Kolossal hollywoodiano tra i migliori, sicuramente molte spanne al di sopra della media dei film storici, diretto da uno Stanley Kubrick in splendida forma che, nonostante non l'abbia mai riconosciuto come film suo (la regia inizialmente doveva essere di Anthony Mann), riesce comunque a inserire scene che svilupperà ancora in futuro (l'allenamento dei gladiatori non può non far pensare alla prima parte di FULL METAL JACKET, così come le sequenze al senato romano ricordano la sala presidenziale del DOTTOR STRANAMORE...Leggi tutto) e a fornire un notevole esempio del suo talento visivo, oltretutto valorizzato da una fotografia strepitosa (Russell Metty vinse infatti l'Oscar) e da un eccellente studio grafico-artistico delle suggestive scene di massa operato dal grande Saul Bass (autore anche dei sorprendentemente moderni titoli di testa). L'inevitabile componente melodrammatica appesantisce un film già esageratamente lungo di per sé (tre ore!), ma lo spettacolo offerto dall'estetica kubrickiana a volte raggiunge vette sublimi che meritano di essere viste ed entrare a far parte della storia del cinema. La sceneggiatura di Dalton Trumbo rifugge abilmente dai luoghi comuni e offre al cast la possibilità di esibirsi in performance notevoli. Non solo Peter Ustinov (premiato come miglior attore non protagonista), ma anche Laurence Olivier (Crasso) e lo stesso Kirk Douglas (Spartaco) non sbagliano nulla, sorretti da comprimari perfetti. Grande sfarzo nelle scenografie, migliaia di comparse per alcune tra le più belle scene di guerra mai girate, rafforzate dall'enfatica colonna sonora di Alex North. Un finale in crescendo, una grande pagina del cinema in costume.
Per quanto dotato di scene indimenticabili (basti citare il duello in cui si vuol vincere per evitare sofferenza al sodale), e per quanto ricco di quattro premi Oscar (ma NON al miglior film), è uno dei Kubrick che mi convince di meno, lasciando il dubbio che si siano messi in scena personaggi grandiosi, ma di maniera, non tanto romani, ma come un anglosassone si immagina che fossero i romani. Interminabile.
Filmone che risente forse dei luoghi comuni tipici del genere peplum ma che tuttavia si avvale della regia del grande Kubrick: non è di certo il suo film migliore, ma in alcuni momenti è comunque presente la "zampata" personale del grande maestro; altro elemento rimarchevole è rappresentato dall'interpretazione ricca di fisicità di Kirk Douglas, anche produttore del film; meritevole infine la fotografia, sempre di ampio respiro come un film del genere merita.
Spettacolare? Senza dubbio. Potente? Non ci piove? Ma lungo assai, e - al servizio della manichea sceneggiatura di Dalton Trumbo - in fin dei conti piuttosto convenzionale. Cioè, poco o nulla aiutErebbe un ignaro a intuire che è un film di Stanley Kubrick (sono del resto note le vicende produttive). Resta un buon kolossal, diretto da Stanley Kubrick: buttalo via...
Sicuramente entrato nella storia del cinema. L'unica cosa negativa può essere considerata la lunga durata. Ottimo cast d'attori, su cui campeggiano il protagonista Douglas e la sua donna (una meravigliosa Jean Simmons, ma anche Ustinov, Olivier, Laughton). Da citare la scena della crocifissione.
La classe e il talento non sono acqua e a Kubrick non manca, sia l'una, che l'altro. Solo lui poteva far reggere allo spettatore ben tre ore di pellicola su Spartacus, lo schiavo che spezzò le catene. Una parte di merito va però a Douglas, qui in grande forma, ma anche al resto del cast, su tutti, colui che interpreta Crasso. E' inevitabile che ci siano rallentamenti e una certa verbosità, ma i dialoghi sono quasi sempre piacevoli, ben scritti; e quando subentra l'azione (l'addestramento, i combattimenti e la grande battaglia, con distese di morti), anche l'occhio viene appagato. Notevole.
MEMORABILE: Lo scontro col nero; Crasso parla degli schiavi in rivolta: "Ci hanno già fatto passare da stupidi; non mettiamoci anche la giubba del pagliaccio".
