Il furto alle poste del '96 tra realtà e fiction

23 Febbraio 2020

Il furto alle poste di Torino del 26 giugno 1996, che fruttò ai suoi autori 8 miliardi (2 miliardi e 600 milioni in contanti, il resto in assegni difficilmente esigibili e in valori bollati), colpì subito l'immaginazione di tutti per la genialità con cui venne condotto e per l'iniziale irrintracciabilità di chi lo commise. I responsabili vennero subito battezzati dai media “uomini d'oro”, un termine giornalistico che indica chi compie furti molto redditizi grazie a piani perfettamente congegnati e soprattutto senza vittime (lo spiega il film di Alfieri prima dei titoli).
 
Chi in quei giorni ne parlava sottolineava quanto la storia, che lentamente andava a delinearsi, nell'estate del 1996, sembrasse quasi la trama di un film. Così era. Nel 1998 Carlo Lucarelli, all'interno della sua serie “Mistero in Blu” (in seguito “Blu notte”), ricostruì in 50 minuti per la televisione l'intera storia spiegando quel che se ne sapeva fino a quel momento (e coprendo quindi più anni rispetto a quanto faranno i film). A sfruttarla in senso cinematografico ci pensò due anni dopo Gianluca Maria Tavarelli, che insieme a Leonardo Fasoli scrisse soggetto e sceneggiatura per un film che poi diresse, Qui non è il Paradiso (2000). In esso si seguiva molto scrupolosamente la traccia fornita dagli eventi reali concentrandosi anche su un bel lavoro di rimescolamento cronologico. Si partiva cioè raccontando del furto per poi retrocedere grazie a numerosi flashback sapientemente alternati alle indagini della polizia. Si immaginava cioè cosa potesse essere successo prima del furto (ispirandosi a quello che si sapeva delle persone coinvolte) fermandosi di fatto alla scoperta delle due vittime trovate nel bosco di Santa Petronilla (Bussoleno, TO). Ben diciotto anni dopo tocca a Bruno Gambarotta scrivere un bel libro sul caso, basato su indagini e articoli di giornale, "Il colpo degli uomini d'oro. Il furto del secolo alle Poste di Torino” (2018), che anticipa doi poco la recente rilettura cinematografica, Gli uomini d'oro (2019). Il nuovo film si prende molte più libertà del precedente (precisando appunto che si tratta di una libera rilettura ispirata a fatti realmente accaduti) e sposta l'attenzione non sulla coppia che il colpo l'aveva organizzato e ideato ma sui due complici, che sostituiscono le parti nell'altro film occupate dalle indagini della polizia e dal rapporto tra Sapienza e la sua ragazza (ora si bada di più al rapporto tra Cella e la sua ragazza). Come nel film di Tavarelli tutti i nomi originali vengono modificati, in questo caso associandoli a cognomi di calciatori realmente esistiti. Già, perché qui il calcio diventa elemento importante. Tutto comincia il giorno di una partita della Juve (il 5-0 nel derby col Torino del 3 dicembre 1995, che nel film diventa il 12 dicembre) e si conclude - salvo un epilogo col ritrovamento delle vittime nel bosco - il 3 aprile 1996, che ci viene presentato come il giorno del colpo nonché giorno dello scontro Juve-Nantes in Coppa dei Campioni (e qui la data è rispettata). In entrambi i casi il giorno del furto viene spostato indietro nel tempo (di due mesi nel film di Alfieri, di quattro in quello di Tavarelli), ma la struttura delle due pellicole è piuttosto simile. In particolare nell'idea del rimescolamento temporale (ora ancor più esasperato, dal momento che al cinema è ormai diventata pratica comune), nel seguire in segmenti diversi i diversi personaggi. Ci si avvicina al remake, insomma, anche se è curioso come il film di Alfieri si fermi (epilogo escluso) al giorno dopo la rapina, anche quest'ultimo appena accennato nella scena dell'interrogatorio. Ora, senza perdere più tempo e non dimenticando di ringraziare il sempre bravo FEDEMELIS che mi ha aiutato a recuperare alcune informazioni d'epoca - per le quali ho consultato in buona parte l'archivio Stampa - e che come me si è appassionato al caso, cominciamo con l'elencare i principali personaggi, specificando che questa non vuol essere una ricostruzione impeccabile (andrebbero lette tutte le carte) ma qualcosa che serva per capire come siano davvero andate le cose, che fine abbiano fatto i protagonisti e cosa i due film raccontino rispetto alla realtà (siamo sempre in un sito di cinema, non dimentichiamolo).
 
NOTA BENE: La storia e i film vengono affrontati raccontando tutto fino in fondo, senza fermarsi per nascondere, a chi legge, particolari importanti per i colpi di scena finali. Chi quindi non volesse scoprire cosa succede nel finale dei film non legga da ui in avanti. GLI SPOILER si sprecheranno, per forza di cose.
 
 
I PRINCIPALI SOSPETTI
Da ora in avanti teniamo conto che con
 
QNP abbrevierò spesso il film "Qui Non è il Paradiso" (2000) e con
UD "gli Uomini D'oro" (2019)
 
GIULIANO GUERZONI
, 36 anni (Gifuni/Sapienza in QNP e Morelli/Meroni in UD), di Strevi (AL): autista delle poste di corso Tazzoli a Torino, poeta per hobby (particolare non dimenticato in QNP e al contrario del tutto trascurato in UD), playboy (dice di assomigliare a Kevin Costner), fanatico della bella vita, vive di notte. Ovviamente è l'aspetto principale di Guerzoni, ben presente in entrambi i film. L'uomo è senza dubbio alcuno la mente del piano. Dopo il colpo sogna di partire coi soldi e vivere di rendita in Costa Rica. Il padre gli passava 500 mila lire al mese per arrotondargli lo stipendio (particolare sottolineato in QNP) ma non gli bastava. Al momento del colpo sta con Cinzia Bononi, alla quale chiede di partire con lui in Costa Rica ricevendo un rifiuto e alla quale fa recapitare da Leccese un pacco con tre alcuni milioni di lire.
 
