Tipico horror a episodi britannico che però, nel segmento che cuce le tre storie (più una), per una volta trova la sua vera ragione di esistere. Forse anche perché scritto da un grande sceneggiatore come Robert Bloch, il film riesce a sganciarsi dalla struttura classica "tipo" (episodi + prologo ed epilogo) dando al contorno un sapore diverso, meno pretestuoso: si racconta di un giovane medico che si reca in un manicomio per farsi assumere come psichiatra; ma il direttore che dovrebbe accoglierlo è impazzito e a farne le veci è l'assistente, il quale invita il giovane a riconoscere, tra i quattro pazienti che andrà ad ascoltare, proprio il direttore....Leggi tutto Ognuno di loro racconterà una storia, che corrisponde a un episodio, anche se il quarto (Herbert Lom) si limiterà a descrivere i suoi robot-pupazzetti. Dei tre brevi segmenti rimasti, i primi due si concludono con un finale davvero "da pazzi", mentre il terzo (con Charlotte Rampling) è un semplice esercizio su un tema caro a Bloch (l'autore di PSYCO, non dimentichiamolo). Per quanto a suo modo originale, il film di Roy Ward Baker è comunque un horror assai datato, legato a una concezione classicamente inglese del genere come da tradizione Amicus (e Hammer). Regia anonima, buon uso della fotografia, recitazione compassata, episodi sciapi senza alcun picco. King però lo piazza tra i suoi best 100.
Ottimo horror a episodi della Amicus, diretto dal veterano Roy Ward Baker. Un giovane medico, per farsi assumere in un ospedale psichiatrico, deve indovinare chi tra quattro pazienti sia il dottor Star recentemente impazzito. Si comincia con una ragazza che fa far fuori la moglie del suo amante pagandone però le conseguenze (molto macabro soprattutto nel finale), poi vediamo un sarto che fa uno strano vestito per l'ottimo Cushing, sdoppiamento di personalità e pupazzi assassini. Gran cast e gran finale.
MEMORABILE: Il finale molto teso con una tripla sorpresa!
Interessante produzione Amicus che per l'occasione (ma avrà ulteriore seguito) ingaggia in regia il talentuoso Roy Ward Baker. Sceneggiato dalla magica penna di Robert Bloch, La Morte dietro il Cancello sfrutta un ottimo comparto d'attori, riuniti per l'occasione in un film ad episodi (quattro gioiellini) legati da un insolito trait d'union: un neolaureato in psichiatria dovrà riconoscere tra i pazienti di un manicomio il dottor Starr, noto medico recentemente impazzito. Frozen Fear è un remake (a parodia) di un racconto già affrontato da Francis come primo episodio de I Racconti dalla Tomba.
Bello, molto bello. Difficile trovare un film a episodi dove il livello delle singole storie è così uniformemente alto, con la vetta del primo racconto, davvero strepitoso. Forse il segmento con Charlotte Rampling è un po' prevedibile, ma solo se visto ora e dopo molti anni di film con un twist simile. Uno dei migliori film horror a episodi di sempre.
Buona l'idea di ambientare il classico plot Amicus ad episodi in un ospedale psichiatrico. L'atmosfera è oscura, come le location inglesi, molto tipiche. La cosa più interessante e allucinante sono i racconti, i deliri narrati dai malati di mente dell'ospedale, che aumentano ancora di più l'atmosfera di disagio. Ottime le due storie delle donne, mentre il racconto del sarto ha un sapore mortifero e magico. Non ho gradito più di tanto l'episodio del paziente con i robottini (comunque bello e assurdo). Cast di grandi attori.
Le premesse erano ottime, se non si fosse esagerato con alcune sequenze a dir poco fuori luogo come quella relativa al corpo sezionato (ma che non sanguina) che torna alla vita, come la mano in La casa 2. È comunque recitato bene e soprattutto basato su di una sceneggiatura avvincente, che porta la firma del mitico Robert Bloch. Il cast è infatti professionale e la soundtrack inquietante; inoltre la magione, dal fascino storico, risulta perfetta nella sua presenza architettonica.