Anche quando Kubrick si dedica ai kolossal, riesce sempre a produrre film di alto livello. Spartacus rimane probabilmente il migliore del genere (assieme a Ben Hur, ma sono su piani differenti). Il regista riesce a creare sequenze memorabili, profonde e di ampio respiro, e al posto della sottile misantropia c'è una sorprendente dialettica storica. Peccato solo per la questione produttiva che è andata a svantaggio dell'insieme. Nel complesso, ****
Benché la mano di Kubrick non sia visibile come altrove (un vero peccato) anche per le note vicende “di subentro”, il distacco registico tipico del geniale cineasta non si addice del tutto all'avvolgente coralità della quale necessita un magniloquente polpettone storico di lunghezza oversized come questo. Manca un po' di "calore", ecco. Poco male, comunque: le qualità, evidenti, ci sono eccome: regia appunto ineccepibile; bellissime scenografie, costumi, fotografia; cast ed interpretazioni d'altissimo livello. Merita la (paziente) visione.
Considerato tra i film "minori" di Kubrick, il kolossal sulle vicende dello schiavo romano resta comunque un titolo particolarmente coinvolgente e che, più o meno in ogni sequenza, si rivela enormemente superiore ai suoi fratellini moderni. Interpretazione potente di Douglas e un buon cast di supporto (Curtis!) aiutano l'elefantesca sceneggiatura e l'interminabile durata a sembrare più leggere per chi guarda.
Kolossal epico dal grande valore scenografico. Suddiviso in diverse sezioni come un’opera lirico-teatrale (ouverture – Roma – intermezzo – Metaponto – epilogo), utilizza delle musiche composte per orchestra a pieno organico adeguatamente evocative e imponenti. Kubrick prende in corsa il progetto del film e riesce ugualmente a far notare il suo stile espressionista. Il racconto si adagia su un ritmo comodo ma non manca di vero spirito avvincente, inoltre arricchito dalla storia d’amore tra il tenace Douglas e la languida Jean Simmons. ****
Kolossal che narra le gesta di Spartaco, senza la retorica cristiana che spesso contraddistingue il genere, dal quale questo film si eleva. Ottime le sequenze della battaglia con i romani che fanno le loro manovre. Buoni anche i risvolti della trama con Crasso (interpretato benissimo da Laurence Olivier che sembra un vero romano antico) che incontra Spartaco all'inizio... Niente di che Jean Simmons nella parte della donna speciale che non sembra nemmeno una schiava. Clichè a parte, un bel film.
MEMORABILE: L'esserci ribellati è già una vittoria.
Fra film d'autore e polpettone peplum, un compromesso sul piano artistico e produttivo, non certo esente da difetti (la retorica, la durata eccessiva) ma anche con pregi non solo spettacolari, tanto da farne il miglior film del genere di produzione hollywoodiana, Spartacus è opera che trova nella grandezza la sua cifra: nell'ambizione dello schiavo ribelle, nelle scene di massa, nei sentimenti di amore ed odio che legano i personaggi. Nel cast, anch'esso grandioso, guidato da Douglas e Olivier, spicca Laughton nel ruolo del saggio Gracco.
MEMORABILE: Il duello all'ultimo sangue fra Douglas/Spartacus e Curtis/Antoninus, dove chi vince evita una fine atroce all'amico.
Lo Spartaco del romanzo era un eroe protomarxista (l'autore ebbe i suoi guai con l'HUAC di McCarthy). Il film ne rispetta sostanzialmente l'idea, rappresentando antiteticamente i romani come politicanti ambiziosi (con colori netti e freddi) e gli schiavi liberati come una gioiosa comunità di fratelli (con colori caldi e terragni). Nei limiti di un film su commissione, Kubrick sperimenta con i mezzi di un big budget e un cast stellare, dominato dagli antagonisti Olivier e Douglas. Troppo lungo ma in ogni caso spettacolare e coinvolgente.
Tra i meno riusciti di Kubrick, eppure un notevole film: tanto basta per capire il valore assoluto del regista in questione. E’ un kolossal vecchi tempi, girato con grandissima perizia ed attenzione registica: si guardino le scene di massa, curate nei minimi dettagli, per rendersene conto. In più, e ciò conta parecchio in pellicole di questo tipo, spettacolo ed intrattenimento non mancano. Anche il cast è ricco secondo gli standard d’epoca ma è diretto meglio del solito, con un Douglas che però si mangia tutti a colazione.
Film importante nella storiografia Kubrickiana, al di là della personale impronta cinematografica datagli dall'autore. Lo scaltro Stanley infatti, inserendosi nel dualismo Douglas-Trumbo, riesce a crear un'opera che, per quanto ovviamente anodina, si configura a tutt'oggi come il più "caldo" dei kolossal americani. Evidentemente alterno e per forza di cose un po' strascicato, si può godere appieno grazie allo scintillante Technicolor di Metty, alle coreografie "disegnate" da Bass e ad un cast gladiatorio, in cui Laughton e Olivier guadagnano il pollice insù.