ENRICO UGHINI
, 40 anni (Taranto/Binasco in QNP e Bodini/Ragone in UD), di Felizzano (AL): ex collega di Guerzoni e “baby pensionato” (era entrato in pensione a gennaio). Piccolo, è l'uomo che si nasconderà nel vano-cassaforte del furgone procedendo allo scambio dei soldi veri con quelli falsi. Ha sempre problemi di soldi (gli è stato da poco “mangiato” il Bancomat), deve passare gli alimenti alla moglie, gli hanno pignorato i mobili... Alla donna con cui sta, conosciuta in disco, non dice mai nulla del furto, a differenza di Giuliano.
 
DOMENICO CANTE
, 39 anni (Manzo/Pappalardo in QNP e Zago/De Luigi in UD), di Bussoleno (TO). Ha spesse lenti da miope, è “un tonotolone a cui piacciono i soldi”, secondo le parole di Guerzoni. E' lo scambista, l'impiegato cardiopatico che ritira i soldi dalle sedi e li mette nel furgone passandoli a Ughini. E' un cardiopatico, sposato da 19 anni, padre di una ragazza di 11. Il suo unico hobby è la caccia ed è grande amico di Ivan Cella, il barista amico d'infanzia con cui è contitolare di una impresa di impianti elettrici come secondo lavoro. Prima che a lui, Giuliano aveva chiesto a un altro uomo delle poste (Neri in QNP) di partecipare al colpo, ma questi aveva rifiutato costringendolo a ripiegare su Cante. Cante, finito in galera condannato a 28 anni, è morto d'infarto nel 2004.
 
IVAN CELLA
, 42 anni (Pece/Conti in QNP e Il Lupo/Leo in UD), di Susa (TO). Dopo aver tentato la fortuna in Arabia per due anni e mezzo diventa gestore della birreria “La Nuova Frontiera” di Susa in Corso Stati Uniti 64. Grande amico di Domenico Cante, è considerato un tipo un po' violento ma anche lui apparentemente tutto casa e lavoro. Ha contatti con la malavita e ha il compito di fornire a Guerzoni e Ughini, per 150 milioni (75 subito e 75 dopo l'arrivo dei due in Costa Rica), i passaporti falsi per espatriare. Verrà incastrato per la particolare cartuccia per serpenti a sonagli usata dalla sua pistola.
 
PASQUALE LECCESE
(Catena/Montanaro in QNP): portalettere di Cassine (AL) e libero della squadra di calcio del Cassine, doveva consegnare alcuni milioni della rapina alle donne di Guerzoni su suo incarico, tenendosene una decina per sé. Non solo sapeva della rapina ma Guerzoni un giorno gli aveva telefonato per dirgli che erano già state fatte delle prove. Assieme ad Arimburgo è colui che aveva appuntamento con la Peugeot al casello (episodio citato solo, fugacemente in QNP). In UD non lo si vede. Almeno ufficialmente, nel senso che l'amico di Bodini e Meroni che fornisce loro la collezione di riviste "Controcampo" e che quindi sa del colpo potrebbe anche essere identificato con Leccese (non è che Guerzoni ne avesse parlato a tutti...), pur non presentando alcuna delle caratteristiche note del portalettere di Cassine.
 
GIORGIO ARIMBURGO
(Granelli/Apolito in QNP): chiuso il suo negozio di motociclette ad Alessandria, dice di essere stato pagato 150 milioni da Guerzoni come “esperto del Costa Rica”, dove per lui aveva aperto due conti correnti. In Costa Rica ci era già andato a marzo, ma Guerzoni gli aveva scritto via fax di ritornare perché il colpo era stato rinviato. Il fax si era tuttavia perso e Giorgio era rimasto lì fino a finire i soldi tornandosene poi irritato in Italia. E' l'uomo che ritirò con Leccese il pacco di plastica nera al casello autostradale dalla misteriosa Peugeot. Venne accusato di aver riciclato in Costa Rica parte del malloppo. Se in QNP è personaggio di una certa rilevanza, in UD non lo si vede quasi mai e fa capolino solo per citare il Costa Rica...
 
CINZIA BONONI
(Claudia/Bernardi in QNP e Anna/Gioli in UD): impiegata in un'agenzia di assicurazioni di Alessandria, è ultima fiamma di Guerzoni, che le aveva proposto di andare con lui in Costa Rica. Lei rifiutò (o almeno così lei sostiene). E' la donna che mette nei guai Leccese perché svela alla polizia che i soldi regalati da Sapienza le vennero consegnati da lui. In entrambi i film le viene assegnato un mestiere diverso: in QNP, dove è personaggio molto più centrale, lavora come cameriera nell'albergo dove Sapienza vince il certamen di poesia, in UD lavora come commessa in un negozio.
 
CRISTINA QUAGLIA
(Gina/Garriga in UD). E' la fidanzata di Ivan Celle, con la quale Ivan condividerà una lunga fuga prima in Albania e poi in Bolivia prima di essere ripresa dalla polizia italiana insieme al marito. In QNP non si vede proprio (o la si intravede di passaggio al bar), in UD ha al contrario un ruolo di una certa importanza ed è la cubista dallo splendido corpo che spinge Il Lupo a chiedere, al suo amico Zago e agli altri due, almeno un quarto della somma totale ottenuta col furto. Il rapporto col Lupo è costantemente tormentato. E' anche lei al centro dell'ultimo colpo di scena in ospedale con Zago.
 
