura di Rocco. Confezione generale molto curata, funziona bene fino a metà (l'esplosione nel mondo del porno), meno bene nella seconda parte, quando non tutte le situazioni (melo)drammatiche vengono trattate e gestite nel migliore dei modi. Impressionante la prova di Borghi che diventa Rocco in tutto e per tutto, ma nel complesso tutto il cast è da promuovere.