Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.
A metà tra opera rievocativa e cinema sperimentale, "Here" risulta un ibrido senza molta personalità, sebbene sia apprezzabile dal punto di vista tecnico e visivo (e non potrebbe essere altrimenti, vista la caratura artistica del regista). Il film mostra i suoi limiti più evidenti in una storia (o in frammenti di questa) che, relegata in uno spazio angusto come quello di una stanza, non realizza il suo potenziale soprattutto a causa della modesta caratterizzazione di molti dei personaggi che la animano. Di certo, un numero più limitato di storie e personaggi avrebbe aiutato.
Titolo baviano ma struttura alla Argento con tanto di particolare rilevatore (abbastanza ovvio in realtà). Diversi nudi (anche integrali), un po' di sangue e ritmo costante; peccato per uno sviluppo rivedibile. Massi prova disperatamente a infarcire la narrazione con tutta una serie di false piste ma l'identità dell'assassino (e relativo movente) è abbastanza scontata e il twist finale non avvince più di tanto. Cast adeguato con Albertazzi migliore in campo, fuori contesto la colonna sonora.
Altro giro altra corsa con il sesto seguito del cult primevo di Bluth. I personaggi, settati e impostati con il pilota automatico, dovranno vedersela con un misterioso asteroide che sembrerebbe avere poteri sovrannaturali. Poco da segnalare tra rapimenti e inseguimenti assortiti, mentre l'antagonista - come da protocollo - si barcamena in innocue sciocchezzuole per raggiungere il minutaggio minimo. Musiche poco orecchiabili, doppiaggio sufficiente. Ulteriore episodio home-video tranquillamente trascurabile.
Onesto film giallo/poliziesco col bonus dell'ambientazione "esotica" (Mosca, Russia), stereotipato sì ma senza esagerare e con un intreccio tutto sommato interessante. Bravo come sempre William Hurt; Lee Marvin inscalfibile macchinatore, espressione granitica d'ordinanza inclusa. Film che si fa guardare, pur lasciandoci poco o nulla di davvero indimenticabile.
Uno studente di belle arti di Parigi si fa convincere da un collezionista a vendergli un dipinto raffigurante la madre defunta per una cifra di 3000 euro. Una volta chiusa la trattativa, però, tornato a casa, dovrà fare i conti con la propria famiglia. Corto interessante che interroga sul confine esistente tra arte e sfera privata e sul fatto che tutto possa avere o meno un prezzo. Il protagonista trasmette molto bene il senso di ansia e frustrazione che prova di fronte a quella che potrebbe essere anche la sua grande occasione per farsi largo in un mondo apparentemente cinico.
Uno di quei film di certo meritevole di visione non tanto per l'interpretazione del cast (non completamente convincente, a essere onesti), quanto piuttosto per l'ingegnosità dei vari segmenti, capaci di provocare numerosi brividi lungo la schiena (il cinema giapponese è mastro nel dosare horror e dramma): l'atmosfera inquietante è ben ricreata e lo spettatore avverte il fiato sul collo tutto il tempo, anche grazie a un ritmo dinamico e a un montaggio ben riuscito, mentre gli effetti speciali (pur non essendo il top) rendono bene l'idea dell'incubo che si disvela. Interessante.
LOVE HURTS: l'amore fa soffrire, come noto; ma nel senso più ampio del termine, ci dice Jonathan Eusebio. Fa male davvero perché qui volano calci e pugni come nel più classico degli action moderni. Con un po' più di fantasia, d'accordo, e un senso dello spettacolo non comune, ma seguendo un cliché persino più abusato di quelli che imperversano a San Valentino; perché c'entra pure lui, il Santo di tutti gli innamorati, visto che un brillante agente immobiliare, Marvin Gable (Quan), riceve il 14 febbraio una strana busta rossa con sopra...Leggi tutto scritto "I love you". Dentro, un meno rassicurante "I'm back": sono tornata. Al femminile in italiano, perché è una donna; e che donna! Rose Carlisle (DeBose) quando la incontri non te ne dimentichi, come avrà modo di dire qualcuno nel corso del film. Nemmeno bellissima in senso stretto, ma charmante da morire, espressiva e beffarda quanto basta per fare la parte della femme fatale da action movie, di quelle cioè che menano di santa ragione, sparano e... dulcis in fundo, usano il taser come arma prediletta.
