Dopo lo scandalo Watergate il tema dell'intercettazione ha tenuto banco al cinema producendo opere di notevole spessore. Tra queste THE CONVERSATION è una delle più celebri e accentra sulla figura dell’intercettatore un film che è prima di tutto un ritratto psicologico; Francis Ford Coppola, abbandonata la grandeur del PADRINO, si dedica a un film d'autore in cui il minimalismo (anche musicale, con una colonna sonora raffinata giocata sul piano) fa la parte del leone. Harry Caul (Gene Hackman) è concentrato solo sul suo lavoro: parla il meno possibile, odia chi gli fa domande e per la prima volta, dopo aver registrato la conversazione cui...Leggi tutto fa riferimento il titolo, si pone dei quesiti etici: e se a causa delle sue intercettazioni le vittime dovessero morire? Il dilemma si protrae fino all'inatteso finale, monopolizzando l'attenzione di Caul e - di riflesso - la nostra. Il che, se inizialmente ci fa sperare in uno sviluppo dalle tinte gialle, ben presto si rivela essere solo un espediente per riflettere su una questione morale e per esemplificare il meglio possibile l'insolita professione del protagonista. Ma gli interminabili silenzi, il ritmo lentissimo (che ha estasiato la giuria di Cannes facendo vincere a LA CONVERSAZIONE la Palma d'oro) mina il film alle fondamenta, trasformandolo in un tedioso esercizio di stile dove ogni scena è costruita per mostrarsi matura e di grande spessore. Hackman è bravo, ma il basso profilo imposto dalla sceneggiatura lo confonde in una melassa autoriale che non sempre gli rende merito. A tratti eccellente, nel complesso sfibrante e difficilmente digeribile.
Francis Ford Coppola ci ha regalato questo gioiello,, che però non ha avuto grande consenso presso il pubblico. Il film racconta di un detective privato che a seguito di una sua inchiesta, viene a trovarsi in una crisi di coscienza. Oltre ad un ottimo studio dei personaggi, il soggetto si propone di far riflettere anche sulla interpretazione dei fatti così come li vediamo e sentiamo, cosa non nuova (si pensi a Blow up), ma comunque interessante. Grande interpretazione di Gene Hackman, contornato da un cast di tutto rispetto. Da vedere assolutamente.
Sorprendentemente bello. Film "intimo" di Francis Ford Coppola, il quale ci serve un Gene Hackman da florilegio, che viene inserito in una vicenda in cui l'investigazione viene vista anche dal pensoso interno dell'investigatore. Grande regìa e grandi interpretazioni. Da vedere, senza dubbio.
La prima sensazione è che il film fosse incompleto, ma complice la qualità del download me lo sono rivisto e l'ho apprezzato moltissimo. Non è il classico film di spionaggio ma una pellicola - meno frenetica - basata sull'introspezione del personaggio interpretato da un grande Hackman, meno cinico e più "imbarazzato" del solito. Girato prevalentemente in interni che contribuiscono ad aumentare l'atmosfera cupa e claustrofobica del personaggio. Compare anche Harrison Ford con un look da "sbarbatello" al quale non siamo abituati.
All'epoca dello scandalo Watergate uscì questo interessante e articolato film di Coppola, amplificato dall'elaborata colonna sonora di David Shire. Temi molto attuali, come la percezione soggettiva dei fatti, l'antisocialità, l'illegalità, la tutela della privacy e l'ossessione/rimorso di spiare e di essere spiati. Trionfo della solitudine nel finale. Eccellente prova di Hackman, ma si fa notare anche un giovane, glabro e subdolo Harrison Ford.
MEMORABILE: Hackman che, ossessionato dalla possibile presenza di microfoni nascosti, mette a soqquadro la propria casa.
Film del '74, ma che sembra girato ieri. Il protagonista, infatti, passa la sua vita a spiare gli altri. Ma un caso che sta seguendo fa nascere in lui il dubbio che dietro un semplice tradimento ci sia qualcosa di ben più grande. Inoltre verrà preso da una crisi di coscienza. Uno dei meriti fondamentali di Coppola è quello di mettere in piena evidenza l'ambiguità della parola. Magistrale il lavoro svolto dal tecnico del suono W. Murch che dà vita ad una colonna sonora pienamente integrata nel film. Straordinaria l'interpretazione di Gene Hackman.
MEMORABILE: La scena finale è di quelle che non si dimenticano.
