Tra i tanti (troppi) gotici girati in Italia nei Sessanta e parte dei Settanta, LA NOTTE DEI DANNATI non è sicuramente tra i più originali, con la sua abusata storia di visioni demoniache e streghe ambientata in un castello. Vi si racconta del discendente di una famiglia colpita da generazioni da una strana malattia "invisibile", che ne cade vittima a sua volta non prima di aver chiamato (attraverso una lettera enigmatica) al suo castello un vecchio amico (Pierre Brice), che ivi giunge con la moglie (Patrizia Viotti). La sposa del nobile (Angela De Leo) mostra però subito uno strano attaccamento alla giovane ospite, attaccamento che si concretizzerà ben presto in...Leggi tutto un prevedibile rapporto lesbico. Nel frattempo lui indaga sulla morte dell'amico senza venire a capo di nulla; cominciano le visioni infernali (sempre indistinguibili dalla realtà grazie al montaggio confuso e ad una incoerenza diffusa)... Nel film di Filippo Walter Ratti (che si firma con lo pseudonimo anglofono di Peter Rush) la ristrettezza del budget è evidente: le scenografie sono povere, gli effetti speciali rasentano il ridicolo (vedi la sovrapposizione di un teschio al viso del nobile morente, l'invecchiamento istantaneo della strega...) e il ritmo è, come vuole la tradizione gotica nostrana, insostenibilmente lento: dialoghi che si trascinano a stento, lunghe carrellate nei corridoi del castello, passeggiate interminabili con la torcia nelle cripte. Se in film del genere manca l'atmosfera (come in questo caso), la strega ha un viso che proprio da strega non pare, la ragazza preda delle visioni ha lo sguardo fisso nel vuoto e il protagonista è un attore legnoso come Pierre Brice, non si può certo pretendere di ottenere un prodotto di qualità; ma forse non era poi così difficile ottenere un coinvolgimento appena superiore.
Piccolo gioiellino misconosciuto, che affronta il tema gotico con certo coraggio (nella versione integrale ci sono sequenze saffiche molto forti), il film di Ratti (più celebre per avere firmato la regia de I Vizi Morbosi di una Governante) ha il pregio di proporre la stellina dell'epoca Patrizia Viotti in un contesto decisamente spinto. Regia discreta, interpreti convincenti, sceneggiatura puntigliosa e un "valore aggiunto": l'epifania dell'orrida strega (con tanto di naso bitorzoluto).
Visionato in versione cut. Film abbastanza modesto ma con alcune cose interessanti: intanto la presenza della Viotti, starlette sfortunata dell'epoca. Gotico modesto, si diceva, ma comunque guardabilissimo. Esistono versioni per l'estero con sequenze molto più spinte: la versione inglese fu addirittura proiettata a Genova in un cinema nel 1971 tra gli allibiti spettatori che non avevano mai visto immagini così esplicite...
Gotico abbastanza modesto, che però contiene le meravigliose musiche di Carlo Savina, prese parzialmente da Contronatura. Probabilmente l'aver visionato la versione tagliata mi ha influenzato nel giudizio, ma la storia si rivela abbastanza confusa. Lodevole però il cast, tra cui cito anche Pierre Brice che si era già visto in un altro famoso gotico: Il Mulino Delle Donne Di Pietra.
Un geniale giornalista con la pipa viene invitato in un castello ove un suo vecchio amico è malato e sofferente. L'arguzia dell'ospite si esprime per comprendere quanto sta accadendo e, permanendo nel maniero anche dopo la morte del suo proprietario, fa emergere la classica storia di sacrifici, maledizioni, rapporti lesbo e "anime dannate" che non si rassegnano all'oblio. Trama semplice ed efficace, affascinanti ambientazioni, dialoghi adeguati alla pellicola e purtroppo ampi tagli della censura, che comunque non compromettono il risultato finale.
Gotico poco convincente, soprattutto a causa dell'eccessiva lentezza e di una storia che, nonostante la partenza intrigante, possiede ben pochi spunti di interesse. La regia è decisamente elegante ma spesso pecca di ingenuità, optando per soluzioni visive spesso ridicole (come per alcune sovraimpressioni e per l'inguardabile effetto speciale nel finale). Ottima la fotografia alla Bava, soprattutto nei pochi esterni e passabili la musiche di Savina. Cast sotto il livello di guardia.
Micidiale horror, che spreca con diabolica costanza tutti i "tòpoi": castello, vento, candele e orpelli vari. Trama misteriosa risibile (non ci viene neppure risparmiato l'immancabile anagramma). Recitazioni pessime: Viotti imambolata come (quasi) sempre, ma la De Leo è peggio. Lo stesso Brice, che in Erika (anch'esso di Ratti e con la Viotti) salvava la baracca (ma al confronto di questo, quel film è un capolavoro), qui è inguardabile. Si aggiungono povertà di mezzi, di effetti speciali ed un brutto doppiaggio. Pessimo, senza appello.
