Sergio Corbucci, reduce dal grande successo di DJANGO, ha l'idea di trasportare Shakespeare in Texas e trasformare l'Amleto in uno spaghetti-western. ne scrive il soggetto, poi il regista Enzo G. Castellari, assieme a Tito Carpi e Francesco Scardamaglia, ne traggono una modesta sceneggiatura che servirà da base per le ambizioni registiche del giovane e promettente Castellari stesso. Il primo difetto evidente è l'aver lasciato il ruolo principale ad un attore occasionale come Andrea Giordana, monoespressivo e affatto convincente. Tornando dalla guerra scopre che suo padre è stato ucciso e la madre ha sposato lo zio (Horst...Leggi tutto Frank). A giudicare dalle voci parrebbe averlo ucciso il pistolero Santana (Manuel Serrano), il quale tuttavia è già morto e sepolto nello stesso cimitero del padre. Sarà vero? Ed è davvero morto Santana? Una storia semplice, alla quale vengono aggiunti la presenza di un vecchio amico di famiglia (Gilbert Roland) che veglia come un angelo custode sulle sorti di Johnny/Giordana, una ex fidanzata (Gabriella Grimaldi) figlia di uno sceriffo che è un poco di buono, e un po' di pistoleri di complemento. La regia di Castellari, già in grado di mostrare a sprazzi una padronanza tecnica e un amore per la forma piuttosto inusuali (ralenti, inquadrature azzardate...) non riesce a dare consistenza ad un film povero, uno spaghetti-western di routine con le solite sparatorie, le scazzottate in saloon, gli sguardi truci e i primi piani sugli occhi dei protagonisti. L'idea di Corbucci, interessante sulla carta, si spegne presto in un contesto poco adeguato alle ambizioni. Epica al punto giusto la colonna sonora di De Masi, con il tema cantato da Maurizio Graf.
Caso non insolito nel western all'italiana, l'idea di partenza, nella sua follia, vale più della realizzazione. Per la verità Castellari come al solito è bravissimo e certi momenti barocchi sono indimenticabili. Probabilmente il punto debole è l'inespressivissimo Giordana, e qualche lira in più non avrebbe guastato. La canzone ("Find a man") è una delle più belle del filone.
Di Shakespeare non c'è niente di niente, a parte qualche esile filo trattenuto nella trama. Una buona regia artigianale, un gusto per certe immagini (la scena in cui Johnny vede ruotare tutto, realizzata con un marchingegno degno di Bava) e il decor sempre tridimensionale per un film senza senso, ipocrita nel suo barcamenarsi tra ambizioni di rilettura e pistolettate. Bellissima musica di De Masi, Giordana da corte marziale.
La rivisitazione dell’Amleto in chiave western non cancella sfortunatamente l’abuso dei luoghi comuni del genere – scazzottate interminabili, torture, sopraffazioni, infiltrazioni comiche - sebbene si noti lo sforzo di varcare i rigidi confini con inquadrature elaborate e ricche scenografie gotiche. Il Django di Corbucci (qui soggettista) è presente in spiritu nella resa dei conti finale al cimitero, in cui il protagonista affronta il nemico con le mani invalidate. Allo sciapo Giordana pongono rimedio il provvidenziale Roland, l’eroica Prevost e Frank, al solito gelido come un SS del West.
Forse il più bel western di Enzo Girolami e di conseguenza, per gli amanti del cinema d'azione, uno dei migliori in assoluto. L'idea di realizzare una pellicola western ispirata all'Amleto di Shakespeare ne fa un gioiello anche dal punto di vista dell'originalità. I produttori non si fidarono del titolo "Johnny Hamlet" e lo condannarono a chiamarsi "Quella sporca storia del west", cosa che lo ha penalizzato ferocemente. Degna di applausi la splendida colonna sonora di Francesco De Masi. Da vedere senza se e senza ma...
MEMORABILE: La scenna in cui Johnny rientra nel cimitero in cerca della sepolura del padre.
Un Castellari minore ma non per questo trascurabile, che trova il suo massimo punto debole in una trama che, pur partendo da uno spunto curioso (l'Amleto in versione western, con tanto di nomi pieni di assonanze), finisce per diventare presto monotona e ripetitiva. Ottima invece la regia, che conferisce un'anima propria ad ogni singola inquadratura, facendo decollare il film nonostante i suddetti problemi a livello di scrittura. Cast piuttosto anonimo, bella invece la colonna sonora di Francesco De Masi. Quasi discreto.
L'idea di base, un Amleto ambientato nel west, sembrava un suicidio, ma Castellari riesce a svincolarsi dalle rievocazioni shakespeariane per dare vita a un western di tutto rispetto, che si rifà, sì, all'Amleto nella trama, sebbene quest'appendice letteraria non sembri così pesante come dovrebbe: merito di una regia attiva e piena di spunti interessanti che il regista approfondirà più tardi, negli anni 70, ma che già qui si riconoscono in pieno, come ad esempio gli oggetti in primo piano che diventano solo una cornice della scena. Meglio del previsto.
Tremendo spaghetti western che cerca di rifarsi in qualche modo alla storia di Amleto. A partire dalla scelta del protagonista (un imbarazzante Andrea Giordana) e degli antagonisti (la banda di Santana che si fa sterminare girando intorno a un pozzo è da comica) fino ad arrivare alla location, smaccatamente italiana. Qualche guizzo registico è presente nella scelta delle inquadrature, ma non basta a salvare una pellicola scialba.
Shakespeariano e cristologico. Castellari ricicla l'opera amletica del Bardo sposandola con gli intenti maccheronici del western all'italiana screziato da atmosfere gotiche, fallendo abbastanza miseramente. Vendette cialtronesche, personaggi che entrano ed escono di scena come nulla fosse (ma la figlia dello sceriffo?) e momenti involontariamente ridicoli (l'assalto degli uomini di Santana). In più manca la giusta ironia a fare da sfondo; per non parlare dei paesaggi: i meno avvicinabili al genere di sempre. Gli attori sono l'ultimo dei problemi...
Il sogno in apertura e le scene nel cimitero dentro la grotta rappresentano i punti di forza del film, nei quali si può vedere la mano di Castellari, che mischia gotico e western con buon gusto. Il resto è un mix non riuscito di convenzioni del genere, con una storia esposta in maniera confusa senza molto ritmo. Giordana rivedibile, mentre Frank fa il suo, complice un volto perfetto per il ruolo.
Opus singolare, spesso sottovalutato, ricco di spunti più che interessanti. Anzitutto la genialità di rifarsi alla tragedia scespiriana dell'Amleto consegna allo spettatore un Giordana assetato di vendetta in un contesto western. Poi c'è Castellari, non un regista qualsiasi, dietro la macchina da presa. E si veda come è girata la scena della scoperta della tomba del genitore ucciso per comprenderne la grandezza. Inoltre l'azione e il coinvolgimento che ne consegue sono sempre all'ordine dei minuti. Da recuperare anzi che no.
Chissà come sarà venuto in mente a Sergio Corbucci di proporre una rivisitazione in salsa western dall'Amleto di Shakespeare… In effetti non si può dire che sia la trama il punto di forza di un film che comunque Castellari dirige mostrando già quelle qualità che faranno di lui un maestro del cinema d'azione italiano, e non lesinando parentesi oniriche e gotiche. Cast di buon livello in cui il monocorde Giordana convince però molto meno di Roland e Frank, mentre le donne sono tutte destinate a una brutta fine (misoginia latente?). Azzeccata la colonna sonora di De Masi.
La sporca storia è l'Amleto di Shakespeare e nel West ce lo porta Castellari con la benedizione di Corbucci che ha scritto la storia, ma le buone intenzioni s'infrangono contro l'espressione da pesce lesso che non abbandona qui Giordana nemmeno per un secondo. A conforto degli appassionati del genere ci sono scazzottate, sparatorie e il solito carico d'oro, tutto girato con una certa professionalità e coi limiti del budget ingeneroso. Discreta la prova del resto del cast, formato da professionisti del cinema bis, sceneggiatura senza sussulti, qualche buona inquadratura. Si può guardare.
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DiscussioneZender • 7/07/08 17:00 Capo scrivano - 48957 interventi
Il caro Matalo! segnala nel commento (l'unico errore che ha fatto è che doveva scriverlo in CONTATTACI -> ERRORI DAVINOTTICI) esattamente questo: "Nella recensione del Davinotti c'è un errore; lo zio è H. Frank!!!".
Naturalmente son convinto che abbia ragione Matalo! (con un nickname così) e immagino che il Davinotti abbia equivocato una frase del Giusti. Se posso chiamo in causa per la conferma il nostro notaio Lodovico Peregrini del Davinotti per quanto riguarda il western, ovvero Il Gobbo. Se lo zio è Frank, chi è il vecchio amico di famiglia? Roland?
Dopo l'esosa giapponese Imagica, ecco una sontuosa edizione Koch, con audio italiano, e documentario sul film con il buon Enzo G. in gran spolvero. Titolo asburgico "Django - (ebbene sì) Die Totengraber Warten Schon"
DiscussioneMatalo! • 5/07/11 19:06 Call center Davinotti - 613 interventi
ehilà, la discussione è continuata. Eh sì; Gilbert Roland, se ricordo bene è l'amico Horace (sic) tanto per restare a Shakespeare.
DiscussioneMatalo! • 6/07/11 19:54 Call center Davinotti - 613 interventi
La scena finale, dove si ripete la caduta di Frank è posticcia; il film finisce con Hamlet e Horace che cavalcano verso l'orizzonte per poi dividersi, come si sente dalle voci fuori campo. Avevo una copia in vhs che finiva così, dalla RAI. Poi su sffondo verde c'era scritto "La canzone Find a Man è cantata da ..."