Ma intanto non è solo lei a cercare il buon Marvin, perché proprio nell'agenzia del poveretto si palesa un gigantesco nero che chiamano "Il Corvo" (Shakir) e che ingaggia subito con lui un furioso corpo a corpo. In quell'ufficio, col resto dei colleghi all'oscuro, si scatena il finimondo e Marvin capisce che è il suo intero passato, a rifare capolino. E' infatti evidente che lo strano omino non ce la sta raccontando giusta e non passa molto che altri tipi loschissimi cominciano a dargli la caccia, ingaggiando in casa sua una nuova furiosa lotta che mette a soqquadro l'appartamento mentre tutti insieme volano per aria, nel frigorifero, nel microonde, saltando dappertutto come cavallette impazzite. Coreografie di lusso, macchina da presa che segue l'azione con grande qualità: non c'è dubbio che il tutto funzioni a dovere. Un po' meno lui, Ke Huy Quan, sorta di Jackie Chan invecchiato privo però del medesimo carisma e di quell'aria buffonesca che impediva all'originale di esser preso sul serio.
Finché gli scontri esplosivi imperversano c'è sicuramente qualcosa da guardare, ma quando languono il film lascia intravedere tutti i limiti di una sceneggiatura anonima che infila a fatica qualche trovata qua e là (alcune proprio forzate, come quella della collega del protagonista che s'innamora del Corvo leggendone le poesie). Azzeccati un paio di buoni personaggi (tra cui il mentore di Gable, interpretato dal un ottimo Sean Astin, e il fratello di Gable cui presta il volto Daniel Wu, gangster con la passione per il bubble tea), efficace qualche idea nella resa delle zuffe (centrata l'ultima, con "You're The First, The Last, My Everyhting" di Barry White a corredo), ma si capisce bene quanto il restare sotto l'ora e mezza di durata, per un film così, sia stata scelta oculata e necessaria. Acrobatico, a tratti buffo, non molto di più... E anche San Valentino alla fine c'entra un po' come i cavoli a merenda...
Il colonnello Orsini (Servillo) arruola al Nord volontari per la spedizione dei Mille. Comincia così, in pieno Ottocento, il secondo film che Salvatore Andò dirige portando sulla scena Ficarra e Picone insieme a Toni Servillo dopo LA STRANEZZA, che raccolse ottimi consensi soprattutto da parte della critica. Di nuovo la Sicilia quindi, eletta qui a terra promessa per lo sbarco dei garibaldini. Il palermitano verace Domenico Tricò (Ficarra) e il falso veneto Rosario Spitale (Picone), reclutati da Orsini per combattere...Leggi tutto con Garibaldi (Ragno), ancora non si conoscono, ma sulla spiaggia di Marsala, spaventati dalla battaglia, condividono la vile fuga incontrandosi casualmente in una caverna e proseguendo, per la medesima strada, da disertori.
Domenico è intenzionato a rivedere la sua donna dopo dieci anni di lontananza, ma la sorpresa è amara: sposatasi col di lui fratello, quella ne ha già avuto due figli. Domenico capisce che non ha più un posto nella vita dell'ex fidanzata e inizia a vagabondare per le terre sicule senza una meta, in cerca di cibo e di una sistemazione insieme a quel suo strano compagno d'avventura, ancora più solo di lui. E così, mentre da una parte Garibaldi e Orsini progettano il da farsi scontrandosi con l'esercito dei Borboni, dall'altra i due ex combattenti si rifugiano in un convento (Rosario si finge sordomuto per farsi accettare) per poi proseguire altrove la loro ricerca di una fortuna che pare non arrivare.
L'incrocio con le truppe garibaldine sarà inevitabile, con un Orsini che aveva in precedenza dimostrato di non sopportare i disertori. Si apre una nuova fase, nella vita di Rosario e Domenico, sempre ai margini e oggetti impazziti da collocare in una ricostruzione storica per il resto invece meticolosa e ricca, perché le scene di massa sono imponenti, la fotografia di gran lusso, le location capaci di restituire la caratteristica solarità della regione. L'impatto visivo è insomma appagante, la patina da cinema di qualità che riveste il film evidente, l'intento quello di mostrare la Sicilia e i suoi uomini attraverso un ritratto di ampio respiro che ne tragga l'essenza. Il risultato, esteticamente impeccabile, lascia però molti dubbi sul versante legato alla narrazione, con una sceneggiatura (scritta dal regista insieme a Ugo Chiti e Massimo Gaudioso) piuttosto dispersiva, che fatica a dare la necessaria tridimensionalità ai personaggi e dipinge Garibaldi senza riuscire a restituirne l'importante statura.