MEMORABILE: La scena allusivamente omosessuale, in un primo momento tagliata, tra Olivier e Tony Curtis.
Puplum avvincente e ben realizzato ma tutto sommato piuttosto convenzionale, coi suoi personaggi dai caratteri limpidamente delineati (ma in maniera efficace, senza dubbio), i suoi classici scenari, le sue scene madri (notevoli), il suo cast di ultralusso. Un po' lunghetto e con scene sentimentali molto da Hollywood classica (quindi piuttosto datate, specialmente nei dialoghi), ma nel complesso decisamente riuscito, anche se per il Kubrick registicamente rivoluzionario abbiamo ancora qualche anno da attendere.
Non sembra un film di Kubrick ma ciò non toglie che la messinscena del primo sindacalista della storia sia davvero opulenta ed egregia, con un cast di altissimo livello, belle musiche di Alex North e qualche tocco originale nel tratteggio dei personaggi (le avances di Olivier a Curtis, certi campi/controcampi o il montaggio comparativo tra le due arringhe al popolo). Ovviamente più che romani sembrano americani in costume, Douglas è sempre un po' trombone, la storia d'amore non era evitabile ma la cura del film è altissima.
MEMORABILE: Il finale, cristologico e laico/marxista allo stesso tempo.
Niente da dire come trattazione dell'argomento, bravura degli attori (in special modo Ustinov) o su certe massime che costituiscono pietre miliari, ma come magia e maestria, a parte gli interni delle abitazioni romane, siamo ben lontani da certe opere di Kubrick integralmente leggendarie. Come corollario non posso fare a meno di chiedermi come possa esser stato, fino ad allora, il film più costoso in assoluto... Ottime le ruote di fuoco e i duelli alla morte, commovente la partecipazione degli schiavi di tutte le età a sostegno della causa.
MEMORABILE: I discorsi di Gracco sulla dignità umana e sulla praticità della politica e di Spartaco sulla differenza della morte fra schiavi e uomini liberi.
Kubrick alle prese con un alto budget, eppure non raggiunge i livelli di altre sue opere ben più modeste. Certo scenografie, costumi, location sono curatissime, le scene di battaglia sono rese ottimamente, il ritmo è debole. Da un film su Spartacus ci si aspetta molta più azione e battaglie, piuttosto che politica, strategia e altre numerose scene di troppa staticità. Anche alcune scene, come la conquista del campo di Glabro, che avrebbero potuto dare spunti adrenalinici, rimangono approssimative e lasciano l'amaro in bocca agli amanti dell'azione.
L'epica storia di Spartaco e la sua lotta per l'affrancamento dalla schiavitù in Roma si scontra con la tradizione più biecamente conservatrice di Marco Licinio Crasso. Tre ore di spettacolo d'altri tempi, a volte troppo romanzato ma comunque esempio di grande cinema. Kubrick troverà in futuro altre occasioni per esprimere il suo geniale eclettismo, che qui si traduce in "classicismo" un po' di maniera.
Un peplum che ha fatto storia perché concepito con intelligenza da Kubrik il quale, basandosi su una storia vera, fa di tutto per renderla più vicina allo spettatore. Grandissimo cast e soprattutto bene impiegato, anche se le oltre 3 ore - che a me paiono eccessive - costringono il regista a salti mortali del tutto evitabili. Esempio di cinema (ma anche di genere) di fatto tramontato, salvo qualche rivisitazione di dubbio gusto e di assai discutibile artisticità.
Più che un film una specie di meeting di atletica, di quelli belli lunghi anche, da affrontare con a portata di mano cibarie e bevande varie. Quest'ultime preferibilmente non alcoliche perché in certi momenti il torpore potrebbe avere la meglio: se infatti è indubbio che il film sia ormai diventato un reperto storico, di questi ha (a tratti) anche la staticità. A buone scene se ne alternano altre totalmente superflue, ridondanti e tendenti al melenso. Che poi la regia sia del caro Stanley si capisce giusto leggendo la locandina. Gran cast ma molto datato.
Pare che il Maestro non abbia mai sentito completamente suo questo film, eppure il risultato non è da meno di tanti altri suoi capolavori. Certo, qui non troveremo particolari riflessioni sulla mente umana, sulla tragicità della guerra, sulla follia nascosta o sulla volontà di conoscenza dell'uomo: eppure il risultato è notevolissimo, grazie anche a un cast stellare: dai teatrali Olivier e Laughton a Douglas e la splendida Simmons, senza scordare l'ottimo Ustinov. Sebbene superi le tre ore, non ci si annoia mai e non si cade mai nella retorica.