Film ingiustamente poco apprezzato dal pubblico, si tratta un'opera bella, realizzata (a partire da un ottima sceneggiatura) con stile sobrio e rigoroso, facendo prevalere i contenuti (in questo caso le conversazioni del titolo) sopra la forma, che appare minimale, ma comunque curata (e con un'ottima fotografia, di impronta neorealista). Il film è anche un esempio di recitazione affidato ad un buon cast, in cui spicca il grande Gene Hackman. Da vedere.
Signori, giù il cappello. Straordinaria prova d'Autore di Francis Ford Coppola, che mette in scena una vicenda minimalista, scarna, ma pienissima di significati nascosti e di sfacettature, con un fenomenale crescendo di pathos e di mistero che sale sottopelle e che sfocia poi in un finale semplicemente perfetto nella sua completezza e nella sua crudeltà. Intimista, ossessionante, misterioso, questo film dimostra ancora una volta come il Cinema (con la c maiuscola) può diventare arte.
Il capolavoro di Coppola assieme ad Apocalypse now. Incredibile come questo "pazzo" che gira film titanici riesca anche ad essere grande in opere contenute come questa. Harry Caul è un uomo senza vita, festeggia il compleanno suonando il sax sui dischi e riceve applausi registrati, ha una donna che non sa niente di lui e che tiene nascosta, spia gli altri. Una vita terribile che Coppola registra magistralmente e alla quale dona il riscatto. Hackman im-men-so. La scena iniziale è studiata nei manuali del cinema per l'uso dell'immagine e dei suoni.
MEMORABILE: L'inizio; l'assolo di sax; la réunion degli spioni post fiera; la telefonata dopo aver trovato il regalo di compleanno.
Quello che mi ha sempre affascinato di questo film è la tecnica con cui è stato girato. La maestria di certe inquadrature mette quasi in secondo piano i dialoghi serrati, la musica ridotta all'essenziale e la recitazione di un Hackman, giovane e vigoroso. Queato è uno di quei film visti dal buco della serratura dei nostri sentimenti, l'amicizia, l'onestà, la solitudine. Il tutto forma un opera sottovalutata da molti forse perché troppo intimista. Da stravedere.
Pio e pieno di scrupoli, il protagonista ha scelto in apparenza il mestiere meno adatto, quello dello spione professionista, che gli permette tuttavia di sublimare con un'illusione di omniscienza il vuoto di una vita solitaria e ai confini della paranoia. Film dal ritmo lento e le atmosfere rarefatte, da decifrare come un enigma, in cui lo spettatore viene portato ad immedesimarsi nell'ossessione "auditiva" dell'investigatore, per poi cadere vittima, come lui, dell'inganno nel finale. Supèrlativo Hackman, colonna sonora d'eccellenza.
MEMORABILE: Nella splendida sequenza conclusiva, Hackman che cerca cimici nel proprio appartamento
Considerato da molti un gran film; ma a parte le grandi performance di Gene Hackman e del compianto John Cazale l'ho trovato noioso; si risolleva solo nel finale a sorpresa, ma non basta per fare di questo film un buon film. Sopravvalutato.
È il migliore nel suo campo, riesce ad intercettare voci anche nelle situazioni più difficili e a separare i diversi suoni con attrezzature da lui costruite. Harry Caul (Gene Hackman) è però vittima del suo lavoro, parla poco come se sapesse che può essere sempre ascoltato e cerca di nascondere la sua vita privata. Ma poi si pone problemi morali e questa debolezza la pagherà cara. Hackman è bravo e con il suo personaggio riesce ad angosciare facendoci vivere la sua solitudine. Buona la regia, qualche scena di troppo, ma senz'altro da vedere.
Forse il miglior film di Hackman. Un personaggio contraddittorio che da un lato spia gli altri, ma dall'altro è gelosissimo della sua privacy. Ben costruita la narrazione, ma soprattutto un ottimo lavoro (anche nel doppiaggio) è stato fatto con il sonoro. I nastri ascoltati e riascoltati, filtrati, elaborati a più riprese che più divengono leggibili nella forma e meno risultano comprensibili nel contenuto. La tecnologia allora avvenieristica oggi è da museo, ma attualissimo il tema. Colpisce.
