Divertente, spiritosa, anche se non perfetta (specie nella parte finale) ma non certo da buttare via. La prima parte è la migliore, con il personaggio interpretato dal mai troppo compianto Franco Franchi bersagliato un po' da tutti. Impressionante la somiglianza tra Bronson e Franchi quando questi indossa i baffetti. Alcuni momenti sono molto esilaranti, specie quello tra Franchi e Franco Diogene (quando quest'ultimo porta la macchina a fare la revisione). Ottimo il cast di supporto.
MEMORABILE: Franco: "Io sono il signor Quattrosoldi". Diogene: "Ma non era Tresoldi ?". Franco: "Ho aumentato il capitale."
Qualcuno si svegliò e disse: guarda questo come somiglia a Bronson. Da quel momento nacquero le agenzie di sosia. Si deve perdonare il peccatore Franchi, ma non il duo Amendola-Corbucci che ne provocarono il disatro. Si ride a singhiozzo, per fortuna.
Parodia quasi impresentabile del famoso film con Charles Bronson. Franchi fa quello che può ma con copioni di tale sciatteria che rimangono costantemente al di sotto del livello di decenza, l'impresa è veramente ardua. Impossibile poi (come qualcuno in impeti di rivalutazione ha fatto) parlare di elementi di critica sociale. Ma per favore!
Dei film che ho visto in cui c'è Franchi senza Ingrassia, questo è indubbiamente il peggiore. Sembra che giri a casaccio, tentando di dare un senso alla storia con Franchi che critica la burocrazia italiana: già visto e poco credibile. Potevano risparmarselo.
Inguaribilmente brutto. Se, con un po' di sforzo, si può dire che la prima mezzora tiene, dalla revisione dell'auto di Diogene in poi il film precipita rovinosamente. Mancano le idee, per cui alcune "vendette" di Franco sono tirate sia per le lunghe sia per i capelli. Si arriva fino in fondo solo perché ci sono presenze di culto, come il grande Gigi Ballista e la grossa Maria Antonietta Belluzzi.
MEMORABILE: Franco che rivolge alla figlia una frase zeppa di titoli di "lacrima-movies".
Un filmetto svelto e piacevole se non si han grandi pretese. Amendola dirige un Franco Franchi che letteralmente canta e porta la croce. Tutto il film poggia sulle sue robuste spalle di attore da commedia dell’arte. Apprezzo la capacità dei nostri cineasti di celebrare le nozze con i fichi secchi: Amendola si deve chiaramente arrangiare e così riduce i giorni di ripresa filmando la storia con lunghi piani sequenza. Il film ne acquista in ritmo e spontaneità. Impressionate la rassomiglianza di Franchi con Bronson.
Scialba parodia de Il giustiziere della notte, con Charles Bronson. Si gioca sulla somiglianza di Franco Franchi con l'attore americano (con tanto di baffi posticci), ma questo non basta. Il nostro fa scherzi atroci, che non fanno ridere, a chi gli ha fatto dei torti; inoltre, anche qui, si sente l'assenza di Ciccio Ingrassia, sua tradizionale spalla. Non servono nemmeno i camei di Gigi Ballista, Enzo Andronico e Gino Pagnani,: è il declino di un grande attore comico siciliano che aveva detto tutto al cinema.
Vaga presa in giro de Il giustiziere della notte (con Bronson). Bruttissimo film con Franchi solista; le battute non funzionano affatto, anche se la sceneggiatura non è tra le peggiori. Franchi è abbastanza in vena, anche se il film diventa ridicolo quando tenta timidi e mal svilupati accenni di critica sociale (il lancio dell'immondizia). Ci sono persino delle parentesi che ricorderanno (in peggio) addiritura Fantozzi. Guardando la pellicola non può che venire un grande rammarico per i copioni che era sottoposti molte volte a Franchi. Pessimo.
All'inizio lascia un po' perplessi: bisogna entrare in sintonia con costumi italici dimenticati e parodiati grossolanamente. Dimenticati, forse, ma non scomparsi, semmai rafforzati e cresciuti di grado. Franchi se la cava bene anche da solo; per certi versi riesce a uscire dal cliché che lo ha reso famoso, ma non sempre gli ha reso giustizia e alterna, con bravura, ai suoi noti momenti comici prestazioni "serie" piuttosto indovinate. Si finisce quindi con il soprassedere sulla semplicità dell'insieme per godersi un nuovo Franco Franchi.
Insomma. La prima metà è moderatamente divertente, poi il film svacca senza appello. Del ciclo delle parodie è una delle meno riuscite, anche se la somiglianza di Franchi con Bronson è impressionante. Singolare uso del turpiloquio. Il cast dei comprimari (Ballista, Diogene, Pagnani...) è la cosa migliore.
Perfino il titolo (che resta comunque la cosa migliore) sarebbe stato migliorabile se qualcuno si fosse preso un minuto in più per farlo (il giustiziere "del" mezzogiorno per esempio avrebbe fatto più leva non solo sulla contrapposizione con la notte di Bronson, ma anche sulla sicilianità del protagonista); evidentemente sia la penna che la cinepresa erano impugnate con la mano sinistra. Film brutto, noioso, in cui a tratti (spiace dirlo) ci si vergogna per sé stessi e per le professionalità sciupate. L'esorciccio, per dire, è di un altro pianeta.
MEMORABILE: La prima apparizione di Franchi "duro", con cappotto nero e baffetti: la somiglianza con Bronson mostra una volta di più l'occasione sprecata.