MEMORABILE: I duelli tra Crasso e Gracco; Lo spirito pratico di Batiato che però si redime nel finale; "Io sono Spartaco".
Molto molto datato, non sembra neanche di Kubrick, ma rimane di una notevole potenza. I punti deboli sono le musiche molto classiche e invadenti, i dialoghi in puro stile peplum e certe scene un po' più lente. Eppure molte cose colpiscono ancora: i patrizi hanno la faccia di ricchi americani più che di antichi romani, molte svolte di sceneggiatura contengono un chiaro messaggio politico interpretabile negli anni '60 (e infatti è nota la vicenda dello sceneggiatore perseguitato dal maccartismo). Bravissimo Charles Laughton con il suo faccione.
Storia dello schiavo e gladiatore Spartacus che combatté i romani. Durata extralarge che si fa preferire ai classici del genere per l’attenzione registica. Kubrick riesce a dare il suo tocco sebbene finisca imbrigliato nei canoni del kolossal (cast di contorno poco caratterizzato e musiche epiche). Le vicende sull’onore e le battaglie si fan preferire ai momenti sentimentali. Douglas (anche produttore) sceglie bene il regista e sfoggia una bella fisicità; Ustinov si distingue per la continua caccia al denaro.
MEMORABILE: La discesa delle legioni in battaglia; La fila di impiccagioni; Lo schiavo di colore che cerca di ammazzare gli ospiti; Gli allenamenti ritmati.
Spettacolare kolossal storico fortemente voluto dal prod-attore Douglas che inizialmente affidò la regia a Anthony Mann per poi sostituirlo con Kubrick, che non si è mai riconosciuto nel risultato finale. Malgrado le solite inesattezze storiche e alcune scenografie di cartapesta resta comunque il miglior peplum della storia, grazie all’evidente sottofondo politico e a una violenza visiva superiore alla media. Certo il film non ha il rigore e la durezza di Orizzonti di gloria ma si lascia guardare grazie a un reparto tecnico di prim’ordine.
MEMORABILE: Il duello tra Douglas e Strode; Il campo di battaglia ricoperto di cadaveri; Il suicidio di Gracco; Lo sputo in faccia a Crasso; La crocifissione.
Kolossal come usava ai tempi; la pubblicità lo reclamizzava come il più costoso film mai realizzato. Ha pregi ma anche ben evidenti difetti. Tra i primi una trama interessante, legata alla rivolta (avvenuta realmente) degli schiavi contro l'impero romano e scene ben realizzate (splendida quella della battaglia finale, con i movimenti delle truppe romane). Tra i secondi, un'estrema lungaggine con scene eccessivamente melense. La mano di Kubrick si vede a sprazzi. Il film fu iniziato da Anthony Mann (l'inizio pare sia quanto rimasto di suo).
Un grande film, sia per lo sforzo produttivo, la qualità di fondo e anche la lunghezza quasi insostenibile (tre ore e un quarto). Kubrick offre il meglio di sé nelle scene all'aperto, quando disegna dei veri quadri d'insieme, uno spettacolo per gli occhi con una fotografia e una precisione nei dettagli impressionante. Le sequenze che vedono migliaia di comparse in movimento o in combattimento sono quanto di meglio sia mai stato realizzato al cinema. Da vedere.
MEMORABILE: L'infinita distesa di cadaveri dopo la battaglia finale.
Lo schiavo Spartaco si ribella alla dittatura romana degli ultimi anni prima della nascita di Cristo e guida la rivolta che sarà sedata cruentemente. Prolisso, pomposo e pieno di errori storici ma, come nel costume dei grandi film hollywoodiani, un esempio di come fare cinema mettendoci dentro tutto: spettacolarità, sentimento, eroismo e storicità. Kirk Douglas, che ne fu anche convinto produttore, recita nella maniera più classica che si può ma lo vince in bravura lo straordinario Laurence Olivier. Dispendio di soldi e di energie per un plepum di alto lignaggio e immortale.
MEMORABILE: Le scene con la gran quantità di comparse; La battaglia finale.
Generalmente i kolossal ambientati nell'antica Roma trasmettevano un messaggio cristiano/evangelico, ma l'incontro tra uno scrittore come Howard Fast e uno sceneggiatore come Dalton Trumbo non poteva che forgiare uno Spartaco protomarxista, contrapponendo il suo idealismo agli intrighi del potere politico e della ricca aristocrazia conservatrice. La mano di Kubrick si avverte nelle sequenze più spettacolari, ma il film appartiene a Kirk Douglas, ottimo interprete unitamente a Olivier, Laughton, Ustinov e una radiosa Simmons. Sarà pure troppo lungo, ma merita la visione ancora oggi.