Coppola si concentra in tecnicismi che hanno fatto scuola: suoni, immagini ed inquadrature sono da manuale, come da manuale è il ritratto psicologico del personaggio interpretato dall'ottimo Hackman. Il tutto porta però ad una lentezza insita in un genere di film così "intimo" e lo rende sicuramente poco digeribile. C'è anche un po' di ripetitività nell'insistere su certi aspetti caratteriali dell'investigatore Caul, chiari fin dall'inizio. Bello il finale.
Capolavoro intimista del corpulento Francis, Maestro altrove titanico nelle produzioni, sempre smisurato nelle ambizioni. The conversation è il suo vero Apocalypse now dell'anima. Film perfetto su un uomo ossessionato dal controllo delle vite altrui come mezzo per sfuggire all'horror vacui di sè. Contribuiscono a renderlo indimenticabile: il sonoro avanguardista di Walter Munch; una messa in scena essenziale; il talento sconfinato di Gene Hackman, capace di rendere come nessuno il Cuore di Tenebra di Harry Caul. Gran maschera Cazale: feticcio di Coppola.
Percorso introspettivo nella solitudine e nel riserbo di Harry Caul, di mestiere spia. Potrà deludere chi si aspetta una trama spiccatamente gialla o colpi di scena a ripetizione, perché in realtà tutta la storia si concentra soltanto sul rimorso e l’indecisione del protagonista, che sa che il suo lavoro può portare all’omicidio di qualcuno. Intimista e un po’ lento, probabilmente sarà stato studiato con attenzione da von Donnersmarck prima di dirigere Le vite degli altri.
La vita di Harry è specchio della sua anima, di sani principi ma introversa, distaccata; forse l’unico modo per sostenere il lavoro di intercettatore è privarsi dei sentimenti restituendoli solamente alla mansione che si svolge; ma quando la coscienza bussa sulle pareti dell’anima, l’armatura si scopre sottile, il baratro profondo; anche la religione non è più sufficiente a colmare le paure. Scandita dal magnifico sound design di Murch/Shire, è un’amarissima disamina sulla solitudine nonché una dolente ricognizione sulla paranoia, l’ossessione.
Straordinario thriller, in cui l'investigatore (un mago delle intercettazioni ambientali), anzichè sciogliere l'enigma resta fatalmente invischiato e finisce con lo scoprirsene vittima (tema simile a quello di Bersaglio di notte di Penn, che lo svolge però con risultati meno efficaci). Gene Hackman superlativo nel tratteggiare la figura del protagonista che scivola progressivamente nel totale isolamento e nel delirio paranoico. Forse il film più coerente e compiuto di Francis Ford Coppola.
MEMORABILE: Gene Hackman che nel finale suona il sax sulle rovine del suo appartamento, distrutto con furia alla ricerca di microspie probabilmente inesistenti.
Sorprendente, intimistico, Coppola: non il grande spionaggio internazionale, niente inseguimenti e sparatorie, ma la vita vuota e fredda di chi per mestiere ascolta gli altri. E se il regista mostra tutta la sua perizia tecnica (specie nella scena iniziale), a rubare la scena è senza dubbio Hackman, soprattutto perché non si è abituati a vederlo indossare i panni di un uomo insicuro e roso dal rimorso: tuttavia sembra non abbia fatto altro per tutta la sua carriera, tanta è la naturalezza. Il gran finale lascia decisamente il segno. Ottimo.
Spiace non poter riempire di lodi un film simile, ma se sfogliando le carte ci si attende un capolavoro stimolante e raffinato, ciò in cui ci si imbatte è un film sì stimolante e raffinato, ma bloccato da un primo tempo di strenuante lentezza (e non lo risollevano né Hackman né la conversazione incriminata, di per sé ben poco evocativa) e privo del giusto colpo d'ala finale. E' vero che nel secondo tempo la tensione improvvisamente impenna (l'hotel) e che ci sono pure un paio di ottime sorprese, ma nel complesso si rimane soddisfatti a metà.
Piccolo gioiello del cinema americano anni 70; merito di una sceneggiatura ottima e di una regia di Coppola impeccabile già a partire dai primi dieci minuti in cui viene mostrata la coppia misteriosa, i cui dialoghi sono registrati, in un luogo affollato ove poco si comprende. Questa è la base e colonna portante dell'intero film, che a dirla tutta risulta non perfetto a causa di un'eccessiva lentezza nei primi 30 minuti, per poi diventare un thriller coi fiocchi con un Hackman superlativo.
MEMORABILE: Hackman suona il saxofono per festeggiare il compleanno; Hackman entra nella stanza 773 (scena da antologia).
Il protagonista è un intercettatore mercenario; all'inizio della vicenda ci tiene a ribadire che il lavoro è solo lavoro e in quanto tale deve restare separato da ogni coinvolgimento emotivo. Ma poi non sarà così e i piani di realtà cominceranno a confondersi e sostituirsi, sino a una sorta di discesa negli inferi della mente. Pellicola potente, cinica e senza vie di fuga, inesorabilmente moderna. Ottime la sonorizzazione e la musica.
ìIn pieno Watergate uno dei thriller più raffinati e sottilmente metaforici sulla paranoia spionistica che attanagliava l’America nixoniana. Ispirato a Blow-up, è un film in cui l’atmosfera di malinconica rassegnazione conta più dell’azione. L’andamento lento e lo stile troppo raffreddato potrebbero deludere chi ama il Coppola più sanguigno del Padrino e Apocalypse now, ma il ritratto del paranoico e introverso protagonista, incarnato da uno dei migliori Hackman della carriera, è di quelli che restano impressi. Cameo di Duvall non accreditato. Sonoro narrativamente rilevante.
MEMORABILE: L'intercettazione iniziale in Union Square, La tazza del bagno piena di sangue; La ricerca del microfono con relativa distruzione dell'appartamento.
Capolavoro molto intimo di Coppola in cui ogni personaggio è descritto con accurata descrizione psicologica e motivazioni che lo fanno agire. Ineccepibilmente tecnico sia per le situazioni presentate che per le tecniche di ripresa, coinvolge nei tempi lunghi e nelle rare scene d'azione, perché i mutamenti delle opinioni, della vita e del sentire avvengono all'interno personale e il resto è ombra, tempo che passa e sfugge. Grande il commento musicale e gli stati d'animo descritti, ciascuno con un movimento di macchina diverso. Monumentale.
MEMORABILE: La camera a obiettivo fisso nella stanza di Caul.
Investigatore privato teme che grazie alle sue rivelazioni possa verificarsi un omicidio. Tema caldo in Usa (grazie al caso Watergate); le intercettazioni anche solo tra amanti possono avere effetti devastanti. Inizio che richiama Antonioni per la solitudine degli spazi e il clima di alienazione che trasforma il film in thriller al limite dell’horror. Un crescendo in cui la paranoia di un singolo diviene modello per una nazione dove non ci si deve fidare di nessuno e il finale, come un campo di battaglia, è perfetto. Stavolta Cazale non incide.
MEMORABILE: Il piano sequenza d’apertura; Il sangue sul vetro del balcone; Lo scherzo alla fiera con la chiamata a casa agli amanti; Hackman che devasta la casa.
Il Caos domina le vite degli uomini e l'unico modo di sfuggirgli è l'indifferenza; quando il protagonista derogherà a tale norma la sua anima verrà devastata sino a sconvolgere qualsiasi riferimento logico e morale: i confini tra vittima e carnefice, giusto e sbagliato, realtà e desiderio. Le location (spoglie e anonime) divengono specchio dell'interiorità e il film, pur non raggiungendo apici metafisici, vanta l'ambizione d'essere una metafora esatta della contemporaneità, dilaniata tra ansia di privacy, solitudine ed esibizionismo.
MEMORABILE: La conversazione iniziale, frantumata e pericolante, che diviene filo conduttore e si rivela gradatamente durante l'intera pellicola.
Deludente. La trama è affascinante, da giallo magistrale, con i mille interrogativi lasciati in sospeso che vengono rivelati solo con un colpo di scena eccezionale. Eppure la regia si invischia giocando tutto sulla creazione di un personaggio, quello di Hackman, che malgrado l'approvazione della critica mi pare risultare freddo, sempre rimanere un po' distante. Il film finisce quindi per essere lentissimo, quasi asfissiante nelle troppe scene sui dubbi di Hackman, mentre l'investigazione rimane l'unica cosa riuscita.
Investigatore privato specializzato in intercettazioni si ritrova invischiato in un caso che metterà a dura prova la sua coscienza. Definire il film irritante è il minimo. Poco importa se dietro c'è la mano di Coppola: il film è lento all'eccesso, confuso. Un Hackman mostruosamente bravo non basta a disinnescare una noia che regna sovrana incontrastata. Bella la colonna sonora.
MEMORABILE: La festa nella quale Garfield tiene testa a Hackman.
Un esperto di sorveglianza comincia a farsi scrupoli per le conseguenze del suo lavoro. Il tentativo di Coppola di indagare la vita di chi tutto sente e ascolta regge bene la prima ora del film: l'ottima regia crea una suspense ipnotizzante. Il ritmo viene spezzato da intermezzi inutili (la festa), nemmeno coerenti con l'impostazione iniziale del film, riprendendosi verso il finale. Un film sopravvalutato a causa del contesto politico presente al rilascio (scandalo watergate), nonostante fosse stato scritto precedentemente. Bravo Hackman.
Nell'era Watergate (pure esplicitamente citato, sia pur di passaggio) la paranoia si abbatte sullo spione anziché sullo spiato: pur intuendo già che alla fine tutto potrebbe rivelarsi diverso da quel che sembra, si resta ugualmente spiazzati e inermi insieme a lui. Il primo film di Coppola dopo la consacrazione è una parentesi sorprendentemente lontana dal barocchismo dei due Padrini e di Apocalypse now, in cui perfino la San Francisco proverbialmente solare dell'epoca diventa uno scenario livido che fa da sfondo a quadri di espressionista solitudine umana.
Espressione dei suoi tempi, e avvincente nella primissima parte, vacilla nel suo essere freddo e autoriale per scelta più che per vocazione. Ogni cosa è al suo posto - tra cast impeccabile, finale spiazzante e scenografie sporche - dando la sensazione di un'artificiosità generale. Restano contemporanee le riflessioni di fondo sulla privacy, sebbene gli strumenti e gli interpreti si siano fortemente evoluti. Volendo ponderarlo con altri (rari) esempi del genere, a metà strada tra i labirinti esistenziali del precendete Blow-up e le morbosità offuscanti del successivo Blow out.
MEMORABILE: La presenza scenica di Hackman; Il complesso e riuscito lavoro di sound design di Murch.
Un investigatore privato fra i più dotati professionalmente porta a termine un delicato lavoro di intercettazioni senza saperne il motivo (che comunque non gli compete) e interrogandosi profondamente sulla liceità del progetto. Coppola si cimenta col tema della privacy violata girando un film tanto autoriale quanto noiosamente vicino all'esercizio stilistico: ritmo lento, espressioni mimiche di Hackman fin troppo impenetrabili, tanto da renderlo una statua di sale. Alla lunga viene voglia di interromperne la visione. Finale kafkiano.
Esperto di intercettazioni ambientali disilluso e cinico svolge il suo lavoro con freddo metodo e indifferenza. Intercettando una coppia di amanti comincia a porsi il problema delle conseguenze del suo lavoro; ciò lo porterà in una pericolosa spirale. Film di riflessione etica che manca parzialmente il bersaglio, avviluppandosi in momenti a volte prolissi e a volte tediosi. La nota migliore è Hackman, bravo nel rendere il suo disagio psichico e comportamentale. Vale più come testimonianza della preistorica ma per questo affascinante tecnologia anni 70, fatta di pulsantoni e bobine.
Incaricato da un ricco manager di intercettare la moglie e il suo nuovo amico, Caul si persuade che oltre al tradimento ci sia qualcosa di più torbido e si immedesima a tal punto, nella ricostruzione dei dialoghi registrati, da diventarne ossessionato fino alla vera psicosi. Una storia tutta interiore, di passaggi psicologici contrappuntati dal compulsivo ascolto dei nastri che via via scivola nell'incubo e dove non c'è quasi azione, ma solo un rimuginare iterativo che tiene costantemente sulla corda. Notevole lo studio sul suono; grande Hackman in un ruolo umbratile e compresso.
Pare che Coppola produca grandi kolossal per poi investire i proventi su opere intimiste e meditative. La conversazione è una di queste, un thriller minimale che attraverso una sofistica elaborazione di suono e montaggio adesca le percezioni del pubblico. Hackman abita il film trasmettendo il peso specifico dell'alienazione e infestando le immagini di paranoia complottista. A una seconda visione vengono al pettine passaggi narrativi troppo coincidenziali e uno spessore atmosferico superiore alla sostanza, ma ce n'è abbastanza per restare in attesa dell’incubazione post Megalopolis.
MEMORABILE: La confessione di Harry durante la squallida festa nello studio di registrazione; Il water che trabocca sangue.