LE INDAGINI
In QNP ha importanza fondamentale anche il commissario che si occupa delle indagini (interpretato da Antonio Catania), mentre in UD la polizia sta decisamente sullo sfondo, intervenendo giusto nell'ultimo interrogatorio di Zago. Se infatti QNP vive dei flashback ma anche degli interrogatori con parenti e amici dei colpevoli, in UD la storia di fatto si chiude il giorno del colpo, lasciando all'incontro con Zago in ospedale (il giorno dopo) e alla fuga di Lupo e Gina (successiva al ritrovamento dei due cadaveri) solo breve spazio.
 
 
I FATTI
Il presente confronto tiene conto delle date indicate nei due film (che però sono indicate in minuscolo all'interno dei riassunti anticipati dalle abbreviazioni per gli stessi, QNP e UD) e di quelle reali, indicate in maiuscolo. Conviene sempre tener presente la lista dei nomi più sopra per capire di che personaggio si sta parlando, perché in ogni ricostruzione viene chiamato col nome che gli assegna il film o, nel caso dei fatti reali, con il suo vero nome di battesimo. Tutta la ricostruzione riporta i film all'ordine temporale corretto delle scene. Si noti che in corsivo sono riportati i fatti reali, mentre preceduti dal titolo quelli che, con le relative date, vengono raccontati nei due film.
 
 
ANNO 1995
 
QUI NON E' IL PARADISO: Entrambi i film prevedono un ampio antefatto, che anzi costituisce una buona parte dei film stessi. In quello di Tavarelli si comincia il...
• 9 FEBBRAIO 1995 (cioè un anno prima della rapina, che nel film viene anticipata appunto al 7 febbraio 1996): Sapienza e Taranto fanno la bella vita, nonostante i problemi finanziari che si confessano a vicenda. Passano da una ragazza all'altra. Alle loro partite di calcetto conosciamo Catena, il mister che li allena e Granelli, quello che è stato in Costa Rica e l'ha fatta immaginare a Sapienza come un Paradiso in terra.
• 18 FEBBRAIO: A un certamen di poesia (che vince), Sapienza conosce Claudia, la bella cameriera dell'hotel della premiazione. I due si frequentano e lui comincia a far sognare anche lei del Costa Rica; così come fa con l'amico di sempre, a cui parla anche del colpo, e con Vitale (Neri), il collega onesto che sta con lui nel furgone; ma quello gli fa capire che non è aria e anzi, vista l'insistenza di Sapienza dopo un po' si farà trasferire ad altro incarico.
• 25 FEBBRAIO: Sapienza al bar continua a far sognare Claudia ma esce poi con Taranto continuando la solita vita.
• 23 NOVEMBRE: Manzo, il nuovo collega di Sapienza sul furgone, avvisa dell'incarico il suo amico e socio Pece, un barista, mentre Sapienza racconta a sua volta di Manzo a Taranto dicendo che l'uomo ha già fatto due infarti e forse è meglio organizzare il colpo da soli. E in fretta, perché dopo due mesi il trasporto dei valori verrà affidato a una ditta esterna (cosa che non avverrà, visto che il colpo nel film avviene il 7 febbraio dell'anno dopo).
 
UOMINI D'ORO: L'antefatto comincia in questo caso il
• 12 DICEMBRE 1995, davanti alla vittoria della Juve sul Torino per 5 a 0 (nella realtà è il 3 dicembre). Meroni comincia subito a parlare di Costa Rica al bar perché a breve gli arriverà la liquidazione e pensa di impiegarla per raggiungere il centroamerica. La sera intanto, in discoteca, conosce Anna. Il risveglio però è amaro: in sede alle poste gli dicono che la baby-pensione per lui non ci sarà. Non potrà fare come il suo amico Bodini, babypensionato, perché la riforma Dini ha cambiato la legge. Dovrà restare lì a lavorare. Il giorno dopo, in furgone col collega Zago, si lamenta più volte della cosa: gli mancavano solo tre mesi e invece... Con Zago in furgone si alza spesso la voce; è evidente che quello non sopporta i napoletani, parlano troppo: "Fallo pure sto colpo", gli dice, "nascondi uno in cassaforte e poi togliti dalle palle". Bella idea però... La sera Sapienza parla con Bodini dell'uomo in cassaforte e di scambiare i sacchetti. Tocca preparare 100kg di carta per sostituire le banconote. Per questo raggiungono un amico che colleziona una rivista di calcio (inesistente, in realtà, tale “Controcampo”), per usare quelli. Il piano prevede che ci siano a disposizione solo 4 minuti da quando Zago esce dal furgone e poi torna coi sacchetti: troppo poco tempo, e per questo Sapienza torna alla carica con Zago; alla fine quello, in cambio di un terzo del bottino, accetta di partecipare al colpo. Da un sarto intanto (personaggio importante nel film, interpretato da Gianmarco Tognazzi, che però non ha corrispondenza nella realtà) Zago incontra il Lupo e lo riconosce: è un ex pugile (nella realtà i due si conoscevano addirittura dall'infanzia). Con gli altri due si decide il colpo per il 3, nonostante Bodini abbia i biglietti per vedere Juve-Nantes (e anzi, proprio per quello: il torinista Zago vuole fargli un dispetto).
• 12 DICEMBRE (di nuovo): Si ritorna al 5-0 per raccontare la storia di Zago (“il cacciatore”, e lo era davvero), torinista come lo era Manzo nell'altro film. Si segue la sua amicizia con il Lupo, proprietario con lui del bar “Balla coi lupi” (nella realtà i due avevano insieme un'impresa di impianti elettrici, non certo il bar, ma il nome è comunque quello di uno dei bar che Cella gestiva) e conosciamo anche Gina, la donna del Lupo, una splendida cubista che Zago deve ogni tanto recuperare in giro dopo le di lei litigate col Lupo.
• 12 DICEMBRE (e tre): Di nuovo ripartendo dal 5-0 di Juve-Torino questa volta si racconta la storia del Lupo. E in parte anche del sarto strozzino per cui il Lupo lavora arrotondando come recupero crediti. Zago finalmente propone al socio il colpo dicendogli che dovrà procurare i passaporti e portare i due postini oltreconfine. Su consiglio di Gina il Lupo accetta, ma pretendendo un quarto del ricavato.
 