Gotico infarcito di tutti gli stereotipi del genere ma non disprezzabile. Si segnala un'ottima fotografica con colori molto saturi (che ricordano Mario Bava o Riccardo Freda). Storia di streghe, castelli e antiche maledizioni, con in più un pruriginoso rapporto lesbico tra le due protagoniste femminili. Al di là dei limiti evidenti di regia, trama e soprattutto interpretazioni, il film è immerso in un'atmosfera genuinamente gotica che accontenta gli amanti del genere.
Muffo e pedestre. Streghe, sacrifici e maledizioni ancestrali in un tardo gotico italiano che, spulciando tra i capolavori di Freda e Bava, ammucchia ingenuamente tutti i luoghi comuni del genere – candele, macabri dipinti, lugubri cripte, ragnatele, tomi polverosi, talismani e fumi colorati – in una sceneggiatura esangue e piattissima. In cauda venenum gli attori, con Brice impacciato e insignificante, la De Leo e Carra artefatti e la Viotti che si limita a spogliarsi e a urlare. Esecrando.
Un castello maledetto, una strana e malefica leggenda di morte, streghe e sacrifici di sangue. Questo film dei primi anni '70 risente ancora delle tematiche gotiche precedenti, pur affacciandosi al nuovo filone giallo (vista la presenza di enigmatici omicidi). Il risultato è alquanto singolare, con atmosfere logore ma pur sempre efficaci e qui anche godibili. Sicuramente da rivalutare.
Per buona parte della sua durata, il film sembra riuscire a sfuggire all'infamia del
monopallino. Ciò nonostante una storia povera e risibile, dei ritmi piuttosto lenti e delle prestazioni attoriali poco convincenti (per essere eufemistici). Quando però si arriva a quel finale da puro delirio trash, con effetti speciali (li vogliamo chiamare così?) che non ci si crede, il livello, già molto basso, crolla sotto il livello di guardia.
Niente male questo tardo-gotico diretto dall'esperto Ratti. Poveristico nelle ambientazioni, confuso nella trama ma affascinante nell'atmosfera, il film si rivela divertente e piacevole da vedere. Nonostante le continue citazioni colte (Shakespeare, Baudelaire, Rousseau...) la trama è quanto di più elementare si possa concepire, tra i classici stereotipi del gotico e alcuni ammiccamenti pruriginosi. Senza dubbio la versione uncut offre elementi più interessanti. Non un capolavoro ma la noia, per fortuna, è ben lontana.
Visto nell'ormai mitica "french version" con ben 12 minuti in più rispetto alla purgata copia italiana. Le scene saffiche in più però nulla aggiungono o tolgono a questo tardo gotico che allinea uno dopo l'altro, con inesorabile puntualità e desolante sciatteria, tutti gli stereotipi del genere. Girato con due lire, diretto svogliatamente e recitato ancor peggio, è un autentico festival dell'ovvio anche se, va detto, non più di tanti altri prodotti consimili del periodo.
MEMORABILE: I ridicoli "effetti speciali": dalle fiamme in sovrimpressione alla trasformazione finale della strega.
Pessimo horror travestito da "le avventure di Sherlock Holmes" in cui un giornalista investigativo coadiuvato dalla mogliettina disinibita indaga nel misterioso castello di un vecchio amico che lo ha chiamato in aiuto. Morti sospette e scene lesbo interminabili per non ottenere comunque un risultato apprezzabile. Scadenti sia la colonna sonora che la fotografia, pessimi gli attori. Fallimento totale.
È d'obbligo una confessione: preferisco cento volte film come questi a uno psicopatico splatter del 2018 o a uno di quegli horror con ragazzotti americani... senza contare il potere di svago e relax insiti in tali simpatici goticuzzi. Il finale baracconesco, le furbate erotiche e l'inadeguatezza del budget affondano impietoso il giudizio, ma è giusto non infierire: al fondo, pur colto in maniera strampalata, rileva, infatti, uno strato fantastico e letterario (Baudelaire) non disprezzabile.
L'incipit è ripreso dal racconto “La caduta della casa degli Usher” di Poe; il film poi si indirizza su territori di tipo stregonesco e poliziesco, il tutto però poco risolto con uno snodo della trama che non convince appieno. Riusciti invece l'atmosfera gotica dentro il castello e i sacrifici orgiastici. Le uccisioni, seppur affascinanti, sono troppo brevi e incomprensibili nel loro meccanismo. Il protagonista è una sorta di Auguste Dupin e infatti non manca il gusto per i rebus. Tutto sommato gli attori hanno volti adatti ai loro ruoli.
Il gotico italiano, dopo un decennio di grandi film, si avvia mestamente al tramonto con questo film senza né capo né coda, infarcito di qualche sequenza che si vorrebbe erotica e capace di trascinare nel ridicolo tutti i passaggi obbligati di questo tipo di film. Gli interpreti, a loro volta, non aiutano certamente e anzi sembrano i primi a non credere ai loro ruoli.
