il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

Italia-Inghilterra al cinema
la sfida più antica
ENTRA
358179 commenti | 67986 titoli | 26795 Location | 14073 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: Beckett (2021)
  • Luogo del film: Il luogo in cui Beckett (Washington) incontra gli attivisti di sinistra
  • Luogo reale: Atene: Menandrou, Grecia, Estero
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  • Film: Il generale Della Rovere (serie tv) (2011)
  • Multilocation: Nu Boyana Film Studios
  • Luogo reale: Sofia: Ulitsa Kumata 84, Bulgaria, Estero
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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Alessio Gallo

    Alessio Gallo

  • Araldo Geremia

    Araldo Geremia

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Rigoletto
Co-prodotto dalla DDR in collaborazione con l'Ungheria, questa mini serie TV, asciutta ma ben costruita, mette in luce la vita del più grande compositore barocco (assieme a Händel) dando la possibilità, quantomeno al pubblico tedesco, di farsi un'idea dell'uomo, oltre che delle sue opere immortali. A dargli volto ci pensa Ulrich Thein, bravo a catturare gli stati d'animo, le gioie e frustrazioni dell'ora Kapellmeister, ora Kantor, che migrava continuamente nella Germania del primo '700. L'apporto del resto del cast è dignitoso ma del tutto relativo, data la centralità di Bach.
Commento di: Von Leppe
Se l'ambientazione in un hotel sperduto nella brughiera scozzese ha il suo fascino nel creare un'atmosfera cupa, non è altrettanto per la parte fantascientifica e per gli effetti speciali. Il robot infatti è scadente, il disco volante così così e la marziana piuttosto banale nel suo completo in minigonna (anche se Patricia Laffan è comunque adatta al ruolo). La trama pure si trascina ripetitiva per tutta la durata della pellicola non riuscendo a essere avvincente come dovrebbe e, purtroppo, neanche divertente.
Commento di: Siska80
Quando a una soldatessa tedesca rapiscono il figlio mentre si trova in America, lei smuove mari e monti, scoprendo che... Da una trama (abusatissima) di due righe viene fuori una pellicola nel complesso modesta e con meno azione di quanta ne sia richiesta in casi come questo (bisogna attendere infatti quasi mezz'ora prima di entrare nel clou e non è poco, considerata la durata standard): la musica incalzante e qualche sequenza vagamente accattivante facilitano la visione (happy end è d'uopo, ma i problemi sono altri), mentre il cast non è qui degno di nota (protagonista in testa).
Commento di: Anthonyvm
Opera indie diretta da un nostalgico del B-horror anni '80 e rivolta a un pubblico della stessa categoria cinefila: dai camei (Linnea Quigley e Ari Lehman) alle musiche synth, dai toni camp ai cliché cari ai fan, dallo stile di ripresa old school all'effetto "pellicola rovinata", tutto è tarato sui canoni estetici del vecchio supernatural slasher. Rispetto a produzioni simili, si riconosce una confezione più curata (ottimo lo sfondo halloweenesco), ma i limiti realizzativi non passano inosservati e i personaggi (villain inclusi) lasciano tiepidi. Numerose e simpatiche le scene gore.
Commento di: Rebis
Coogler non ha fretta di spalancare i portoni dell'inferno e lasciare che l'horror irrompa nel suo film; si prende tutto il tempo che gli occorre per immergerci nel Mississippi degli anni ‘30, cadenzando il ritmo delle immagini - bellissime - sulle voluttuose note del Blues. Lascia che i personaggi si tradiscano poco a poco, come in un noir - strepitoso Michael B. Jordan. Tra cielo e terra, ci sono davvero tante cose da raccontare: sul vampirismo, a esempio, all'epoca della segregazione razziale, quando il rischio dell'integrazione era (e rimane) quello dell'omologazione.
Commento di: Kinodrop
Alla vigilia del trionfo del nazional-socialismo e di Hitler, un racconto che ne sintetizza proprio i disvalori, la superiorità mentale da una parte e la forza fisica dall'altra, nella figura di due personaggi paradossalmente entrambi ebrei e non ariani, l'illusionista Hanussen e il forzuto Breitbart. Il regista, più che narrare, ci rende partecipi del clima foriero di segnali atroci che travolgeranno l'Europa e il popolo ebraico, spesso però in modo pesante e ripetitivo che limita l'impatto emotivo e anche la spontaneità degli attori pur di valore, compreso l'esordiente Jouko Ahola.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Non ci si aspettino squali di foggia classica, perché il film appartiene a quella ristretta cerchia in cui del pescecane resiste solo il muso, ficcato brutalmente in testa al poveretto di turno che si trasforma in tal modo in uomo-squalo. Del pesce originario mantiene solo il proverbiale appetito e l'apparenza sopra il collo (in questo caso il modello a cui ci si rifà è uno squalo martello), per il resto il mostro assassino, che si aggira - come immaginabile dal titolo – in un cimitero, attacca chi bazzica in zona con assalti annunciati da un ruggito e mordendo poi...Leggi tutto il collo vampirescamente. L'azzannamento libera litri di sangue rossissimo ma chi spera in un po' di sano splatter dovrà accontentarsi di effetti caserecci da sagra paesana. D'altra parte si parla dell'ennesimo zero budget in tema, girato con quattro dollari sfondando con tutta evidenza nell'amatoriale alla ricerca dell'immancabile impatto trash che qualcuno evidentemente ancora soddisfa.

