il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

ROBERTO LEONI
l'intervista
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365212 commenti | 69302 titoli | 27230 Location | 14430 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: Viaggia, ragazza, viaggia, hai la musica nelle vene (1973)
  • Luogo del film: La strada dove Silvia (Zinny) assiste al salvataggio di un uomo che stava tentando di suicidarsi
  • Luogo reale: Via di Sant'Ignazio, Roma, Roma
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  • Film: Quel bravo ragazzo (2016)
  • Luogo del film: ll teatro dove Leone (Ballerina) convoca le famiglie mafiose per presentare la app "Ipizzo"
  • Luogo reale: Teatro Donnafugata, Via Pietro Novelli 5, Ragusa, Ragusa
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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Flavia Altomonte

    Flavia Altomonte

  • Adele Laface

    Adele Laface

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Reeves
Divertente western firmato da Franco Giraldi, racconta le avventure western di sette fratelli scozzesi che devono sbaragliare il crudele bandito Santillana. Ci sono momenti comici (le rapine in banca sono un capolavoro), ma la struttura è ancora quella di un western serio e i cattivi dispensano crudeltà davvero sadiche. Leo Anchóriz è come sempre efficace, i cascatori (soprattutto Zamperla, qui biondo) sanno il fatto loro.
Commento di: Paulaster
Da un incontro in un ospedale si narra una storia del Sud. Più articolata la vicenda che riguarda il passato, con stilemi da film per famiglie (infatti viene nascosta ogni morbosità) e divagazioni razziali accennate e humor di basso livello (Moncherino). La Masterson centra il ruolo e giusto nell'epilogo scompare. La Tandy incarna una dolcezza ammirabile e la Bates è mal diretta; oltre a sembrare la più datata del gruppo, la sua emancipazione ha tratti gratuiti. Conclusione fantasiosa e furbesca.
Commento di: Siska80
Un cartello della droga deve trasportare due tonnellate di droga con l'appoggio di un pezzo grosso di Hong Kong, ma nel frattempo... Come action è accettabile (le sequenze corpo a corpo sono ben girate, seppur accompagnate da una musica in stile videogame); mentre il resto è assolutamente prevedibile e per certi versi anche abbastanza noioso. Senza contare che l'interpretazione del cast non risulta per nulla convincente (va leggermente meglio col giovane protagoniste. gradevole anche da un punto di vista estetico). Quanto a dialoghi e credibilità dei personaggi non ci siamo proprio.
Commento di: Il ferrini
Portare la fantascienza nello spietato mondo della blaxpoitation può sembrare più folle che geniale; invece ne esce fuori un film divertente e per niente stupido. E Bong Joon-Ho deve averlo notato. Il personaggio di Foxx è davvero spassoso, per non parlare del suo guardaroba, che da solo vale la visione, ma tutto il trio protagonista è in gran forma e la colonna sonora non dà tregua. Sutherland gelido villain, non è nuovo a giocare con la morte, tant'è che a un certo punto Yo Yo gli dice: chi sei, Kevin Bacon? Un giocattolo da non perdere.
Commento di: Siska80
Un novizio si fa aiutare da un prode spadaccino a proteggere un prezioso libro minacciato da vichinghi inferociti... La pellicola merita almeno un'occhiata per l'accurata ricostruzione scenica (ivi inclusi trucco e costumi) e per la musica di accompagnamento, abbastanza inquietante. La fotografia è nitida ma un po' troppo cupa, il cast appena sufficiente (a convincere meno è proprio il giovane protagonista), i personaggi non accattivanti. Le sequenze di battaglia, tuttavia, sono girate in maniera competente e il ritmo celere aiuta a giungere al finale (prevedibile) senza annoiarsi.
Commento di: Dante\'s
Film diverso, coraggioso. Interessanti le riprese in prima persona (con palpebre del protagonista che si aprono e si chiudono) e le riprese tradizionali con vari formati che si adattano allo schermo. L'inizio è un po' acido, crudo, ma funzionale al contesto. La voce roca di Dennis e quella foto in mano, tra un treno e l'altro, ti portano con lui nel disagio. Coraggioso, ma anche di sostanza. La storia della ragazza, il viaggio per l'Italia, i temi forti: tossicodipendenza, revenge porn, bullismo, difficoltà nei rapporti familiari. Musiche intense. Il finale dolce amaro è da brividi.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Da una storia realmente accaduta Richard Linklater ricava un film costruito in forma di falso documentario, senza che però le interviste alle persone che hanno avuto un ruolo nella vicenda prendano mai il sopravvento sull'azione. Presenziano semmai, nel ruolo di narratori, così da spiegare quello che non è a quel punto più necessario mostrare in scena.