 
ANNO 1996
 
GENNAIO: Enrico Ughini, che lavora alle poste con Guerzoni, entra in pensione a soli 40 anni. Un autentico “baby pensionato”, come verrà più volte definito.
 
QUI NON E' IL PARADISO:
A gennaio e febbraio si prepara il colpo (che, lo ricordiamo, nel film è il 7 febbraio)
• 5 GENNAIO: Sapienza si mette d'accordo con Granelli (presente anche il mister, Catena): dovrà lui, che già c'è stato, andare in Costarica per aprirgli due conti bancari. Per lui ci saranno 200 milioni. Il colpo è previsto per gennaio.
• 19 gennaio: Granelli torna dal Costarica dove ha preparato ogni cosa: “E' tutto a posto. Mancate solo voi”.
• 25 GENNAIO: Sapienza e Taranto tentano una prima volta il colpo con il secondo nascosto nel vano durante un giro di consegne, ma Manzo nel caricare i sacchi si accorge che nel vano è nascosto un uomo: capisce cosa i due stanno facendo ma tace. Esige però di parlare con Sapienza. Taranto teme che l'uomo voglia ricattarli ma non è così: vuole invece partecipare ma tirando dentro il suo socio Pece, che fornirà i passaporti falsi e farà riciclare a Varsavia, da un suo amico, gli assegni rubati. Catena intanto dice che al casello lui e Granelli hanno aspettato tre ore che gli si portassero i soldi (è l'unica volta in cui al cinema si fa cenno all'appuntamento con la misteriosa Peugeot) e Sapienza gli spiega cos'è successo.
• 4 FEBBRAIO (tre giorni prima del colpo): Sapienza s'incontra con Claudia e le dice che fra tre giorni partirà.
• 5 FEBBRAIO: Taranto e Sapienza s'informano in agenzia viaggi per un volo Francoforte-Varsavia-Costa Rica. Intanto, a casa, Sapienza raccoglie le riviste, i libri e i Topolini. Insieme agli altri tre complici sale nella roulotte di Manzo (nella realtà un camper) dove tagliano le riviste in forma di banconote parlando di calcio (unico riferimento al calcio di questa versione della storia). Sapienza infila la sua busta paga tra le false banconote.
 
• MARZO: Una circolare decide che i sacchi contenenti il denaro preso dalle sedi vengano aperti e controllati solo la mattina dopo. Un grande aiuto al piano di Guerzoni, che già in questo periodo decide di fare il colpo facendo partire Arimburgo per il Costa Rica.
 
• APRILE: Domenico Cante parla al socio Ivan Cella del colpo dicendogli che dovrà trovare i passaporti falsi per far espatriare Guerzoni e Ughini. I due già progettano di uccidere i due postini perché ritenuti “inaffidabili”.
 
• GIUGNO: Una settimana prima del colpo Cante entra nel furgone per osservare da vicino il vano cassaforte, riferisce una sua collega. Solo curiosità, si giustificherà lui.
 
• 25 GIUGNO: Incredibilmente, il giorno prima alle poste di via Reiss Romoli (sempre a Torino) viene tentata una rapina, molto meno geniale di quella che avverrà il giorno successivo e presto sventata dalla polizia. Vi partecipa l'ex brigatista Nicola D'Amore assieme ad altri cinque criminali pregiudicati, sorpresi nell'atto di scappare coi soldi delle paghe dei dipendenti dell'ufficio postale (un miliardo e mezzo!). Davanti al cancello della sede arriva un Fiorino con un complice, che scende ed entra in cortile. Dal retro due uomini armati salgono al secondo piano, si fanno aprire la porta blindata e mettono i soldi in due sacchi e una borsa. Scattato l'allarme i due fuggono ma il peso dei sacchi impedisce loro di saltare come previsto il muro di cinta, venendo fermati dalla polizia.
 