Incredibile, tuttavia, che per una volta si cerchi di imbastire addirittura una trama, per quanto assurda e risibile; perché dopo il prologo con smembramento di due coppie di ragazzi che amoreggiavano nel cimitero, a indagare sulla sparizione degli stessi viene chiamata l'immancabile Youtuber in disgrazia, tale Abby (Ward), che con il suo socio videomaker ha un blog di criptozoologia (si parla di animali mitici e mai visti come il Bigfoot, il mostro di Loch Ness e via dicendo). Giunta nel paese del cimitero maledetto, la donna si introduce subito in un gruppo di autosostegno nel quale i partecipanti raccontano i loro incontri con il leggendario graveyard shark attraverso flashback orrendi (d'altra parte in linea con il film).

Nel frattempo le uccisioni si moltiplicano perché chi appena si introduce nel cimitero resta vittima prima o poi del mostro che, oltre alla testa di squalo martello impiantata sul collo, si presenta con corpo da culturista gonfiato visibilmente grazie a della gomma azzurra e un giubbotto nero borchiato dal quale fuoriesce sulla schiena una pinna. Ci viene addirittura spiegato come nacque: un pescatore della zona (March) una notte incontrò al largo una sirena (Nene) con la quale ebbe un rapporto sessuale. Rivistala dopo qualche tempo, scoprì come il loro amore avesse partorito un uomo pescecane, che vediamo cullare dalla donna. L'uomo, capendo la mal parata, ammazzò la sirena e abbandonò a se stesso il piccino, che scopriremo in seguito essere stato recuperato da qualcuno dei personaggi principali in un finale a sorpresa non spoilerabile.

Ma anche Abby aveva da piccola subito un trauma: il padre era stato ucciso da un essere peloso durante una passeggiata nel bosco alla ricerca di nuove specie animali. Insomma, si infila dentro un po' di tutto al punto che la durata del film (di norma, nel sottogenere, quasi mai superiore all'ora e venti) supera addirittura l'ora e mezza. Non che questo tuttavia sia segno di buona qualità; e infatti tutto è come sempre al di sotto di ogni standard, dalla recitazione alla sceneggiatura per finire con una fotografia e una regia abbondantemente sotto la media. Se poi come in questo caso gli squali nemmeno si vedono e al loro posto ti rifilano un tizio vestito da carnevale con una testa di squalo in testa è anche difficile far rientrare il risultato nel filone ampissimo degli shark movies..

Epilogo ultrasplatter alla Joe D'Amato con budella che saltan fuori dappertutto in un delirio di effetti da bancarella che comprendono pure un orso mannaro nato chissà da dove e un siparietto simil freudiano che non ti aspetti... Ah, e non dimentichiamo una folle parentesi onirica in cui Abby ha un complicato rapporto sessuale a letto con un Bigfoot (palesemente un tizio travestito con una maschera buona giusto per i carri di Viareggio).

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Più tendente alla commedia che allo spionistico, il film di Dick Clement si gioca la carta della brillantezza con la coppia Kirk Douglas/Marlène Jobert, inserendo i due in un complicato intreccio che parte da Bucarest, dove Fabienne (Jobert) è in luna di miele col marito John Fenton (Mower). Lei è francese (deliziosamente doppiata con accento conseguente da Vittoria Febbi), lui è nipote di un ministro inglese (Howard). In Romania John viene però arrestato dalla polizia locale e spedito direttamente a Mosca senza che alla poveretta venga spiegato nulla....Leggi tutto Anzi, nel tentativo di scoprire qualcosa conosce un tizio del posto, Andrej Ferenk (Douglas), che la addormenta e la piazza, drogata, sul primo aereo per Londra.

Nel frattempo si è capito che John verrà restituito agli inglesi solo se questi ultimi accetteranno di barattarlo con una spia russa detenuta nel Regno Unito. Al momento dello scambio, tuttavia, il buffo personaggio prescelto (Blier) cade nel buco formatosi in un lago ghiacciato e la trattativa resta momentaneamente in stallo. Per questo Fabienne si mette in testa di trovarla lei, una spia da scambiare per riavere il marito; e capito come Andrej, che nel frattempo ha ritrovato a Londra, ne abbia tutta l'apparenza, cerca di “usarlo”; non sa che l'uomo ha nascosto un suo microfilm nella valigia che crede appartenga a Fabienne e a sua volta cerca di far confessare alla giovane dove ora la valigia sia.