La storia è quello di un personaggio anomalo e singolare, Bernie Tiede (Black), autentica incarnazione del bene: disponibile con tutti, espansivo senza mai essere invadente, generoso, perfetto per il...Leggi tutto lavoro che si è scelto, quello di lavorante alle pompe funebri specializzato nel truccare e "vestire" i cadaveri (esemplare la presentazione del suo lavoro in aula universitaria, dove è stato invitato), ma anche pronto a consolare i parenti dei defunti, a cantare con bella voce ai funerali, a vendere le bare al "negozio"... Chi l'ha assunto ne è entusiasta, chi lo conosce ne parla solo bene o benissimo. Un uomo apparentemente senza un difetto, incapace di arrabbiarsi con qualcuno, impeccabile non solo dal lato professionale.

All'esatto opposto sta invece Marjorie Nugent (MacLaine), fresca vedova ormai anziana: intrattabile, scorbutica quando non perfida, odiata da chi le sta intorno, ricchissima quanto insopportabile. Bernie la vezzeggia come tutte le altre "clienti" senza mai sembrare untuoso o falso, e la donna, sulle prime diffidente, finisce con l'apprezzare, al punto di decidere di trascorrere con lui molto del suo tempo, speso in grandi viaggi intorno al mondo all'interno di un rapporto di sincero affetto.

Ambientato a Carthage, nordest del Texas, un film piuttosto diverso da quanto siamo abituati a vedere. Non tanto nella forma (il mockumentary è ormai espediente narrativo diffuso) quanto nella delineazione dei caratteri e specialmente di quello di Bernie, che giustamente si guadagna il titolo in qualità di assoluto protagonista (molto più della MacLaine, qui in un ruolo da "spalla" e non certo per l'intera durata); è un personaggio lunare, al quale Jack Black riesce a dare la giusta dignità attraverso un'interpretazione calibrata, contenutissima, insieme tenera e a suo modo enigmatica. Matthew McConaughey, nel ruolo del procuratore distrettuale Danny Buck, comincia in sordina, si confonde tra i tanti intervistati sul caso ma lentamente acquista importanza, pur rimanendo comunque ai margini (tranne nella fase processuale e in quella immediatamente precedente). E ha comunque modo di mostrare le sue indubbie qualità.

Linklater, che aveva già ricavato il meglio da Jack Black in SCHOOL OF ROCK, si conferma regista interessante, anche se qui avrebbe dovuto innervare il suo lavoro con una maggiore iniezione di energia, perché il film spesso rischia di scorrere piatto, rallentato ulteriormente dalle cantate in chiesa e da ritmi sonnacchiosi che a lungo andare rischiano di farsi stancanti. Fortunatamente nella seconda parte il film cambia registro e le tecniche di "difesa" di Bernie risultano gustose da seguire, con gli intervistati che si interrogano su come porsi di fronte a quanto accaduto e a un concetto di giustizia che viene letto differentemente da quanto la logica sembrerebbe suggerire. Un modo non banale di porsi di fronte ai fatti che porta colpevolmente a simpatizzare contro chi non lo meriterebbe. Dunque una riflessione che coinvolge nel contempo i comportamenti di uno stato non qualsiasi come il Texas, con tutto il suo carico reazionario. Debole registicamente, imperfetto ma con più di una freccia al proprio arco (stranamente non grazie a Shirley MacLaine, meno incisiva dello sperato).

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Senza pretendere di dire nulla di nuovo né stupire con immagini d'impatto (la fotografia presenta toni fin troppo smorzati), UN ALIBI è un giallo molto ben organizzato, scritto e recitato correttamente, che trova nel soggetto e nella sceneggiatura la sua forza. Certo, la costruzione a flashback è il solito rimescolamento di carte al quale sembra non si possa ormai rinunciare, ma per una volta è strutturata in modo da farci entrare bene fin da subito nel complesso ingranaggio che la regola.

L'apertura è già sul delitto, preceduto da qualche...Leggi tutto sequenza che ci mostra parte della giornata in cui si verifica, ovvero il compleanno di quella che sarà la vittima, Lucie (Martins). Le cose col marito Max (Demolon) non sembrano andare per il meglio, ma la coppia si prepara comunque a ricevere tre cari amici invitati lì per festeggiare. Quando però Tom (Choirat), Maude (Hesme) e Pierre (Derangèr) arrivano, la scena che si presenta loro di fronte è agghiacciante: Max è seduto e tiene tra le braccia il cadavere disteso della moglie. Non è stato lui, dice, ma i tre capiscono immediatamente che la polizia ci metterà ben poco, per incriminarlo e metterlo sotto custodia. Per questo Tom, convinto come gli altri che non possa essere lui il colpevole, lancia l'idea: l'alibi glielo forniranno loro; diranno che erano insieme fuori di casa, quando la donna è stata uccisa. Come però si può immaginare, sostenere in quattro lo stesso alibi non è impresa da poco.