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Ciavazzaro ebbe a dire: Grazie mille gentilissimo come al solito (io ho recuperato la versione da 95 minuti,la shendene l'avevo già nella mia collezione).
Se tu riuscissi a mettere su rapidshare anche solo i titoli e le scene alternative della versione franzosa ti farei un monumento !
Volentieri,appena possibile sarà mio dovere.
E'solo una questione di tempo..bisognerebbe non lavorare e dedicarsi solo a queste cose..:)
Nella copia più "audace" del film - realizzata solo per i mercati esteri - fanno capolino scene orgiastiche (una strega reincarnata si vendica in maniera singolare sulle discendenti dell'uomo che la mandò al rogo secoli prima) non prettamente hard, ma senz'altro più spinte dei coevi prodotti sexy in quanto caratterizzate da un taglio lesbico poi convalidato nella scena in cui Angela De Leo seduce Patrizia Viotti (sequenza decisamente epurata nella versione italiana).
Il regista Filippo Walter Ratti aveva già avuto grane con la censura, quando l'anno precedente realizzò Erika, sorta di anticipatore del samperiano Malizia.
La versione montata per i mercati esteri (con più scene erotiche, ne parla Undying in "Curiosità") è al momento disponibile sul canale youtube Horror Realm. Audio in italiano.
Aggiungo alle fonti già citate da Undying e a conferma della notizia Sullo schermo per errore una pellicola proibita, in Corriere d'informazione, 18-19 dicembre 1971, pag.2. Il cronista aggiunge che quando "l'operatore L.M. si è reso conto dell'errore si è affrettato a interrompere lo spettacolo". Agli spettatori è stato rimborsato il biglietto e "il cinema è stato riaperto solo quando è giunta da Roma la versione corretta del film". La notizia così riportata, e soprattutto il fatto che l'operatore si sia accorto dell'errore in corso di proiezione, si presta a molte interpretazioni, alcune delle quali fanno anche abbastanza sorridere. Ma sono soltanto ipotesi, quindi fermiamoci qui.
DiscussioneZender • 26/05/24 08:08 Capo scrivano - 48264 interventi
La quarta e ultima in "Curiosità". Nocturno che cita a sua volta ABC. Non ho ripetuto che il cinema era lo Smeraldo perché l'aveva già scritto lui. La mia fonte citava addirittura il nome e cognome dell'operatore che ovviamente ho omesso. Il Corriere oltre a confermare il succo della notizia consente di retrodatare almeno alla metà del dicembre 1971 la famigerata proiezione. In più riporta la sospensione della proiezione e il rimborso biglietti. Partendo dal presupposto che la notizia sia vera resta il mistero buffo. Si possono fare tante ipotesi che però, appunto, sono soltanto ipotesi. Mi limito alla due più benevole. O l'operatore (o chi per lui) è stato avvertito della censura a proiezione in corso, oppure hanno fatto partire la pellicola dimenticandosi momentaneamente del fatto che fosse censurata. Se non è vera ipotesi 1 è impossibile che non sapessero della censura, altrimenti di cosa si sarebbe "accorto" il proiezionista in corso d'opera?
La quarta e ultima in "Curiosità". Nocturno che cita a sua volta ABC. Non ho ripetuto che il cinema era lo Smeraldo perché l'aveva già scritto lui. La mia fonte citava addirittura il nome e cognome dell'operatore che ovviamente ho omesso. Il Corriere oltre a confermare il succo della notizia consente di retrodatare almeno alla metà del dicembre 1971 la famigerata proiezione. In più riporta la sospensione della proiezione e il rimborso biglietti. Partendo dal presupposto che la notizia sia vera resta il mistero buffo. Si possono fare tante ipotesi che però, appunto, sono soltanto ipotesi. Mi limito alla due più benevole. O l'operatore (o chi per lui) è stato avvertito della censura a proiezione in corso, oppure hanno fatto partire la pellicola dimenticandosi momentaneamente del fatto che fosse censurata. Se non è vera ipotesi 1 è impossibile che non sapessero della censura, altrimenti di cosa si sarebbe "accorto" il proiezionista in corso d'opera?
All'epoca certe cose erano visibili dopo il visto della censura, altre no. E' possibile che l'operatore sia rimasto sorpreso per inquadrature non dico hard, ma "ginecologiche", e che gli sia nato il sospetto che la pizza proiettata fosse non regolare. La stessa cosa accadde, a quanto disse Bitto Albertini, per Metti lo diavolo tuo... In questo caso la copia, vista al cinema dallo stesso regista (convocato con urgenza) e dal prefetto della citta in questione (Viterbo, forse), con l'avallo di quest'ultimo circolò liberamente in Italia. Si era trattato di un errore dell'azienda di stampa della pellicola. Relata refero, ovviamente: GIUSTI, Dizionario Stracult della commedia sexy, pagina 289.