MERCOLEDI' 26 GIUGNO 1996: Il giorno del grande colpo è non a caso uno degli ultimi giorni per pagare l'Ici e per questo gli uffici hanno in deposito molto contante. E' anche l'ultimo disponibile perché il turno comprenda alla guida sia Guerzoni che Cante. Il furgone blindato di Guerzoni parte dal deposito di via Tazzoli come sempre e lungo la strada si ferma per far salire in gran segreto Enrico Ughini, il quale si nasconde nel vano posteriore del mezzo, chiuso da una porta di metallo a soffietto. Arrivato alla sede di via Nizza, Guerzoni fa salire Cante e si prepara al giro, scortato da due auto della polizia (un rinforzo dovuto proprio all'aumento del denaro trasportato causa Ici), una davanti e l'altra dietro. Alle 18.40 parte e comincia il giro delle dieci sedi, a sirene spiegate. Ad ogni sede Cante, lo “scambista”, scende protetto dagli agenti, ritira i sacchi, li getta nel furgone, richiude il portello e risale a fianco di Guerzoni. Nel tragitto da una sede all'altra Ughini esce dal vano, apre i sacchi, prende il denaro e lo sostituisce con fogli di vecchi giornali, libri scolastici e albi di Topolino, quindi richiude i sacchi con filo piombo e punzonatrice già rubati in precedenza. Il giro termina dopo un'ora e mezza, quando cioè il furgone torna all'ufficio di via Nizza da cui era partito: Cante scende e consegna i dieci sacchi con la carta straccia più due “assicurate” autentiche, che evidentemente Ughini non era riuscito a trattenere o non aveva visto, nella concitazione dell'ultima sostituzione e che Cante non aveva potuto che raccogliere insieme ai sacchi. Manca però la bolla di accompagnamento, per le due assicurate. Cante dice che l'ha persa e chiede di poter telefonare all'ufficio che glieli ha dati. Ma a quell'ora gli uffici son chiusi e lui lo sa. Rimanda la cosa al giorno dopo e si vedrà... Anche i sigilli non sono quelli originali, che dovrebbero essere diversi per ogni sede, ma Cante sa che nessuno se ne sarebbe accorto. Redige lui stesso due giustificativi, ma senza controllare il contenuto dei sacchi come vorrebbe il regolamento. Per l'accusa sarà una delle tante prove che sapeva del furto. Guerzoni intanto parte in fretta per riportare in furgone il deposito, senza più la scorta. Durante il tragitto da via Nizza al deposito di via Tazzoni il furgone si ferma, fa uscire Ughini e i sacchi e riprende fino al deposito.
 
La sera Guerzoni chiama Cinzia Bononi, la ragazza con cui sta, e le dice che deve partire improvvisamente, che non sa quando sarebbe tornato e aggiunge che un suo amico le avrebbe portato un regalo. Busserà infatti qualche tempo dopo Leccese per lasciarle tre milioni. Cercando i vari milioni (se ne recuperano dieci) la polizia arriverà proprio a Leccese, che ha pochi soldi della refurtiva ma è gravemente indiziato.
La moglie di Cante, non vedendo tornare il marito, chiama il marito al telefonino. Lui dice che ha dei lavori da finire (alla polizia dirà che è andato nella sede a Susa della sua impresa elettrica, dove aveva da fare alcune cose, per poi fare ritorno a casa). La donna l'aspetta sveglia ma quando capisce che è troppo tardi si addormenta.
Alle 22 una Peugeot bianca con due persone a bordo (mai identificate) si dirige al casello di Felizzano e lascia alla coppia Leccese-Arimburgo, che lì attendono, 180 milioni in un pacco di plastica nera. Leccese prende 30 milioni: 10 per sé e gli altri per le due ultime fidanzate di Guerzoni. Arimburgo invece si tiene i 150 milioni pattuiti per andare in Costarica e preparare lì il terreno per Guerzoni. 
 
Verso la mezzanotte Ughini e Guerzoni si incontrano con Cella e Cante sul camper di quest'ultimo nel bosco che lambisce Santa Petronilla, a Bussoleno (TO), non molto distanti da casa di Cante. I quattro devono spartirsi i miliardi. Cella e Cante hanno una pistola e, come già avevano premeditato di fare da tempo, all'interno del camper uccidono i due postini. Lo confesseranno solo anni dopo, ma molti sono gli indizi che la polizia troverà sul camper (e non solo) per risalire a loro. Compiuto il doppio delitto, i due killer seppelliscono Ughini e Guerzoni in una fossa a pochi passi da lì, sotto 20 cm di terra e dopo averli avvolti in un sacco a pelo l'uno e in un plaid l'altro; una fossa scavata molto tempo prima, a conferma di una chiara premeditazione. Guerzoni ha ancora addosso la divisa da postino, il che porterà presto a credere che i due siano stati uccisi per l'appunto la stessa sera del furto. Aveva un posto prenotato per il volo Francoforte, Varsavia, Caracas, San Josè (Costa Rica) per il giorno dopo e un secondo posto in lista d'attesa per il 29.
 
QUI NON E' IL PARADISO: Nel film il furto (sul quale il film si apre) avviene mercoledì 7 febbraio 1996, quasi come se fosse andata in porto quella che nella realtà era ancora una prova poi abortita. Sapienza fa salire Manzo lungo la strada (non al deposito di via Tazzoli come accadde) e insieme fanno il giro delle diverse sedi. Tornati in sede Manzo scarica i sacchi e li consegna ai colleghi. “Tutto bene” dice. Lì si accorgono delle due assicurate in più senza distinta e l'impiegato (e non Manzo, come nella realtà) prova a chiamare. Non c'è nessuno e Manzo deve compilare una distinta giustificativa. L'intero giro per le diverse sedi viene rivissuto ne finale del film, con più consapevolezza di quanto sta accadendo, e vi si aggiunge ora la continuazione: la sera stessa, infatti, Sapienza e Taranto trasbordano i sacchi nell'auto di Pece, che li aspetta. Poi insieme a Manzo entrano nella sua roulotte parcheggiata nel bosco di Bussoleno per spartirsi i soldi, ma Manzo e Pece estraggono le pistole e uccidono gli altri due.
 
UOMINI D'ORO: Nel film il furto avviene il 3 aprile, il giorno di Juve-Nantes. Tornati in sede dopo il giro, Meroni fa smontare Zago e senza scorta si prepara a far scendere in viaggio verso il deposito anche Bodini, ma un poliziotto gli dice che gli farà da scorta per farlo arrivar prima visto che c'è la Juve e Meroni diceva di volersi muovere per vedersi la partita. Costretti così a partire con la scorta, per i due sembra la fine. Ma durante il tragitto una moto centra l'auto della polizia ferma all'incrocio e la polizia dice a Meroni di continuare da solo. E' la moto del Lupo, che avendo capito la mala parata vedendo uscire il furgone con la scorta, ha provocato l'incidente per risolvere il problema. Zago intanto porta i sacchi al controllo, comprese le due assicurate fuoriuscite dall'ultimo, per le quali un impiegato chiama gli uffici della sede competente per capire cosa fare. L'ora è tarda, c'è la partita... nessuna risposta.
La sera stessa, al bar del Lupo (che si chiama “Balla coi lupi” e non “La nuova frontiera” come nella realtà), quest'ultimo dice a Zago che i due postini sono degli imbranati e che se la polizia li becca li costringerà a parlare. I due arrivano e il Lupo tiene pronta la pistola. Svuotano i sacchi e cominciano a contare i soldi lì (non nel camper, quindi, come avvenne) mentre in tema calcio Bodini (juventino) e Zago (torinista) si scontrano violentemente. S'infervora pure Lupo: i soldi son pochi ed è pieno di assegni non esigibili. La discussione sale di tono finché Zago spara; ma non prende nessuno. Bodini e Meroni allora scappano nel vicino bosco finché, inseguiti, non cadono in un burrone. Gli altri due li seppelliscono.
 
• 27 GIUGNO: Il clamoroso colpo viene scoperto la mattina successiva, il 27. I dieci sacchi, trasferiti in via Arsenale e lì aperti, sono regolarmente chiusi (e non regolarmente piombati, ma quello inizialmente sfugge), ma invece di contenere i previsti 8 miliardi (2 miliardi e 600 milioni in contanti, il resto in assegni difficilmente esigibili e in valori bollati), contengono solo carta di vecchi giornali tagliata nelle misure delle 50 e 100mila lire. Tranne le due “assicurate” lasciate lì per errore, che contengono mezzo miliardo in contanti. I sacchi col denaro sono stati sostituiti con altri identici forniti di corda, bolli, punzonatura e ceralacca. In mezzo a questi un pezzo di busta paga di Guerzoni: un errore o una “firma”? La polizia andrà nella casa di Guerzoni e lì vi troverà depliant di vacanze e una sveglia trafitta da un coltello, chiaro simbolo di una vita da cambiare al più presto. Cante, presentatosi il 27 regolarmente al lavoro, viene ovviamente interrogato (ha dei graffi e dice di esserseli procurati portando fuori il cane, ma nel boschetto di Santa Petronilla è pieno di rovi...). Si sente male durante l'interrogatorio (è cardiopatico) e viene portato d'urgenza in ospedale. Nega poi ogni coinvolgimento e in mancanza di prove viene rilasciato. La donna che stava con Ughini dice che Enrico non si trova. La polizia va nella sua casa e capisce che non è scomparso, è scappato, esattamente come Guerzoni. La polizia si convince così che siano loro due i colpevoli e che se ne siano volati via coi loro 8 miliardi. La stampa li chiamerà a lungo “Gli uomini d'oro”.
 
QUI NON E' IL PARADISO: Nel film siamo giovedì 8 febbraio. In sede si aprono i sacchi e si scopre che contengono carta straccia (più pagine di Topolino, come nel film) e la busta paga di Sapienza. Il commissario (Catania) viene a sapere degli 8 miliardi e di Sapienza, che non si è presentato al lavoro. Vanno a casa di Sapienza e trovano la sveglia trafitta, premi di poesia... Poi interrogano Catena, il mister di calcio: dice che i due in squadra erano amici solo di tale Granelli, più che altro perché aveva vissuto in Costa Rica. Interroga l'ex moglie di Sapienza, il fratello di Sapienza (come nella realtà molto polemico col fratello, parla della paghetta che gli pagava papà)... La polizia ritrova poi l'auto di Taranto a Bussoleno e il commissario chiede di guardare sull'agenda dei due latitanti chi, a Bussoleno, ha a che fare con loro e li convoca. Parla con Enzo Pece, proprietario del bar “Il rifugio” (anche qui il vero nome "La nuova frontiera" non è mantenuto). Dice di non conoscere i due, nonostante l'auto di Taranto sia stata trovata fuori dal locale. Il commissario gli chiede di Manzo e interroga quindi il mister (Catena). Questi afferma di non sapere nulla del colpo e che semplicemente Sapienza gli aveva chiesto di consegnare due buste (quelle coi milioni), una per un'amica di Taranto e l'altra per un'amica di Sapienza. Aggiunge che il 27 gennaio (ma nel film il flashback diceva 25!) i due avevano già tentato il colpo, ma qualcosa era andato storto. Il commissario interroga Manzo in ospedale e gli chiede com'è possibile che l'ultimo sacco sia stato riempito di carta straccia mentre lui era a bordo, se lui non sapeva niente della cosa. E poi le due assicurate: le trova nel furgone e firma un giustificativo? Il commissario interroga Claudia e le dice che Catena ha confessato e gli ha detto dei soldi (nella realtà è proprio Claudia che porta a far interrogare Catena). Dice che non sa nulla del colpo, solo che lui le aveva detto che stava per succedere qualcosa di straordinario.
 