Una cornice tanto intelligente quanto promettente (dietro quale pazzo si nasconde il dottore recentemente impazzito?) introduce tre episodi (più un quarto più breve e nel complesso non disprezzabile che amplia la cornice) decisamente meno esaltanti: risibile il primo, intrigante ma dal finale deludente il secondo, straniante ma prevedibile il terzo. A garantire la sufficienza abbondante la confezione di alto livello (fotografia di grande suggestione, buon gusto nelle inquadrature) e il notevole cast. Nulla di eccezionale comunque.
Discreto portmanteau targato Amicus. Il meglio (***) arriva nel quarto e nel secondo episodio, con il robottino ad energia psichica di Lom e l’abito taumaturgico che l’occultista Cushing si fa confezionare dal povero sarto Morse. A netta distanza (**) seguono il primo e il terzo: l’uno, piuttosto floscio, rimonta in un macabro finale con arti semoventi pre-Raimi; l’altro, è una derivativa vicenda di schizofrenia divisa tra la vittima Rampling e la tentatrice Ekland. Psichiatrico.
MEMORABILE: I pezzi del cadavere ricomposti nel freezer; il manichino “Otto”; il robot aziona il portavivande.
Non ho gradito particolarmente questo horror a episodi; anzi, ho trovato che tutti i segmenti prevedibili nello svolgimento quando non addirittura noiosi. Leggermente migliore il secondo, con un ottimo e ambiguo Peter Cushing. Buono il resto del cast, in particolare Lom e la Rampling, ma anche il colpo di scena finale è abbastanza telefonato. Mediocre.
Horror a episodi diretto da Baker e prodotto dalla Amicus. Scoprire quale sia il dottore impazzito è il vero motivo di interesse dell'intero film, in quanto gli episodi non regalano grandi emozioni. Qualche idea interessante sparsa qua e là c'è, ma il film non raggiunge mai i livelli da me sperati. Appena sufficiente.
Horror a episodi come da consolidata tradizione Amicus. Gli episodi sono legati da un filo comune (la follia) e incastonati in un’unica cornice narrativa all'interno di una clinica psichiatrica dove un dottore neolaureato, per essere assunto, deve scovare tra i pazienti un altro dottore, recentemente impazzito anch'egli, che era l'ex direttore dell'istituto. Per far ciò dovrà ascoltare le storie dei degenti. I vari segmenti si mantengono su buoni livelli, soprattutto quello con Cushing e quello con Powell e Lom. Uno degli Amicus migliori.
MEMORABILE: La sfida di Magee a Powell; Il manichino nella bottega del sarto; I modellini costruiti da Herbert Lom.
Diciamolo pure: anche in tempi meno sospetti di questi centrare un horror antologico equivaleva a fare terno o quaterna secchi. La controprova? Questa stanca quadripartizione combinante il sovrannaturale con la neuropsichiatria, traslata su pellicola dal Bloch-notes. La sufficienza è scarsamente accarezzata da ogni aspetto dell’apparato orrorifico: scarsa la tensione, statico il ritmo, scontato il dipanarsi, fatua l’atmosfera, inane la regia, pigro il cast (ma è bello ritrovare un McGee parpaplegico). Si sottrae al segno meno il secondo episodio e resta il generale ma vago fascino vintage.
Un semplice espediente raccorda quattro differenti episodi ambientati in un manicomio sperso nella fredda e umida Inghilterra. Ognuno di essi spinge sul grottesco e sul macabro, come da buona tradizione horror, ma senza concedere una goccia di sangue. Più che dignitoso il parterre di attori in cui spicca a sorpresa, nei panni di un povero sarto vessato, Barry Morse, capace di gettare ombra sul più blasonato Cushing. Malgrado tutto non sfigurerebbe al fianco di tanti Hammer più rinomati. Gradevole il colpo di scena a chiudere.
Ennesimo horror a episodi (genere assai in voga in quegli anni e vera e propria specialità della Amicus) in cui, per una volta, vale più la cornice (davvero ben costruita, con uno psichiatra che deve scoprire chi trai pazienti di un manicomio è il suo predecessore) degli episodi in sé: bene Lom e Morse, sprecati Cushing e la Rampling, colpo di scena finale un po' disonesto ma inevitabile.