Kubrick non ebbe modo di inserire il suo credo cinematografico in questo film e si vede. Per certi aspetti l'andamento è quello classico dei peplum, ma se ne distacca anzitutto per l'ottimo cast, per le scenografie finalmente degne e non di cartapesta e per un gusto registico comunque evidente. Il film è molto lungo e per chi non ama il genere potrebbe risultare noioso, ma merita un'occhiata per conoscere il Kubrick prima maniera, magari ancora non geniale ma già in grado di rendere interessante un film che probabilmente messo in altre mani sarebbe stato anonimo. Meritevole.
Assolutamente non tra i migliori del regista, ma questo filone storico dalla fotografia colorata e dai toni pittoreschi convince abbastanza. La durata prolungata si fa sentire e non poco, ma la maestosissima e talentuosa regia di Kubrick riesce a tenere in piedi questo polpettone peplum. Un intreccio tra un'opera grandiosa e un blockbuster hollywoodiano ma che un grande regista, una trama coinvolgente e un cast memorabile (Douglas, Laughton e Oliver) tutto sommato rendono scorrevole.
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Lo sceneggiatore Dalton Trumbo fu costretto, in quanto vittima del maccartismo, a scrivere sotto falso nome. Fu Kirk Douglas, anche co-produttore del film, a volere che il suo vero nome fosse inserito nei titoli di testa della pellicola. Fu la prima volta che qualcuno finito nelle liste nere maccartiste partecipò ufficialmente ad una produzione hollywoodiana.
Non sapevo che il personaggio di Spartaco fosse già stato portato sugli schermi, nel 1953, interpretato da Massimo Girotti, per la regia di Riccardo Freda.
Secondo quanto riportato da Wikipedia (Italia), quando uscì il film di Kubrick i produttori americani comprarono i negativi del film di Freda allo scopo di impedirne un'eventuale riedizione.
DiscussioneDaniela • 9/11/19 18:55 Gran Burattinaio - 5936 interventi
Kirk Douglas ha scritto un libro sulla travagliata lavorazione del film: Io sono Spartaco! pubblicato in Ialia da Il saggiatore con il sottotitolo "Come girammo un film e cancellammo la lista nera" e la prefazione di George Clooney.
Presentazione notizie sul contenuto qui:
https://www.ilsaggiatore.com/libro/io-sono-spartaco/
DiscussioneDaniela • 10/11/19 12:21 Gran Burattinaio - 5936 interventi
Caesars ebbe a dire: Non sapevo che il personaggio di Spartaco fosse già stato portato sugli schermi, nel 1953, interpretato da Massimo Girotti, per la regia di Riccardo Freda.
Il dvd del film di Freda si trova in vendita su Amazon (cofanetto standard o deluxe).
Si tratta dell'edizione francese in quanto non è mai stato editato in Italia. Il film è in versione originale con sub francesi non disattivabili.
Una sequenza piuttosto spettacolare, girata nell'Arena di Verona, si può trovare qui:
https://www.youtube.com/watch?v=XMZOzQFC3w8
Grazie della chiamata Daniela.
Il film è vedibile per intero, con sottotitoli spagnoli obbligatori (sovraimpressi a quelli francesi) qui:
https://www.youtube.com/watch?v=Jvd11RHVx7A
DiscussioneDaniela • 11/11/19 09:16 Gran Burattinaio - 5936 interventi
Grazie Caesars! lo vedrò volentieri, sia per curiosità (prima del tuo post ignoravo l'esistenza del film di Freda) sia per ammirare Massimo Girotti non solo nel fiore degli anni ma anche discinto ;o)
Daniela, immagino che dal punto di vista estetico non rimarrai affatto delusa. Per quanto riguarda il film, è sicuramente da vedere per curiosità. Mi farà piacere leggere il tuo commento. Il mio lo scrivo tra poco.
Davvero spassosa l'intervista (del 1992) a Ustinov, presente nell'edizione doppio dvd Universal (ma immagino anche nei bluray). Imperdibile la sua imitazione di Charles Laughton...
DiscussioneDaniela • 11/11/19 14:34 Gran Burattinaio - 5936 interventi
Caesars ebbe a dire: Daniela, immagino che dal punto di vista estetico non rimarrai affatto delusa. Per quanto riguarda il film, è sicuramente da vedere per curiosità. Mi farà piacere leggere il tuo commento. Il mio lo scrivo tra poco.
Film visto, c'è del buono ma anche del molto meno buono. Dai, non stare a pigrare ed inserisci la scheda così poi posso mettere anche io il commento. L'onore e l'onere di questa benemeritata spetta a te! :o)