Arrivata da noi con colpevole ritardo e solo in dvd, la nuova prova registica di Washington conferma pregi e difetti dell'esordio. Anche qui siamo di fronte a un solido cinema d'impegno civile e d'impronta liberal e anche qui una certa retorica e una certa costruzione a tavolino soffocano il respiro dell'opera, che tuttavia beneficia di una ben visibile sincerità di fondo, ben coadiuvata dalla recitazione fresca e naturale del cast dei giovani "debaters". Inappuntabili come (quasi) sempre le prove di Washington e Whitaker. Non memorabile, ma promosso.
Il film di Washington ha molte cose in comune con i lavori in cui attori di fama si cimentano anche nella regia. Argomento importante, regia di stampo accademico; non male, ma si evidenzia una certa meccanicità e la fantasia latita. Di sicuro una sguardo in più, uno sguardo diverso per conoscere e capire la storia difficile e tremenda di una nazione sempre in bilico tra legge e pistole, tra democrazia e interessi. La musica spinge verso un'epicità a volte un po' sopra le righe, ma nel complesso tutto rimane in canoni professionali.
Tratto da una storia vera, ambientato nel Texas anni ’30 dove per il popolo nero anche solo vivere non era facile, è un film che narra della difficile lotta per la conquista dei propri diritti. L’intreccio è diviso tra parte intellettuale (con sfide dialettiche) e della strada (con situazioni pesantemente razziste). Il cast offre una prova corale ottima, i sentimenti espressi sono, come facilmente comprensibile, forti, forse un tantino retorici ma efficaci.
MEMORABILE: L'incipit del discorso finale: "Da noi, nel Texas, i negri li linciano".
Per la sua seconda regia, Denzel Washington sceglie la storia (vera) di un docente americano di colore che sprona i suoi studenti all'emancipazione attraverso lo studio e il potere della discussione. Un film connotato dal forte impegno civile, non pedante anzi ricco di passione. La buona sceneggiatura punta quasi tutte le sue carte sui dialoghi e sulla caratterizzazione dei personaggi. Buona la prova corale del cast.
Lunga opera che non riesce ahimé a elevarsi al di sopra della normalità e causa le sue ore di durata risulta alla fine anche poco appassionante. Qualche riflessione sul tempo con un interessante spaccato sull'istruzione divisa tra bianchi e neri ma come narrazione non si intravede il nerbo necessario. Washington adotta uno stile di regia classico ma troppo scolastico, gli attori non demeritano.
Parte bene, con premesse decisamente interessanti e il personaggio di Washington molto carismatico (già dalle prime scene vi si richiama Robin Williams de L'attimo fuggente). Poi, come è ovvio in opere come queste, devono intervenire le consuete sottotrame dei personaggi secondari che richiamano i contesti dell'epoca (il razzismo e le agitazione sindacali e comuniste, in questo caso) e le delusioni amorose per ammiccare al pubblico più giovanile. E nella sceneggiatura prevalgono sull'idea principale, rendendo il tutto un mezzo polpettone commerciale. Un mezzo peccato.
MEMORABILE: Una delle migliori - e ultime - interpretazioni di John Heard.
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