L'animazione giapponese e la censura in Italia
25 Febbraio 2008
ANIME AL MASSACRO!

1) L’INFANZIA COME RESIDUO O PERDITA
L’occidente, che - idealmente parlando - vuole preservare un mondo intatto e didattico al suo bambino, è alla continua ricerca di una pedagogia appropriata ed efficace che risparmi al mondo la nascita, l’avvento del mostruoso. Per cui nell’individuo fatto adulto si riscontrano di norma strascichi educativi e residui comportamentali che assumono, nell’organizzazione complessiva della personalità, una funzione apotropaica, vale a dire una sorta di riserva intima e inviolabile, baluardo alle insorgenze del male. Per questo, il maligno incarnato nel corpo dell’infante - con tutte le sue sconvenienti derive - ci risulta particolarmente terrifico: disarma l’uomo e nega ogni possibile antitesi.

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Non che l’Oriente sia privo di riserve edeniche e intenti pedagogici, ma l’universo dell’infanzia è ritratto come alterità al mondo adulto, frutto di un distacco lancinante e assoluto grazie al quale può mantenere la sua peculiare zona franca, inattingibile e superba. Nello struggente lungometraggio Una tomba per le lucciole i due protagonisti bambini non sono tanto vittima del conflitto bellico in corso quanto della loro incapacità fisiologica, strutturale di raggiungere il mondo adulto per cui restano prigionieri inconsapevoli di un meraviglioso limbo e qui vi appassiscono. La crudeltà non qualifica il mondo, fa parte delle antitesi ch’esso racchiude, è il necessario contributo alla ricerca incessante di un equilibrio cosmico, che si rispecchia nel mutamento continuo delle cose. Sulla base di questa concezione, il dolore non è male, ma il rigurgito palpitante di un passaggio irreversibile di stato, il superamento radicale di un limen. Il meraviglioso precipitare dei fiori di mandorlo, la caduta dei petali dopo un temporale di primavera ne è il contrappasso. Il male è un fatto implicito, non arginabile, non circoscrivibile; è una qualità peculiare del femmineo, e si esprime spesso - per pagare pegno - in una assoluta bellezza formale.
La cultura giapponese non ha previsto, né riservato, un genere espressivo specifico al mondo infantile ma, casomai, per ogni età, ha canonizzato i segni, i tratti, e i paesaggi distintivi rendendoli comunque inconfondibili. L’animazione è quindi appannaggio di tutti, e i Manga sono letteratura: ce n’è per ogni gusto ed età con davvero pochissimi riguardi; esiste la versione Manga della Divina Commedia come quella del Kamasutra che, senza inficiare i contenuti originali, richiamano l’opportuno lettore. Soprattutto gli Anime sono un’arte che permette libertà d’espressione amplissima per come possono prescindere dai limiti oggettuali delle cose.

Ecco allora già devitalizzato uno dei centri nevralgici fautori delle principali morbosità occidentali proiettate sugli Anime: vale a dire il connubio per noi insostenibile, la fusione scabrosa di immagini animate e contenuti adulti – se non addirittura erotici o pornografici.

Oggi – in particolare a merito dell’ADAM (Associazione Difesa Anime & Manga) e del mercato dell’home video ottimamente gestito da Yamato e Dynamic – che gli Anime sono stati regolarizzati, tutelati dalle discriminazioni culturali nostrane e, vieppiù, canalizzati al pubblico per cui erano stati concepiti in origine, i sospetti di languori pedofili sono riassorbiti, ridimensionati o contestualizzati laddove hanno – non lo neghiamo – ragion d’essere (i cosiddetti Hentai soddisfano tutte le modalità dell’eros). Tali sospetti all’epoca dovettero sanzionare una vera demonizzazione allorché si prese clamorosamente atto che le eroine di serie animate quali Georgie e Kiss Me Licia, nei loro infiniti avvicendamenti, facevano la scoperta di una vera e prorompente sessualità adolescenziale; senza riserve e totalmente vitalizzante.

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Se la maggior parte degli Anime della “colonizzazione” (gli anni ‘70) verranno progressivamente archiviati dalle emittenti nazionali e regionali – per ovviare al rischio di devianti quanto discutibili emulazioni infantili teorizzate da cariatidi pedagoghe - fino a diventare veri e propri oggetti vintage e di culto, sui residui e sulle nuove importazioni la censura italiana dovrà operare su fronti diversi: da un lato ricondurre all’occorrenza le serie televisive sui forzosi e savi binari dell'infanzia, dall’altro domarle ad una occidentalizzazione coatta. Spettatori bambini nemmeno sospettano i contenuti originali nascosti dietro Anime come Piccoli Problemi di Cuore o E’ quasi magia Johnny.

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Oggi, per la televisione, il nume tutelare dei cartoni giapponesi è senza dubbio MTV, che negli anni ha saputo proporre le serie più innovative e audaci della nuova generazione tutte rigorosamente intonse e in orari non sospetti; serie così innovative e imprevedibili nei loro sviluppi – tecnici, stilistici e contenutistici - da lasciare letteralmente interdetti o esterrefatti anche i cultori più irriducibili. Da segnalare, almeno, le complicazioni filosofiche e neurocibernetiche di Neon Genesis Evangelion, l’avanguardismo vintage di Cowboy Bebop, lo storicismo futuribile di Alexander e il new punk di Nana, mentre si attende la programmazione dello sconvolgente Serial Experiment Lain, forse quanto di più avveniristico sia fin’ora stato prodotto dal Sol Levante.
Tra gli sguardi retrospettivi rivedono la luce Bem - Il Mostro Umano e lo stracult Daitarn 3.

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Ciò detto si deve riconoscere che se stuoli di bambini si intrattengono con overdose di Dragon Ball (certo decurtato delle sequenze hot & hard) anziché con i conigli rosa di Maple Town o i criceti di Hamtaro, sarà colpa magari dei palinsesti delle emittenti Mediast; alla RAI almeno il riconoscimento di proporre, negli ultimi anni, Anime destinati a un target appropriato al pubblico di riferimento e quindi senza censure.
Sono iniziative come quella di MTV unite alla fondazione di un mercato stabile dell’home video che fa della filologia e dell’integralità i propri standard qualitativi a ridare respiro e vita all’animazione giapponese in Italia, benché il terreno fosse già stato faticosamente spianato dalle case editrici Granata, Star Comics e Planet Manga che, nell’ordine e nell’arco di un decennio, a forza di tentare imprese epiche e disperate importando Manga “impossibili”, sono riuscite a formare e rifondare una cultura appropriata e a rettificare lo sguardo dei più giovani sull’intero panorama. Invece lo sgrezzamento e il rinnovamento dell’approccio del pubblico più adulto al mondo dei fumetti e dei cartoon in genere spetta più che altro – indirettamente - ai Cinecomix (film live tratti principalmente dai fumetti americani) con i quali ci viene di norma consegnata anche la benvenutissima traduzione italiana dell’opera originale: è il caso, solo per citarne alcuni, di 300, Costantine, V per Vendetta, Batman Begins e X – Men, in cui il connubio indissolubile di glamour e Star System – a prescindere dai meriti effettivi e riconosciuti dei film – sa come catalizzare il vasto pubblico nelle sale.
Sono iniziative come quella di MTV unite alla fondazione di un mercato stabile dell’home video che fa della filologia e dell’integralità i propri standard qualitativi a ridare respiro e vita all’animazione giapponese in Italia, benché il terreno fosse già stato faticosamente spianato dalle case editrici Granata, Star Comics e Planet Manga che, nell’ordine e nell’arco di un decennio, a forza di tentare imprese epiche e disperate importando Manga “impossibili”, sono riuscite a formare e rifondare una cultura appropriata e a rettificare lo sguardo dei più giovani sull’intero panorama. Invece lo sgrezzamento e il rinnovamento dell’approccio del pubblico più adulto al mondo dei fumetti e dei cartoon in genere spetta più che altro – indirettamente - ai Cinecomix (film live tratti principalmente dai fumetti americani) con i quali ci viene di norma consegnata anche la benvenutissima traduzione italiana dell’opera originale: è il caso, solo per citarne alcuni, di 300, Costantine, V per Vendetta, Batman Begins e X – Men, in cui il connubio indissolubile di glamour e Star System – a prescindere dai meriti effettivi e riconosciuti dei film – sa come catalizzare il vasto pubblico nelle sale.
ARTICOLO INSERITO DAL BENEMERITO REBIS
17 Marzo 2010 17:56
Non sono esperto di 'anime' giapponesi, però è vero: molto spesso (almeno in Italia) vengono considerati tout court cartoni animati, e dunque destinati ai bambini, ma non è così. Tantissime serie, ricordo, provenienti dal paese nipponico anche da bambino mi suscitavano sentimenti di malinconia e interrogativi vari (evidentemente, per quanti tagli o stravolgimenti potessero effettuare censure di vario tipo, il 'mood' e la filosofia di fondo erano difficilmente oscurabili, se persino un bambino - quale ero - poteva avvertirli...), e oggi capisco come fossero destinate, perciò, (anche) a menti e sensibilità più mature, cioè tipicamente (almeno si spera :-) ) adulte.
Sul finire degli anni 70 e nei primi 80, vari movimenti-comitati si mossero ferocemente contro tutto ciò che di 'animato' arrivasse dal Giappone sugli schermi italiani (ero piccolo all'epoca, ma ricordo che già quando guardavo io i vari 'Mazinga' e 'Goldrake' c'era, nel sentire comune degli adulti, l'equazione 'robot giapponesi (giocattoli, fumetti o cartoni animati che fossero) = violenza, male, brutto...'.
5 Giugno 2010 20:29
24 Luglio 2010 11:37
solo una piccola pignoleria; chi ti dice che quelle boccate in Conan ragazzo del futuro siano di Marijhuana e non di tabacco? per lo meno attenendosi al doppiaggio italiano, quelle cose che i marinai danno agli uomini in cambio del loro lavoro vengono chiamate "Taba Taba" che sarebbero molto piu vicino all'idea del tabacco, anche per un fattore diciamo storico-culturale no, che ne pensi?? In Conan invece la questione del "Sembra Talco" è davvero clamorosa e guardando le scene del cartone ancora non riesco a capacitarmi non tanto del fatto che non siano mai state censurate, quanto dell'incoerenza di mediaset, quelle scene sono perdurate per oltre un ventennio, mentre ricordo che nella prima serie di Dragonball si fece un vero scempio per censurare alcune scene di mutande e donne spogliate.
30 Settembre 2010 00:45
7 Gennaio 2012 16:28
14 Giugno 2012 12:31
Rispondo a Fabbiu con un po' di ritardo: che i "Taba Taba" non siano fatti con il tabacco è evidente dagli effetti che producono nei due protagonisti :) Sarebbe interessante vedere come vengono chiamati in originale.
24 Luglio 2012 11:13