Satira leggera sui mali incurabili dell'Italia attraverso una parodia de Il giustiziere della notte, tutta giocata sulla vis comica di un Franchi inedito, molto più controllato e privo degli eccessi e degli stereotipi, spesso estenuanti, di quando lavora con il collega Ingrassia. Gradite le stille grottesche, la partecipazione di buoni caratteristi quali Ballista, Puglisi e Pagnani e la professionalità di Mario Pisu nel ruolo del raffreddato capo della polizia.
MEMORABILE: La pesca dell'anguilla nella bocca della De Carlo; Franchi con baffetti e look à la Charles Bronson; La revisione dell'auto di Diogene.
Dispiace che tutti, attorno a un Franco Franchi eccellente (specie quando, soprattutto nella prima parte, non va sopra le righe), sembrino credere poco al film. Perché il messaggio di critica sociale ha un'incisività insperata (un buon antesignano del Bombetta di Storie pazzesche) e il film indigna proponendo situazioni tristemente note all'italiano medio. Le cose peggiorano quando si cerca (quasi sempre invano) di far ridere e dispiace per la trasandata confezione e per una parte "revenge" un po' spenta. Notevole opening track di Continiello.
Dopo l'originale che aveva diviso intellettuali e società civile, arriva il remake di Amendola a mettere d'accordo tutti. Ma se la cornice è indovinata (il titolo, la somiglianza di Franchi a Bronson), il quadro risulta molto sbiadito con uno script che dopo qualche risata iniziale prende una inesorabile deriva farsesca riciclando tutto il riciclabile mentre il protagonista, senza copione, si limita a rifare il suo peggior se stesso. Buoni caratteristi (Ballista, Diogene) sprecati e confezione dozzinale per un film che si dimentica in fretta.
Uomo vessato da parenti, colleghi e amici decide di farsi giustizia. Dalla violenta "notte" di Charles Bronson al ben più bonario... Mezzogiorno (ovviamente riferito al Meridione d'Italia; qui sta la "grandiosità" del titolo) di Franco Franchi. Parte di quella manciata di film girati senza Ciccio Ingrassia, la pellicola di Mario Amendola insegue un filone parodistico ormai alle corte; non basta nemmeno la verve del comico siculo, per ravvivare una vicenda che non riesce mai a essere divertente. Resta il "fascino" vintage degli Anni '70.
Modesta parodia di un cult degli anni 70 affidata ai frizzi e lazzi di Franchi (che qualcosa di buono combina, vedi la somiglianza con Bronson). Occasione sprecata ed è un peccato, perché qualche idea c'era (vedi l'inizio, le varie vendette e l'ambivalenza del titolo), così come, allo stesso modo, la critica nei confronti di una società corrotta! Affidato a un altro regista sarebbe riuscito meglio.
Quadro desolante e impietoso di un'Italia che, a distanza di quasi mezzo secolo, continua ad avere gli stessi problemi raccontati da questa efficace commedia: malasanità, corruzione, asservimento ai potenti, discriminazione delle classi medio-povere. Il titolo ha un intento meramente parodico: Gabbiani non viene maltrattato in quanto uomo del sud ma solo perché considerato un mediocre, e colpisce (ovviamente in maniera surreale) prevalentemente di mattina (c'è di mezzo una bomba che esplode appunto a mezzogiorno). Franchi eccezionale, buono il main theme, toccante il finale.
MEMORABILE: Franco manda all'ospedale tre furfanti a colpi di calzino riempito di monetine!
Un film teorico, nel senso che il cinema popolare italiano ormai agli sgoccioli cerca come ha sempre fatto di costruire le sue fortune imitando (o prendendo in giro) i successi di Hollywood. Solo che in questo caso Franchi ci mette molto di "nazionale", nel senso che mette in scena tutte le difficoltà e le contraddizioni con le quali si deve convivere quotidianamente. Questa sua "doppia identità" è davvero divertente, se vista in questa chiave.
MEMORABILE: Come punisce il corrotto imprenditore Raf Luca, usando le sue caratteristiche di "uomo snodato".
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HomevideoGeppo • 9/03/08 11:50 Call center Davinotti - 4269 interventi
Uscito recentemente in DVD dalla DeAgostini.
il livello qualitativo del master è sufficientemente accettabile e nel formato corretto.
per la prima volta in DVD uscito per la 3a edizione di "Franco & Ciccio in DVD" ad opera della De Agostini.
CuriositàZender • 27/02/09 09:05 Capo scrivano - 6 interventi
Notare come la locandina riprenda alla grande quella originale:
HomevideoGeppo • 18/03/11 15:10 Call center Davinotti - 4269 interventi
In DVD dal 11/05/2011 per la 01 Distibution.
MusicheGeppo • 3/08/12 13:25 Call center Davinotti - 4269 interventi
Come si chiama la canzone che introduce il film "Il giustiziere di mezzogiorno"? Purtroppo nei titoli non appare. La colonna sonora è di Ubaldo Continiello.
Il main theme "Call the Revenger" di Ubaldo Continiello lo si può ascoltare in versione strumentale anche nel film ad episodi La liceale, il diavolo e l'acquasanta del 1979.
Dopo il litigio con moglie e prole, Franchi abbraccia la figlia e le sciorina tutti i titoli dei lacrima movie degli anni Settanta, quelli con il padre ce veniva separato dai figli....