Storia di un pittore alla ricerca di sé attraverso le vicende dal III Reich alla Germania dell'Est liberata dai sovietici. Nelle vicende di Kurt privato e storia si intersecano ma, a causa di una sceneggiatura e di una regia televisivi, tutto è massimalizzato e sfiorato, drammi compresi. Così il gioco del fato non affonda, la storia è ritratta per sommi capi, le ragioni dell'arte banalizzate e la scelta individualista del pittore appare risibile. Un film più furbo che sentito, con un protagonista un po' stoccafisso.
Melodramma storico sentimentale ambientato durante e dopo la seconda guerra mondiale. Ambisce a trattare temi “alti”, come il ruolo dell’arte nella società ma la parte migliore è quella legata alla storia d’amore tra i due giovani protagonisti e al ruolo ambiguo del padre di lei. Da questo punto di vista non rappresenta un limite la non indifferente durata. La ricostruzione ambientale è buona, così come la prova degli attori, di Sebastian Koch in particolare. Nel complesso un buon film, sebbene lontano dall’opera migliore del regista.
Grande autore tritato dalla macchina divistica hollywoodiana o autore modesto a cui, per una serie fortunata di circostanze, è capitato di dirigere un capolavoro? Il terzo film del regista non scioglie l'enigma: quest'opera che abbraccia trent'anni di storia tedesca dagli anni del nazismo in poi, è senz'altro dignitosa e bene interpretata da Koch, ma il suo andamento melodrammatico, estenuante e non privo di cadute nel banale, non possiede, sia dal punto contenutistico che formale, quel mirabile rigore che aveva reso straordinario l'esordio. Epilogo inconcludente, da bicchiere mezzo vuoto.
Notevole durata per un film notevole. Pregno di sensibilità, raffinatezza, arte e poesia. Ma anche di drammi, di molte sventure che coinvolgono il protagonista, dall'infanzia all'età adulta. Non è il solito film sul nazismo che certo... la fa da costante ma quasi in sottofondo. E sono proprio le crudeltà da esso perpetrate che fanno quasi da trampolino di lancio al coraggioso pittore. Splendida fotografia, sequenze ricercate ma non manieristiche ed un cast che ben interpreta. Molto interessante il personaggio del Professore e le dinamiche che lo coinvolgono.
Monumentale opera terza di von Donnersmarck, dal Nazismo agli anni sessanta, alquanto enigmatica e discontinua, ricca di temi, tipicamente teutonica nelle nette schematizzazioni delle situazioni e dei personaggi. Meglio comunque, nel complesso, l'ultima parte del film, quella della sofferta ricerca dell'ispirazione artistica, che pare più profonda e più vera.
Trent'anni di storia tedesca dall'avvento del nazismo alla costruzione del Muro di Berlino, vista con gli occhi di una coppia d'innamorati e del laido padre di lei, uno spietato ginecologo. Lunghezza spropositata ma narrazione avvincente che ha il compito di evidenziare le assurdità del nazismo ma soprattutto le regole della DDR che videro molte persone fuggire prima della costruzione del muro. La pittura è il trait d'union di tutta la vicenda.
Un film sull'Arte, sul male reso estremo, il conformismo che si incarna in un mostro vero e proprio, la creatività e l'amore, nonostante tutto. Straordinario nella narrazione dell'orrore nella prima parte, poi, a tratti, eccessivamente lento, difetto che non incide in una grande narrazione ed intensità. Straordinario Sebastian Koch nella rappresentazione del "Professore" degno di Mengele, uno dei mostri veri della Storia, sfuggito alla cattura e rifugiato negli inferni da cui proveniva. Non distogliere lo sguardo, anche se gli occhi vedono solo il male.
MEMORABILE: "Non chiedermi di vedere un tuo quadro, mai! Solo tu puoi giudicare il suo valore".
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DiscussioneRaremirko • 25/07/21 18:01 Call center Davinotti - 3863 interventi
Capolavoro assoluto del mostra sacro Von Donnersmarck (a 'sto punto penso che The tourist l'abbai girato qualcun altro): pathos, ritmo, ricostruzione storica sublime, script perfetto (l'ultima scena, coi pullmann, tra le tante altre, è emozionantissima e chiude alla grande il cerchio), fotografia grandiosa, Koch perfetto nel ruolo del medico.
La parte relativa al nazismo non è la solita solfa alla Spielberg/Polanski (nulla contro di loro comunque), ma aggiunge perlomeno un punto di vista diverso sulla questione.
La componente artistica, relativa ai dipinti, dapprima solo accennata, prende via via sempre più importanza nel corso dei 182 minuti dell'opera, che letteralmente volano; ciliegina sulla torta uno score musicale triste e perfetto.
Forse LA visione dell'anno, o del biennio.
DiscussioneDaniela • 28/07/21 01:41 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Raremirko ebbe a dire:
Capolavoro assoluto del mostra sacro Von Donnersmarck (a 'sto punto penso che The tourist l'abbai girato qualcun altro):
Ecco un bel lapsus freudiano: infatti The tourist è girato da cani ;o)
DiscussioneRaremirko • 30/07/21 20:26 Call center Davinotti - 3863 interventi
Daniela ebbe a dire:
Raremirko ebbe a dire:
Capolavoro assoluto del mostra sacro Von Donnersmarck (a 'sto punto penso che The tourist l'abbai girato qualcun altro):
Ecco un bel lapsus freudiano: infatti The tourist è girato da cani ;o)
Che dire Daniela, più che cinefili siamo...cinofili!