Pur se senza grandi nomi di richiamo, questo western spettacolare del bravo Enzo G. Castellari fa la sua brava figura. Chuck Connors, il biondo protagonista, è il viso perfetto per un film cattivo come pochi, incapace di produrre una sola figura positiva in un cast che, oltretutto, non vede nessuna, ma proprio nessuna, interprete di sesso femminile. La trama non è granché ma non riveste grande importanza in un western che punta tutto su zuffe e sparatorie, girato con gran senso dello spettacolo e valorizzato da inquadrature molto studiate, figlie di un talento (quello di Castellari) superiore alla media italiana del periodo. L’idea è quella del solito mucchio selvaggio...Leggi tutto di banditi sudisti che, ingaggiati da un infido boss (Frank Wolff) si preparano a entrare in un fortino nordista per trafugarne un carico d'oro. Capeggiato dal tremendamente ammaliante Chuck Connors (un'espressione da duro grandiosa), il gruppo si compone dell'abile pistolero Hoagy (Franco Citti), di un coltellista di prim'ordine (Ken Wood/Giovanni Cianfriglia), di uno specialista in esplosivi (Leo Anchóriz), di un enorme tirapugni (Hércules Cortés, cavalca e si presenta come il futuro Mongo di MEZZOGIORNO E MEZZO DI FUOCO) e di un pestatore veloce alla Terence Hill con la faccia da bambino (Alberto Dell'Acqua). Un gruppo composito e ben disegnato, protagonista di un film a tratti esaltante (belle anche le musiche di Francesco De Masi), incredibilmente violento in alcune scazzottate e montato freneticamente. Un western sempliciotto ma godibile, che dà la misura delle capacità ma anche dei limiti del suo regista. Un po' grossolano il lavoro sui dialoghi, in secondo piano.
Sporca dozzina (un po' meno, ma va bene lo stesso) alla Castellari, con Chuck Connors al comando di una banda di coattoni trucidissimi fra cui spicca Franco Citti; ovviamente il cattiverrimo è Frank Wolff e ovviamente si mangia in un sol boccone tutti gli altri. Castellari non fa discorsi e bada al sodo, e il suo è un sodo con pochi pari nel cinema popolare italiano quanto a nuda resa spettacolare. Connors poteva essere sfruttato di più dal nostro cinema-bis.
Castellari sguazza nelle scene d'azione in un western (i flani recitavano "Il più grande western del 1969" - cito Giusti) che ha solo quello ma con mestiere. Curioso Franco Citti cattivo che gioca con una bamboletta ma funziona. Un po' agenti segreti un po' sons of a bitch, tutti giocano contro tutti, compreso un funzionale Wolff dalle mille divise. Non così brutto come taluni dicono. Belle musiche (come spesso succedeva) di De Masi. Castellari ha gran senso dell'immagine anche se qualche zoom in meno avrebbe giovato.
Uno spettacolare film tra il western e l'avventuroso: scene di azione a raffica, attori severamente impegnati in acrobazie di ogni genere. Il protagonista è Chuck Connors, sorriso smagliante e buone acrobazie, supportato nella missione da formidabili uomini con caratteristiche diverse: uno lancia i coltelli, uno ha la faccia da ragazzo ma ha la pistola facile, uno è grande e grosso con forza erculea, un'altro è esperto dinamitardo: tutti avranno un ruolo importante nella missione. Complimenti a Enzo G. Castellari, un regista che lavora con impegno e si vede!
Assai misconosciuto questo spaghetti e stranamente, aggiunge il sottoscritto, perché la pellicola diverte e coinvolge, molte le trovate "alla Castellari", cucinate con grande passione e verve: dal prologo, che funge da biglietto da visita (alla "sporca dozzina") ai continui voltafaccia da parte dei protagonisti, è un western minimale-; i dialoghi sono ridotti all'osso, essenziali, tutto, o quasi, si basa sui cruente e adrenalitiche sparatorie e tenzoni.
Davvero un bello spaghetti western. Enzo G. Castellari con "Ammazzali tutti e torna solo" dimostra ancora una volta la sua bravura nel giarare un film come si deve con pochi mezzi. L'unica pecca sono forse le scene d'azione un po' esagerate, ma rimane lo stesso un bel western, che vale senz'altro la pena di essere visto.
Grandi preparativi in ambito western per Quel maledetto treno blindato, con Quella sporca dozzina nel cuore. Veloce, scatenato e attanagliante, trae massimo profitto dalle sue molteplici risorse: le spettacolari scene d'azione, la fisicità di attori e stuntmen (i canaglieschi antagonisti Connors e Wolff, le acrobazie di Dell'Acqua e Cianfriglia, la forza erculea di Cortes, le mimiche di Citti e Anchoriz), lo stabile equilibrio prodotto dal continuo rincorrersi tra violenza e humour e i panorami torridi e rocciosi dell'Almeria, illuminati dallo spiccato cromatismo della fotografia di Ulloa.
MEMORABILE: La sequenza iniziale con presentazione della squadra; la scazzottata nel saloon; la campana; la fuga dal forte.