Partendo da questo assunto, la trama inserisce il detective di turno, una donna (Petit), avviando le ricostruzioni a ritroso. La prima ci mostra i quattro protagonisti tre mesi prima, fornendo qualche elemento per rimettere lentamente le tessere del mosaico al loro posto e cominciare a ricostruire la storia correttamente. Alternando il passato e i ritorni al presente, con le indagini che proseguono, ciò che realmente accadde prende forma, anche se, come si può immaginare, i falsi indizi e le trappole sono all'ordine del giorno. Molto ruota intorno alla domanda chiave: è davvero Max il responsabile della morte di sua moglie? Un sospetto che si trascinerà ovviamente a lungo, senza però che ci si dimentichi di inserire altre strade possibili in un quadro d'insieme davvero ben strutturato.

La regia si limita a svolgere il proprio compito senza incidere, ma la piacevolezza del racconto e le buone interpretazioni di tutto il cast permettono di sorvolare sugli aspetti meno esaltanti del film, incuriosendo chi guarda e preparandolo a un finale che promette colpi di scena multipli. La plausibilità del tutto è relativa, ma in film così è la norma e non c'è troppo da stupirsene. Conta il gioco e come viene condotto, con qualche modesto approfondimento psicologico e la capacità di confezionare nel complesso un giallo moderno che il suo dovere lo fa fino in fondo, senza lasciare nulla di aperto, per una volta. Ottimo Pascal Demolon nel ruolo più sfaccettato, piuttosto anonima la colonna sonora, in linea con una parte tecnica non strabiliante ma che ben serve un risultato, almeno per gli appassionati del genere, soddisfacente.

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Esagitata commedia francese che cerca di regionalizzare in qualche modo le produzioni americane analoghe, in cui lo spirito distruttivo tipicamente giovanile si mescola a gran bevute di alcol e dosi massicce di stupefacenti al fine di creare un'atmosfera di divertimento contagioso (che a dir la verità ben di rado si concretizza). Qui la particolarità sta nel fatto che a fare gruppo, inizialmente, sono quattro quarantenni che vent'anni prima (nel prologo) avevamo visto gestire il BDE, ovvero, per l'appunto, il Bureau des Etudiants del titolo originale (correttamente tradotto...Leggi tutto in italiano). Dopo aver scelto strade diverse, ancora si ritrovano una volta all'anno per una sorta di "zingarata" comune, in cui lasciano andare i freni inibitori e si scatenano.

Chi ha più problemi è Bob (Youn), il quale proprio quel giorno avrebbe una tradizionale festa ebraica da celebrare in famiglia da cui non sa come sganciarsi. L'occasione si presenta mentre è in giardino col (ricchissimo) suocero (Melki): suona la sveglia del cellulare e Bob finge sia la telefonata di qualcuno che - per conto del tennista Nadal - vuol comprare lo chalet che il suocero spera di vendere. Quest'ultimo, convinto che Bob vada lì come agente immobiliare per realizzare la vendita, lo dispensa dalla festa ebraica e gli presta pure il Range Rover per potersi presentare al meglio da... Nadal. Chiamati invece a raccolta gli amici - ai quali dice di aver fatto i soldi e di essere il proprietario dell'auto e pure del lussuosissimo chalet con doppia piscina dove si sistemeranno - Bob si mette in marcia.

I quattro cantano a squarciagola mentre ascoltano la radio in auto, si vestono da Biomen (sorta di Power Rangers giapponesi) e si scontrano subito con un gruppo studentesco della loro università di allora, con i quali tuttavia finiranno presto con fare in qualche modo comunella invitandoli a una gigantesca festa di gruppo allo chalet. Alcol a fiumi, i soliti allucinogeni nei pasticcini consumati senza saperlo, tuffi in piscina (pure nudi) e una giornata all'insegna della trasgressione e del caos più rovinoso (inutile dire come verrà ridotta la preziosa abitazione). A tutto ciò si aggiungono una famiglia di circensi bonariamente insultati dai quattro che cova propositi di vendetta e le telefonate del suocero, che pretende ragguagli sulla trattativa.

In un film in cui si fa a gara a chi urla di più, sembra che conti solo fare caciara, senza che la sceneggiatura la assista con battute che conferiscano un briciolo di gusto al tutto. Pur con un buon cast a disposizione (gli altri tre del gruppo sono la Noguerra, Jean-Baptiste e Desagnat), che avrebbe potuto facilmente giocare sulla simpatia, il film prosegue cercando solo di mettere più attori possibili in movimento, con accenni di zuffe, gente appesa con lo scotch al soffitto (la donna inviata dal suocero a capire cosa stia accadendo allo chalet), scherzi di ogni tipo, salti dalla funivia bloccata, momenti di rivalsa (Desagnat, che interpreta il tipo che non ha mai saputo dire di no a nessuno in vita sua, scopre entusiasta la grande forza del gesto del dito medio mostrandolo mille volte a chiunque) e un finale che se non altro regge.

Purtroppo la gran parte dei personaggi esterni ai protagonisti e al suocero è in gran parte insopportabile e l'unica trovata appena buffa è quella della sfera trasparente usata per una sfida alla “Giochi senza frontiere” con gli studenti giovani: all'interno della stessa Dessagnat vomiterà copiosamente rimbalzando incessantemente tra gli avanzi di cibo! Non il massimo del buon gusto, ma...

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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