Il vangelo secondo Zeffirelli: kolossal hollywoodiano patinato, con una sfilza di attori famosi (peraltro in ottime performance) e belle scene a effetto. Il film, a puntate in tv e poi ridotto (ma non troppo) per il cinema, è un prodotto ‘perfetto’ secondo i canoni (e la canonica...), ma è talmente leccato e stucchevole, a cominciare dagli occhi azzurri di Robert Powell in perfetta iconografia da santino, da far passare in secondo piano il senso vero di ciò che si sta raccontando. Non c’è che dire: puro stile Zeffirelli.
Monumentale ricostruzione della vita di Gesù da parte di Franco Zeffirelli. Parecchio celebrato al momento della sua realizzazione a distanza di tempo l'opera del regista fiorentino mostra luci ed ombre. Apprezzabile senz'altro la ricostruzione storica, scenografica ed ambientale, nonchè la professionalità del grande cast impiegato. Discutibile la ricostruzione troppo agiografica e priva di sguardo critico della vicenda che risulta fastisiosamente patinata.
Sembra di stare ad un party di grandi attori che hanno accontentato Zeffirelli a mettere le loro facce giusto per far star calmo lo stizzoso regista, che scambia l'arte con l'illustrazione. Religiosità zero, patina 100%. Assolutamente un ingombrante colosso che servì a far fabbricare nuovi santini alla Chiesa.
Era lo sceneggiato religioso di punta degli anni '70 e '80. Anni fa i professori di religione, nelle scuole, proiettavano i filmini di "Gesù di Nazareth" per spiegare agli studenti gli eventi religiosi dell'anno (stessa cosa, anche nell'ora di catechismo). Artisticamente era ricco di star internazionali dell'epoca, ma peccava un po' in lungaggini e "momenti morti". Però era girato bene; Zeffirelli confezionò cinque puntate che si soffermavano molto anche sulla predicazione di Gesù.
Molti saranno in disaccordo con me, ma trovo che questa sia una delle pellicole più brutte mai realizzate sulla figura di Cristo. Leccato ed oleografico come pochi da un punto di vista stilistico, non riesce a trasmettere allo spettatore un briciolo di spiritualità ed interesse. La solita strombazzata, patinata e sopravvaluta "opera" di Zeffirelli. Fa venire voglia di "correre" a rivedersi il Cristo pasoliniano. La Chiesa, ovviamente, esultò e lo lodò notevolmente. Nient'altro che una vuota parata di stelle.
Si può contestare l'asetticità del prodotto che a tratti può sembrare documentaristico, ma la qualità di questo sceneggiato è semplicemente superlativa. La Rai all'epoca prese il meglio del meglio: la sceneggiatura fu scritta a più mani, tra cui quelle di Burgess (Arancia Meccanica) e della Cecchi sceneggiatrice di lunghissimo corso (Il gattopardo, Ladri di biciclette...); musiche di Jarre (3 premi oscar) e un cast stellare da Quinn a Borgnine, dalla Bancroft alla Cardinale, da Ustinov a Olivier. Ce ne fossero ancora di opere così...
Un vecchio adagio del campo musicale recitava che bisogna accendere un cero per riuscire vivificare le buone idee senza mandare per aria la forma. Trasportando il concetto nella cinematografia e applicandolo a questo film, il grande merito di Zeffirelli è sicuramente quello di essere riuscito a far convivere un cast mostruoso senza smarrire l'obiettivo finale. Per riuscirci si è servito di un volto di Gesù quanto più possibile vicino all'immaginario collettivo. La dilatazione del tempo espone il film a punti morti, ma la spiritualità la vince.
MEMORABILE: La colonna sonora; La recitazione della Bancroft e di Farentino.
Probabilmente il miglior prodotto cinematografico sulla figura di Cristo mai realizzato, grazie alla confezione pregiata che gli conferisce il grande cineasta fiorentino e a un cast all stars. Talmente iconografico che a tutt'oggi la faccia di Robert Powell è quella di Gesù, punto. E' vero, ci sono momenti di una lungaggine esasperante, ma la confezione è talmente raffinata che non si può non rimanerne affascinati. Le scene di massa con tantissime comparse sono eccellenti. Musica meravigliosa di Maurice Jarre (una garanzia). Capolavoro.
Produzione prolissa e magniloquente in cui è evidente l’influenza dei grandi kolossal americani: Zeffirelli mette insieme un cast internazionale di grossi nomi per una rappresentazione sicuramente potente dal punto di vista tecnico, visivo e iconografico (soprattutto nelle scene di massa e nella figura del protagonista, Robert Powell), ma al tempo stesso tronfia e barocca, a discapito dell’aspetto spirituale: il contrasto con la narrazione pasoliniana non potrebbe essere più stridente.
Il maestro realizza una lunga pellicola a episodi che narra la vita del Cristo. Ambientazioni eccelse, cast monumentale, la Cardinale, Rascel e soprattutto un qualcosa di magico che avvolge la narrazione. Indubbiamente può apparire didascalico ma forse si può paragonare al Sandokan di Sollima, che già fece storia... Regala un'impronta cinematografica di alto ivello.
Poco da obiettare sul lato puramente tecnico, vantando il film costumi e scenografie di ottima fattura che permettono all'occhio di avere un ritorno soddisfacente. Meno convincente la scrittura, a cui gli autori non sempre riescono a donare un’enfasi o un tocco personale aggiuntivo a quello intrinseco che scaturisce dalla vita di Cristo. Più di qualche sequenza, infatti, funziona da sola, ma in molti casi sembra di assistere a una semplice traslazione, impostata e scandita, che finisce per perdere qualcosa in trasporto. Colonna sonora poco incisiva.
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In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
HomevideoZender • 5/11/08 08:29 Pianificazione e progetti - 46951 interventi
Esce il 6 novembre 2008 per la Mondotv GESU’ DI NAZARETH in Edizione Integrale, in una VERSIONE MAI VISTA IN TV!
Audio: Ita.DS
Video: 4:3
Extra: Intervista al produttore Vincenzo Labella + Le scenografie commentate da Gianni Quaranta + Intervista a Franco Zeffirelli + Galleria fotografica + I personaggi del Gesù di Nazareth commentati dal produttore + Contenuti DVD-Rom
Il preludio di Maurice Jarre per "Gesù di Nazareth".
Zender, nel mio commento, nelle frasi, o momenti celebri, avevo citato Nino Rota come compositore delle musiche dello sceneggiato. Puoi cambiare "Rota" con Maurice Jarre?
Sì, ma lì il fine non era lo stesso...Yeoshua Ben Joseph, se realmente esistito, viveva in Medio Oriente, era ebreo al 100% e mi sa che non aveva tratti nordeuropei.