Neppure al suo quinto spaghetti western Castellari è riuscito a convincermi. Rispetto ai precedenti, sicuramente meglio le location e la caratterizzazione dei personaggi, ma ancora male nel dosaggio del tempo (100 minuti sono troppi per quanto viene raccontato) e nello scegliere uno stile d'azione volto a mettere eccessivamente in mostra le doti da stunt dei protagonisti. Divertente il personaggio interpretato da Hercules Cortez.
MEMORABILE: I nordisti che cercano di spegnere il fuoco gettando secchiate d'acqua a un centinaio di metri dal fuoco.
Ennesimo spaghettone di Castellari, che vede un manipolo di furfanti alle prese con un tesoro custodito dai nordisti. Doppiogiochismi, false identità e avidità, animano il colorito gruppetto (c'è anche Sergio Citti!), condotto dal mitico Chuck Connors, da noi conosciuto più per i lavori successivi, ma già avvezzo al genere (diverse le sue partecipazioni al western classico). I problemi sorgono, come spesso accade, in cabina di regia, con trasandate scene d'azione che lasciano a desiderare e tediose lungaggini. Anche la sceneggiatura è piuttosto modesta.
Spaghetti western più che discreto diretto da Castellari, che si ispira abbastanza dichiaratamente a Quella sporca dozzina (dell'anno prima). Premesso questo "debito", il film è gradevole. Il regista sceglie bene un gruppo di attori ben aderenti ai propri personaggi e dirige in modo ottimale buona scene d'azione. Anche l'ambientazione è curata e non troppo "al risparmio". Godibile.
Resto persuaso che Castellari fosse regista di livello più alto rispetto ai film che si trovava a dirigere (anche se scritti da lui). Le inquadrature sono centrate, non si cade mai nel banale, il montaggio è notevole ma... diventa difficile (c'è un limite a tutto) accettare che tutti i soldati nordisti e tutti i soldati sudisti siano così deficienti e che i protagonisti, una mezza sporca dozzina abbiano poteri quasi magici nell'apparire sempre al momento giusto e al posto giusto. Tolti Wolff e Citti, cast così così. I denti, più che candidi addirittura luminescenti, di Dell’Acqua e Connors fanno un po’ sorridere.
Castellari, grazie al suo proverbiale senso del ritmo, riesce sempre a coinvolgere lo spettatore pur avendo tra le mani storie molto semplici. Uno degli esempi è questo suo western all'italiana. Trattasi di una sorta di Sporca dozzina in chiave western, resa divertente dall'ottimo lavoro degli stuntman. Curiosa la presenza di Franco Citti.
Western spaghetti nel vero senso della parola, con citazioni leoniane (e di altri) francamente fuori luogo per un film che si basa fondamentalmente su scazzottate e sparatorie poco reali, godibili per il pubblico di allora. La trama è piuttosto banale e quello che c'è di buono sono le riprese, il montaggio nelle sequenze d'azione e i cascatori. Chi non l'ha visto si è perso poco.
Spaghetti western che presenta una buona dose di cattiveria (i personaggi sono tutti negativi e nel cast non figura neppure una donna) e uno spunto di partenza abbastanza risaputo (impossibile non pensare a Quella sporca dozzina) dal quale riesce però a smarcarsi con qualche colpo di scena ben studiato. Castellari dirige con la spettacolarità che gli era propria, mantenendo alto il ritmo a forza di scazzottate e sparatorie, ovviamente sempre un filino esagerate. A parte Connors e Wolff gli attori non incidono molto. Discrete musiche di De Masi.
Western senza infamia e senza lode, con un buon ritmo, ottimi scenari e la mano di Enzo Castellari che rende il tutto più affascinante; ma dialoghi spesso pessimi, scene poco chiare e una recitazione che, nonostante i nomi, delude. Comunque un film godibile con alcuni colpi di scena apprezzabili, sebbene alcuni siano telefonati. Accettabile la colonna sonora. Un western che ricalca il genere senza uscirne mai. Gli appassionati lo apprezzeranno, per i neofiti forse non è la pellicola adatta. Sufficiente.
Certo che se li sa scegliere bene i compari il protagonista dagli occhi di ghiaccio. Detto ciò, trattasi di western di quelli dove i morti si contano a decine (in cinque fanno stragi di Nordisti e Sudisti) e il grosso del lavoro, più che dalla storia, che comunque non è disprezzabile (con colpetti di scena), viene fatto dai protagonisti, decisamente particolari (il bestione del gruppetto scardina le porte, le usa come arma e tende a far crollare tutto). Il ritmo è abbastanza costante, le carognate non mancano; e il finale non è male, come anche l'intera pellicola.
MEMORABILE: Dice di uno della banda "Lavora di coltello come un chirurgo, ma non ricuce"; In ritardo col mulo; Massacro al fortino-deposito; Uomo "campanato".
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In Italia oggetto di una edizione da corte marziale, sin dalla copertina, su cui campeggia trionfale il faccione di Chuck Connors e la scritta Ammazali tutti...
Il dvd da avere è lo spagnolo Suevia Film, Matalos y vuelve, con audio italiano, buona qualità video e formato corretto.