Policarpo de’ Tappetti (Renato Rascel) è uno zelante calligrafo che spera di far vivere meglio la famiglia arrivando allo “scatto”, promesso dal capufficio (Peppino De Filippo) al più meritevole dei suoi sottoposti (tra cui riconosciamo il “teatrale” Ernesto Calindri, quello del Cynar, in partecipazione quasi straordinaria). E’ una storia che abbiamo visto cento volte nelle commedie di casa nostra e che si sviluppa inserendo l'immancabile storie d'amore incrociata: lei (Carla Gravina, molto dolce), figlia di Policarpo, dovrebbe sposare il figlio (Luigi De Filippo, figlio di Peppino anche nella realtà) del capufficio, ma nicchia. Preferisce...Leggi tutto il baldo meccanico (Renato Salvatori) di una fabbrica di macchine per scrivere. Con il consueto tira e molla da una parte e dall'altra si arriverà chiaramente al lieto fine. La sceneggiatura dei validi Age e Scarpelli (tratta dal romanzo “La famiglia De’ Tappetti” di Luigi Vassallo) è però molto ben congegnata e offre alle due “star” Renato Rascel e, in seconda battuta, Peppino De Filippo, dialoghi gustosi che i due interpretano con bravura: De Filippo è il solito grandissimo attore, che la comicità ce l'ha nel sangue e si vede, mentre Rascel trova finalmente un personaggio in grado di sfruttare le proprie doti mimiche. La storia procede quindi con un ottimo ritmo e battute vivaci. Straordinaria la scena a teatro, con Rascel e De Filippo che assistono a uno spettacolo di magia (l’illusionista è Vittorio De Sica): la colomba bianca scompare, dovrebbe riapparire in un palco. Rascel la nota, le posa sopra il cappello e, mentre il mago è fischiato, lui la porta a casa e se la mangia. Comparsate di massimo venti secondi per Ugo Tognazzi (il professore “inamidato”), Alberto Sordi (il “concolinaro”, cioè quello che ripara i catini) e altri. Perfetta la ricostruzione storica.
Simpatica versione della novella del sanremese Vassallo (con alcune modifiche: spazio ridotto per le birichinate del pestifero figlio; inserimento del personaggio della figlia Celeste, inesistente nell'opera di Vassallo) con un Renato Rascel in ottima forma (una sorta di via di mezzo fra un "signor Travet" meno serio e drammatico e un antisegnano meno sfigato di Fantozzi) e ottimi interpreti di contorno (alcuni in brevissimi cammei, vedi Alberto Sordi, Ugo Tognazzi e Amedeo Nazzari). Molto piacevole.
Commedia ambientata nel periodo umbertino che vede come protagonista un dinamico Rascel nella parte di un calligrafo. Bel cast molto eterogeneo che annovera grandi artisti. Una morale sui tempi che furono pronta ad evidenziare la referenza e le varie figure ministeriali dell'epoca.
Da un racconto ambientato all'alba del secolo scorso, le vicessitudini fra il comico ed il patetico di un modesto scrivano ministeriale che vorrebbe vedere la figlia fidanzarsi col figlio del capoufficio... Se Travet aveva un sottofondo malinconico se non tragico, Rascel affronta le ristrettezze economiche con maggiore bonarietà, attorniato da un cast di pregio (con Peppino De Filippo e Valli in primo piano), in una commedia gustosa, di raffinata ricostruzione ambientale, impreziosita dai numerosi cammei di attori famosi. Molto gradevole.
MEMORABILE: De Sica prestigiatore che viene fischiato a teatro causa mancata ricomparsa della colomba, destinata a finire nella pentola dell'affamato Policarpo
Gradevole commedia d'epoca umbertina un po' teatrale con un Renato Rascel misero impiegatuccio, padre di famiglia con figlio discolo e figlia grande in età da marito. Interessante il personaggio di Policarpo, un Fantozzi ante litteram, con Peppino De Filippo nel ruolo di un capoufficio arcigno ma non cattivo. Ottima Carla Gravina nel ruolo della figlia che rifiuta un matrimonio di interesse e cerca un'emancipazione personale mettendosi con un meccanico di macchine per scrivere e imparando il mestiere. Superflua la passerella di attori famosi.
MEMORABILE: I pantaloni bruciati di Policarpo; Policarpo e il capoufficio insieme al bar; Il cavallo imbizzarrito domato da un carabiniere; Lo struscio domenicale.
Simpatica, divertente, colorata e ritmatissima commedia che ha in realtà un gusto ed una valenza profondamente amari. Certamente, le vicende di Policarpo divertono e fanno sorridere, ma c'è in esse un significato ben più profondo di quello che solo all'apparenza può sembrare semplice. C'è il ritratto di un mondo che è al tramonto, di un mondo che cambia sotto certi aspetti ma che sotto altri resta sempre uguale. E la "bonaria" rassegnazione del protagonista cela in realtà un criticabile servilismo buono per tutte le stagioni. Stuolo di gustosissime comparsate.
La filmografia di Soldati si chiude toccando alcuni temi sociali (divario tra ricchi e poveri, carovita, anziani a carico, emancipazione femminile, l'avnazare del progresso) in una commedia vivace, fluida ed elegante in cui si confrontano due fuoriclasse come Rascel e Peppino De Filippo. Per rendere più festoso il suo congedo, il regista invita altri grandi nomi della commedia italiana (Sordi, Riva, Tognazzi, De Sica, Memmo Carotenuto, Nazzari) che compaiono a sorpresa in simpatici camei.
MEMORABILE: La scatola di pastiglie Valda spacciata per orologio da taschino; La dimostrazione di Rascel alla macchina da scrivere.
Gradevole, quasi un Fantozzi ante litteram, meno grottesco e dalla piacevole ambientazione in costume, ben ricreata e valorizzata dai bei colori della fotografia. Rascel infonde al suo personaggio il giusto mix di amarezza e comicità, spalleggiato da un formidabile Peppino e da una serie di bravi attori di contorno (su tutti Valli). Si sorride alle disgrazie del protagonista ma lo si sente anche molto umano. Poco aggiungono le varie comparsate illustri (la più ficcante è quella di De Sica).
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Ultima opera per il grande schermo diretta da Mario Soldati. Morirà nel 1999, ben quarant'anni dopo.
Questa la lapide immaginata d Indro Montanelli (da Ricordi sott'odio, Rizzoli):
QUI
RIPOSA
MARIO SOLDATI
PADRE
FIGLIO
AUTORE
REGISTA
INTERPRETE
DI
MARIO SOLDATI
CuriositàDaniela • 20/02/12 07:59 Gran Burattinaio - 5945 interventi
Nel film compaiono in brevissime parti alcuni attori all'epoca già famosi:
- Alberto Sordi, l'ambulante che vende ombrelli
- Maurizio Arena, il ragazzo che porta il mazzo di fiori a casa De'Tappetti, ricevendo come mancia... una margherita
- Memmo Carotenuto, il venditore di castagnaccio
- Ugo Tognazzi, il signore "inamidato"
- Mario Riva, il pompiere del teatro
- Vittorio de Sica, il prestigiatore a cui Rascel sottrae la colomba per mangiarsela
- Amedeo Nazzari, il carabiniere che ferma il cavallo imbizzarito nel finale (è sulla sua immagine sorridente che si chiude il film).