MEMORABILE: I robottini di Lom, che ricordano un episodio analogo di Ai confini della realtà.
Discreta "valigetta" contenente quattro preziosi del sempre affidabile Maestro Ward Baker. La cornice di Bloch è di quelle che più succulentemente lapalissiane non si potrebbe pensare, mentre le singole "stanze" visitate dal povero Cristo Powell risentono dell'aritmia classica del genere. Si comincia col bizzarro e passabile "Frozen fear", mentre "The weird tailor" è "oscurato" dal carisma di Cushing ben coadiuvato da Morse. Duetto di "doppio" riuscito pur quello Ekland/Rampling in "Lucy come to stay" e chiusura allucinata garantita da Lom in "Mannikins of horror".
Quattro episodi interessanti con un unico filo conduttore, la clinica particolare per malati di mente e l'arrivo del giovane dottore che risponde a una inserzione per un lavoro. Le singole storie sono ben fatte e congegnate e donano un sapore di Ai confini della realtà che aleggia per tutta la pellicola (in effetti ogni singolo episodio potrebbe ben figurare nella serie). Nel cast la sempre bella Rampling. Interessante ma nulla di eccezionale.
Horror a basso costo diretto dallo specialista Ward Baker, formato da quattro episodi legati da un esile filo conduttore e con una conclusione piuttosto prevedibile. Volutamente tenuto in sospeso fra spiegazione psichiatrica razionale e dimensione soprannaturale, il film si svolge quasi tutto in interni cupi e claustrofobici conditi da un tocco di umorismo molto british. Il capitolo migliore è sicuramente quello finale con il robottino vivente, il più banale quello con la Rampling e il suo alter ego Ekland. Professionale ma poco coinvolgente.
MEMORABILE: Il piccolo automa schiacciato da cui escono viscere umane.
Gustosissima collezione di reperti crudeli che svaria fra diversi echi: il Poe de "Il sistema" e La bambola del diavolo di Browning. Solo l'episodio con la Rampling è risaputo: gli altri hanno un bel tono macabro, particolarmente evidente nel primo, forse il più riuscito assieme alla cornice. Ma a far apprezzare il tutto è l'atmosfera artigianale del buon horror d'una volta, malsano il giusto e radicato in una letteratura popolare di qualità. Bravi i veterani protagonisti.
Pecca un po' di sonnolenza visionaria (la Amicus ci aveva abituati meglio) ma l'incipit e il finale sono davvero straordianari. Leggendaria la colonna sonora (firmata da Douglas Gamley) che si lancia fiera e maestosa fin dai titoli di testa; succulento invece il cast di all stars. L'episodio del sarto con il leggendario Peter Cushing si fa decisamente ricordare.
Film ad episodi modesto, nonostante la sceneggiatura di Robert Block che riprende alcuni suoi racconti. Se il primo episodio, gustoso sulla carta, è compromesso da una messa in scena approssimativa, il secondo è meglio sviluppato e può contare alla presenza dell'elegante Cushing, mentre risulta banale lo sdoppiamento di personalità alla base del terzo con la bellissima Rampling. L'ultimo episodio, che conclude anche la cornice in cui sono incastonati gli altri, risolleva le quotazioni generali grazie ad una trovata "minuscola" ma d'effetto, ma il colpo di scena finale è prevedibilissimo.
Bel film a episodi targato Amicus tratto da alcuni racconti brevi di Robert Bloch. Suggestiva la framing story ambientata in un manicomio che si collega all'ultimo episodio dei piccoli robot assassini. Per il resto gli episodi sono tutti molto interessanti e paurosi, come il primo con gli arti della donna uccisa dal marito che si animano e il secondo col grande Peter Cushing.
