(ULTRA BABY VINTAGE COLLECTION) Non è certo la prima volta che la fantascienza pratica la strada del basso costo puntando alle idee, nonostante sia un genere solitamente sostenuto da altissimi costi di produzione che permettono di rendere sullo schermo effetti speciali strabilianti; qui il buon Aaron Lipstadt, all'esordio, confeziona un ottimo prodotto pur spendendo cifre contenute e utilizzando scenografie a dire il vero un po' povere. Klaus Kinski, novello Frankenstein, si trova a interpretare il ruolo dell'inventore mezzo pazzo creatore di androidi (la sua prima creatura, Max 404, è abilmente impersonata da Don Opper, sceneggiatore del film, a dimostrazione di come ci si...Leggi tutto sia arrangiati "in famiglia"), dalle sembianze perfettamente umane. Sempre affascinante e travolgente Kinski lascia però molto spesso il campo libero al resto del cast, costretto a tentare una recitazione ai limiti dell'improvvisazione. Don Opper, l'androide protagonista, assume quindi il compito di mattatore impersonando un personaggio antropomorfo dalla camminata vagamente meccanica e dal carattere alquanto bizzarro, nella sua eccessiva mancanza di reazioni ad ogni sopruso. Insomma, un film atipico e a volte quasi comico, all'insegna della simpatia a dell'immedesimazione con l’androide. Il finale appare forse un po' pretestuoso e tirato per i capelli, ma segue in realtà la parabola filosofico-morale di un discorso apertosi sui titoli di testa. La fotografia fredda e distaccata, con una particolare predilezione per il bianco, sembra voler racchiudere l'insieme in un incubo claustrofobico dal quale non si riuscirà a fuggire nemmeno alla fine. Più che un film di fantascienza ANDROID sembra rappresentarne tuttavia una sorta di parodia…
Piccolo gioiello della fantascienza "poveristica" degli anni 80. Poche scenografie, pochi attori e un budget limitatissimo ne fanno un cult movie pregno di invenzioni narrative e angoscia claustrofobica. Lipstadt mette insieme il film da vero appassionato del genere, con sensazioni robotiche umane che vanno dalla gelosia all'innamoramento, dall'omicidio alla vendetta. Bizzarro e con schegge di follia inusuali e degne di nota. Finale davvero a sorpresa, che ricorda una scena analoga di Britannia hospital. Assolutamente doveroso il recupero.
MEMORABILE: Le immagini estratte da Metropolis; L'arrivo dei fuggiaschi spaziali alla base/laboratorio di Kinski; Il finale delirante.
Art-deco antiquato (scenografie retrò già demode neanche l’anno dopo) concorre a un coté atmosferico sulla tele-falsariga incorporante Spazio 1999, Project Ufo, Mork e Mindy, Buck Rogers e i videogiochi dell’Intellevision. Via Frankenstein e Metropolis, Lipstadt ci dice che è inutile conquistare lo spazio, ovunque vada l’uomo è una bestia, lezione suo malgrado appresa dal replicante protagonista. Con un piede nella staffa della buffoneria e l’altro in quella del grottesco, l'insieme è grazioso e simpatico, ma nulla che perfori il cuore, faccia scapriolar le sinapsi o lustri iridi e pupille.
Non un capolavoro, ma un buon film che ha diverse frecce nel suo arco. Kinski è un po' in ombra ma fa valere la propria esperienza, molto buona anche la prova del resto del cast. Per gli anni in cui è stato girato, gli effetti speciali sono più che discreti. Un po' lento e noioso nella parte centrale, si lascia apprezzare sopratutto nel finale. Per appassionati del genere e non.
Tre criminali in fuga approdano su una stazione spaziale dove uno scienziato dall'aria poco raccomandabile sta lavorando alla creazione di androidi indistinguibili dagli umani ... Fantascienza "povera" non solo di soldi, dato che la trama è approssimativa ed i dialoghi miseri. Però c'è un personaggio che salva il film dall'ignominia, ossia il tenero Max. Androide timido e goffo, bloccato in un eterna adolescenza, Max si comporta come i suoi omologhi umani, prova una crescente insofferenza verso il "babbo", passa troppo tempo a giocare, a guardare film e soprattutto a pensare alle ragazze.
Curioso film a basso costo che, seppur con le sue ristrettezze, non manca di attrarre. Ambientazioni e scenografie non sono delle peggiori, curiose anche le musiche che sembrano poco intonarsi al genere ma che in definitiva risultano piacevoli. Un Kinski in forma smagliante duetta bene con l'androide (Opper) mentre sembra che il resto del cast vada a braccio. A prima vista potrebbe essere visto come una scialba parodia di 2001 Odissea nello spazio, ma in realtà svela un'identità propria con un finale non del tutto scontato.
MEMORABILE: Max404 viene proposto come un androide vero; Il curioso sirtaki alla fine del film come Ost.
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