UOMINI D'ORO: Zago, che ha avuto un infarto la sera prima, è ricoverato. La polizia lo interroga lo stesso e lui afferma di esser stato sempre a casa, quella sera. Alla moglie aveva chiesto di dire che era con lui, ma lei – dal corridoio - nota entrare, nella stanza dov'è ricoverato il marito, Gina in abiti attillatissimi, lì per chiedere a Zago di avere la metà del bottino (che evidentemente ha lui); la donna si convince che il marito abbia l'amante e alla polizia nega di essere stato con lui la sera del delitto. Zago ha l'infarto fatale. Il film, non occupandosi quasi delle indagini, si conclude di fatto qui lasciando spazio solo al funesto epilogo conseguente al ritrovamento dei due cadaveri (vedasi più avanti).
 
• 28 GIUGNO: Dal 28 giugno al 13 luglio passano due settimane in cui sui giornali ci si domanda che fine possano aver fatto i due responsabili del furto. Quasi tutti sono concordi nel dire che, come avevano fatto sapere agli amici, se la stanno spassando in qualche paradiso tropicale. Sono i giorni durante i quali, in QNP, il commissario prosegue gli interrogatori coi principali sospettati. Arimburgo intanto parte per la Costa Rica dove nelle sue intenzioni deve attendere Guerzoni, convinto che sia ancora in vita: “Guerzoni mi parlò di un'organizzazione che avrebbe riciclato il denaro a Varsavia”, avrà modo di dire. Si riferiva probabilmente a chi avrebbe potuto riciclare gli assegni in qualche modo.
 
• 30 GIUGNO: La madre di Ivan Cella, il barista, vede il figlio e la sua fidanzata Cristina Quaglia pulire il camper di Cante (“Lo ripuliamo prima di partire per le ferie”, le dicono). Il camper era stato cercato dalla polizia il 27 giugno e dato per scomparso. Ricomparirà solo i primi di luglio.
 
• 2 LUGLIO: Cante, sospettato gravemente del furto, dopo due interrogatori viene denunciato a piede libero per peculato (in modo da poterne seguire di nascosto le mosse).
 
• 13 LUGLIO: Il giorno della grande svolta. Nel bosco che lambisce la frazione di Santa Petronilla, a Bussoleno (TO), un contadino che sentiva provenire una forte puzza dal bosco fa trovare ai carabinieri di Bussoleno due corpi, sepolti sotto 20cm di terra in una fossa avvolti in un sacco a pelo e in un plaid, pieni di botte e di piombo (almeno due pallottole a testa). Sono quelli di Guerzoni e Ughini. Il primo aveva ancora la tuta da postino e si conclude per questo che sia stato ammazzato la sera del furto. L’ipotesi da subito è che i due siamo stati uccisi durante una lite per il bottino. Siamo a circa un chilometro in linea d' aria dalla villetta di Domenico Cante.
 
QUI NON E' IL PARADISO:
Il commissario è chiamato nel bosco e vede un braccio uscire dalla terra. Ma è ancora presto per svelare di chi sia, nel film: non ci viene detto quindi il nome della vittima e il film si preoccupa di non farcelo sapere, senza mostrare altro. Si riprenderà da qui nel finale, mostrando il funerale cui partecipano anche Claudia e il commissario.
 
• 14 LUGLIO: Ivan Cella, indagato per concorso in omicidio, sparisce insieme alla sua donna dopo aver sepolto il bottino nella cantina della sua birreria. Ivan e Cristina (che crede il suo uomo innocente fino a quando lui non le confesserà tutto quasi due anni dopo) hanno una Fiat Croma bianca e con quella arrivano nel frattempo ad Ancona, poi cambiando direzione a Nizza. Lasceranno l'auto in un parcheggio lì (dove la polizia la rintraccerà) e in aereo raggiungeranno Parigi; da lì Atene e infine l'Albania, dove si stabiliranno e Cella si manterrà facendo il suo vecchio mestiere, l'elettricista.
 
UOMINI D'ORO:
Nel film è il 13 aprile, lo si legge sul giornale che riporta il ritrovamento dei corpi dei due postini nel bosco. Si incontrano al bar il sarto, il Lupo e Gina. Il sarto dice che gli aveva fatto un vestito, a “quel povero disgraziato”, una settimana prima della rapina, e si è accorto che è lo stesso dei passaporti falsi che Lupo gli aveva chiesto di fare. Consegna l'abito da sposa a Gina e gli dice di ballare per lui. Lei si mette in intimo, si spoglia e balla. Infila l'abito da sposa e il sarto la tocca, ma quando chiede i soldi per l'abito Gina gli spara. Lupo e Gina prendono allora la moto e fuggono. Verso l'Albania, ma questo non lo dice ancora nessuno. E i soldi? Dove sono finiti? La soluzione pare darla il film: la figlia di Zago, un giorno, apre un grosso scatolone di casa e vi trova qualcosa dentro di luccicante. Chiama la mamma...
 
• 15 LUGLIO: Qui comincia tutto ciò che nei due film non viene raccontato, lasciato in un caso a qualche poco chiarificante disdascalia. Viene convalidato il fermo di Domenico Cante, "lo scambista" denunciato per peculato in seguito alla scoperta del furto e poi arrestato con l' accusa di concorso in duplice omicidio dopo il ritrovamento dei due cadaveri (in UD, come si ricorderà, muore per infarto in seguito al primo interrogatorio il giorno dopo il furto). Cante continua a respingere ogni accusa dicendosi vittima di una macchinazione diabolica. E' stata infatti sua moglie Gabriella Regis a riconoscere il plaid e il sacco a pelo che avvolgevano i cadaveri (li cercava da giorni) e a rivelare di non aver sentito rientrare il marito a casa la notte del furto. In più, dalla sua abitazione è sparita la pistola del padre, un'automatica 7.65, lo stesso calibro dell'arma che ha ucciso Enrico Ughini. A tradire Cante è il ritrovamento sul suo camper di diversi indizi. A casa dell'uomo vengono sequestrati sei fucili, altre armi a casa del padre, mentre nell'abitazione di Ivan Cella vengono ritrovate tre pistole. "Tutte armi denunciate regolarmente", sottolineano gli investigatori. Continuano intanto le ricerche di Ivan Cella, il barista indagato.
 