La soddisfazione dell'appassionato medio è praticamente assicurata dal cast, ma gli episodi non brillano per inventiva e la cornice è piuttosto prevedibile. Abbiamo la banale vendetta di un corpo sezionato, l'intrigante ma infin deludente vicenda di un sarto dedito all'occultismo, una storia di schizofrenia con twist assai intuibile e una storia di pupazzi assassini fullmoonesca, interessante ma poverissima nella resa. Nel complesso godibile, ma manca quel certo fascino british che le produzioni dell'epoca solitamente conservano.
MEMORABILE: Robert "Gesù" Powell che afferma di essere ateo; Il manichino portato in vita dall'abito; Il risibile pupazzetto vivente; L'agghiacciante risata.
Tipico film dell'orrore all'inglese, con poca violenza ma con diverse scene d'effetto. Il cast è ottimo e comprende diversi nomi celebri nel cinema inglese e non solo. A tratti risulta un po' pesante, ma nel complesso si lascia vedere anche in considerazione del finale alquanto movimentato. Ottima la colonna sonora che apre e chiude con un famoso pezzo di musica classica. Consigliato, sopratutto se vi piace il genere.
Si parte da un evento particolare che fa cornice per tre “quadretti horror” tutto sommato non male, al termine dei quali si ritorna al punto di partenza. Dotato di una ottima confezione e di partecipanti di qualità, è un classico che poteva essere “sbrigato” meglio, in particolare per la chiusa finale abbastanza puerile e poco incisiva. Episodio meritevole di menzione è quello con il mitico Cushing nei panni di un padre disperato, "macabro" e piuttosto “spietato” (***), mentre gli altri ondeggiano tra (**) e (**!) . Consigliato agli appassionati del genere.
Uno dei prodotti migliori della stagione del british horror, che però stava volgendo al termine. Cinque episodi con un crescendo di situazioni e un Patrick McGee ancora più terrificante della prova d'attore che gli chiede Stanley Kubrick nello stesso periodo. I racconti di Robert Bloch non sono particolarmente originali, ma la costruzione delle scene e il crescendo delle situazioni è realizzato con cura ammirevole.
Classico film a episodi, tipico di quei tempi: qui la qualità non è male e si mantiene abbastanza omogenea per tutti i segmenti anche se il risultato globale è ben lontano dall'essere eccezionale. Si ha l'impressione che le storie, firmate da Bloch, avessero un potenziale non del tutto sfruttato. Forse la messa in scena ordinaria, forse la prevedibilità, almeno per lo spettatore odierno, ma la tensione non è spasmodica. Per una volta però l'episodio cornice ha un suo perché e non è puramente esornativo, ma il colpo di scena finale è, a dir poco, telefonato. Ricco il cast.
Discreto, tuttavia inferiore ad altri lavori della Amicus come il coevo Racconti dalla tomba. Il topos ricorrente dell' "asylum" del titolo, ovvero del manicomio, viene sfruttatato qui in modo originale. Fra i quattro segmenti che compongono l'opera i più convincenti sono i primi due: entrambi suggestivi, il secondo impreziosito dal sempre ottimo Cushing. La trovata finale dei modellini suscita un po' il riso e la soluzione è indovinabile. Peccato per il (ri)doppiaggio italiano, che non permette di godersi pienamente l'opera.
Discretamente prodotto, artigianalmente parlando, sebbene l'impostazione a episodi impedisca un profondo sviluppo dell'intreccio narrativo e ci sia qualche smagliatura, specialmente nel primo episodio e nel finale, che tuttavia riserva dei colpi di scena non così prevedibili. Probabilmente il miglior episodio è quello della bellissima Charlotte Rampling, ma anche il secondo, a carattere più "gotico". In definitiva un film che si fa seguire, con una durata poco impegnativa.
Film inglese a episodi che, come la maggior parte dei prodotti simili dell'epoca, trova il suo perché nell'apprezzabile confezione e soprattutto nella professionalità del cast (avercene, oggi, di horror mediocri recitati come questo). Purtroppo denota anche una certa prevedibilità di fondo (tutti e quattro gli episodi hanno uno sviluppo piuttosto scolastico) e una componente orrifica tutto sommato modesta, elementi che contribuiscono a tarparne le ali ben più della sua particolarmente evidente vetustà (i pochi effetti speciali sono invecchiati peggio che in altri casi). Blando.