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Caesars ebbe a dire: Uscito il bluray del film. Ha anche audio italiano (quindi che non ci fosse nel dvd per volere di Coppola mi pare un'invenzione dei nostri distributori). Da quello che ho letto in giro dovrebbe essere il doppiaggio originale dell'epoca. Ho già il dvd, sto pensando seriamente di fare upgrade (anche se un po' mi girano a ricomprare film che ho già su supporto digitale)
ll fai solo per il doppiaggio ? perchè io ho il dvd e a mio parere la resa è ottima.
HomevideoZender • 23/11/12 19:32 Capo scrivano - 48467 interventi
Didda23 ebbe a dire: Voglio vedere se vale la pensa, altrimenti mi tengo stretto il dvd. Ho paura di fare la fine di un mio amico che compra blu-ray di film già usciti in blu-ray (in nome di una fantomatica resa migliore..) Temo di conoscerlo. E non hai idea delle ciulate che s'è preso...
Può avere un senso se cambia il master di partenza o se è una versione restaurata. Altrimenti, il trasferimento video quello resta.
HomevideoZender • 24/11/12 08:30 Capo scrivano - 48467 interventi
Certo, ma io per dire ho preso Atto di forza di Verhoeven da negativo originale con supervisione del regista (il precedente bd era da interpositivo). Alla fine dei conti i colori son più smorti e non son riuscito a vederci nessun vero guadagno. Lo riguarderò meglio, ma...
Galbo ebbe a dire: Caesars ebbe a dire: Uscito il bluray del film. Ha anche audio italiano (quindi che non ci fosse nel dvd per volere di Coppola mi pare un'invenzione dei nostri distributori). Da quello che ho letto in giro dovrebbe essere il doppiaggio originale dell'epoca. Ho già il dvd, sto pensando seriamente di fare upgrade (anche se un po' mi girano a ricomprare film che ho già su supporto digitale)
ll fai solo per il doppiaggio ? perchè io ho il dvd e a mio parere la resa è ottima.
Mah, è solo un pensiero. Si lo prenderei per il doppiaggio, effettivamente forse non vale la pena perchè il dvd è effettivamente già un ottimo prodotto. Non capisco però perchè non avessero messo il doppiaggio originale.
Zender ebbe a dire: Certo, ma io per dire ho preso Atto di forza di Verhoeven da negativo originale con supervisione del regista (il precedente bd era da interpositivo). Alla fine dei conti i colori son più smorti e non son riuscito a vederci nessun vero guadagno. Lo riguarderò meglio, ma...
A volte le case di produzione combinano pasticci. Io cerco sempre recensioni delle edizioni, specie se ce ne sono diverse sul mercato.
HomevideoRocchiola • 9/03/16 10:30 Call center Davinotti - 1298 interventi
Il Bluray della StdioCanal/Universal del 2012 è secondO il mio giudizio personale un po' troppo altalenante. L'immagine passa dall'ottimo di alcune scene al mediocre di altre, ma forse era voluto del Regista che ha girato alcune parti in stile "documentaristico" piuttosto sgranate e ruvide.
L'audio italiano dell'epoca è quello che è, e comunque ci sono molte scene in lingua originale sottotitolate.
Si poteva forse fare di meglio, ma visto che si tratta di un titolo rimasto nell'oblio per anni, va bene così.
HomevideoRocchiola • 20/01/21 09:33 Call center Davinotti - 1298 interventi
Rivisto ieri sera su nuovo schermo da 55" Ambilight, confermo che il BD StudioCanal/Universal propone una qualità altalenante. Le immagini sono a tratti pulite e praticamente prive di grana, poi all'improvviso si hanno sequenze molto sgranate e ruvide. forse dipende dal girato originale, in ogni caso sono rimaste anche delle modeste spuntinature e queste in un fase di restauro potevano essere eliminate perchè le imperfezioni non credo fossero volute dal regista!!! L'audio italiano ha una buona potenza ma non è sempre chiarissimo, sono state aggiunte alcune sequenze non presenti nell'edizione italiana con i sottotitoli. Probabilmente un nuovo restauro magari sotto l'egida di Coppola stesso, potrebbe offrire un livello qualitativo migliore.
Per chi ha Apple TV il film è disponibile in 4k e Dolby vision presente l'audio italiano, per il 50 anniversario del film è uscito anche in blu ray 4k versione inglese pubblicata da Studio Canal (chissà se uscirà anche in Italia)