I due, insomma, s'incastrano a vicenda e insieme fuggiranno da chi presto cercherà di fermarli. Da Bucarest e Londra si passa in Scozia, rendendo evidente quanto il film punti su un buon numero di ottimi esterni e su di una sceneggiatura che vorrebbe essere più spiritosa di quanto non riesca effettivamente a essere. La Jobert (anche scrittrice nonché madre della splendida Eva Green) esibisce buona iniziativa, per quanto un po' petulante e a tratti fastidiosa, mentre Douglas – nonostante il fascinoso sorriso – non pare contribuire granché alla resa umoristica dell'insieme. L'intricata vicenda è comunque spiegata se non altro con chiarezza e offre come apice spettacolare un lungo inseguimento in gommone sul lago. A seguire, un simpatico colpo di scena chiamato a movimentare l'ultima parte.

Trevor Howard apporta la scontata componente di humour britannico con qualche battuta all'insegna della scarsa voglia di sporcarsi le mani del governo inglese in una faccenda del genere: è la conferma della predisposizione alla commedia di un film che invece, sotto il profilo della suspense, resta molto sotto al livello di guardia. Qualche sorriso di tanto in tanto e poco altro ma una regia che se non altro regge un discreto ritmo per l'intera durata, grazie anche alla spigliatezza di Kirk Douglas e Marlène Jobert. L'argentiano Sacha Pitoëff è l'uomo addetto alla sorveglianza di John in Russia.

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Che bastasse una notte per raccontare una storia lo sappiamo dai tempi di Scorsese, ma qui l'arco temporale che Costella analizza si allarga, retrocedendo, fino a raggiungere una sera di due anni prima, quando la famiglia di Elisabetta (Foglietta) e Piero (Battiston) si ritrova felicemente sul divano del salotto a guardare un documentario su Leonard Cohen, passione soprattutto di mamma. I tre figli si stringono ai genitori in un momento di comunione apparentemente perfetto, senza sbavature né una nota fuori posto. Perché...Leggi tutto allora, quando si avanza di due anni, nella splendida cornice di Cortina d'Ampezzo, Elisabetta e Piero sembrano così distanti? Quasi non si parlano, mentre due dei tre figli sono con loro e chiedono a papà di accompagnarli per un'ultima sciata prima di tornare. Mamma accetta di malavoglia, ma in un clima pesante la prima cosa che ci si chiede è dove sia finito Flavio (Caiazzo), il fratello maggiore della cui presenza già qualcuno parla al condizionale, come se...

Si fa presto a capire cosa sia accaduto e cosa si nasconda dietro quel cambiamento radicale nell'atteggiamento di tutti. E difatti, quando il nastro si riavvolge ritornando a quella notte sul divano, capiremo: Flavio, chiamato per un appuntamento da un amico, esce di casa salutando genitori e fratelli. Poi solo un tonfo sordo, udito fin dentro casa, che spinge tutti a precipitarsi giù dalle scale. Non c'è bisogno di mostrare altro; o perlomeno così ha deciso Costella, che fa calare il sipario sul dramma e ci riporta al presente o comunque alla sera del titolo, quella in cui qualcos'altro è successo e qualcun altro è nei guai.

Quell'ultima discesa sugli sci prima di tornare ha originato un nuovo incidente; forse diverso, tutto da interpretare, ma che otterrà in qualche modo di riunire la famiglia, ferma nella snervante attesa di un verdetto, sospesa in un sentimento indecifrabile che fa riaffiorare la tragedia precedente sconvolgendo le menti di tutti. Ma qui sta il problema del film che, pure spezzato dagli ormai ineludibili salti temporali, nel primo tempo aveva saputo costruire un bel clima di tensione, celando alcuni intervalli della vicenda ma calandoci bene nell'atmosfera gelida rispecchiata dalle alte vette delle magnifiche Alpi bellunesi e da scorci di grande suggestione (davvero tanti, siamo ai confini della promozione turistica, pur se legittimata dallo stile scelto) che la colonna sonora commenta con bella sensibilità.

I temi dell'incertezza, della caducità, avvolgono un film che sa scegliere i momenti giusti per permettere agli attori di comunicare con gli sguardi: Battiston e la Foglietta sono una coppia di indubbio valore, magari parzialmente impacciata da una sceneggiatura un po' artificiosa ma capace di trasmettere una profondità non comune. E' il passaggio a una seconda parte improvvisamente scarica e priva di aggiunte importanti a penalizzare il risultato. Così, come se gli mancasse la terra sotto i piedi, il film si arena senza sapere come procedere, impaludandosi in una rappresentazione di maniera del dramma che presto stanca e che definitivamente s'incaglia nell'estenuante parentesi in cui si rievoca il ritrovamento, anni prima, di un cervo, momento in cui la famiglia si era riunita in un significativo, virtuale abbraccio.

A prevalere è l'angoscia, con l'introduzione di un'altra ragazza presente in ospedale (Vianello) a smorzare la tensione ma anche a disperderne le tracce, mentre si rarefanno gli interventi della famiglia di lei (la madre è Stefania Casini, il padre Luigi Diberti) che sembravano poter aggiungere un po' di sale alla storia. Ci si trascina quindi verso la fine descrivendo l'ordinario senza aiuti dai dialoghi e raggiungendo un epilogo banale. Brava Giulietta Rebeggiani nel ruolo della figlia, più in ombra Biagio Venditti in quello del fratello.

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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