MEMORABILE: Ottima la scelta di introdurre e chiudere il film con Musorgskij; La gamba impacchettata (a posteriori sembra un Garpez semovente); Il robottino.
Grande film a episodi della Amicus, forse più tetro e umano del solito: i migliori del lotto sono i primi due (soprattutto il secondo con il solito, grandissimo Cushing), tuttavia l'intera opera è assolutamente notevole grazie all'ottimo cast e a un ritmo che rende il film sempre accattivante (cosa che non sempre accade in quelli a episodi) e a una sceneggiatura che unisce in maniera perfetta i quattro segmenti con il solito piacevole tocco macabro tipico della casa di produzione britannica. Consigliatissimo agli appassionati dell'horror d'antan, tra follia umana e soprannaturale.
Se all’interno del manicomio di Dunsmoor aleggiano deliranti solitudini, fuori incombe il caos (a)sociale; tra riti vudù, libri di stregoneria, morti che risorgono e psicotiche allucinazioni. Roy Ward Baker si affida a questo macabro dualismo per dare vita a un film visivamente curato, di grande atmosfera ma con varie cadute di ritmo. Tra il cast il sempre presente Cushing (a cui viene regalato il ruolo migliore) e una giovanissima Charlotte Rampling. Notevole il roboante sonoro di Douglas Gamley.
Film diviso in tre episodi grandi e uno minore. Generalmente in questi casi un episodio si erge sugli altri, qui invece abbiamo un sostanziale equilibrio tra i quattro presentati: tutti discreti e con qualche buona idea grottesca e inquietante, nessuno veramente degno di nota per un qualche motivo. In genere comunque è un film piacevole e veloce, peraltro con un cast ricco di bei nomi, tutti a quanto sembra a proprio agio nel ruolo, con Patrick Magee ancora in carrozzina. Ottimi gli interni. Peccato per il finale, ampiamente telefonato. Un'opera che merita una visione.
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Cotola ebbe a dire: Quindi tu escludi categoricamente che possa
trattarsi di un semplice dvd guasto e che tutte
le copie siano così, per colpa della casa produttrice? No beh, categoricamente no, certo è che non voglio rischiare di farmi dare un nuovo dvd che magari presenta lo stesso identico difetto.
Preferisco permutarlo con un altro titolo o farmi rimborsare i soldi.
Comunque fesso io che continuo a dar credito a questa label che si è dimostrata più e più volte cialtrona.
Colpo di scena.
Stamattina sono andato a casa di un amico e ho provato il dvd con un lettore blu ray e magicamente funziona!, il video comunque fa pena, non rispetta le giuste proporzioni, è in 4:3 invece di essere in 16:9 e anche il doppiaggio italiano lascia parecchio a desiderare.
A sto punto era meglio tenere la sola lingua inglese.
Tra l'altro una vhs italiana di questo film esiste anche se è praticamente impossibile da trovare.
Ciavazzaro ebbe a dire: A sto punto era meglio tenere la sola lingua inglese.
Tra l'altro una vhs italiana di questo film esiste anche se è praticamente impossibile da trovare.
Scusa, Ciava, puoi dirmi la label di tale vhs?
Sarei curioso, perchè a me non risulta che il film di Baker sia stato mai editato in vhs da noi...Ma forse mi è sfuggito.
Ho letto Ciava, ma il tipo afferma che cercava in vhs La morte dietro il cancello ma non lo ha mai trovato! (sfido, al ghè minga).
Non mi sembra faccia menzione nè della label nè che aveva la vhs (a meno che non fosse stata Svizzera o Tedesca). Oppure che sia roba giurassica tipo Silma (ma non l'ho mai visto in nessun catalogo) o Mpv/New Pentax, che però sarebbe label estera .
Leggo poi di un ipotetico Bug insetto di fuoco in vhs da noi...Mmmm, la vedo dura, durissima, altro titolo mai editato in vhs from Italy.
E poi che La notte dei mille gatti l'abbia visto SOLO lui gò i me dube (ho i miei dubbi!).