• 18 LUGLIO: Finisce in carcere il postino di Cassine Pasquale Leccese per i soldi consegnati alle donne di Guerzani e che sancivano di fatto il suo coinvolgimento nel furto. Dopo due settimane passate in Costa Rica nella vana attesa di Guerzoni, Arimburgo non vedendo arrivare nessuno torna, ma in viaggio scopre da un giornale della morte dell'amico e di Ughini. Il giorno dopo, ovvero il 19 luglio, verrà arrestato.
 
• 20 LUGLIO: Sequestrata una torcia sporca di sangue in casa di Cante, una camicia con del terriccio, delle vanghe (per seppellire?). Leccese davanti alla polizia crolla e dice tutto quel che sa.
 
• 21 LUGLIO: La polizia, anche alla luce delle parole di Leccese, interroga ancora una volta Cante, ma lui si sente male e dev'essere trasferito in ospedale.
 
• 22 LUGLIO:
in un canaletto dietro la birreria di Cella viene recuperata una pistola 7.65 vecchiotta. E' l'arma del padre di Cante, verificabile come tale dal numero di matricola. Arimburgo spiega che il colpo doveva esser già realizzato a maggio, ma venne rinviato perché non avrebbe reso come a fine giugno, in cui si raccoglievano i soldi dell'Ici. Ivan Cella intanto chiama l'ex moglie dall'Albania e le dice di star tranquilla, lei e i figli, perché lui sta bene. La polizia intanto rifà il percorso del colpo ricostruendo il tutto.
 
• 26 LUGLIO: Cante viene operato il 26 al cuore per tre bypass. L'operazione farà slittare l'interrogatorio.
 
• SETTEMBRE 1996: Ivan Cella, il barista, torna dall'Albania, prende ciò che restava del bottino che aveva nascosto nella cantina della sua birreria e torna in Albania. Lì se li fa cambiare in dollari e li affida a tre finanziarie albanesi. Così dice lui però, perché della cosa non si è mai potuta avere alcuna certezza, anche per via della guerra civile che si scatenerà lì a qualche mese e che teoricamente avrebbe fatto socmparire definitivamente il bottino.
 
• 17 DICEMBRE 1996: Ivan Cella e la fidanzata Cristina Quaglia vengono arrestati in Albania su segnalazione dei carabinieri, ma le pratiche per l'estradizione vanno per le lunghe e intanto i due restano in carcere a Tirana.
 
 
DAL 1997 AL 2004
 
• 2 MARZO 1997: Ivan e Cristina si fanno tre mesi di carcere passati i quali vengono liberati. Colpa della rivolta albanese, durante la quale viene assaltata la prigione di Tirana. I due fuggono e dopo varie vicissitudini riparano in Bolivia. I carabinieri tenteranno di prenderli ugualmente, in collaborazione con la polizia boliviana. E ci riusciranno.
 
• 22 AGOSTO 1997: Localizzati grazie a un'azione dell'Interpol e arrestati dalla polizia locale a Sarco, un rione di Cochabamba, in Bolivia, a oltre 2500 metri d'altitudine, Ivan e Cristina vengono espulsi e imbarcati (scortati) su di un volo per Santa Cruz. Da lì atterrano a Miami e poi in Italia.
 
• 14 GENNAIO 1998: Durante il processo cominciato il giorno prima, i detenuti Ivan Cella e Domenico Cante ammettono infine la loro responsabilità nell'aver ucciso i loro complici Giuliano Guerzoni ed Enrico Ughini. I due si rimpallano la colpa di chi sparò per primo e verranno condannati a 28 anni. Ivan confessa la verità perché vuole assolutamente che anche Cristina conosca bene tutta la storia, visto che i due dovranno sposarsi nel febbraio 1999, dopo che Ivan avrà ottenuto il divorzio. 
 
• 30 NOVEMBRE 2004: Domenico Cante muore d'infarto a 48 anni nel carcere di Le Vallette, a Torino, dopo una vana corsa verso il pronto soccorso del Mauriziano e pochi giorni dopo aver passato un esame di idoneità per diventare geometra. Dirà di non aver mai ucciso nessuno, smentendo quello che aveva detto in Corte d'assise. Aveva chiesto la grazia invano, nel 2002.
 
AD OGGI NESSUNO SA ANCORA CON CERTEZZA CHE FINE ABBIANO FATTO I SOLDI DELLA RAPINA.
 
 
APPROFONDIMENTO INSERITO DAL BENEMERITO ZENDER

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commenti (5)

RISULTATI: DI 5
    Fedemelis

    25 Febbraio 2020 09:25

    Manca solo il plastico stile "Porta a porta".
    Didda23

    26 Febbraio 2020 09:40

    Molto interessante, bravo Zendy!
    Zender

    26 Febbraio 2020 12:14

    Grazie Didda, penso sia una storia che così nella sua completezza interessi solo me e Fedemelis, ma vale la pena. Il plastico dovrebbe esser fatto delle zone con le dieci sedi postali :)
    Capannelle

    13 Settembre 2020 12:36

    Ovviamente sono arrivato qui dopo aver visto UD. Notevole lavoro, come bello è stato il film.
    Zender

    19 Settembre 2021 10:44

    Grazie Capa, è in realtà un po' troppo ponderoso forse, ma mi è piaciuto cimentarmici perché mi ha porprio interessato la vicenda in sé.