Il ricorso al siciliano stretto, inoltre, costringe all'imposizione dei sottotitoli in tutte le parti con Ficarra e Picone (di gran lunga le più numerose), mentre le loro incursioni sono molto meno divertenti dello sperato. Naturalmente non si puntava alla commedia, ma anche sul versante drammatico manca lo spessore che possa garantire il giusto grado di coinvolgimento. E se sulla bravura del cast nulla si può eccepire, sono i dialoghi e l'azione a funzionare poco. Fortunatamente l'ultima parte è in crescendo e il riscatto a Sambuca è una bella pagina di storia che viene riletta con gusto, prima di un lungo epilogo che, al contrario, concentra in sé molti dei difetti di un film prigioniero di una maniera che si fa talora oberante (soprattutto considerata la durata eccessiva di due ore e un quarto, che si fa indubbiamente sentire).
Si prolunga l'avventura giurassica che, dismesso il Park, da tempo prosegue con la variante "World", finora convincente solo nel primo episodio. Il ritorno però in sella di David Koepp, tra i più noti sceneggiatori hollywoodiani e autore del copione vincente dello storico numero uno, sortisce buoni risultati. Anche se va detto che non sono i dialoghi o il disegno dei personaggi il punto di forza del film, a rivivificare la saga sono qualche innesto ironico non disprezzabile e una storia ben organizzata.
Poi si sa, in lavori di questo genere il grosso lo fanno...Leggi tutto gli effetti speciali e soprattutto la regia, che ha il compito di valorizzarli a dovere massimizzandone l'impatto. Qui Gareth Edwards, già autore del più interessante capitolo di Star Wars degli ultimi anni e abile manovratore di mostri sovradimensionati nel GODZILLA del 2014, azzecca alcune delle scene più spettacolari dell'intera storia "giurassica", compreso un assalto acquatico del T-rex da lasciare col fiato sospeso.
Tutto comincia con i grandi progetti di una multinazionale farmaceutica, che ha scoperto come dal sangue di tre dei più grandi dinosauri "esistenti" si possa sintetizzare un farmaco in grado di salvare le coronarie a centinaia di migliaia di potenziali infartuati. Una scoperta sensazionale, che per essere tradotta nella pratica necessita, per l'appunto, del sangue estratto dalle suddette specie. Per ottenerlo, l'emissario dell'azienda (Friend) incarica una quotata mercenaria (Johansson) di raggiungere, insieme a un manipolo di stretti collaboratori tra cui egli stesso, la ristretta zona equatoriale dove ormai i dinosauri sono confinati.
La prima vittima che dovrà “donare” il sangue (estratto tramite siringone da sparargli nella pelle) sarà il mosasauro, il gigantesco mostro acquatico che già aveva impressionato tutti nel primo JURASSIC WORLD. Qui nuota nell'oceano, il suo ambiente, e l'attacco (preceduto da un altro alla barca a vela di una famigliola in vacanza composta da padre, due figlie e fidanzato della maggiore) ne svela le enormi dimensioni e la potenza distruttrice. Siamo al primo "livello" dei tre previsti, quello del mare, al quale seguiranno quello sulla terra (pertanto nella giungla alla ricerca dei mastodontici titanosauri) e quello - più breve - dell'aria, a fronteggiare una sorta di pterodattili dal becco sovradimensionato.
Gli scenari naturali favolosi ci portano in un mondo sempre più orientato al fantastico, nel quale i protagonisti si muovono come formiche a costante rischio. Tra la discesa da una rupe con un dislivello impressionante e il momento di "comunione" con gli enormi erbivori colti in teneri atteggiamenti da osservare dal basso con riprese che ne esaltano la grandiosità, poco conta seguire le dinamiche interne ai due gruppi salvatisi dalle acque: da una parte la famiglia affondata dal mosasauro, dall'altra gli sparuti componenti della spedizione “caccia al sangue”, in cui la mercenaria Zora Bennett fa comunella con l'immancabile scienziato ingenuone (Bailey).
Qualche concessione al cinema per famiglie (il dinosaurino "allevato" dalla bambina che lo tiene con sé nemmeno fosse un peluche) non danneggia troppo una sceneggiatura ben calibrata, senza guizzi ma sufficientemente intrigante, con la Johansson convincente eroina di turno. Il film insomma fa quel che deve e lo fa sfruttando intelligentemente i propri punti di forza, riuscendo nell'impresa di generare una tensione in più punti tiratissima, da autentico thriller, e tenendosi per il finale uno spaventoso dinosauro mutante che pare incrociato col mostro di ALIEN e che vediamo per la prima volta bene quando si palesa alle spalle di un elicottero di passaggio (occhio...).
Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA
L'ISPETTORE DERRICK
L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA